Pedagogia della disabilità 2010-11

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Pedagogia della disabilità 2010-11

Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti a.a. 2010-11 periodo marzo-maggio 2011


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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 7 Empty Re: SINTESI ULTIMO ESERCIZIO

    Messaggio  Rosa Vitiello Mer Mag 25, 2011 10:33 am

    DEFORMAZIONE DEL CORPO NELL’ARTE
    Per comprendere il “deforme” dobbiamo prima recuperare l’idea del brutto,soprattutto nell’arte,geneticamente considerato come mostruoso. Secondo l’opinione di Remo Bodei, il brutto è sempre stato considerato come l’ombra del bello,il falso e il cattivo, una mancanza, un’assenza di bontà e di splendore.
    L’ideale della femminilità greco-romana valorizzava le curve dei fianchi e le proporzioni tra le parti superiori e inferiori,in linea con l’ideale dell’epoca del corpo atletico, plastico e fiero. Nel nudo gotico,invece la curva principale era quella del bacino, i seni erano ridotti e vi era una sproporzione tra la parte superire e quella inferiore del corpo,le gambe restano immobili,parallele,in assenza assoluta di movimento, senza avere nessuna traccia di sensualità nella figura raffigurata. Nella tradizione greca,per Platone e Plotino il brutto era un “non essere” e quindi in una statua neoplatonica c’era grazia.
    Nell’età moderna,si scopriva che la bellezza non era misurabile,il “brutto” cominciava a essere recepito come qualcosa che esisteva in natura,mentre nell’Ottocento l’arte si presentava come una caduta nel quotidiano fino a diventare mostruosità. Tutta l’atre moderna produceva opere in cui dominava la deformazione delle figure,rovesciando i canoni tradizionali del bello, il quale non produceva nessuna emozione, poiché il brutto era diventato la vera bellezza.
    Tra gli esempi artistici di deformazione del corpo voglio citare la “Venere di Willendorf", ( riallacciandomi al laboratorio n.13 bis Arte e Disabilità), una statuina che risale al paleolitico,la quale presenta fianchi abbondanti e natiche prominenti ed è stata considerata da alcuni come la prima rappresentazione dell’obesità. L’obesità rimane strettamente associata ai concetti di buona salute e ai canoni di bellezza dell’epoca, infatti la bellezza in passato,così come nell’età moderna era associata al successo, alla forza, all’autorealizzazione ed è per questo che i canoni di bellezza variano nel corso del tempo con il variare dei significati attribuiti al successo. Nelle società antiche, caratterizzate da una certa scarsità di risorse vigevano canoni di bellezza che esaltavano l’opulenza, la salute, l’obbedienza perché rappresentavano l’appartenenza a un ceto sociale elevato. Oggi,paradossalmente in una sociètà dove i problemi di sopravvivenza sono stati risolti da tempo, dove ci troviamo a confrontarci con problemi di “eccessiva opulenza”, dominano canoni di bellezza, che enfatizzano la magrezza, la forma fisica asciutta priva di grasso e quindi in tal contesto il successo è associato alla capacità di resistere alla tentazione dell’eccesso e del consumo.
    Un altro esempio che ho trovato di deformazione del corpo è il dipinto di Pierre Auguste Renoir “LE BAGNANTI”(1919),in cui la figura femminile era assai desiderabile. Nel dipinto le due modelle distese in primo piano e le tre bagnanti che si intravedono giocare sul fondo della composizione hanno posato nel gran giardino di ulivi,dimora che il pittore possedeva nel sud della Francia.Il paesaggio si riallaccia alla tradizione classica dell’Italia e della Grecia “quando la terra era il paradiso degli dei” e questa visione idilliaca è caratterizzata dalla sensualità dei modelli,la ricchezza dei colori e la pienezza delle forme. Le opere di Renoir, di corrente impressionista,erano piene di colore e scintillanti di luce e si notava una forte predilezione per il nudo,ma soprattutto dipinti riguardanti corpi femminili ben in carne.
    La deformazione del corpo è anche oggetto di uno studio psicoanalitico sull’evoluzione delle forme e deformazioni del corpo umano nella storia dell’arte. Un programma originale è il “Progetto Morf-Art”, che ha studiato reciproche influenze tra società, correnti di pensiero,correnti artistiche e si occupa di prevenire i disturbi alimentari e i sintomi corporei attraverso conferenze e corsi. Studia le affinità tra l’arte informale e la clinica dell’informale (anoressia, bulimia, obesità) e le evoluzioni della rappresentazione del corpo femminile nella storia dell’arte. Oggi, purtroppo i mass media si fanno messaggeri dell’imperativo che vede nella materia corporea quasi un obbligo sociale verso la salute e il benessere fisico. In molti hanno pensato ad un collegamento tra mente e corpo, tra la nostra parte fisica e la sfera emotiva,infatti anche Rosi Braidotti collega il corpo a qualcosa di immateriale, poiché ritiene che non esista un corpo slegato dalla mente e dalla sua struttura emotiva che possa determinare forma e salute. Ella ritiene che la rovina contemporanea sia presente perché il cibo è visto come consumo,a causa dell’estrema opulenza delle immagini,le supermodelle diventano umane nei cartelloni pubblicitari,mentre anoressia e bulimia rappresentano il vuoto ed è per questo che suggerisce di pensare alle ricche tavole piene di cibo di un tempo. Il problema che riscontra la Briadotti è che alla fine dai due lati del mondo, “SI MUORE PER LA STESSA MALATTIA:LA FAME”, per mancanza o per eccesso.
    L’eccessiva attenzione dei mass media vuole ovviare alle cattive abitudini alimentari, in particolare all’obesità, all’anoressia, alla bulimia, ma nello stesso tempo sono proprio i mezzi di comunicazione che favoriscono una campagna pubblicitaria che incoraggia queste patologie. La televisione fornisce un’informazione scorretta a proposito di cibo e cucina e i telespettatori sono spinti a provare gli stessi cibi consigliati,infatti già Karl Popper ne parlava nel 1994 nel testo “CATTIVA MAESTRA TELEVISIONE”,mettendo in risalto l’esigenza di una patente per fare televisione e di una mediazione adulto/bambino nel filtrare i contenuti. Il rischio più preoccupante è che il loro rapporto con i media li renda sempre più incapaci di rapportarsi direttamente con gli altri,allontanandoli sempre più dalla comunicazione tradizionale. Oggi è possibile la cosiddetta”media literacy”, che espande il concetto base dell’educazione a tutte le forme di comunicazione,e aiuta a comprendere,analizzare e valutare le immagini. La dieta mediale dovrà insegnare che l’uso della televisione non è solo un modo per riempire il tempo libero,poiché esistono tante altre attività e quindi durante la visione, i genitori devono accompagnare la comprensione dei contenuti, aiutando i ragazzi a decodificare i messaggi spesso ricchi di ambiguità e stereotipi. Anche perché fonti come riviste, radio, televisione sono sempre più concentrate sul mondo dell’apparenza e l’esteriorità, infatti i protagonisti delle pubblicità sono modelle e personaggi dello spettacolo che forniscono modelli estetici spesso irrealizzabili,glorificando la magrezza, mentre considerando la corposità come non-salutare,creando un vero e proprio fenomeno di stigmatizzazione.
    Il corpo perfetto è diventato così l’ideale di riferimento e un modo fondamentale per emergere nella vita e questo è soprattutto colpa dei media,che illudono le persone facendole aderire necessariamente a quel canone per avere successo e per essere apprezzati. La bellezza quindi è intesa come principale obiettivo nella vita di una donna; la magrezza è cruciale per raggiungere il successo e il benessere, l’immagine è sostanziale; il grasso dimostra di essere deboli; una donna vincente può rinnovarsi attraverso la moda.
    Nei paesi occidentali è onnipresente la pressione sulla magrezza, ormai legata alla bellezza,infatti oggi l’ideale corporeo impresso ogni giorno nei nostri cervelli a causa dei media è quello denutrito delle top model e tutto questo fa sì che il sovrappeso sta diventando un problema di salute pubblica sempre più allarmante. Ad ogni modo occorre scoraggiare i media ad usare modelle e attrici,poiché potrebbe diminuire l’insoddisfazione corporea e una riduzione dei disturbi alimentari.
    Un grande studioso che si è interessato dei mezzi di comunicazione di massa è Marshall McLuhan, il quale riteneva che la tecnologia era diventata un estensione del corpo (qui, mi collego al laboratorio n.12 Tecnologie Estensive).
    Mc Luhan era un esponente della scuola di Toronto, la quale aveva come presupposto che “lo studio dei media e delle tecnologie doveva restare ancorato all’analisi dei sensi”, quindi la mediazione tecnologica viene osservata dall’impatto percettivo dei media, che si connotano come ARTEFATTI COGNITIVI.
    I media, dunque, non sono né buoni, né cattivi, né neutri ma fungono da interfaccia attiva tra gli uomini e il loro ambiente, modellano le dinamiche percettive che permettono di conoscere il mondo e specificano particolari relazioni all’interno della società.
    Il contributo di McLuhan rientra in una semplice critica nei confronti del sistema massmediatico e con lui si è scelto di osservare i media dall’interno, partendo dall’analisi della loro natura profonda. Più precisamente, con il suo contributo si è orientato a comprendere non quali effetti producono i media, ma come questi effetti si producono all’interno della rete comunicativa nella quale gli artefatti si collocano. Inoltre, il primo lavoro di McLuhan è stato la “Galassia Gutenberg”, nel quale sottolinea per la prima volta l’importanza dei mass media nella nostra storia; nel “Gli strumenti del comunicare”, negli anni Sessanta, dichiarava che ogni invenzione o tecnologia è un’estensione del nostro corpo, fatto che determina nuovi rapporti o nuovi equilibri.
    La frase più nota di McLuhan è: “ Il mezzo / medium è il messaggio “, cioè afferma che la stampa ha avuto un grande impatto nella storia occidentale e quindi qualsiasi tecnologia costituisce un medium, che è un’estensione e potenziamento delle facoltà umane. Il medium è il messaggio perché è un’estensione corporea che agisce sulle funzioni senso-motorie, alterando l’interazione tra individui e ambiente.
    McLuhan e la Scuola di Toronto, trattano la distinzione tra Tecnologia e Media in maniera sfumata, infatti McLuhan, ritiene che non fa alcuna differenza se si considerano come artefatti o media oggetti di tipo Hardware come tazze, radio, computer; o cose di natura Software, come le teorie, leggi della scienza, poiché esse vengono a cadere.
    La conoscenza non è definita un meccanismo mentale astratto,ma è intesa come azione situata e strettamente dipendente dalla corporeità.
    La cognizione è considerata come un’azione incarnata e situata, cioè il frutto di un compatto mente-corpo che agisce in un particolare ambiente. Conoscere è enazione, quindi produzione di un mondo attraverso il processo stesso del vivere, infatti l’autore descrive la natura dei media come penetrante e pervasiva, dicendo che i media ci violentano completamente, evocando rapporti tra senso e percezione, ma quando questi rapporti cambiano anche gli uomini si modificano.
    McLuhan parla di" VILLAGGIO GLOBALE” che oltre ad un testo è un metaforico ossimoro ed egli lo usa per indicare come con l’evoluzione dei mezzi di comunicazione a partire dal satellite, le comunicazioni sono diventate in tempo reale anche a grande distanza, e di conseguenza il mondo sembra diventato piccolo assumendo comportamenti tipici di un villaggio. La tecnologia elettronica è diventata un’estensione dei nostri sensi, particolarmente la vista e l’udito, quindi le nuove forme di comunicazione, come radio e televisione hanno trasformato il globo in uno spazio fisicamente molto più contratto di un tempo, dove il movimento di informazione è istantaneo. McLuhan ha descritto l’adattamento degli uomini agli artefatti come un processo automatico, dicendo che gli artefatti agiscono direttamente sugli uomini, ad esempio egli ha ribadito più volte che l’avvento della scrittura ha esteso la vista e indebolito il tatto, l’udito e tutti gli altri sensi e che la scrittura avrebbe fornito agli uomini i mezzi per reprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni quando sono impegnati in un’azione. McLuhan utilizza le metafore dell’impatto e delle protesi per spiegare i media, quindi l’impatto dei media si specifica come una perturbazione alla quale l’individuo reagisce, modificando sé stesso, le proprie abitudini e quindi le tecnologie non determinano un impatto, ma innescano un effetto.
    Anche le metafore delle estensioni e delle protesi, possono essere rivedute, infatti possiamo prendere in considerazione una nuova metafora anche grazie O. Longo, che spiega la reazione degli individui alle tecnologie, come un processo di assuefazione, nel senso che l’ individuo reagisce alle perturbazioni di un artefatto, grazie a delle variabili, che si modificano per garantire l’equilibrio, il quale una volta raggiunto, le informazioni diventano abitudini, poiché il soggetto ha incorporato nuove conoscenze e quindi si è assuefatto.
    Il medium, è inserito in una catena co-evolutiva, in cui non solo vengono determinati contenuti, oggetti e relazioni, ma si genera il dominio di esistenza degli individui, inteso come quello spazio cognitivo e relazionale, in cui un individuo mantenendo la propria organizzazione, interagisce con l’ambiente e vi si adatta, specificando il proprio agire e il proprio conoscere.
    McLuhan, utilizza le metafore delle figure e dello sfondo per spigare il rapporto tra artefatti e descrizioni: le figure sono elementi di un ambiente e diventano aree di attenzione emergendo da uno sfondo.
    Le tecnologie, incidono sul rapporto figura /sfondo, perché condizionano le modalità di prestare attenzione, aggiungendo particolari domini descrittivi della realtà.
    Qualsiasi tecnologia può essere rapportata a particolari scenari descrittivi e sociali.
    È sempre possibile individuare una correlazione lineare tra mediazione tecnologica, descrizione del mondo e struttura della società, quindi la società viene trattata come un’entità informe e facilmente plasmabile.
    Possiamo dire che la storia degli uomini è un continuo adattamento agli oggetti che compongono il loro ambiente, è la storia dell’evoluzione uomo/artefatto.
    La tecnologia secondo l’autore non ha tanto come funzione quella di modellare l’organizzazione della società, ma quanto di rendere il mondo accessibile, infatti i media della comunicazione permettono la diffusione di idee, di concetti e rappresentano le modalità di ricostruzione dell’ambiente, facendo sì che il mondo possa essere riordinato.
    Importante sono le “leggi dei media”, uno dei lavori di McLuhan per analizzare i collegamenti fra i media e le quattro leggi sono : ESTENSIONE, CHIUSURA, RECUPERO, CAPOVOLGIMENTO. Il lavoro di McLuhan è un riferimento per gli studi mediologici, quindi è un tassello fondamentale per lo studio dei media e la tecnologia, ma da un’altra parte indica che anche la mediologia potrebbe essere considerata uno degli ambiti importanti per un’analisi dei fenomeni sociali.
    Come McLuhan ha affermato precedentemente:”tutti i media ci violentano completamente”,mi riallaccio al caso di “TWIGGY”.
    Negli anni 60,appare per la prima volta “il volto di Twiggy”(legnetto),modella,attrice e cantante londinese,nota per la sua figura magra da preadolescente. Ella diventa famosa a 17 anni,quando gli affidarono alla sua immagine il lancio della minigonna. Da quel momento tutte le riviste di moda iniziarono ad adattare le immagini delle proprie modelle a canoni sempre più simili a quelli di Twiggy.
    Il ruolo dei media e delle immagini è apparso evidente in uno studio fatto sulle isole Fiji,dove prima della comparsa della televisione non c’erano attenzioni rivolte al peso e all’immagine,mentre con la comparsa dei media si sono manifestati i primi disturbi legati all’immagine corporea.
    I disturbi del comportamento alimentare vanno dal rifiuto del cibo,alle abbuffate,dove vengono introdotti una grande quantità di alimenti. Spesso si fa ricorso alle diete alimentari dimagranti e se questi martellanti inviti vengono raccolti da soggetti insoddisfatti di sé possono rendere ossessivo ed esagerato il controllo sul loro peso e sul cibo. L’ età maggiormente a rischio si colloca nel periodo adolescenziale giovanile(15-25 anni).
    Il cibo viene considerato cultura quando viene prodotto,quando si prepara,ma soprattutto il cibo è cultura quando si consuma. Le adolescenti in particolare riferiscono di essere influenzate dai giornali sulla scelta del loro ideale di bellezza,infatti chi legge più riviste appare più incline a cominciare programmi di dieta o esercizio.
    Nelle rappresentazioni della femminilità,la bellezza è associata all’idea che la donna abbia il dovere di coltivarla. Il corpo macchina è l’idea di associare al corpo umano,in particolare della donna,le stesse caratteristiche delle macchine,in relazione al potenziale produttivo del corpo che emette calore e energia.
    Fatema Mernissi osserva che l’occidente è vittima della taglia 42,la perfetta per eccellenza e nel testo di Scheffer “what is beauty?” si vuole evidenziare nuove definizioni di bellezza che sono:donne bianche,magre,famose e quindi giovinezza e bellezza sono le caratteristiche che una donna deve continuare ad avere se vuole rimanere in televisione. Remaury, nel testo “il gentil sesso debole” dice che siamo orientati verso una corsa alla perfezione:giovinezza,bellezza,salute. Il “corpo trasfigurato” è legato all’immagine della perfezione corporea; il “corpo esatto” il quale compie progressi verso la perfezione grazie alla scienza; e il “corpo liberato, lo è dalla malattia,dal peso, obbligatoriamente perfetto.
    Il testo di Lipovetsky “La terza donna” nasconde la sua sottomissione ai modelli dominanti:dalla malattia cioè sano,dal peso cioè magro,dal tempo cioè giovane,quindi conduce la donna verso il corpo perfetto dove ci sono valori di eterna giovinezza,bellezza e salute totale.
    Secondo quanto descrive Lipovetsky, nel suo testo, si è raggiunta un’apparente acquisizione di grazia,dove l’obiettivo è simbolicamente la conquista dell’eterna giovinezza.
    Il tema della magrezza come deforme, ci fa capire che non necessariamente è sinonimo di bellezza, poiché le modelle anoressiche rappresentano un prototipo di bello che diventa mostruoso. Un esempio di modella anoressica è Kate Moss,un corpo senza carne,senza forme,deformato per difetto,rispetto ai canoni della femminilità classica e lontano dal canone della maternità, quindi è il “femminile mancante”deformante, dalle forma dis-umane.

    “NESSUNO CHE SIA SCHIAVO DEL PROPRIO CORPO E’ LIBERO” (Seneca)

    A tal proposito mi voglio collegare al testo “MADRI MOSTRI E MACCHINE”di Rosy Braidotti, il quale si interroga sulle modalità di iscrizione del corpo femminile, a volte confuso della discorsività postmoderna. Ella ritiene che l’analisi che porta il femminismo ad assumere una visione della corporeità “scardinata e disordinata” rischierebbe di macchiarsi di autorefenzialismo, se non guardasse a realtà oltre il femminismo. Ciò che accomuna tutte le diversità è la distanza di quei corpi dalla normalità, cioè il loro essere stati visti da sempre come mostruosi, come deformi rispetto alla norma che rappresenta il grado zero della mostruosità. Secondo lei, la donna capace com’è di deformare il proprio corpo nella maternità diventa nell’immaginario maschile qualcosa di orribile:mostro e madre contemporaneamente ed è per questo che la Braidotti ritiene che creare un legame tra femminismo e tecnologia, di giocare con l’idea di un corpo macchina è un rischio che non dà alle donne la certezza di uscire vincitrici. Chi erano i mostri?Il termine “Mostro”, indica esseri umani nati con malformazioni congenite dell’organismo corporeo,essi rappresentano anche l’intermedio, l’ibrido,come si evince dal significato della parola dal greco “teras” che significa allo stesso tempo orribile e meraviglioso.Il mostro è l’incarnazione della differenza dalla norma dell’uomo-base:è un deviante,un a-normale,è abnorme. Rosi Braidotti, in tutto ciò ci vuole far capire come la cultura occidentale stigmatizzi come segno di negatività la fondamentale differenza corporea tra uomo e donna: “la donna/madre è mostruosa per eccesso,quindi resta indiscussa la validità del tema di fondo: nel mostro risiede la paura del diverso,dell’altro, dell’anomalo e quindi del non –umano.
    A proposito del diverso mi voglio riallacciare a due termini “diversità e disabilità” del testo (”NOZIONE INTRODUTTIVE”).
    Partendo dalla nozione di disabile,il quale è una persona che è impossibilitata a svolgere le normali attività della vita quotidiana;è un individuo affetto da disfunzioni motorie o cognitive,ma il disabile è anche ciò che gli altri pensano di lui;è una persona caratterizzata dalla mancanza di una o più abilità.
    La disabilità può essere una condizione temporanea ossia: TRANSITORIA, PERMANENTE, REGRESSIVA, PROGRESSIVA, per cui la disabilità può essere anche una indisposizione momentanea, dovuta ad esempio ad un incidente, il quale impedisce le normali azioni quotidiane.
    Nei confronti della persona con disabiltà si tende ad assumere un atteggiamento e uno sguardo di pietismo,quindi diventa un’etichetta,per cui si parla “del disabile,del paraplegico,del sordo ecc.
    Il disabile è un soggetto con disturbi fisici o psichici,che spesso scopre il suo disagio stando a contatto con persone normodotate,anche se esistono persone con disabilità che non si sentono tali,infatti riescono a compiere qualsiasi tipo di attività,grazie anche al superamento delle barriere, alle tecnologie.
    Il termine disabile dichiara solo che a un individuo mancano delle competenze,senza considerare che egli possiede anche delle abilità,ma soprattutto ha una propria identità,anche se spesso i disabili sono invisibili e quindi ricordiamo “che la disabilità non è un mondo a parte,ma una parte del mondo”.
    Tutto ciò che è diverso e che non si conosce di solito può far paura,quindi il disabile fa paura perché è diverso da noi e di conseguenza la diversità è concepita come “non normalità”.
    La diversità in qualsiasi forma porta alla categorizzazione,cioè alla collocazione di alcune persone in determinate categorie e questi meccanismi di esclusione inducono le persone “vittime” ad interiorizzare sentimenti di inferiorità,che possono portare all’autoesclusione. Diverso può essere una persona non affetta da menomazione fisica o psichica,ma che semplicemente è diverso da noi,si pensi allo straniero,quindi una persona diversa per lingua,cultura,costume.
    Il diverso non sceglie di esserlo,ma viene etichettato dalla società,il diverso è spesso il “mostro”,il diverso è lontano da noi,non lo capiamo quasi sempre perché non ci proviamo neanche,per il diverso proviamo vergogna,compassione,spesso ci giriamo dall’altra parte per non guardare,magari sconvolti da una fisicità,senza sapere che siamo noi stessi “diversi” da prima con le nostre esperienze.
    Il sentimento di diversità si accompagna solitamente alla sensazione spiacevole di essere ALTRO, di non appartenere al proprio gruppo di riferimento,ma bisogna ricordarsi che ogni individuo è specifico nella sua unicità.

    “RICORDA SEMPRE CHE SEI UNICO,ESATTAMENTE COME TUTTI GLI ALTRI”(anonimo)


    Fonti:
    Floriana Briganti, NOZIONI INTRODUTTIVE DI PEDAGOGIA DELLA DISABILITA’ le potenzialità della Resilienza.( Cap5) edizioni MANNA.
    Floriana Briganti, CORPO TECNOLOGIE E DISABILITA’ le tecnologie integrative, invasive ed estensive.(Cap 2 par.1) edizioni MANNA.
    Articolo “ LA MEDIAZIONE TECNOLOGICA OLTRE MCLUHAN”. Artefatti, individui, descrizioni del sociale. Di GIULIA Caramaschi. (Area docente De Sanctis)
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 7 Empty SINTESI ULTIMO ESERCIZIO

    Messaggio  ilaria gondola Mer Mag 25, 2011 3:32 pm

    Salve prof. domani 26maggio discuterò l'argomento n4 considerazioni su salute e benessere.
    Come prima cosa introdurrò il concetto di salute e benessere,facendo delle differenze tra ICD;ICF con riferimento all'intervista al sottosegretario alla Salute Antonio Guidi, dopodiché parlerò del laboratorio fatto durante il corso"simulazione".
    Infine parlerò delle varie tecnologie chiudendo il discorso con delle considerazioni personali.
    Cordiali Saluti.
    Ilaria Gondola
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    Messaggio  Annunziata Piccolo Gio Mag 26, 2011 8:18 am

    L’ARGOMENTO CHE HO DECISO DI TRATTARE PER IL 30.05.11 E’ “L’ IMMAGINE DEL CORPO PERFETTO :SFUMATURE” PARTENDO DA ESSO MI SONO COLLEGATA A DUE ASPETTI IN PARTICOLARE DA UN LATO AI MASS MEDIA E DALL’ALTRO AI DISTURBI ALIMENTARI QUALI L’ ANORESSIA E LA BULIMIA …
    PER QUANTO RIGUARDA I MASS MEDIA ANALIZZO :
    -L’influenza sulla societa’(aspetti positivi e negativi)
    -TV:Mcluhan “ villaggio globale”
    -Laboratorio:tecnologie estensive
    PER QUANTO RIGUARDA I DISTURBI ALIMENTARI:
    -Anoressia e Bulimia
    -Corpo perfetto e tecnologie integrative:protesi estetiche
    -diverse testimonianze di vittime anoressiche :Kate Moss,Twiggy,Angelina Jolie e Fabiola De Clercq
    -Laboratorio:immagini e diversità (Isabelle Caro)e testimonianze Di anoressia e bulimia da parte delle mie colleghe Carolina e Anna
    FONTI:
    CORPO,TECNOLOGIE E DISABILITA’,FLORIANA BRIGANTI
    NOZIONI INTRODUTTIVE DI PEDAGOGIA DELLA DISABILITA’,FLORIANA BRIGANTI
    QUALE FUTURO, ASPETTI E PROBLEMI DEL MONDO ATTUALE,DE MATTEIS

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    Messaggio  Sonia Gio Mag 26, 2011 11:02 am

    Il percorso che ho scelto è la Domotica come ausilio per i diversabili.Incomincio col dire che cos'è la domotica e i suoi vantaggi e mi collego al rapporto tra domotica e disabilità mettendo in evidenza chi è il disabile e le barriere archittetoniche che incontra nella sua vita quotidiana e come la domotica può in qualche modo migliorare la sua vita. Per concludere cito Andrich Renzo ,coordinatore del SIVA (Servizio Informazione Valutazione Ausili). E tutto ciò lo collego ad alcuni laboratori: l'esercizio dell'orologio,la testimonianza di Adele e le barriere archittetoniche. Questo per l'esposizione orale del 30 Maggio. Sonia Di Marco


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    Messaggio  CarolinaGalluccio Gio Mag 26, 2011 2:45 pm

    l'argomento che trattero il 30-5-11
    DEFORMAZIONE DEL CORPO NELL'ARTE:
    -BODEI il brutto ,l'ideale della femminilità e l'arte moderna
    -Nucleo centrale dell'arte di oggi Il CORPO, smaterializzazione e il corpo dosseminato di Caronia
    -Mostra fotografica il corpo imprigionato
    -BODY-ART CYBER-ART il caso dell'artista Orlan
    -Laboratorio arte e disabilità ballerina Anita Berber=Kate Moss

    Fonti:
    libro nozioni cap 5 deformazione
    libro corpo cap 2 caronia
    libro corpo cap 4 body-art cyber-arte orlan
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    Messaggio  filomena granato Gio Mag 26, 2011 8:13 pm

    L’argomento che ho scelto è ALIMENTAZIONE E MASS MEDIA

    Dal cap. 5 “deformazione” di NOZIONI INTRODUTTIVE DI PEDAGOGIA DELLA DISABILITA’ : alimentazione e mass media
    Braidotti e Poppper
    Immagini di un corpo perfetto

    Anoressia/bulimia

    Dal laboratorio “emarginazione” : simulazione fatta in aula

    Dal laboratorio “immagini diversità”: Oliviero Toscani e la modella Isabelle Caro

    Dal cap. 2 “tecnologie estensive” di CORPO TECNOLOGIE E DISABILITA’: McLuhan
    Dal cap. 3: il corpo tecnologico di Cappucci
    Tecnocorpi di Braidotti
    Dal cap. 5: Rosa Braidotti, donne e biotecnologie

    Materiale dell’aula docente: McLuhan

    Oggi viviamo in una società centrata sull’apparire e quindi sull’estetica, e chi più subisce la pressione di questa mentalità è il nostro corpo. Forse senza neanche accorgercene siamo soggetti a continue trasformazioni che purtroppo mutano anche il nostro essere. È pur vero che il corpo rappresenta “il nostro biglietto da visita” che trasmette informazioni appartenenti alla personalità, e quindi bisogna averne cura, ma in molti casi subentra un determinato e rigido controllo verso il corpo. Quando si parla di corpo femminile, spesso viene associato al bello, perché lo si immagina come un corpo perfetto, senza imperfezioni e quindi risulterà automatico scartare l’idea di un corpo imperfetto associato, questa volta, al brutto, inadatto a rappresentare la femminilità. Eppure, il brutto, è stato il soggetto di moltissime opere dell’arte moderna, dove predominava la deformazione delle figure e l’idea che il brutto era la vera bellezza perché era fonte di molteplici emozione che il bello non sapeva più comunicare.
    Nella realtà quotidiana si fa di tutto pur di non avvicinarsi al “brutto” assumendo atteggiamenti non del tutto benefici per il corpo: le forme che esso assume nel movimento e nel riposo, le cure che gli vengono dedicate, la pulizia, l’alimentazione, esprimono per vie molteplici le pressioni sociali a cui esso viene sottoposto. Si parlerà, così, di corpo sociale e di processi di socializzazione che detengono il potere di imporre le regole di comportamento generali all’individuo. La pressione sociale è determinata anche da un fattore che sempre di più influisce sulla vita di tutti noi ed è il cibo. Rosa Braidotti considera il cibo come la rovina contemporanea e causa di disordine alimentare che determina problemi con il proprio corpo, come anoressia e bulimia. Si arriva a vedere il cibo come un nemico che causa patologie serie e cambia del tutto il modo di approccio al mondo esterno dell’individuo. Ma la cosa più seria e che può comportare addirittura la morte è alla fine, come sostiene la Braidotti, nel mondo si muore per la stessa malattia: la fame, per mancanza o per eccesso. Il mediatore che si fa portavoce di questa nuova cultura è la televisione. Da quando è entrata a far parte della vita dell’uomo, la televisione ha sempre attirato l’attenzione di tutti proponendo programmi interessanti e divertenti, ma oggi lo scenario è un po’ cambiato. Non solo la televisione, ma i mass media, in Italia sono oggetti di critiche,avvolte pesanti. Per quanto riguarda l’alimentazione i mass media presenta una doppia faccia: da un lato la volontà di ovviare alle cattive abitudini alimentari (anoressia, bulimia e obesità), e dall’altro pubblicizzare campagne che incoraggiano queste patologie. Basta vedere i moltissimi programmi televisivi che consigliano cibi non sempre salutari, che lo spettatore, per curiosità prova, no rendendosi conto che la “realtà” televisiva è ben diversa dal quotidiano. È proprio karl Popper, a parlare di “cattiva maestra televisione” sostenendo che gli adolescenti di oggi, avvolte sono passivi di fronte a notizie televisive e altre, sono attenti intercettatori di modelli comportamentali e di stili di vita che vengono continuamente proposti. Sempre la televisione, oltre a mostrare modi scoretti di alimentarsi, propone immagini corporee negative. La magrezza e il rigido controllo del peso vengono glorificati , mentre la corposità è ritenuta non salutare: il corpo perfetto è così, ideale di riferimento. Questo predominio dell’immagine ha turbato anche la sfera psicologica della persona. Sono, infatti molte le persone (soprattutto gli adolescenti) che prendono come punto di riferimento le modelle o modelli proposti dalla televisione, e fanno di tutto pur di arrivare agli stessi risultati, non accorgendosi dell’ allontanamento dalla loro stessa persona. Non è più la mente ad avere il controllo sul corpo, ma il mondo esterno, anzi in questo caso fittizio. È proprio la donna ad essere alla continua ricerca di una perfezione di bellezza estetica seguendo alcuno canoni: la magrezza è simbolo di successo e benessere, l’immagine è sostanziale; essere grassi significa essere deboli e una donna vincente può rinnovarsi e trasformarsi attraverso la moda, dieta ferrea ed esercizio fisico, a ciò si aggiunge la chirurgia estetica, che secondo il mio parere, compromette ancora di più la sfera psicologia. La vera bellezza non è quella fisica, ma è quella interiore, quella dell’animo, ed è proprio questa a condurre ad un’ eterna giovinezza e una salute totale! Riprendendo la questione della magrezza, possiamo notare come l’eccessiva magrezza non è simbolo di bellezza, ma “corpo deforme”: quando vediamo una modella anoressica, la maggior parte non vede un prototipo di bellezza ma un corpo diventato mostruoso per la sottigliezza dovuta , in molti casi, da anoressia e bulimia. Può mai essere questo il nuovo ideale di femminilità? Prendiamo come esempio, la modella Kate Moss, famosa dagli anni ’80: il suo corpo era eccessivamente magro e “de-femminilizzato”. Ciò che mi turba è il fatto che questa donna non è ricordata per aver fatto chissà quale lavoro da super modella, ma per essere stata anoressica e come ci può vantare di ciò? Sicuramente, in questo caso, non si parlerà di corpo femminile, ma di un femminile “mancante e deformante” lontano dalla vera femminilità! Con Kate l’anoressia è diventata una tendenza diffusa nella moda, ma la cosa preoccupante è che si è diffusa anche nella realtà quotidiana. Sono tante le adolescenti che soffrono di anoressia e bulimia, come sono tante le motivazioni che conducono queste ragazzine a essere insoddisfatte del proprio corpo e a cercare quindi si arrivare a avere un corpo perfetto , che forse neanche esiste! L’anoressia/bulimia è diffusa anche tra le donne più mature, ma spesso si parla di adolescenti perché si trovano, già in un periodo che vede cambiare il proprio corpo che, spesso non viene accettato, e quindi si dimostrano più indifese. Un altro caso di modella anoressica è quello di Isabelle Caro, di lei abbiamo accennato qualcosa in aula, nel laboratorio “immagini diversità”. La Caro era gravemente anoressica ed era diventata famosa proprio per aver posato nuda in uno spot anti-anoressia di Oliviero Toscani: l'immagine della Caro, che pesava solo 31 chili per 1 metro e 65, nelle foto di Toscani aveva fatto molto discutere in quanto ritenuta troppo esplicita e scioccante. Ma lei difese con forza quelle immagini, definendole allora una "terapia" contro il male che la stava divorando da troppi anni. In un’ intervista disse: “io presento quasi la morte in quel cartellone”, dimostrando di essere cosciente della sua tragica situazione. Dopo anni di malattia e battaglie Isabelle muore nel dicembre del 2010. Bastava vedere le immagini di questa donna per capire la sua sofferenza, erano i suoi occhi tristi a parlare. Guardandole sembrano immagini modificate, fatte apposta, ma purtroppo non è così…queste immagine rappresentano la realtà.
    Come ho accennato prima esistono diverse motivazioni che spingono le adolescenti a cambiare le proprie abitudini alimentari, tra queste, l’emarginazione: avere problemi fisici o di soprappeso può comportare l’allontanamento volontario o involontario dal gruppo sociale. Ecco perché si parla di emarginazione. Su questo tema è stata eseguita in aula, una simulazione: un gruppo di ragazzi è stato “messo in disparte” per una caratteristica, in quel caso, immaginaria. Ricordo che le reazioni dei ragazzi, “emarginati”, erano le une diverse dalle altre, è come se in quel momento si stesse capendo e vivendo una situazione reale che spesso viene ignorata. È stato un esperimento molto carino e utile, ma penso che pochi minuti siano insufficienti per capire le vere sensazioni di chi è davvero emarginato. Non sempre sono gli altri ad allontanare le persone: in alcuni casi il/la ragazzo/a non accettando il proprio corpo hanno difficoltà nel farsi accettare dagli altri e quindi nel socializzare. Durante la mia adolescenza ho conosciuto molte ragazze ossessionate dal loro corpo e peso. Questo le portava ad assumere atteggiamenti come: difficoltà nell’esprimersi e nel relazionarsi, estraniarsi da tutto e tutti, sfiducia in se stessi e in chi li circonda, essere aggressive verso chi le avvicinava. Non riuscivo a comprendere il perché di questi atteggiamenti, anche perché quasi tutti, durante l’adolescenza, facevano fatica ad accettare del tutto il proprio corpo. Ma dopo un po’ ho capito che alla base di tutto ciò, c’erano altre problematiche, come “l’assenza” dei genitori o delusioni di vita che le hanno portate a sottovalutare la propria persona.
    Ritornando alla funzione dei mass media, gli effetti prodotti da tale comunicazione sono stati studiati da un sociologo canadese, McLuhann dichiarò che ogni invenzione o tecnologia è un’estensione del nostro corpo che determina nuovi rapporti e nuovi equilibri. Il suo slogan è: il medium è il messaggio. «Tutti i media suggerisce l Autore sono metafore attive in quanto hanno il potere di tradurre l’ esperienza in nuove forme».Il medium è il messaggio perché è un estensione corporea che agisce sulle funzioni senso-motorie, alterando l’ interazione fra individui e ambiente e conseguentemente le modalità con le quali l ambiente viene esperito e rappresentato. Focalizza l’attenzione non solo sugli aspetti dei media, ma soprattutto sul loro utilizzo e su implicazioni di ordine esperenziale. L’impatto dei media, secondo l’autore, si specifica come una
    perturbazione alla quale l individuo reagisce, modificando in modo imprevedibile se stesso e le proprie abitudini cognitive, in un processo di adattamento e conservazione della propria organizzazione interna. Quindi la mediazione tecnologica, sul piano individuale e relazionale, diventa parte delle pratiche di comunicazione che fanno la storia naturale degli uomini.
    Anche secondo Cappucci il corpo, nella sua totalità, si lascia invadere dalle nuove tecnologie. Secondo Cappucci l’uomo sente l’esigenza di attrezzarsi di artefatti e protesi, per rendere la sua esistenza più facile. Sempre di più, quindi, la tecnologia sta modificando il corpo umano e le sue azioni; non si parlerà più di oggetti esterni all’uomo e al suo corpo, ma di estensioni materiali e immateriali che trasformano le capacità umane. Ad ampliare questo discorso vi è anche la filosofa Rosa Braidotti che propone il termine di tecnocorpo, cioè un soggetto umano incarnato che è interconnesso a elementi tecnologici: si ha un tecnocorpo quando il computer diventa parte del corpo umano. Ha proposto, inoltre, un nuovo modo di pensare alla soggettività femminile, trattando del tema “donne e biotecnologie”. Molte femministe hanno considerato la tecnologia negativamente perché, veniva vista come una minaccia per il corpo. Ma la Braidotti voleva dimostrare come arrivare ad un femminile virtuale. In questo caso la tecnologia, era anche uno strumento per frenare il conflitto di genere, portando la differenza sessuale nel mondo virtuale. È una nuova donna, quella della Braidotti: trasgressiva, in movimento e aperta alle tecnologie.
    Sicuramente una donna diversa da quella descritta sopra, la quale si presenta debole, attratta modelli, messaggi e pubblicità che possano contribuire alla diffusione di anoressia e bulimia. Anoressia e bulimia sono fenomeni in crescita, difficili da curare. In Italia, soffrono di disturbi alimentari circa due milioni di persone e cresce anche la percentuale di uomini coinvolti. L’anoressia non è più quindi un fenomeno solo femminile. I modelli estetici e i messaggi pubblicitari stanno facendo breccia anche tra gli uomini, tanto da far parlare di vero boom dei disturbi alimentari al maschile. I ragazzi sono attratti dal mito del culturista, del palestrato senza un filo di grasso e per questo molti di loro hanno l’ossessione della ricerca della massa muscolare: arrivano a vivere praticamente di anabolizzanti, mangiando molto poco e passando cinque o sei ore al giorno in palestra. È una realtà allarmante questa, che difficilmente vede soluzioni positive. Spero che i mass media, come anche tanti altri mezzi di comunicazione, capiscano la gravità della questione cercando di cambiare (anche se non del tutto) il modo e i contenuti comunicativi. Ciò che deve emergere è la bellezza in tutte le su sfumature soprattutto quella dell’animo!

    Spero che vada bene  l’esposizione orale è per il 30 maggio!
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    Messaggio  roberta pengue Ven Mag 27, 2011 9:54 am

    Siamo arrivati alla fine di questo percorso un grazie particolare va alla docente che è stata un ' ottima conduttrice del percorso svolto sia in aula che nel forum.Come ultimo argomento il giorno 30.05.11 ho scelto di parlare del Capitolo 3 Nozioni "CORPO E RESILIENZA" con riferimento alla pedagogia del corpo di Gamelli.L ' argomento inizialmente pone una prima riflessione secondo "ANNA MARIA MURDACA" che nel suo testo ci parla di Cervello-mente e corpo come motricità della disabilità che solo attraverso una strategia integrata che si arriverà a una reale e vera parità delle opportunità e a un corretto riconoscimento delle potenzialità delle persone disabili.Proprio per questo parliamo di "PEDAGOGIA DEL CORPO" secondo GAMELLI evidenzia un corpo abitato in condizione d' ascolto in un suo libro diviso in due parti e in sette capitoli dove la prima parte di "TEORIE E CONTESTI" egli tratta dell ' importanza delle scienze motorie Basketball e il loro legame col corpo in una dimensione psicomotoria delle pratica sportiva che rimettono in gioco i sensi.Gamelli infatti nelle sue tematiche pone degli obiettivi e cioè : 1)Evidenzia il valore educativo nello sport e 2)Bisogna educare in quasi tutti i sensi.
    Ma visto che parliamo di corpo altro importante concetto come riferimento riguarda il fenomeno della "Potenzialità della Resilienza", intesa come capacità da parte dell ' individuo di reagire e far fronte a situazioni di disagio mediante l ' attivazione di competenze individuali e risorse interiori.I sintomi della resilienza infatti sono : la flessibilità, l ' elasticità, la mobilità e l 'adattabilità che è quella più importante in quando l' individuo può adattarsi in modo passivo e quindi accettare la sua situazione di disagio o scegliere di dedicarsi ad altro.E quindi la Resilienza può essere favorita e fortificata in tutti quei contesti esperenziali e relazionali per gli individui disabili con l ' aiuto dell ' ambiente esterno e non porsi nei confronti di essi in atteggiamenti svalutativi o riduttivi, ma anzi riconoscendo la loro originalità.Per concludere il mio percorso ho scelto di parlare come esempio di 2 laboratori :Il primo laboratorio del nostro primo incontro abbiamo affrontato il tema della resilienza con la storia di Simona Atzori pur essendo senza braccia, non si è mai persa d'animo ed ha intrapreso sin da giovane l'attività di pittrice e di ballerina classica e nel 7 laboratorio abbiamo parlato delle Tecnologie invasive evidenziando la storia di Oscar Pistorius un giovane atleta paralimpico che a causa di una malformazione agli arti inferiori non poteva ne camminare e ne correre , ma solo grazie alle nuove tecnologie gli furono poste delle protesi in fibra di carbonio che lo fecero diventare lo stesso un grande altleta.
    Grazie per lo splendido lavoro svolto insieme Roberta Very Happy
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    Messaggio  StefaniaPerna Ven Mag 27, 2011 1:24 pm

    L'argomento che ho deciso di affrontare per il preappello del 30/05/2011 è il n° 10 -DEFORMAZIONI:

    - ALIMENTAZIONE E MASS MEDIA; IDEALE DI "CORPO PERFETTO" E LE RELAZIONI CON LA RECENTE PROLIFERAZIONE DEI DISTURBI DEL
    COMPORTAMENTO ALIMENTARE;
    - REMAURY E LIPOVETSKY;
    - KATE MOSS E IL FEMMINILE MANCANTE;
    - ROSI BRAIDOTTI: MADRI, MOSTRI E MACCHINE.

    Argomento del forum : "IMMAGINI DELLA DIVERSITÀ": Fabiola De Clercq, "FAME D'AMORE.DONNE OLTRE L'ANORESSIA E LA BULIMIA".Moda anoressica e culto dell'immagine.

    -PROTESI ESTETICHE E CASO ORLAN.



    FONTI:

    Floriana Briganti, NOZIONI INTRODUTTIVE DI PEDAGOGIA DELLA DISABILITA';
    Floriana Briganti, CORPO, TECNOLOGIE E DISABILITA';
    Silvia Ladogana, LO SPECCHIO DELLE BRAME. MASS MEDIA, IMMAGINE CORPOREA E DISTURBI ALIMENTARI;
    Fabiola De Cercq, FAME D'AMORE. DONNE OLTRE L'ANORESSIA E LA BULIMIA;

    http://www.europarlamento24.eu/.../Risoluzione_pubblicita_consumatore.pdf;

    http://www.repubblica.it/online/internet/.../orlan/orlan.html
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    Messaggio  Antonella Rispo Ven Mag 27, 2011 4:04 pm

    L'argomento che ho scelto per lunedì 30 Maggio è L'UOMO E LE TECNOLOGIE: NAIEF YEHYA
    Inizierò facendo una piccola introduzione alle tecnologie,parlando di Gheler e del paradigma dell'incompletezza... Introducendo prima Capucci e poi Granelli rispondendo alla domanda se la tecnologia potenzia o atrofizza le capacità dell'uomo. Poi parlerò delle tecnologie invasive(cosa sono)spiegando i termini cyborg e cibernetica,poi parlerò di Naief Yheya e del suo testo "Homo Cyborg" facendo la distinzione tra cyborg,robot,androide e umanoide.Dopodichè introdurrò il concetto di ibrido(spiegandolo),e anche quello di Post-Umano.Una volta spiegate le tecnologie invasive spiegherò le tecnologie estensive,facendo riferimento a McLuhan,introducendo l'Avatar e riallacciandomi al laboratorio dell'Avatar svolto in aula.Poi spiegherò le tecnologie integrative,facendo distinzione tra protesi per lo sport,protesi estetiche e protesi chimiche,riallacciandomi al caso Pistorious e introducendo anche i termini resilienza,disabilità-diversabilità.Infine parlerò della Domotica e del laboratorio svolto in relazione ad essa! Spero di essere stata abbastanza chiara... E spero che andrà tutto bene! A Lunedì! Buon fine settimana... Very Happy
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 7 Empty Introduzione Argomento a Scelta

    Messaggio  RitaAltheaArcopinto Ven Mag 27, 2011 6:52 pm

    Sono Arcopinto Rita Althea.
    Ho prenotato per la data 30 Maggio 2011.
    Inizialmente avevo scelto come argomento la Prevalenza Sensoriale, ma poi ho dovuto cambiare argomento. Crying or Very sad
    Quindi ciò che ho scelto sono le Tecnologie Integrative (Caso Pistorius) con il testo Corpo, poi mi collegherò al tema della disabilità dal testo di Nozioni.
    Nel campo della disabilità, la tecnologia si presenta sotto forma di protesi, come integrazione di una menomazione e in modo particolare attraverso la tecnologia integrativa possiamo effettuare un completamento di un organo o una parte del corpo mancante.
    Un caso particolare riguarda l'Atleta Pistorius. Egli è un atleta paralimpico. Sin dalla nascita è stato costretto all'amputazione di parte delle gambe a causa di una grave malformazione degli arti inferiori. Era destinato a non camminare più, ma grazie alla tecnologia avanzata è potuto diventare un grande atleta usufruendo delle protesi.
    La tecnologia utilizzata da Pistorius è usata per correggere gravi difetti, è integrazione nel senso che integra una parte del corpo mancante, a causa di una menomazione fisica congenita o progressiva.
    Pistorius è un esempio di come la tecnologia può dare speranza alle persone disabili.
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 7 Empty Re: SINTESI ULTIMO ESERCIZIO

    Messaggio  AlessiaCarrozzino Ven Mag 27, 2011 7:35 pm

    In data 30 maggio discuterò riguardo l'argomento 1: Ricerca sull'ibrido tecnologico (Cap. 4 - libro "Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità").

    Con il termine IBRIDAZIONE si intende quella trasformazione tale da determinare cambiamento in seguito a delle alterazioni. Si definisce IBRIDO quel risultato ottenuto, in maniera spontanea o “progettata”, dalla mescolanza e dall’incrocio genetico di due organismi appartenenti a specie o generi differenti, dove con specie e generi ci si può riferire a tutte le forme di vita presenti in natura. Con l’ibrido si segna “sempre un passaggio, da una forma data, esistente in natura, ad un'altra, che contamina la prima” (dal libro "Nozioni" - pag.58), in modo tale da fornire al risultato finale determinate caratteristiche che negli organismi produttori non erano presenti.
    Dal momento che per ibridazione deve intendersi una trasformazione è facile pensare a termini come divenire, progresso, sviluppo, metamorfosi... e in tal caso è possibile fare riferimento al repertorio storico-culturale ed iconografico planetario che ci fornisce da sempre esempi vastissimi di ibridi mitologici.
    L’esemplare di ibrido cui dobbiamo fare riferimento in questa sede è quello tecnologico, il quale si ottiene tramite una contaminazione tra naturale (il corpo biologico) e artificiale (l’oggetto tecnologico). In particolar modo ci si sofferma su quanto il secondo elemento stia diventando parte integrante del primo e dunque quanto la tecnologia pervadi e si infiltri nel corpo umano. Tale corpo “in futuro dovrà presumibilmente imparare a convivere con organi artificiali e protesi meccaniche in grado di ascoltarlo, toccarlo, osservarlo, esplorarlo in profondità e capaci di restituirne una visione sempre più perfetta” (dal libro "Nozioni" - pag.60). Già la leggerezza e la miniaturizzazione hanno reso possibile la vicinanza delle attrezzature elettroniche al nostro corpo andando a creare una nuova dimensione personale nel rapporto con le tecnologie. Inoltre l’aspetto sempre più “friendly” conferito alle nuove macchine contribuisce all’istaurarsi di un rapporto di sempre maggiore familiarità tra l’individuo e la tecnologia.

    Il “Cybionte” di Joel De Rosnay: (riferimento video http://www.raiscuola.rai.it/video/3271/j%C3%B6el-de-rosnay-cybionte-luomo-simbiotico-aforismi/default.aspx)

    La riflessione di Bonavoglia su robot e cyborg postumano: riferimento a “Cyborg Moves!” e a documento PowerPoint "Tecnologia e disabilità".

    Il cyborg come ibrido tecnologico (dal libro “Corpo, tecnologie, disabilità”, pag. 63-64).

    Verso la dimensione del postumano e il transumanesimo (dal libro “Corpo, tecnologie, disabilità”, pag. 74-77): riferimento a documento Word "Citazione Post-umano".

    Il cyborg va dunque a determinare la massima espressione del rapporto esistente tra corpo biologico e corpo tecnologico, nonché della dicotomia naturale/artificiale, organico/cibernetico. Tale rapporto diventa oggetto di analisi multi prospettica e multidisciplinare, e in particolare il corpo va ad essere studiato nel suo relazionarsi con tre tipi di tecnologie fondamentali:

    - le tecnologie integrative (riferimento lab. Pistorius);
    - le tecnologie estensive (riferimento lab. Avatar);
    - le tecnologie invasive.
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    Messaggio  Melania Ven Mag 27, 2011 7:47 pm

    mi sono prenotata per il 30 maggio e tratterò l'argomento Alimentazione e mass media. Dopo inserirò una sintesi.
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    Messaggio  AntoniettadeGaetano Ven Mag 27, 2011 8:56 pm

    L'argomento che ho scelto per il preappello del 30 maggio è immagine del corpo perfetto :sfumature.
    Intendo introdurre il mio discorso con il nuovo canone di bellezza diffuso nella nostra società ossia la magrezza partendo poi dalle sue origini cioè da Twiggy fino ad arrivare a Kate Moss e alla diffusione dell'anoressia.
    Mi collegherò con la televisione e ai suoi modelli sbagliati accennando agli studi fatti da McLuhan sui mass media.
    I laboratori che ho scelto sono l'arte apre alla disabilità con la "moglie barbuta" e le tecnologie integrative nel caso specifico la chirurgia estetica come strumento per migliorare il rapporto con il proprio corpo, tema affrontato anche nel testo corpo,tecnolgie e disabilità.

    A lunedì prof.
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 7 Empty ALIMENTAZIONE E MASS MEDIA

    Messaggio  Melania Ven Mag 27, 2011 10:26 pm

    Nella nostra società,i mass-media influiscono sull'educazione sociale e sulla visione del mondo dei singoli individui. I mass-media che amplificano e diffondono messaggi che ci permettono di conoscere fatti,di comunicare,entrare in contatto con uomini e realtà lontanissime e di avere un'esperienza unificata con milioni di altre persone.
    La televisione fornisce un’informazione alimentare scorretta a proposito di cibo e cucina,correndo il rischio di compromettere seriamente le abitudini culinarie degli italiani.
    La Rai, Mediaset propongono tantissime informazioni sulla cucina, famosissimo “la prova del cuoco”,con Antonella Clerici,oppure”Cotto e mangiato” della Parodi,danno ogni giorno ricette nuove, segreti per servire a tavola piatti eccezionali e i telespettatori sono spinti a provare i cibi consigliati avviando così alle cattive abitudini alimentari in particolare all’obesità e all’anoressia. Questa è una contraddizione in quanto ci sono programmi di questo genere che ci invitano a mangiare,e i telespettatori sono spinti a provare gli stessi cibi consigliati in televisione non rendendosi conto che questa realtà proposta dal piccolo schermo non corrisponde al quotidiano e poi i protagonisti delle pubblicità sono modelli sempre più magri e con fisici asciutti, la magrezza diviene simbolo di bellezza, mentre la corposità diviene non salutare ed esteticamente brutta. I media assolvono la funzione di indirizzare le scelte verso comportamenti di consumo(come la pubblicità) o nell' aderire a simboli e modelli anche a volte pericolosi. Il continuo cambiamento di messaggi e mezzi produce sempre nuove rappresentazioni della realtà che si diffondono sui i gruppi più esposti ovvero i giovani. Le ragazze soprattutto nel periodo dell’adolescenza non accettano il loro corpo perché sono ingannate dall’idea che “un corpo femminile è bello solo quando si presenta magro. Bisogna insegnare alle nuove generazioni ad avere un giusto rapporto con il cibo per aiutarli a correggere le loro errate abitudini alimentari e far capire loro che non è sempre “positivo”seguire i consigli della tv.
    E’ proprio questo cattivo messaggio,che trasmettono i mass media,questa cattiva alimentazione che può sfociare in gravi disturbi alimentari come anoressia ,bulimia e obesità. Possiamo ricollegarci alla modella Isabelle Caro che abbiamo conosciuto in un laboratorio,la modella soffriva di anoressia ed è proprio per l’eccessiva magrezza che è morta poiché a 28 anni pesava solo 31 chili;oppure possiamo ricollegarci alla testimonianza diretta della nostra collega Anna che ci ha raccontato come ha affrontato questo problema e come ci è uscita,e infine al laboratorio di Arte e disabilità dove possiamo osservare un altro esempio di eccessiva magrezza nel ritratto di Anita Berber.
    Noi tutti siamo vittime dei mass media,dei falsi modelli che ci propongono tv,la moda,il cinema,le riviste,ci propongono il modello dell'immagine,e noi ci lasciamo condizionare,vogliamo imitare,si ritiene che i media siano costruttori della realtà sociale in grado di orientare l'opinione pubblica sulle idee di femminile e maschile,come sui concetti di femminilità e mascolinità,rendendo più visibili e simbolicamente rafforzati comportamenti e convinzioni. Per questo che oggi molte donne ricorrono anche alla chirurgia plastica,alle protesi estetiche(Tecnologie integrative),l'obiettivo è la persecuzione di un corpo perfetto,perchè ormai viviamo sempre più in un mondo dell'esteriorità e dell'apparenza che non sui contenuti e sui messaggi costruttivi per il senso critico dell'individuo.
    KARL POPPER nel 1994 nel testo Cattiva maestra televisione mette in risalto l' esigenza di una patente per fare televisione in quanto sia la scuola che la famiglia devono educare a un pensiero critico e flessibile nei riguardi dei messaggi televisivi.
    Il rischio ancora più importante e che la comunicazione tecnologica rende i ragazzi incapaci di rapportarsi direttamente con gli altri,tutta la comunicazione gira sempre nei filtri tecnologici che allontanano sempre di più la comunicazione tradizionale.
    ROSI BRAIDOTTI ritiene che il cibo è percepito come consumo, modelle che diventano cartelloni pubblicitari.
    Il problema che riscontra Braidotti e che nel mondo si muore per lo stesso motivo la FAME:per mancanza o per eccesso.
    Orlan impronta la sua ricerca sul corpo femminile criticando la chirurgia dimostrando che la bellezza non è la donna perfetta giovane e magra e propone di fare il contrario di ciò che viene imposto dalla moda,dai giornali, dal cinema.
    Golfione sottolinea come seguire il modello" bellezza femminile" mette in secondo piano l' aspetto negativo e pericoloso delle operazioni chirurgico estetiche. Molte ragazze anche minorenni per raggiungere un corpo perfetto si sottopongono a interventi chirurgici molto pericolosi senza dare importanza alle conseguenze. Poiché è stata citata più volte la chirurgia plastica e a tal proposito vorrei citare la tecnologia integrativa,intesa in questo senso come miglioramento infatti vorrei terminare con questa frase:tra i “sogni che il denaro può comprare”il miraggio di un corpo perfetto è ormai tra i più accessibili. In realtà io vorrei lanciare un messaggio più profondo,che va oltre la bellezza esteriore ed è la bellezza dell’anima,perché ogni scarpa diventa scarpone ed è per questo che bisogna fermarsi alle apparenze,non imitare dei modelli sbagliati,essere sempre e comunque se stessi,anche con le proprie disabilità e i propri handicap. Grazie alla docente per avere arricchito non solo il mio bagaglio culturale soprattutto il mio bagaglio interiore,ora guardo la vita con altri occhi!
    CILIBERTI CARMELA
    Fonti:Capitolo 5 di nozioni(par 4)
    capitolo 4 di corpo (par 3)
    Internet wikipedia

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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 7 Empty Ultimo esercizio! 30 Maggio!

    Messaggio  Maria Scotto di Cesare Sab Mag 28, 2011 8:37 am

    ARGOMENTO:Corpo abitato e luogo percettivo.PREAPPELLO:LUNEDI' 30 MAGGIO!

    LA PEDAGOGIA DI IVANO GAMELLI.

    La pedagogia del corpo di Ivano Gamelli ci aiuta a pensare al corpo come soggetto psicofisico,in cui,il corpo,la mente e lo spirito sono parte indissolubile l'una dell'altra.Ivano Gamelli divide il suo libro in 2 parti composte da 7 capitoli.La prima parte "Teorie e Contesti" tratta le scienze motorie e il loro legame con il corpo.
    Questa pedagogia e' un'occasione di riscoperta concreta del ruolo del corpo all'interno del processo formativo.
    Il corpo deve essere visto come esperienza educativa.
    E' una pedagogia che racconta di soggettivita' razionale,concreta ed emotiva;come sono concrete le mani,i piedi nudi e l'iride dell'occhio con il quale guardiamo.
    Il nostro corpo e' quindi vivente.
    Il corpo lo abito senza prescindere da me stesso ed e',quindi, abitato.
    Ma da cosa? Che cosa il corpo sia e' uno tra gli interrogativi che, nel nostro tempo,hanno fatto da fulcro alle discipline legate all'uomo.
    Ha spinto ad approfondimenti e problematizzazioni della nostra complessa e articolata dimensione corporea.
    Gamelli afferma,dunque,che il nostro corpo e' abitato da: ossa,sangue,organi che creano legami con la nostra esperienza emozionale e psichica e che rappresentano una vita interna che non si esaurisce mai.
    Il corpo e' portatore di saperi che hanno il potere di scavalcare schemi mentali e rompere binari gia' precostituiti.
    Si mette tutto in gioco attraverso i sensi,la parola,l'idea,le categorie mentali.
    Camminare,correre,danzare nn sono solo spostamenti fisici ma si e' consapevoli che questi sono delle vere e proprie possibilita' mentali di costruzioni di senso.Infatti il riconoscimento dell'altro avviene attraverso il riconoscimento del suo corpo.
    Il primo degli incontri che parte dal corpo e' la venuta al mondo di un bambino.Questo dapprima e' cullato,coccolato all'interno del grembo materno poi con grande fatica viene al contatto con il mondo.
    Tutto e' sguardo,odori,pelle,mani...sensi!Il corpo, per questo motivo, lo intendiamo come luogo percettivo.
    E' il luogo nel quale e tramite il quale avvengono vari meccanismi percettivi con il rapporto con l'altro.Cosa succede se la persona e' definita disabile?Come si mette in contatto con il mondo,ambiente esterno?Che cosa e' la disabilita'?La Disabilita' e' quella condizione personale di chi,in seguito ad una o più' malformazioni,ha una ridotta capacita' di interazione con l'ambiente,e' meno autonomo nello svolgere le attività' quotidiane e spesso e' in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale.
    Questo l'ho potuto notare durante la riflessione proposta nel laboratorio di analisi del quadro,di Ribera,” Il ragazzo zoppo”.All'impatto e' “soltanto” un ragazzino zoppo,definito "disabile";poi ,pero',l'espressivita' del viso,e soprattutto,quel sorriso,il suo sorriso, trasmette variegate sensazioni positive.
    E' un ragazzino che va oltre,che invita ad andare oltre gli stereotipi che colpiscono la disabilita' e sorride anche nella sua precaria situazione.
    E' da sottolineare la grandissima importanza del corpo umano nelle raffigurazioni dell'arte.
    Partendo dalla preistoria ai giorni nostri l'uomo e' stato centrale nelle arti figurative.Attraverso il corpo umano,la sua sinuosita',la sua bellezza e talvolta mostruosita', da sempre si e' voluto trasmettere sensazioni.
    Possiamo quindi dire che il riconoscimento dell'altro avviene attraverso il riconoscimento del corpo.
    Le espressioni artistiche e quotidiane del corpo mettono in moto associazioni,meccanismi che permettono di esplorare e conoscere l'altro.
    L'arte apre alla via dell'interpretazione.
    Per questo parliamo di: entropatia!E' il riconoscimento della vita psichica dell'altro tramite la corporeita',e' senso centrale di ogni formazione educativa.
    I laboratori di Simona Atzori e Oscar Pistorius sono stati veri e propri laboratori di formazione educativa.
    Con le loro gesta,attraverso il movimento dei loro corpi hanno donato degli indizi accessibili a quella che e' la comprensione di loro stessi da parte degli altri.Con lo sguardo,l'ascolto dell'altro possiamo tentare,quindi,di comprendere l'altro e aprire nuovi orizzonti.
    L'incontro e' incontro di corpi in relazione.
    In ciascuna delle nostre “pelli” e' espresso il legame con cio' che e' stato e la possibilita' di intervenire su quanto non e' ancora accaduto .
    Simona Atzori e' andata oltre qualsiasi schema predefinito.
    Danza,fluttua nel vento,dipinge,guida anche senza braccia.E' un reale esempio di resilienza proprio perché questa e' la capacita' dell'uomo di affrontare e superare le avversità della vita,di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente.
    Oscar Pistorius ha combattuto qualsiasi pregiudizio,qualsiasi cattiveria gareggiando,come atleta paralimpico tra i normodotati, alle Olimpiadi, anche senza gambe.
    E' preso come esempio per quello che oggi e' inteso come corpo protesico ,cioè' corpo munito di protesi.
    Le protesi ,utilizzate da Pistorius, sono integrative; viste cioè come integrazione del corpo,come miglioramento,come sostegno e talvolta come potenziamento.
    Pistorius,che sin da quando aveva pochi mesi si pensava dovesse essere destinato a non camminare,figuriamoci a correre;ha oggi utilizzato le protesi "flex foot", cioè, appunto,piede flessibile.
    Le sue protesi furono giudicate,in primo momento,un vantaggio dalla commissione olimpica,e questo genero' grandi dibattiti in tutto il mondo.Ma ciò che sin dall'inizio nessuno aveva capito e' che le protesi utilizzate da Pistorius erano solo a scopo di correggere gravi difetti fisici.
    Per questo le tecnologie integrative sono chiamate in questo modo,integrano una parte del corpo mancante a causa di una menomazione fisica congenita o progressiva.
    Come afferma Anna Maria Murdaca: "Una persona non si giudica per sottrazione!!!!".Oscar Pistorius, Simona Atzori e tutto il mondo delle persone diversamente abili non devono essere giudicate per quello che non hanno ma ci si dovrebbe soffermare su quello che ,invece,hanno in più e noi comuni non riusciamo ad intravedere.
    Ha comunque un ruolo fondamentale,di aiuto,talvolta,nella vita di un uomo,lo sport, che e' formativo,che e' capace di creare una sana competizione , che e' capace di rendere le persone ambiziose al modo giusto,in alcuni casi superando le difficoltà' dovute a menomazioni o pregiudizi.
    Porta sacrifici,sconfitte,dolori ma anche soddisfazioni che formano e rendono la persona piu' forte,volenterosa e ambiziosa di prima.Il nostro corpo e' quindi un grandissimo strumento...e' esistenza.
    E' progetto ed intenzionalita'.
    Il movimento fisico non e' mai solo materiale ma ci indica nuove prospettive,nuove procedure.
    Sposta l'ottica del pensiero su cosa e' maggiormente essenziale per me.
    Grazie al corpo sono consapevole di me stesso.
    Le emozioni sono nel corpo e non solo nel cervello,nel corpo percepiamo cosa ci accade.
    Anche il solo fantasticare,immaginare sembra connesso ad un corpo non assente,anzi presente,che si muove,che reagisce al tempo stesso e che provoca reazioni.
    L'immaginazione e l'emozione non sono quindi solo interni ma anche presentati esternamente tramite il corpo.Infatti quando si ha un impulso interno questo fa immediatamente seguire un movimento.
    Il movimento e' quindi il prolungamento dell'impulso primordiale interno.
    Questa e' l'intelligenza del corpo! ...Il nostro corpo,o meglio i nostri corpi,donano senso ad ogni percorso esistenziale!





    FONTI:
    Wikipedia,Capitoli 1-2-3 Per una possibile Pedagogia del corpo di Gamelli, testo "Nozioni introduttive di Pedagogia della disabilita'" pag51-52,pag 49-50-26-27 Anna Maria Murdaca,pag 34 Complessita' della persona con disabilita',testo "Corpo tecnologie e disabilita'":1 capitolo Tecnologie integrative.


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    Messaggio  Marino Francesca Paola Sab Mag 28, 2011 12:32 pm

    Salve prof!! Very Happy
    Io dovrei sostenere l esame 1 Giugno...ho deciso di affrontare l'argomento degli ausili...l'esercizio 11 nell'area docente!! Vorrei iniziare con le definizioni di handicap, disabile, diverso e disabilità quindi parlare in generale della persona e della resilienza per poi collegarmi agli ausili, la domotica e alle tecnologie integrative e quindi parlare di Pistorius, lo scafandro e la farfalla e della domotica e Andrea!!

    Articoli giornali:

    http://absurdityisnothing.net/2010/07/gabe-il-piccolo-campione-di-nuoto-senza-gambe-e-con-un-solo-braccio/


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    Messaggio  DomenicaMaiello Sab Mag 28, 2011 12:38 pm

    Inizio con una piccola premessa sulle tecnologie che oramai hanno modificato e trasformato sia piacevolmente che profondamente il nostro corpo. Il principale oggetto che andremo ad analizzare è il legame tra: corpo, disabilità e tecnologie.
    Per spiegare queste relazioni si propongono tre tipologie di tecnologie: integrative,estensive ed invasive.
    INDICE:
    -"Il corpo tecnologico di Capucci ", che spiega come queste tecnologie hanno non solo hanno invaso il nostro corpo a livello fisico ma anche mentale e culturale.
    - ‘’Il sé digitale’’ di Granelli che inizialmente non riesce a capire se queste tecnologie sono un potenziamento o un’ autrofizzazione dei sensi e del corpo umano.
    - Si collega anche Andreoli con le TECNOLOGIE ESTENSIVE .
    -Integrazione del libro nozioni con due dei maggiori esponenti ovvero Murdaca con ‘’Cervello-mente-corpo’’ e Gamelli dove poi attraverso un suo testo ‘’Pedagogia del corpo’’ fa riferimento ad Oscar Pystorius e quindi alle TECNOLOGIE INTEGRATIVE.
    -Poi infine mi collego con le TECNOLOGIE INVASIVE e il ‘’Cyborg (saggio sull’uomo artificiale)di Caronia.
    Concludo con due articoli rigaurdanti:
    1.Bibi ragazza Afghana(Tecnologie integrative)
    2.India:bambina con otto arti(Tecnologie invasive)
    Le mie riflessioni ed esperienze personali. Very Happy
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    Messaggio  Rusciano Deborah C Sab Mag 28, 2011 5:39 pm

    CORPO ABITATO E LUOGO PERCETTIVO
    L’argomento che ho scelto di trattare è “Corpo abitato e luogo percettivo”,definendo così un percorso che in parte illustra l’evoluzione del significato che noi attribuiamo al corpo. Nei luoghi della vita, della formazione il corpo più delle volte risulta essere imbrigliato costretto all’immobilità, a far tacere i suoi bisogni e a disciplinare le sue infinite aperture al mondo.
    Assistiamo ad una scissione, la parola da una lato il corpo dall’altro falsi dualismi che regolano il modo di fare educazione e formazione, c’è chi però, fortunatamente, coglie la sfida a fare del corpo un luogo di pensiero e conoscenza, ciò è quanto compie Ivano Gamelli nel suo testo Pedagogia del corpo, il corpo a differenza degli altri oggetti fatti proprio dalle teorie dell’educazione, per essere studiato non può essere separato e messo a distanza “non si da corpo senza un mondo, né un mondo senza corpo che ne ospiti il pensiero”(Boselli), quindi Gamelli introduce la nozione di “corpo abitato” all’interno della sua opera. Il corpo è dato da sangue, ossa, organi, muscoli che rappresentano una vita interna che non si esaurisce nella sua fisiologia ma riproduce risonanze nella nostra esperienza psichica, in questo senso ognuno può recuperare il legame con la propria vita a partire dal corpo, dal nostro essere oggetti corporei. L’identità dell’individuo è data dalla relazione che è possibile solo ed esclusivamente attraverso il corpo, l’incontro, la relazione con l’altro avviene come “enteropatia” cioè come relazione tra corpi “osserviamo nell’altro ciò che saremo noi al suo posto”,si riconosce la vita psichica dell’altro attraverso la corporeità.
    Madre e piccolo comunicano significati attraverso una modalità che utilizza il corpo globalmente. Il corpo dunque come nostro limite tra pelle e area ,il mondo dentro e fuori, è zona di confine tra noi e gli altri.
    Che cosa il corpo sia è uno tra gli interrogativi che molte discipline legate all’uomo si sono posti, corpo come luogo di interesse centrale per filosofi, critici, letterali e psicologi, anche la pedagogia fa riferimento a quest’ultimo opponendosi alla tradizione intellettualistica che contrapponeva forma, spirito e materia e considerava il corpo come oggetto da domare, un ostacolo ,un impedimento. La pedagogia promuove così una teoria educativa che faccia riferimento alla dimensione corporea, qualunque progetto formativo deve indagare il corpo ,considerare le risorse e i vincoli della complessità fisica, scorgere che camminare danzare muoversi non sono solo spostamenti fisici ma possibilità mentali di costruzioni di senso, il movimento non è mai moto esterno ed esteriore è per questo che bisogna riconoscere il soggetto in formazione come corpo proprio, corpo vivente.
    Partendo da questo presupposto, Gamelli divide la sua opera “Pedagogia del corpo” in due parti, la prima denominata “Teorie e Contesti” tratta della tematica educazione al corpo e in particolare le scienze motorie e il loro legame con il corpo. L’unità corporea si raggiunge grazie all’azione al movimento al coordinamento motorio nel quale parti del corpo entrano in relazione con il mondo e con gli altri e si modifica in relazione al loro modificarsi. Il movimento connesso al corpo attua il processo di ricostruzione della realtà attraverso l’abilitazione delle funzioni e del funzionamento specie nei soggetti diversamente abili, è per questo che la pedagogia del corpo va intesa come modello terapeutico abilitativo, e con il corpo che il soggetto si descrive, si racconta e trova così una singolarità di gruppo “Merleau Ponty”. Il corpo viene interpretato come dispositivo pedagogico e l’attività motoria ad esso connessa rappresenta un canale privilegiato per raggiungere il benessere psicofisico ma anche elemento atto a favorire processi educativi abilitativi “Murdaca”.
    Il corpo della persona con disabilità come sappiamo può presentare delle menomazioni della struttura, degli apparati, dei sistemi e quindi ciò può comportare delle limitazioni delle attività dalle più semplici a quelle più complesse. Quindi, è per questo motivo che il corpo disabile non lo si guarda più come un diavolo ma come un angelo innocente e non colpevole per la sua condizione poiché come afferma la MURDACA nel suo scritto Complessità della persona con disabilità: bisogna ripensare ad una società con veri spazi di formazione per i soggetti con disabilità i quali non sono soggetti passivi di pietismo, ma sono responsabili di questa relazione quindi occorre una nuova cultura della disabilità che dovrà cogliere le disfunzioni comportamentali e cognitive e dovrà innalzare la qualità di vita dei soggetti,fondamentale risulta essere la rimodulazione del termine integrazione che dovrà considerare la persona nella sua globalità.Infine bisogna comprendere le reali condizioni di vita del soggetto,quale ruolo può assumere all’interno della società e infine quali servizi vengono erogati per i soggetti diversamente abili,quindi secondo la Murdaca bisogna abbandonare la logica dell’inserimento e dirigersi verso l’inclusione adottando l’ottica della globalità.
    Prendendo in considerazione in rapporto tra corpo e disabilità fondamentale risulta essere il valore dell’attività motoria per le persone diversamente abili, l’attività sportiva infatti, manifesta il bisogno del corpo di esprimersi.
    Attraverso la pratica sportiva la persona disabile al pari di tutti gli altri ha la possibilità di migliorare la propria coordinazione, la forza, la resistenza e impara a superare la fatica.
    Per un soggetto diversamente abile l’esatta strutturazione dello schema corporeo farà sì che il soggetto abbia una giusta collocazione di sé ne l mondo e sappia riconoscere le proprie capacità sia motorie che fisiche in relazione agli altri, attraverso lo sport il soggetto si sentirà partecipe alla vita di gruppo.
    La possibilità di recuperare il contatto con il mondo circostante rappresenta uno degli scopi più importanti dello sport per diversamente abili, lo sport così mira ad esprimere la personalità attraverso la motricità offrendo alla persona la possibilità di avere un corpo.
    Ciò è stato per OSCAR PISTORIUS atleta sud-africano che vuole partecipare alle olimpiadi pur essendo disabile ,come è dichiarato nel documento “Beyond -therapy: Biotechnology and the Pursuit of Happiness: il valore dello sport va oltre l’ottenimento del record e tanto più per l’accumulo di denaro, ma c’è qualcosa di più nello sport che ne determina la nobiltà.”
    E’ proprio attraverso il miglioramento delle prestazioni fisiche che si migliorano le attitudini spirituali, lo sport per Pistorius non è inteso solo come momento di competizione, ma soprattutto come occasione per contribuire all’abbattimento di barriere e pregiudizi nei confronti della diversità e soprattutto come momento di aggregazione e promozione socio culturale. Attraverso la figura di Pistorius possiamo analizzare anche il rapporto tra corpo, tecnologie e disabilità e in questo caso fare riferimento alle TECNOLOGIE INTEGRATIVE. Anche SIMONA ATZORI analizzata durante il laboratorio, attraverso il movimento del proprio corpo e in particolare attraverso la danza, racconta se stessa.
    Simona è semplicemente una persona ”che ama la vita, ama esprimere il suo amore attraverso la danza” è con il suo corpo che vuole comunicarci qualcosa di importante e in particolare danzando ha intenzione di abbattere quelle barriere mentali che impongono che la danza sia solo per un corpo “perfetto”.
    L’Atzori ha un rapporto sereno con il proprio corpo nonostante la sua disabilità, quest’ultimo è per lei come un dono che ha imparato ad esprimere grazie alla danza. Da ciò possiamo scorgere che l’Atzori nonostante la sua disabilità può fornire il massimo esempio di RESILIENZA, poiché è la prova vivente di chi riesce a reagire e a far fronte a situazioni di forte disagio, mediante l’attivazione di competenze individuali e di risorse interiore.
    L’Atzori è riuscita a uscire vincente da una situazione di svantaggio ha imparato a vivere la sua vita con i “piedi”, “perché i veri limiti esistono in chi ci guarda”. Dobbiamo porre attenzione a quelli che sono i limiti perché questi ultimi devono essere superati per poter giungere come afferma la Murdaca verso quella che è definita INCLUSIONE come abbiamo già affermato vi deve essere una nuova cultura di disabilità centrata sul riconoscimento della persona in evoluzione che è colta nella sua dimensione olistica, si deve procedere verso un’ INTEGRAZIONE vista come processo continuo e non un punto di arrivo, ma una ricerca di soluzioni e di strategie idonee atte a preservare i diritti acquisiti dai disabili.
    L’integrazione come processo atto ad accogliere le diverse identità ,a valorizzare le potenzialità delle persone con disabilità ,ecco perché non si DOVREBBE DEFINIRE NESSUNO PER SOTTRAZIONE(Murdaca),si dovrebbe definire il soggetto per le sue capacità e non per quello che non sa fare,perché quando parliamo di disabilità parliamo di persone ,che devono essere considerate non per ciò che possono diventare ,ma per ciò che sono:esseri unici e irripetibili.


    FONTI:NOZIONI INTRODUTTIVE (CAP 1-2-3),CORPO,TECNOLOGIE E DISABILITA(CAP 1) , Permalink: http://www.zenit.org/article-13445?l=italiana ,ARTICOLO DI FRANCESCO PERROTTA FACOLTA' DI SCIENZE MOTORIE DELL'AQUILA,PEDAGOGIA DEL CORPO DI IVANO GAMELLI.
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    Messaggio  Schiano di Cola Maria P. Sab Mag 28, 2011 6:08 pm

    CORPO ABITATO E LUOGO PERCETTIVO
    Che cosa sia il corpo è uno tra gli interrogativi che nel nostro tempo hanno fatto da fulcro a discipline legate all’uomo. Un luogo di interesse centrale per filosofi, critici, storici, sociologi, psicologi, che ha spinto allo studio della complessa e articolata dimensione corporea. Il tema del corpo è sempre stato al centro delle prassi educative nei contesti quotidiani pubblici e privati (in famiglia, nella scuola, in società) e non a caso, infatti, le concezioni sul corpo contraddistinguono fortemente la cultura e la pedagogia in ogni luogo ed epoca.
    Il corpo di cui pur molto oggi si parla è un corpo che poco si ascolta. Un corpo sempre più oggetto di attenzioni e manipolazioni quanto impossibilitato a liberare le potenzialità dei suoi linguaggi, trattati perlopiù alla stregua di semplici segnali da decodificare e controllare, da affiancare alla parola, secondo la logica riduttiva che disgiunge pensiero e corpo, percezione e azione, ragione ed emozione, comunicazione verbale e non verbale. Si intende suggerire un vero e proprio ribaltamento del modo di pensare e vivere il corpo, secondo anche la pedagogia del corpo di Gamelli.
    In quest’ottica può avere un peso di speciale significato ripensare la propria appartenenza al mondo non solo con il congegno del ragionamento, ma anche partendo dal nostro essere soggetti corporei, biologicamente connotati, con la messa in gioco delle complete emozioni portate dall’agire e dallo sperimentare. Il pensarsi come soggetto psicofisico, in cui corpo, mente e spirito sono parte indissolubile l’una all’altra.
    Tale soggetto abita, anzi è, un corpo che proprio in quanto veicolo e occasione di intenzionare, significare, relazionarsi a ciò e a chi incontra è un corpo proprio, ossia un corpo vivente, non mera organicità ma costruzione e rimando di significati.
    Il corpo, dunque, nostro limite tra pelle e aria, tra il mondo dentro e fuori di noi, è abitato, nel senso che noi abitiamo il nostro corpo e per questo non possiamo indagarlo prescindendo da noi stessi e, al tempo stesso, abitano in lui moti fisici di sangue,ossa, organi, che creano intrecci con la nostra esperienza emozionale e psichica. In questa prospettiva Gamelli afferma che le emozioni sono nel corpo e non solo nel cervello, la capacità di percepire cosa ci accade è nel corpo. Un corpo presente che si muove, reagisce e al tempo stesso provoca reazioni e emozioni. Il sé quindi, come soggettività propria che esperisce l’esistere, è un sé corporeo.
    Dobbiamo recuperare il senso di una corporeità “vissuta”: un corpo che sia, un corpo che si è, inteso come zona di confine, è possibilità di incontro tra noi e ciò che è oltre, mettendosi in gioco attraverso i sensi, l’apertura e il percorrere canali oltre la parola, gli schemi mentali precostituiti e al di là dell’idea già codificata. Un soggetto in carne ed ossa, presente e corporeo, posto in un tempo e in uno spazio, nell’incontro con l’altro, ci dà la possibilità di percepire, raccontare un qualcosa di sé, di trasformare ed essere trasformati. Ci muoviamo nell’ottica di un “intelligenza fisica” che non consiste nel possedere un corpo ma nell’essere io stesso corporeità. Parliamo di un corpo-progetto, espressione di un protendersi verso il mondo e atto a conoscere, che ci offre la possibilità del “non ancora” che caratterizza ogni momento educativo e di trasformazione.
    Ogni processo educativo si presenta come incontro situato, come esperienza aperta e progettuale, mai del tutto definibile in quanto, contrassegnata da continui cambiamenti, che consente la costruzione di una nuova visione di sé e del mondo. L’esperienza educativo-formativa propone di vivere esperienze diverse e di sperimentare la possibilità concreta di essere diverso.
    Visto come luogo identitario ed esperienziale, il corpo può essere inserito all’interno di contesti formativi in modo da consentire l’esplorazione e la riscoperta del ruolo corporeo, mediante il movimento che appare come un’occasione per sperimentare attivamente la nostra appartenenza alle leggi fisiche del mondo ma soprattutto è un’occasione per vivere, con una maggiore consapevolezza di sé e del proprio agire. Per cui nella formazione di sé, è importante la dimensione fisica del soggetto nel processo formativo perché sia considerato nella sua globalità, anche per dare vero valore alla parola.
    Da questo punto di vista parliamo, come ci è anche suggerito dallo stesso Gamelli, di educazione corporea, fisica, per vivere il corpo nei vari contesti educativi, evidenziando il valore educativo dello sport dal punto di vista di chi si trova professionalmente a confrontarsi anche con i suoi aspetti più discutibili.
    Con l’intento di dare ai giovani, e non solo, il senso della pienezza e dell’assoluta validità del loro essere qui nel mondo si pone l’accento sull’attività sportiva, vista come occasione essenziale, diremo insostituibile, di educazione e quindi di crescita umana, di atto gioioso che, mettendo in gioco le potenzialità dell’atleta nei confronti di se stesso e degli altri, gli offre la possibilità di impegnarsi nel fare sport con quell’atteggiamento di entusiasmante carica gioiosa che trasforma la fatica del provare e riprovare non in atti ripetitivi, defatiganti e frustranti, ma in momenti fruttuosi di un sano agonismo, di un sapersi mettere in gioco con se stessi e con gli altri. Questo sapere mettersi alla prova fa sì che l’attività fisico-sportiva possa assumere caratteri consapevoli e gratificanti, tramutando la competitività in occasione di sviluppo, di crescita e di superamento degli ostacoli, che porta al confronto inteso come la capacità di valutare e valutarsi. In questa prospettiva l’attività agonistica è vista come autentica forma educativa che punta al miglioramento della qualità della vita della persona, nella sua singolarità e nel suo costituirsi in gruppi.
    Muovendoci in quest’ottica un esempio significativo può essere rappresentato da Oscar Pistorius. E’ un’atleta paralimpico che a causa di una grave malformazione degli arti inferiori fu costretto all’amputazione di parte delle gambe all’età di undici mesi. Ma nonostante questa sua esperienza di vita è potuto diventare come lui stesso si è definito un grande atleta professionista, grazie all’uso di protesi in fibra di carbonio definite flex foot, piede flessibile, che gli hanno consentito di partecipare e vincere molte gare, in diversi sport. Queste protesi rientrano nella categoria delle tecnologie integrative utilizzate come completamento di un organo o di una parte del corpo mancante. Con l’uso di questo tipo di protesi Pistorius ha deciso di mettersi in gioco e mettere alla prova le proprie potenzialità con impegno e sforzo, pronto ad affrontare ogni ostacolo che gli si presentasse. E’ possibile cogliere il suo insegnamento etico nell’aver dimostrato grande dedizione nel cercare di migliorare se stesso oltrepassando quei limiti posti dal pregiudizio e quegli ostacoli che sono insormontabili solo per chi li ritiene come tali: “se credi di essere normale la gente ti tratterà come normale”.
    Relativo al tema di un’educazione corporea, oggi possiamo parlare di psicomotricità. La psicomotricità è una disciplina educativa, rieducativa e terapeutica, che si avvale del movimento corporeo come forma di educazione. E’ un’attività concreta e motoria, che si modella sul gioco spontaneo e sull’espressività dei bambini che vivono e sperimentano in prima persona azioni e relazioni. Proponendo loro stessi le situazioni di gioco, realizzano assieme allo psicomotricista uno spazio di sicurezza e di benessere.
    Lo psicomotricista ha il compito di rassicurarli ed aiutarli a prendere fiducia nelle loro personali capacità d’azione e affermazione; li accompagna a trovare o ritrovare le esperienze piacevoli proprie del movimento e a condividerle con gli altri; in questo modo i bambini potranno strutturare un’immagine di sé positiva. Il bambino deve essere considerato, rispettato e rieducato nella sua globalità, partendo dalla sua unità psicosomatica: unione della sfera mentale, corporea e affettiva o psichica, per favorire lo sviluppo armonico e evolutivo della personalità del bambino, tenendo conto delle potenzialità individuali e del livello motorio del soggetto. Mediante tale pratica psicomotoria, si riscopre il soggetto in formazione come soggetto corporeo portatore di un sapere peculiare che si esplicita e realizza anche nel movimento fisico.
    La psicomotricità può creare l’ambiente giusto, stimolante e motivante, in cui le risorse di soggetti con diverso tipo di difficoltà, possono trovare espressione ed essere sfruttate al fine dell’ottenimento di una maggiore autonomia e benessere psicofisico. Da questa percezione di maggiore efficacia di sè e dalla relazione motoria con lo psicomotricista e con i coetanei del gruppo, deriva un aumento della fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, in cui il bambino scopre nuove modalità di accettare e accettarsi, convivere e collaborare, ritrovando il desiderio di affrontare con fiducia il compito di crescere e di apprendere, base per ulteriori miglioramenti.
    Inoltre, bisogna aggiungere che la psicomotricità grazie alla sua ecletticità, si adatta bene al miglioramento dell’autonomia di persone con disabilità lieve e grave.
    La disabilità è intesa come qualsiasi limitazione o perdita e quindi incapacità, conseguente ad una menomazione, di svolgere determinate funzioni e di assolvere particolari compiti nel modo e nell’ampiezza considerati “normali” per un essere umano. Oggi parlare di disabilità può implicare un’attribuzione dispregiativa , perché tende a sottolineare un deficit, ciò che manca rispetto ad un presunto standard medio ed indica che quel soggetto è disabile, ossia non abile in qualcosa, indica un individuo al quale mancano una o più competenze, senza considerare quelle che sono le sue abilità.
    Per questo è stato introdotto il termine diversabilità per riconoscere il valore della persona nella sua umanità che possiede una sua identità. Tale termine ha un contenuto positivo e propositivo perché mette in evidenza l’essere diversamente abile di una persona con deficit che possiede abilità diverse dagli altri, da scoprire, far emergere e potenziare.
    Come suggerisce Anna Maria Murdaca, nel testo “Complessità della persona e disabilità”, la ricostruzione di una nuova cultura della disabilità adottando l’ottica della globalità e quindi, attenta non soltanto al funzionamento, al comportamento e a quello che il soggetto “disabile” non sa fare o non ha, ma centrata sul riconoscimento della persona in evoluzione e considerata nella sua dimensione olistica, con l’obiettivo di valorizzare la persona umana nel rispetto delle differenze, intese come una risorsa. In sintesi, Murdaca afferma che non si dovrebbe definire nessuno per sottrazione perché si tratta di persone che si contraddistinguono per capacità specifiche e personali di sentire, di fare e di agire.
    Per quanto riguarda la relazione educativa al disabile, l’educatore deve prendere in considerazione la diversa situazione e mettere in atto programmi specifici per far emergere le doti del disabile. Bisogna portare il “disabile”, attraverso questi percorsi, su un piano di pari opportunità con i normodotati. Non mettere in luce le “mancanze” ma evidenziare le potenzialità, le doti e le capacità di una persona. Occorre una certa sensibilità, oltre a considerare i suoi bisogni, le sue capacità, si devono conoscere i tratti caratteriali e altri fattori che potrebbero essere d’intralcio per il pieno sviluppo del bambino, affinché la relazione educativa possa dare esiti positivi.
    La relazione educativa è un complesso legame che si forma tra docente e discente e si costruisce giorno per giorno e che produce apprendimento, attraverso una profonda interconnessione che porta alla costruzione delle conoscenze basata sull’incontro e lo scambio, partecipazione e alleanza e non deve essere contrassegnata da una disparità di potere, affinché possa essere trasmesso qualcosa di positivo nella relazione che si instaura. In una buona relazione educativa si devono creare una serie di situazioni che possano mettere il soggetto che si ha di fronte a proprio agio, creando un rapporto alla pari, in modo tale da consentire la libertà di esprimere le proprie idee e confrontarsi liberamente con gli altri, sulla base di un rispetto reciproco, al fine di promuovere un arricchimento reciproco e un rapporto di fiducia e stima tra l’educatore e l’educando.
    L’educazione non può prescindere dalla relazione, infatti ogni relazione o incontro umano è educativo in quanto è portatore di significati, valori o anche opinioni che assumono un peso educativo per chi li riceve. In una qualsiasi relazione tra due o più persone avviene uno scambio dove si dà ma si riceve anche qualcosa, si realizza un prendere e dare in sincronia e per questo risulta educativa, a prescindere se si tratti di un’esperienza positiva o negativa. La relazione educativa è sempre una relazione che coinvolge e segna entrambe le persone. Ognuno di noi, in ogni età e in ogni fase è stato educatore di qualcun altro, di un fratello maggiore o minore, di un amico, di un figlio, di un genitore o magari di un perfetto sconosciuto, perché tutti possono insegnare e tutti possono imparare.
    La relazione educativa si connota entropaticamente come incontro, come una particolare situazione comunicativa tra corpi che si sviluppa sul piano non verbale. Un corpo che racconta noi stessi, la nostra storia: narra il riso ed il pianto, che io sia piccolo o adulto. Il riconoscimento dell’altro si intreccia con la dimensione corporea: un corpo che rivela se stesso all’altro e anche a me con messaggi corporei, consapevoli o no, attraverso una fisicità che diventa comunicazione nei gesti, negli sguardi, nella qualità dei movimenti, nella rigidità o rilassatezza della posizione corporea.
    Da questo punto di vista il lavoro corporeo non è più unicamente atto muscolare ma significativa opportunità di comunicazione. Il movimento non è mai unicamente esterno o esteriore ma dobbiamo essere consapevoli che il muoversi, il camminare, il danzare, non sono mai soltanto spostamenti fisici, ma possibilità mentali di costruzioni di senso, nuovo conferimento di significato, possibilità di trasmissione e comunicazione.
    A questo proposito ricordiamo la frase emblematica di Isadora Duncan, profonda innovatrice della danza del Novecento: “se fossi in grado di dire a parole ciò che rappresento con la danza, non avrei mai danzato”.
    Esemplare il modello di vita quotidiano di Simonetta Atzori, mancante degli arti superiori del corpo. Lei, una ballerina ed una pittrice, che esprime se stessa e il proprio talento mediante “l’arte del camminare”, dimostra di voler vivere pienamente ogni giorno con un sorriso, accettando questa parte di sé come naturale e ringraziando Dio per averla creata così “come Simona doveva essere”. Queste, le sue parole, fanno comprendere che lei non si è arresa e mai lo farà perché vuole dimostrare di essere felice per quello che ha e vuole abbattere quei limiti “che esistono solo in chi ci guarda”, insegnandoci che non esiste alcun limite nell’esprimere il proprio sé. Simonetta Atzori ,per questa sua grande volontà e forza interiore che si esprime nella gioia di vivere, può rappresentare un significativo esempio di resilienza.
    In psicologia la resilienza può essere definita come la capacità dell’individuo di far fronte e di reagire in maniera positiva in situazioni di forte disagio o di fronte ad eventi traumatici ed avversivi, mediante l’attivazione di competenze individuali e di risorse interiori. Questa prospettiva consente alla persona di trasformare il suo ruolo sociale, da vittima a soggetto attivo, con idee, azioni e suoi progetti di vita.


    Fonti:
    “Pedagogia del corpo” di Ivano Gamelli
    testo “Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità” capitolo 3; cap. 2 par 4; cap. 1 par 3;
    testo “Corpo, tecnologie disabilità” capitolo 1 par 1-2;
    testo “Pedagogia della devianza. Fondamenti, ambiti, interventi;
    http://www.fijlkamlottapuglia.it/anno2008/sul territorio/sams/tesine/Tesine Noia /Carella giuseppe montessori e psicomotricita.pdf
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 7 Empty Re: SINTESI ULTIMO ESERCIZIO

    Messaggio  coppola umberta Dom Mag 29, 2011 12:29 pm

    salve prof.ssa io ho deciso di portare il corpo: analizzo come è cambiato il modo di concepirlo dal 900 ad oggi:
    la strumentalizzazione del corpo della donna da parte dei mass media;
    la corporeità per il disabile;
    Va bene??
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    Messaggio  coppola umberta Lun Mag 30, 2011 10:00 am

    Oggi si assiste ad una fase di ritrovato interesse per il corpo. Esso nella storia del '900 è stato al centro di molte teorie tal volta contrastanti.
    La filosofia occidentale considerava il corpo "carcere e corpo della psiche".
    Platone elabora una visione del corpo diviso tra corpo e anima: il corpo è considerato sia uno strumento necessario per svolgere le azioni, ma allo stesso tempo è considerato un' ostacolo.
    La religione è stata in grado da sempre di influenzare le norme relative al corpo, sia per quanto riguarda il modo di concepirlo, sia per quanto riguarda il modo più consono di presentarlo.
    La religione cristiana apposto il corpo al centro della propria dottrina in bilico tra due ordini quello divino e quello terreno.
    Essa a differenza della filosofia, non attua una discriminazione del corpo in quanto sostiene che le cose visibili sono creazioni divine allo stesso modo di quelle invisibili. Tuttavia questa tradizione inserisce la propria visione unitaria all'interno di un dualismo cosmico che contrappone la vita alla morte, il bene e il male, la castità al peccato…
    Quindi il '900 può essere considerato il secolo "dell' Essere".
    Oggi invece conta molto di più l'apparire: l'ideale di riferimento è quello "corpo perfetto", considerato l'unico modo per emergere e affermarsi. Il corpo perfetto corrisponde ad una forma corporea più angolare, un tempo invece il modello di fisico attraente corrispondeva al corpo materno. A risentire di tali modelli è soprattutto il corpo femminile, ciò è dovuto anche dai messaggi errati inviateci dai mass-media che hanno favorito la comunicazione per immagine.
    Per i media l'unico obiettivo per una donna deve essere la bellezza, la magrezza è cruciale per raggiungere il successo e il benessere, il grasso dimostra di essere deboli. La cultura ad immagine nelle donne si confonde con quella della bellezza, a sua volta essa è associata all'idea che la donna abbia il dovere di coltivarla.
    Giovinezza e bellezza sono le caratteristiche che una donna oggi deve avere se vuole continuare a restare in televisione. Chi non riesce a rientrare in questi canoni si sente umiliato e di conseguenza disprezza il proprio corpo.
    Oggi tuttavia con lo sviluppo delle biotecnologie è possibile ricorrere a delle manipolazioni estetiche. Remaury dice che siamo diretti verso una corsa alla perfezione, abbiamo un triplice obbiettivo: giovinezza - bellezza - salute.
    IL CORPO TRASFIGURATO deve ascendere alla perfezione tramite i progressi della scienza
    IL CORPO ESATTO deve raggiungere la perfezione tramite la scienza e altre discipline, corrisponde al modello dominante
    IL CORPO LIBERATO dalla malattia, dalla magrezza e dalla pressione dell'essere giovani.
    Lapovetsky nel libro "la terza donna" espone la teoria della maturità positiva della donna. Da questa teoria emerge una donna che controlla e gestisce la propria immagine all'interno della variegata offerta dei modelli sociali. Tuttavia questa teoria presenta un limite che consiste nella convinzione che la donna debba necessariamente identificarsi in quei determinati modelli. Un corpo può considerarsi libero quando si svincola dalle minacce esterne.

    Un'esperienza di corporeità altrettanto difficile e complessa, se pur determinata da ragioni assolutamente diverse, è quella che riguarda il corpo investito dalla disabilità. Il corpo del disabile, è per antonomasia il luogo dei pregiudizi, di paura e di isolamento. Spesso è un corpo da cui fuggire perché sconosciuto e quindi difficilmente comprensibile attraverso la comune lente interpretativa di una società che attribuisce enorme valore agli aspetti estetici ed edonistici della corporeità.
    Appare evidente, allora, che le persone affette da deficit risultino completamente esclusi in quanto il loro corpo difficilmente potrà raggiungere gli standard richiesti dalla cultura corporea contemporanea. In genere la disabilità coincide sempre con la malattia quindi appare impensabile che un corpo malato possa muoversi, se no addirittura far parte del mondo dello spettacolo.
    Per disabilità si intende qualsiasi limitazione o perdita conseguente a menomazione della capacità di compiere attività ritenute normali per la sopravviveznza.
    Tuttavia non si dovrebbe definire nessuno per sottrazione, perché si tratta di persone, e si caratterizzano per capacità e non per quello che non sanno fare, parlando di disabilità si parla comunque di persone che hanno la capacità di sentire, di fare, di agire, nel suo modo specifico e personale.
    Il termine diversabilità mette in risalto che si tratta di una persona che ha, oltre che una disabilità, anche delle abilità diverse dagli altri.
    Diverso non è necessariamente una persona affetta da deficit, ma ci si domanda chi siamo noi per giudicare che una persona è diversa?!? Diversa da chi?!? Che cos'è diverso? Che cos'è normale?

    …" Tu sei una persona diversa, che vuole essere uguale. E questo, dal mio punto di vista, è considerato una malattia grave. " … - Paulo Coelho -

    FONTI:
    Articolo corpo culturale;
    Testo "Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità" cap 5 - 1
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    mariarosariacacciapuoti


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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 7 Empty Argomento n°10:deformazioni.

    Messaggio  mariarosariacacciapuoti Lun Mag 30, 2011 10:26 am

    Sintesi del laboratorio che tratterò il giorno 1/06/2011

    Tra mente e corpo: opulenza delle immagini

    Medicina: La chirurgia plastica,connessa con la chirurgia estetica, si propone di rimediare o corregere malformazioni somatiche o lesioni organiche,dovute a ferite o malattie..Lo scopo è di riportare alla normalità non solo l'aspetto,ma anche la funzione.

    Ma cosa succede quando la chirurgia entra a far parte della vita dell'uomo anche laddove non ve ne sia esigenza?Foucault dice: la struttura sociale manipola e costruisce corpi <normali> e socializzati,cioè docili e <ri>produttivi..il fattore fondamentale dei nostri tempi è la biotecnologia.
    Rosi Braidotti propone "tecnocorpo",cioè un soggetto umano incarnato,che è strutturalmente interconnesso a elementi tecnologici.Il computer e tutte le altre forme di tecnologie,sono intese come protesi; la Braidotti parla di: CORPI LEGGIBILI-identificati in base a criteri di appartenenza identitaria, e CORPI ILLEGIBILI-che sfugge a tale riconoscimento della società.Le comunità virtuali si originano nella fisicità,e alla fisicità devono tornare.
    Ecco che si comincia a parlare di "transumano","postumano" e "mostruosità": con Transumano intendiamo il movimento intellettuale e culturale che si basa sull'idea che l'essere umano non è il prodotto finale della nostra evoluzione,ma solo l'inizio.Ritengono che con l'accelerazione del progresso tecnologico e dell'esplorazione scientifica,siamo in procinto di iniziare una nuova fase nella storia dell'umanità.Tra i segni del transumano troviamo : -impianti corporali,-androginia,-riproduzione asessuale e identità dispersa;
    con Postumano intendiamo : il discente di un essere umano che è stato incrementato fino al punto di non essere piu' un essere umano.Una volta raggiunto comporta capacità intellettuali e fisiche superiori a quelle normali.L'idea è quella di controllare emozioni,e di arginare sensazioni fastidiose quali noia e stanchezza;
    con Mostruosità,o Corpi deformi intendiamo: l'antitesi alla normalità.L'anomalo è una figura abietta.Somoglianza e differenza sono essenziali,mentre i segni distintivi e le differenziazioni non sono gli attributi sessuali ma organi e morfologia.
    Probabilmente la causa di tale dispersine dietro il virtuale,o la plasticità,è dovuta dal continuo bombardamento di immagini e perfezione portato dai mass media,i quali sembrano essi stessi confusi tra i limiti ideali di fantasia e realtà e che ci spingono non solo a parlare del necessario ricorso a tecnologie,o chirurgie,ma a vivere collocati dentro il cosìdetto ibrido tecnologico,che è la contaminazione tra naturale e artificiale,e non si sa piu' a questo punto se si deve parlare di cyborg in relazione all'uomo,o al computer.
    Talvolta le tecnologie spingono l'uomo a voler superare se stessi,anche se questo significa andare oltre i confini dell'umano: ricordiamo in tal senso il caso Orlan e la Cyber-Art,che parte dall'idea che il corpo è obsoleto e che bisogna estendere i suoi limiti attraverso la tecnologia,ibridando organico e inorganico.Orlan ha reinventato il suo corpo,ed ha invitato l'umanità a ripensare il corpo,l'immagine che si desidera dare al proprio sé.Ritorna Rosi Braidotti e il suo quesito,che non è piu' "chi siamo"? ma "chi vogliamo diventare"?.Dunque si lavora sull'immaginario,lo si manipola,lo si trasforma,lo si crea ex-novo.Si parte allora da un'espropriazione della propria condizioni di esseri umani,per cercare di arrivare a trovare se stessi nelle tecnologie.A tal proposito,le tecnologie integrative,estensive ed invasive completano e arricchiscono il quadro teorico,pratico,socio-tecnologico del panorama attuale che riguarda le connessioni tra corpo,tecnologie,e laddove è necessario,disabilità.

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    Maria Vittoria Ricciola


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    Messaggio  Maria Vittoria Ricciola Lun Mag 30, 2011 3:50 pm

    Salve professoressa, ho deciso di portare per l'esame del 01/06/2011, il laboratorio "Deformazioni" e in particolare "Alimentazione e mass media". Tratterò dei seguenti argomenti:
    -Di come si è voluto modificare il corpo umano nel corso dei secoli, delle varie manipolazioni di esso, non solo di tipo genetico (ibrido), ma anche di tipo medico (chirurgia plastica), dietetico (moda), neurologico (mass media), i quali hanno cambiato radicalmente l'idea di corpo.
    -Di come è cambiato il concetto di bellezza o di mostruosità nelle varie epoche.
    -Di come i mass media influenzino il modo di pensare e di agire dei giovani.
    -Della continua lotta soprattutto femminile per avere un "corpo perfetto".
    -Infine di come il "corpo" di relaziona con la "tecnologia".
    Spero che vada bene.


    Ultima modifica di Maria Vittoria Ricciola il Lun Mag 30, 2011 8:43 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio  veronica spinosa Lun Mag 30, 2011 5:38 pm

    Salve Professoressa, per il preapello del 15 Giugno ho deciso di partire dall'argomento: Immagini del corpo perfetto: sfumature...Inizierò dando un quadro generale di come nasce L'idea di perfezione estetica tra le nuove generazioni, quali fonti d'informazione propagano quest'ideale di bellezza che và ad esaltare la magrezza come moda, nonchè motivo di accettazione e di integrazione nel sociale, elencando le dovute ripercussioni psicologiche e sottolineando la perdita del valore di un corpo in carne, accogliente e materno. Qui credo che mi collegherò al laboratorio in cui venivano posto una notevole riflessione su l'immagine di un' opera d'arte ossia, La venere di Willendorf con un corpo rotondo e materno parecchio in contrasto con l'idela del nuovo femminile estetico... Proseguerò con l'approfondimento del Disprezzo del corpo, della difficoltà d'accettazione e di valorizzazione del proprio aspetto fisico così com'è, e a questo punto mi è sembrato importante introdurre il concetto di Resilienza anche in questa circostanza di diversità che conduce il soggetto in questione ad emarginarsi dalla propria vita sociale... Quindi, Resilienza come capacità di reagire, di superare situazioni dolorose e di disagio mediante l'attivazione di competenze proprie e di risorse individuali! Proseguirò collegandomi alle tecnologie integrative come miglioramento del corpo, quindi delle protesi estetiche riconoscendo validità e differenza a quelle utilizzate per altri fini come le integrative utilizzate per sostituire e completare un organo del corpo o una parte del corpo mancante e quindi necessarie per realizzare il 100% della funzionalità di un corpo!Ovviamente qui darà accenni al caso di Pistorius e al laboratorio tratto proprio dalla sua esperienza... In fine specificherò brevemente le fondamentali differenze e connessioni cn le tecnologie estensive e invasive... Sperò davvero che questa sintesi le abbia fornito un quadro esaustivo del mio lavoro e altrettanto spero sia abbastanza completo...
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 7 Empty percorso!!!

    Messaggio  rossella bonito Lun Mag 30, 2011 8:10 pm

    Gent. Professoressa l’argomento su cui mi sono prenotata è il numero 3:”Corpo abitato e luogo percettivo”.
    • Noi,fatti di corpo(abili e disabili);
    • Murdaca:”Cervello-Mente-Corpo”;
    • Gamelli:”Pedagogia del corpo” ;
    • Corpo in “fieri”.
    Durante questo lungo percorso abbiamo molto ragionato sulla condizione del disabile,sulle esperienze di individui che a tutti gli effetti possono essere considerati degli invincibili,dei resilienti!!!
    Gli autistici,i down,l’Atzori,Pistorius,Adele,Baudy,il protagonista del film Avatar,Barbara,Edward,le modelle sempre più “Twiggy” che appaiono sulle riviste,John … sono soltanto alcuni dei numerosi tipi umani che abbiamo incontrato e che incontreremo ancora nel corso della nostra vita.
    Quando penso a loro e alla loro disabilità non posso non meditare sul fatto che io ,come loro ,siamo prima di tutto un corpo e che attraverso di esso riusciamo a estrinsecare il nostro mondo interiore e a relazionarci l’un l’altro.
    Ora è palese che tra me e loro ci sia una differenza ma il fatto che le mie funzioni,le mie strutture siano intatte ,inalterate rende il mio corpo più corpo???
    Insomma il ruolo del loro corpo solo perché un pò difettoso è meno efficiente???
    Penso che sia abbastanza palese la risposta,ma nonostante tutto ritengo che sia il caso di spiegare che al di là delle menomazioni ,al di là del deficit l’uomo è e resta prima di tutto il suo corpo,dal momento che lo coinvolge in tutto ciò che fa.
    Attraverso il corpo,infatti,l’uomo vive,conosce,comunica(con gesti,sguardi,espressioni del volto),trasforma il mondo,si rapporta con Dio …
    L’uomo insomma abita il suo corpo come dice Gamelli ,ma è in grado ,riprendendo Cartesio, anche di distinguersi da esso.
    Dunque non sembra sussistere alla luce di quanto detto fin ora nessuna differenza tra corpo sano e corpo malato,per questo diventa necessario,superare questa sterile dicotomia che da millenni caratterizza la mentalità di noi occidentali e sostituirla con quella sicuramente più efficiente e conferme alla liquidità della società in cui viviamo dell’”aistanomai”,cioè l’epistemologia legata alla percezione mediata dai sensi.
    E’ necessario educare ad abitare e non solo occupare il nostro corpo,immergendoci nel mondo naturale in tutti i sensi e con tutti i sensi!!!
    Mente-Cervello e Corpo sono parti indissolubili ,come ci insegna Anna Maria Murdaca,e solo attraverso l’interazione tra azione ,movimento e coordinamento corporeo è possibile consentire la costruzione della soggettività dell’individuo.
    Secondo Ponty inoltre esso gioca un ruolo importantissimo dato che viene considerato a tutti gli effetti un vero e proprio “collante” tra la dimensione affettiva ,quella fisica e quella simbolica!!!
    Quindi ancora una volta bisogna abbandonare la convinzione che soma e psiche siano due entità ben distinte solo perché caratterizzate da strutture differenti e seguire l’idea tipica del monismo secondo la quale l’uomo deve essere colto nella sua globalità.

    E se per Murdaca la motricità risulta essere una importante opportunità offerta al soggetto disabile affinché impari a credere nelle sue potenzialità riconoscendole e potenziandole, anche per Ivano Gamelli lo sport risulta essere uno strumento straordinario che permette di stimolare il corpo e integrare le sue funzioni.
    L’autore invita alla riscoperta del ruolo del corpo all’interno del processo formativo, e nella prima parte del testo “Pedagogia del corpo” sottolinea l’importanza di mettere in gioco i sensi per permettere al soggetto di riflettere sul suo ego e sulla sua dimensione sociale; nella seconda parte invece si concentra sul ruolo dell’educatore (in particolar modo quello motorio), che garantisce attraverso la pratica sportiva una nuova visione del corpo.
    Nella società odierna le immagini enfatizzano sempre di più l’attenzione al corpo ;le riviste ,la Tv,internet,cartelloni pubblicitari,le farmacie,non fanno altro che farci sentire imperfetti,brutti ed è allora inevitabile che scatti una vera e propria ossessione per il corpo che ci porta a mettere in essere qualsiasi comportamento pur di raggiungere il tanto agognato obiettivo.
    Il corpo inadeguato ,è obsoleto per dirla alla Sterlac, manchevole citando Gehlen,è luogo di peccato e calderone di pulsioni per seguire la religione cristiana , è caduco,è difettoso e in quanto tale va riparato o addirittura sostituito e alla svelta!!!
    E così nei casi più miti si fa ricorso alla chirurgia estetica ma si rischia addirittura di arrivare a una vera e propria estremizzazione che porta alla creazione di un organismo “nuovo” ,in cui la fusione tra organico e artificiale viene vista come necessaria previa la sopravvivenza.
    Il corpo è immerso nell’esperienza e in quanto esposto risulta continuamente emozionato ,turbato,toccato ,trasformato, invaso ,violato, infranto …
    Esso, dunque, viene modificato dalle tecnologie stesse ; e se all’inizio l’uomo era loro artifex ora esse implodono nell’individuo stesso,trasformando e mettendo in discussione la sua identità e il suo modus vivendi.
    L’idea di corpo ,dunque , è cambiata in seguito alle recenti manipolazione della materia in campo genetico ,medico ,estetico, a tal punto che oggi siamo qui a chiederci se sia ancora possibile parlare di uomini dato che il confine tra naturale e artificiale diventa sempre più labile ma soprattutto cosa succederà quando in un futuro non troppo lontano il corpo diventerà sintetico o assumerà la forma di informazione pura!!!

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