Stefania Lamberti Lun Apr 11, 2011 12:56 pm
GRUPPO COMPOSTO DA: Teresa Memoli, Valeria Grande ed io
Tra le varie immagini mostrate dalla professoressa durante il laboratorio abbiamo scelto la foto della campagna di Oliviero Toscani ‘No anorexia’ e la foto che ritraeva l’attrice Sofia Loren e la modella Kate Moss, due ideali di bellezza molto diversi, espressione di due epoche storiche differenti. L’immagine scattata da Oliviero Toscani, in cui viene ritratta la modella Isabelle Caro negli ultimi mesi della sua malattia, ha catturato la nostra attenzione stamattina ma anche quando troneggiava su numerosi cartelloni pubblicitari. Purtroppo la vicenda ha avuto un epilogo tragico: Isabelle infatti è morta, uccisa dal suo stesso desiderio di perfezione. Quello che ci risulta incomprensibile è capire come una ragazza molto bella, come appunto era Isabelle prima di diventare anoressica, possa arrivare a morire di fame fino a trasformarsi in uno scheletro. L’anoressia è uno dei mali della nostra epoca ma anche in un recente passato erano molte le vittime di questa malattia: sono in tanti a ritenere che Santa Caterina da Siena, la martire che praticava estenuanti digiuni, sia stata in realtà anoressica. Ed anche Santa Caterina si lasciò morire di fame. (Anni fa mi è capitato di assistere ad uno spettacolo teatrale molto interessante e di intervistare la scrittrice Dacia Maraini che, da autrice della piece, associava i digiuni della Santa all’anoressia). Oggi il grasso è entrato a far parte della nostra società in maniera così invasiva da diventare oggetto di studi antropologici: alcuni studiosi americani infatti hanno sottolineato la diffusione del cosiddetto ‘fat talk’ o ‘discorso sul grasso’: tra le chiacchiere che le adolescenti, americane e non solo, si scambiano durante i loro incontri il grasso ha infatti assunto un ruolo predominante. Le diete, la palestra, le nuove tecniche chirurgiche e l’attenzione al proprio peso corporeo sono tra gli argomenti prediletti dalle giovani donne, al punto che anche le ragazze magre, per non sentirsi escluse dal gruppo delle amiche, fingono di preoccuparsi del loro aspetto fisico. Anche i genitori, spesso, trasmettono ai propri figli un atteggiamento che denota un’ eccessiva attenzione al proprio corpo, al punto che qualche chilo di troppo può trasformarsi in una vera e propria ossessione. Tornando agli studi antropologici, è molto interessante rilevare come, in altre culture, la magrezza non sia sinonimo di bellezza: le donne africane, infatti, ritengono che la bellezza sia legata ad alcuni aspetti del carattere, come la dolcezza o la disponibilità. Oltre a variare da cultura a cultura, l’ideale di bellezza muta anche con il mutare delle epoche storiche: dalla donna rinascimentale, dalle forme morbide e naturali (come ad esempio la Venere ritratta nel celebre quadro di Botticelli) si è passati all’innaturalità di seni enormi e bocche siliconate (basta fare cinque minuti di zapping per accorgersi di quante bellezze innaturali popolino ormai i salotti televisivi) fino all’eccessiva magrezza di modelle quindicenni che si nutrono solo di frutta e insalata ed abusano di lassativi. La campagna pubblicitaria di Oliviero Toscani per Nolita, nata per scuotere l’opinione pubblica e mostrare a quali gravissime conseguenze può portare l’anoressia, suscitò molte polemiche perché furono in molti a ritenere che le foto di Isabelle avrebbero potuto stimolare desideri di emulazione in chi le avesse viste. Noi crediamo, al contrario, che far vedere a cosa può portare la rinuncia del cibo sia invece di aiuto: un conto è voler perdere qualche chilo, altro è ridursi ad uno scheletro. Le nostre parole, che possono apparire semplicistiche, tengono in realtà conto dell’enorme colpa che il mondo dei media in generale e della moda in particolare hanno sull’incidenza dei distrurbi alimentari tra le giovanissime e non solo. Nonostante i numerosi proclami, infatti, gli stilisti continuano a scegliere per le loro sfilate modelle taglia 38 e la strada per emularle passa necessariamente attraverso la rinuncia del cibo. E’ curioso anche sottolineare che le donne, oggi, si sottopongono a diete da fame e si riferiscono ad un’ideale di bellezza che non è condiviso dall’altro sesso. Infatti, se chiediamo ad un qualunque uomo, sia esso nostro padre o il nostro ragazzo, chi è la sua attrice preferita, ci accorgiamo che gli uomini prediligono, solitamente, donne dalle forme morbide, con tutte le curve al posto giusto. Quindi, stando ad una analisi superficiale che non ha nessuna pretesa sociologica, pare che la magrezza interessi di più agli stilisti ed al loro entourage che agli uomini comuni. Inoltre va sottolineato che l'anoressia, rispetto a quanto erroneamente si è portati a credere, colpisce anche gli uomini. Il cibo, all’interno delle patologie legate ai disordini alimentari, assume un alto valore simbolico: controllando la quantità di cibo che si ingerisce si ha infatti l’illusione di riuscire a controllare le proprie emozioni. Attraverso la rinuncia al cibo, rinunciamo simbolicamente alle sorprese che la vita ci offre e quindi rinunciamo a vivere. Può sembrare una conclusione banale ma per innamorarsi di sé stessi è necessario prendersi in cura, bisogna imparare ad ascoltarsi, prestare attenzione ai bisogni che abitano in ognuno di noi, lasciar parlare quella parte segreta che abita l'animo di ogni uomo ed ogni donna e lasciarla libera di esprimersi, di vivere. Quando una persona ha un mondo interiore vasto, ricco di esperienze personali e condivise, ascoltarla parlare è molto bello e difficilmente ci soffermeremo a pensare se è grassa o magra ma saremo trasportati dalle sue parole in un luogo che non conosciamo: il mondo personalissimo di chi ci sta accanto.
bene è proprio questo il modo di lavorare a questo esercizio.........
complimenti al gruppo.la docente