DEFORMAZIONI DEL CORPO NELL’ARTE.
Prima di parlare della BELLEZZA e delle sue sfumature, è necessario considerare la parte opposta del bello, ossia il mostruoso.
Secondo l’opinione di REMO BODEI, il Brutto è sempre stato considerato l’ombra del bello, il falso, il cattivo, una mancanza.
Per comprendere il DEFORME, bisogna recuperare l’idea di Brutto, in particolare nell’Arte. Nella tradizione greca, per Platone e Plotino, il Brutto era il non-essere, per Policleto al Brutto mancavano le giuste proporzioni.
Nell’Arte Gotica, la curva principale era quella del bacino, i seni erano ridotti ed era evidente una sproporzione tra la parte superiore ed inferiore del corpo.
L’ideale della femminilità Greco-Romano, valorizzava le curve dei fianchi e le proporzioni tra le parti superiori ed inferiori del corpo.
L’immagine che ho scelto di commentare nel laboratorio 13bis Arte e Disabilità, è la VENERE DI WILLENDORF, anche nota come DONNA DI WILLENDORF.
Si tratta di una statuetta di pietra calcarea oolitica di 11 cm d’altezza, raffigurante una donna ed è una delle più famose veneri paloelitiche.
Attualmente, si trova al Naturhistorisches Museum di Vienna ed è databile tra 40.000 e 15.000 a.C.
La statuetta è stata rinvenuta nel 1908 dall’Archeologo Josef Szombathy.
E’ stata dipinta in ocra rossa, le forme sono molto esagerate e nell’insieme ha un aspetto molto solido, massiccio.
Da alcuni archeologi è stata considerata l’immagine dell’obesità.
Tra gli esempi artistici recenti di Deformazioni del corpo, ho preso in esame l’esuberante abbondanza delle forme di FERNANDO BOTERO, nell’opera “LA BALLERINA”.
Nel quadro, emerge l’obesità e la leggiadria della postura, creando un divertente contrasto.
Tale contrasto, sta alla base della dicotomia bellezza interiore/esteriore.
La predilizione per le linee tondeggianti abbinate al cromatismo accattivante e gradevole gli consente la resa pittorica di un mondo incantato e sospeso.
I soggetti paffutelli boteriani, sono dunque il frutto della sua personale tecnica, dello studio sulle rotondità dei volumi, ma il risultato è un inno involontario al realismo artistico di un essere umano in sovrappeso, una sfida ai canoni convenzionali di bellezza, in una società consumistica basata sull’apparire di persone belle e perfette.
Ciò che colpisce di Botero è che la bellezza per lui è un qualcosa che va oltre, sta dentro e non si ferma all’aspetto fisico.
Nell’Arte Moderna si scopre che la bellezza, non era misurabile : il Brutto cominciava ad essere recepito come qualcosa che esisteva in natura.
Tutta l’Arte Moderna produceva opere in cui dominava la Deformazione delle figure, le dissonanze, in cui il brutto era diventato la vera bellezza, poiché il bello non produceva nessuna emozione bellezza estetica.
La Deformazione del corpo, è anche oggetto di studio psicoanalitico sull’evoluzione storica delle forme e deformazioni del corpo umano nella storia dell’arte, dei costumi, e del design.
Un programma originale, è il Progetto Morf-Art, che si occupava di prevenire i disturbi alimentari e i sintomi corporei, di analizzare le influenze tra società, correnti artistiche, forme del corpo e degli oggetti di design nella storia.
Il programma studia le affinità tra l’arte informale e la clinica dell’informale e le evoluzioni della rappresentazione del corpo femminile nella storia dell’arte e artisti e avanguardie con le loro deformazioni geometriche.
ROSI BRAIDOTTI, collega il corpo a qualcosa di immateriale.
In particolare, durante il corso di Women’s Studies “Eros and Pathos del 2005”, ella presenta il cibo da diverse prospettive: il cibo come gioia, come piacere e il cibo come disordine alimentare, che determina problemi col proprio corpo, come anoressia e bulimia, il cibo come peccato, come affari e infine il cibo come droga(mangiare fino a morire, ingozzarsi).
Il problema contemporaneo, BRAIDOTTI lo attribuisce al cibo visto come consumo, a causa dell’estrema opulenza delle immagini, che si riferiscono a super modelle di cartelloni pubblicitari mediatici.
Il problema che riscontra Braidotti è che nei due lati del mondo si muore per la stessa malattia: la fame, per mancanza o per eccesso.
Dunque si mette in contrasto la ricca salute dell’Occidente, e la parte povera del mondo che muore di fame.
In Italia i mass media sono caratterizzati da un grande controsenso: da un lato essi intendono ovviare alle cattive abitudini alimentari, in particolare l’obesità, l’anoressia, la bulimia; dall’altro canto sono proprio i mass media, che attraverso le loro campagne pubblicitarie promuovono la nascita di queste patologie.
A tal proposito, la figura del Mediatore facendosi portavoce di una cultura nuova e multimediale, deve aiutare gli utenti a gestire e distinguere le due realtà, soprattutto perché, oggi la realtà virtuale influenza fortemente la percezione di sé nel reale.
La televisione, fornisce un’informazione alimentare scorretta e i telespettatori sono portati a provare gli stessi cibi consigliati in televisione, non rendendosi conto che la realtà è ben diversa.
A tal proposito, KARL POPPER, nel 1994 nel testo “CATTIVA MAESTRA TELEVISIONE”, metteva in evidenza l’esigenza di una patente per fare televisione e di una mediazione adulto/bambino nel filtrare i contenuti.
Oggi gli adolescenti vengono percepiti talvolta, come soggetti passivi di fronte alle notizie ascoltate in televisione e altre come attenti intercettatori di modelli comportamentali e di stili di vita, che progressivamente influenzano i ragazzi e li portano a conformarsi ai loro simili.
Il rischio più preoccupante, è che il rapporto con i media e la comunicazione tecnologica, li renda sempre più incapaci di relazionarsi direttamente agli altri e ad isolarsi nel rapporto con l’altro.
Con i mezzi tecnologici e l’educazione multimediale, oggi è possibile allargare il concetto di educazione a tutte le forme di comunicazione, con la cosiddetta “Media Literacy”, che rappresenta un nuovo modo di considerare l’educazione come capacità di comunicare in modo competente attraverso tutte le forme multimediali.
La cosiddetta dieta mediale , deve insegnare che l’uso della televisione e di altri mezzi di comunicazione, non è un modo per riempire il tempo libero ma esistono anche altre interessanti attività da svolgere.
I genitori hanno un ruolo fondamentale in questo percorso, poiché la co-visione, aiuta i bambini e adolescenti nella decodifica dei messaggi stereotipati.
Le modelle che compaiono sui giornali e i personaggi dello spettacolo forniscono modelli estetici spesso irrealizzabili per la maggior parte della popolazione.
La magrezza e il rigido controllo del peso vengono apertamente “glorificati”; mentre la corposità è svilita sempre come non salutare, immorale ed esteticamente brutta.
I mass media: da un lato diffondono l’idea che un corpo femminile è bello soltanto quando si presenta magro; dall’altro la lotta al grasso giudicato come brutto e sbagliato è costante, creando un vero e proprio fenomeno di stigmatizzazione.
Il corpo perfetto è diventato così l’ideale di riferimento e un modo per emergere nella vita.
Inoltre è necessario insegnare ai giovani ad avere un giusto rapporto con il cibo per poi aiutarli a correggere le loro errate abitudini alimentari.
I media illudono le persone che sia possibile, con un po’ di volontà, raggiungere il “feroce” ideale di magrezza che impongono.
Quindi si ritiene che i media siano costruttori della realtà sociale, in grado di orientare l’opinione pubblica sull’idea di maschile e femminile, favorendo così la comunicazione per immagine.
Le donne cercano di raggiungere i seguenti canoni trasmessi dalla televisione:
la bellezza è il principale obiettivo nella vita di una donna;
la magrezza è cruciale per raggiungere il successo ed il benessere;
l’immagine è sostanziale e le donne sono consapevoli del proprio corpo, al quale sono indissolubilmente legate;
il “grasso” dimostra di essere donne deboli;
una donna “volitiva” e “vincente” può rinnovarsi e trasformarsi attraverso la moda, la dieta e l’esercizio fisico.
L’attuale ideale socio-culturale, promuove accanto alla magrezza modelli contrapposti come seni voluminosi nella donna e muscoli molto pronunciati nell’uomo.
In tal modo, il conflitto tra le proposte dei mass media e la fisiologia porta inevitabilmente sempre più donne ad essere insoddisfatte della propria immagine corporea.
In passato, il modello fisico attraente coincideva con un fisico predisposto alla maternità, ma con gli anni si è osservata la preferenza per una forma corporea angolare.
Il 70% delle ragazze della scuola media superiore, ritiene che le riviste di moda siano un’importante informazione per la forma fisica e la bellezza anche se trasmettono messaggi negativi.
Occorre quindi scoraggiare i media ad usare modelle e attrici che sono considerate in sottopeso. Ciò giocherebbe un ruolo importante nella riduzione dei disturbi dell’alimentazione.
McLuhan, sociologo canadese e grande studioso dei mezzi di comunicazione di massa, propose una interpretazione visionaria degli effetti prodotti dalla comunicazione.(laboratorio 12.Tecnologie Estensive)
Il primo lavoro è “LA GALASSIA DI GUTENBERG”, nel quale si sottolinea per la prima volta l’importanza dei mass media nella nostra storia.
Secondo la sua ipotesi, il mezzo tecnologico, che determina i caratteri strutturali della comunicazione produce effetti pervasivi sull’immaginario collettivo.
È importante studiare i media non tanto in base ai contenuti che veicolano, ma in base ai criteri strutturali con cui organizzano la comunicazione.
McLuhan, è un esponente della SCUOLA DI TORONTO, il cui presupposto di base, è che lo studio dei media e delle tecnologie debba restare ancorato all’analisi dei sensi.
In altre parole, la mediazione tecnologica, viene osservata a partire dall’impatto percettivo dei media, che si connotano come artefatti cognitivi.
I media non sono né buoni, né cattivi, né neutri, piuttosto sono un’interfaccia attiva tra gli uomini ed il loro ambiente, modellano le dinamiche percettive, che permettono di conoscere il mondo e specificano le relazioni all’interno della società.
Per la prima volta con McLuhan, si è scelto di osservare i media dall’interno, partendo dall’analisi della loro natura profonda.
Precisamente, egli vuole comprendere non quali effetti producono i media, ma come questi effetti si producono all’interno della rete comunicativa in cui si collocano gli artefatti, quindi si focalizza sull’osservatore che con gli artefatti si relaziona al mondo.
Da ciò deriva che la mediazione, investe non solo l’analisi dell’ambiente mediatico, ma le sue rappresentazioni individuali e sociali.
La frase più nota del suo pensiero è : “IL MEDIUM E’ IL MESSAGGIO”
Da ciò ne deriva che qualsiasi tecnologia costituisce un medium, nel senso che è un’estensione ed un potenziamento delle facoltà umane, e genera un messaggio che retroagisce con i messaggi dei media già esistenti con un dato momento storico, rendendo complesso l’ambiente sociale, per cui è necessario valutare l’impatto dei media in termini di implicazioni sociologiche e psicologiche.
Egli osserva che ogni medium ha caratteristiche che coinvolgono gli spettatori in modi diversi e introduce la classificazione dei media in caldi e freddi.
“FREDDI”sono i media che hanno una bassa definizione che quindi richiedono un’alta partecipazione dell’utente, in modo che egli possa “RIEMPIRE” e “COMPLETARE” le informazioni non trasmesse.
“CALDI”sono i media caratterizzati da un’alta definizione e da una scarsa partecipazione, però sembra che cada in contraddizione nel definire caldo e freddo, nel caso della scrittura, che prima la definisce fredda e poi calda ed esplosiva.
McLuhan, non pone alcuna differenza tra Tecnologia e Media, così come tra Hardware e Software, quindi oltre a sottolineare una stretta interdipendenza , attribuisce alle Tecnologie una funzione di mediazione e ai Media il potere formativo e costruttivo, proprio delle tecnologie.
La Conoscenza non è definita un meccanismo mentale astratto, ma è intesa come un’Azione situata e strettamente dipendente dalla corporeità.
La cognizione, è considerata come un’azione incarnata e situata, cioè frutto di un compatto mente /corpo, che agisce in un particolare ambiente e i meccanismi cognitivi, vengono considerati in funzione della chiusura operativa dell’individuo, per il quale conoscere non significa rappresentare un mondo pre-esistente, ma specificare una realtà.
Dunque, Conoscenza è Enazione, cioè produzione di un mondo attraverso il processo stesso del vivere.
Nel pensiero di McLuhan, è evidente l’idea di conoscenza incarnata, ma non è esplicito e questo può essere il motivo che ha portato l’autore a descrivere la natura dei media come penetrante e pervasiva, ad un’unitarietà degli effetti degli artefatti sul corpo e l’omologazione delle rappresentazione dei comportamenti individuali.
McLuhan parte dalla componente corporea del rapporto conoscitivo che gli uomini instaurano con l’ambiente, ma finisce per associare ad ogni medium un preciso effetto percettivo, concludendo che gli artefatti strutturano l’esperienza e determinano una rappresentazione predefinita del mondo.
Da questa prospettiva, gli artefatti non esercitano effetti sui meccanismi conoscitivi, ma investono la conoscenza tout a court.
In un altro lavoro “GLI STRUMENTI DEL COMUNICARE”, egli dichiara che ogni invenzione o tecnologia è un estensione del nostro corpo, per il fatto che determina nuovi rapporti, e ha descritto l’adattamento degli artefatti come un processo automatico.
Si comprende, quindi che gli artefatti agiscono direttamente sugli uomini.
Egli, ribadisce come l’avvento della scrittura abbia esteso la vista e, indebolito il tatto, l’udito e, in generale tutti sensi.
La scrittura, ha generato un impatto tale da permettere la separazione dell’esperienza esterna da quella interiore, ha fornito agli uomini i mezzi per reprimere i propri sentimenti ed emozioni quando sono impegnati in un’azione.
McLuhan, vuole studiare l’impatto dei media, che si specifica come una perturbazione alla quale l’individuo reagisce, modificando in modo imprevedibile se stesso e le proprie abitudini cognitive.
Da ciò, è evidente che le Tecnologie innescano un effetto.
È possibile avanzare la proposta di una nuova metafora, riprendendo O. Longo, il quale spiega la reazione degli individui alle Tecnologie come un graduale processo di Assuefazione equivalente all’apprendimento.
Riassumendo: l’idea di una perturbazione, che innesca un effetto a cui può seguire un processo di assuefazione, suggerisce che gli strumenti non modificano direttamente il corpo, ma il corpo si modifica adattandosi agli strumenti.
Il Medium, è inserito in una catena co- evolutiva, in cui non solo vengono determinati contenuti oggetti e relazioni, ma si genera il dominio di esistenza degli uomini inteso come quello spazio cognitivo e relazionale, in cui un individuo mantenendo la propria organizzazione, interagisce con l’ambiente e vi si adatta, specificando il proprio conoscere.
COME E’ POSSIBILE OSSERVARE LA COMUNICAZIONE MEDIATA SUL PIANO SOCIALE?
McLuhan, utilizza la Metafora della Figura e dello Sfondo, per spiegare il rapporto tra Artefatti e Descrizioni: le Figure sono elementi di un ambiente e divengono aree di Attenzione emergendo da uno sfondo.
Le Tecnologie, incidono sul rapporto figura/sfondo, perché condizionano le modalità di prestare attenzione, aggiungendo particolari domini descrittivi della realtà.
Tutti i media, hanno facilitato l’isolamento delle figure dallo sfondo di riferimento.
Qualsiasi Tecnologia, secondo lui, può essere rapportata a particolari scenari descrittivi e sociali.
È sempre possibile individuare una correlazione lineare tra Mediazione Tecnologica, descrizione del mondo e struttura della società.
In questo modo, viene messa in ombra la capacità della società di selezionare fra gli orizzonti di possibilità, offerti dall’Evoluzione Tecnologica, la società viene trattata come un’entità informe e facilmente plasmabile.
Le quattro Leggi dei Media applicabili a qualsiasi artefatto sono: ESTENSIONE, CHIUSURA, RECUPERO, CAPOVOLGIMENTO.
Sono principi che formano una struttura a Tetrade, costituita per la comprensione del campo delle Relazioni che genera un Medium.
Dunque possiamo concludere che la realtà sociale, non è univoca e non corrisponde direttamente al campo di relazioni generato da un artefatto, ma evolve in maniera ricorsiva e contingente a seconda dei rapporti circolare e complessi che si instaurano con la Tecnica e la sua Rappresentazione.
Il “VILLAGGIO GLOBALE”, oltre che un testo è anche un metaforico ossimoro che McLuhan usa per indicare come, con l’evoluzione dei mezzi di comunicazione, le comunicazioni sono diventate in tempo reale anche a grande distanza e, come il mondo sia diventato piccolo assumendo comportamenti tipici di un villaggio.
Egli afferma che la tecnologia elettronica è diventata estensione dei nostri sensi a partire dalla vista e dall’udito, inoltre nuove forme di comunicazione, soprattutto la radio e la televisione, hanno trasformato il globo in uno spazio fisicamente più contratto e dove l’informazione arriva istantaneamente.
La formazione di una comunità globale ampia, incoraggia lo sviluppo di nuove forme di coinvolgimento.
Inoltre, è globale anche la comunità, in cui tutti sono interconnessi in uno spazio, anche se virtuale.
L’intensa Artificializzazione dell’ambiente da parte dell’uomo, accelerata dall’invasione invisibile delle nuove tecnologie, sembra modificare la stessa natura umana.
Kerckhove, invece non avverte come un pericolo l’eccesso di informazione mediatica, perché secondo lui il nostro cervello, è capace di gestire tutte le informazioni.
Egli ritiene che il villaggio globale di McLuhan è superato, poiché siamo diventati tutti individui globali, in riferimento alla psicologia, allo stato mentale e alla nostra percezione.
Come McLuhan ha affermato precedentemente: “I MEDIA CI VIOLENTANO COMPLETAMENTE”, ho ritenuto opportuno parlare del caso di Twiggi.
Negli anni 60, appare per la prima volta il “volto” di “TWIGGY”(legnetto), modella, attrice e cantante londinese, nota per la sua figura magra da preadolescente.
Diventa famosa a 17 anni con la pubblicità che lanciava l’immagine della minigonna.
In realtà, il Ruolo dei Media è apparso evidente in uno studio prospettico fatto sulle isole Fiji, in quanto prima della comparsa della televisione non c’erano particolari attenzioni al peso e alla propria immagine corporea; mentre con la comparsa della televisione sono nati anche i disturbi legati all’immagine corporea.
I Disturbi del Comportamento Alimentare sono caratterizzati da atteggiamenti che vanno dal rifiuto del cibo ad abbuffate e nella ricerca di un corpo perfetto sempre più spesso si fa ricorso a diete dimagranti drastiche che insieme all’insoddisfazione del proprio corpo e il controllo ossessivo del peso possono sfociare in disturbi come l’Anoressia e la Bulimia. L’età maggiormente a rischio si colloca tra i 15 e i 25 anni.
Il Cibo viene considerato cultura quando si consuma e da ciò si presuppone che il consumo, è un’azione dotata di senso e una componente fondamentale della cultura materiale ed interazione sociale.
La Cultura dell’Immagine nelle Donne, si confonde con quelle di bellezza; quindi l’idea di bellezza è associata all’idea che la donna abbia il dovere di coltivarla ma i canoni di bellezza sono suggeriti, persuasi ed imposti dalla società.
Diverse indagini, hanno dimostrato che oggi prevale l’idea di corpo-macchina, ossia l’idea di associare al corpo umano, in particolare quello della donna, le stesse caratteristiche delle macchine, in rapporto alla produzione di calore ed energia del corpo.
FATEMA MERNISSI , osserva che la società occidentale è vittima della taglia 42, ritenuta perfetta per eccellenza e le donne che non si adeguano si sentono umiliate.
Un testo di Scheffer del 1990 “ WHAT IS THE BEAUTY?NEW DEFINITIONS FROM THE FASCION VANGUARD”, è volto ad evidenziare nuove definizioni di bellezza che rispecchiano le donne bianche, magre e famose.
Le manipolazioni del corpo non riguardano solo la genetica ma sono anche di tipo genetico, chirurgico, dietetico che hanno cambiato radicalmente l’idea di corpo.
Remaury, nel " IL GENTIL SESSO DEBOLE" afferma che siamo orientati verso una corsa alla perfezione che prevede il raggiungimento di un triplice obiettivo: giovinezza, bellezza, salute.
Nelle rappresentazioni della femminilità, la bellezza è associata all’idea che la donna abbia il dovere di coltivarla, quindi il miglioramento fisico ed estetico è l’adempimento dei suoi bisogni, imposti, persuasi e suggeriti dalla società stessa.
Il corpo trasfigurato, è legato all’immagine della perfezione corporea, in pratica il corpo deve ascendere faticosamente la scala della perfezione grazie ai progressi della scienza, ritenuto modello dominante.
Il "corpo liberato" di cui ne parla Lipovetsky, è libero dalla malattia, dal peso e dal tempo.
Lipovetsky nel suo libro, la “ Terza Donna” afferma che la donna ha raggiunto una fase positiva della cultura della bellezza, basata sull’apparente acquisizione di grazia.
La Teoria della Maturità Positiva della donna vede la donna come colei che controlla e gestisce la propria immagine all’interno di una moltitudine di modelli sociali, tra i quali sceglie quello che le è più congeniale.
Il limite della Maturità Positiva, è la convinzione che la donna si identifichi necessariamente in quei modelli, poiché l’obiettivo che si prefigge, è la conquista dell’eterna giovinezza apparente.
La magrezza non è solo bellezza ma viene vista anche coma il deforme, dal momento che le modelle anoressiche rappresentano un prototipo di bello che diventa mostruoso. Un esempio, è la modella Kate Moss, con un corpo deformato per difetto, quindi eccessivamente magro, lontano dal canone della maternità.
Si parla di femminile mancante, deformante e dalle forme disumane che può essere assimilato al mostruoso che incarna la patologia; infatti l’immagine di questa donna impone la malattia come modello estetico.
ROSI BRAIDOTTI in “MADRI, MOSTRI E MACCHINE” si sofferma sulla descrizione del corpo femminile, e in particolare ci sono dei saggi che esplicano tale concetto.
Ella afferma che come esistono delle differenze tra razza, colore della pelle ecc… esistono delle visioni differenti del femminismo.
Ciò che accomuna tutte le diversità, è la distanza di quei corpi dalla normalità, la loro parvenza mostruosa, l’essere deformi alla norma che rappresenta il grado zero della mostruosità.
Braidotti critica il “divenire donna” di Deleuze; in quanto nella prospettiva di Deleuze , il divenire donna è semplicemente il divenire altro e non riguarda le donne; invece per Braidotti è solo il segno di trasformazioni in atto e consiglia un’ asimmetria tra sessi, mettendo in evidenza la differenza.
Il concetto di asimmetria tra i sessi, indica che esiste una differenza tra uomini e donne nella scrittura, nel pensiero e nell’atteggiamento verso la politica e la storia.
La donna nell’immaginario maschile diventa come qualcosa di orribile, è mostro e madre contemporaneamente.
A partire da questa visione Braidotti propone alle donne di incarnare anche la macchina, ridefinendo sia le tecnologie attuali che l’immaginario che le sostiene.
Creare un legame tra il corpo e le tecnologie è un rischio e non dà alle donne la certezza di uscire vincitrici da questa sfida.
MA CHI SONO I MOSTRI?
Essi rappresentano l’intermedio, l’ambivalente, l’ibrido.
La teratologia, come scienza, è un esempio paradigmatico dei modi in cui la razionalità scientifica ha trattato le differenze di tipo corporeo.
Il mostro è l’incarnazione della differenza, è un deviante, un anormale, un’anomalia ed è abnorme.
Attraverso la decostruzione e la ricostruzione del grado zero della nostra visione di normalità, mostruosità e diversità, possiamo comprendere che, a seconda del contesto e della cultura , possiamo trovarci ad affrontare uno degli ambiti citati sopra e con la stessa abilità dobbiamo cercare di comprendere l’essere umano nella sua complessità e nella sua dissonanza.
Oggi si parla spesso di “normalità”, soprattutto a proposito della disabilità e della diversità.
Di qui mi voglio collegare al testo “NOZIONI INTRODUTTIVE”.
In particolare, è possibile collegare il concetto di deforme anche alla figura del Disabile.
Il Disabile, è una persona che è impossibilitata a svolgere le normali attività della vita quotidiana; un individuo affetto da disfunzioni motorie e/o cognitive e i suoi disagi sociali possono influenzare anche la sua sfera psicologica; una persona caratterizzata dalla mancanza di una o più abilità oppure dal diverso funzionamento di una o più abilità.
Il termine disabile, però dichiara solamente che ad un individuo mancano una o più competenze, senza considerare che egli possiede anche delle abilità, quindi può assumere anche un valore dispreggiativo.
Il Disabile viene etichettato come il diverso, il deforme, fa addirittura paura… verso di lui proviamo vergogna, compassione, imbarazzo e spesso ci voltiamo dall’altra parte.
La “DIVERSITA’”, porta alla categorizzazione, cioè la nostra società tende alla collocazione di certe persone in determinate categorie; in tal modo la Condizione di Disabilità diventa il fattore identificante l’intera persona, che non viene riconosciuta nella sua interezza, ma in uno dei suoi aspetti esistenziali.
Questi meccanismi di Esclusione e di Svalutazione della persona, portano il soggetto che vive tale situazione ad interiorizzare sentimenti di inferiorità e di inadeguatezza che possono portare all’autosvalutazione e all’autoesclusione.
Il Disabile è colui che la società etichetta come tale, perché ha degli schemi mentali fisici e comportamentali difformi dalla “NORMALITA’”.
Diverso può essere la persona non necessariamente affetta da menomazione fisica o psichica ma che si distingue dagli altri per le sue caratteristiche, per le sue cosiddette etichette… Una persona è diversa per lingua, cultura, costume, religione ecc…
Il Sentimento di Diversità, si accompagna solitamente alla sensazione spiacevole di essere ALTRO, di non appartenere pienamente al proprio gruppo di riferimento, di scarso adeguamento al contesto sociale.
È pur vero che ogni individuo possiede delle caratteristiche peculiari che lo contraddistinguono come un Essere Unico ed Irripetibile; ma ciò purtroppo, non accade con Disabilità; in quanto spesso i ragazzi con Disabilità sono invisibili.
Appare opportuno concludere affermando che la Disabilità non è un mondo a parte ma una parte del mondo.
Fonti:
Floriana Briganti, NOZIONI INTRODUTTIVE DI PEDAGOGIA DELLA DISABILITA’ le potenzialità della Resilienza.( Cap5) edizioni MANNA.
Floriana Briganti, CORPO TECNOLOGIE E DISABILITA’ le tecnologie integrative, invasive ed estensive.(Cap 2 par.1) edizioni MANNA.
Articolo “ LA MEDIAZIONE TECNOLOGICA OLTRE MCLUHAN”. Artefatti, individui, descrizioni del sociale. Di GIULIA Caramaschi. (Area docente De Sanctis)