Pedagogia della disabilità 2010-11

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Pedagogia della disabilità 2010-11

Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti a.a. 2010-11 periodo marzo-maggio 2011


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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 3 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  Viviana Parascandolo Ven Apr 01, 2011 11:22 am

    Vorrei condividere con voi questo dialogo tra un educatore penitenziario e la società:

    Educatore: Perché credi poco nella rieducazione? Perché tendi ad investire quasi esclusivamente nella sicurezza intesa come repressione?
    Società: La sensazione comune aleggiante e radicata tra i miei consociati è che “rieducazione” e “sicurezza” siano due realtà agli antipodi e si debba, di conseguenza, optare per l’una o per l’altra. È palese che sia maggiormente avvertito il bisogno di sicurezza: in questo “aut aut”, una scelta elimina l’altra.
    Educatore: La visione che tu esprimi è distorta e non corrisponde alla realtà.
    Sicurezza e trattamento possono e devono essere concepite come due diverse, ma complementari, modalità di gestione della realtà carceraria, strettamente collegate tra loro, tanto da diventare inscindibili.
    A ben guardare si tratta di due facce di un busto bifronte, che non sono antitetiche, bensì si compensano e si completano nella loro necessaria compresenza.
    Già: perché nessuna reale sicurezza può essere garantita senza aver attuato un programma di rieducazione nei confronti dei detenuti; così come nessun intervento rieducativo può essere validamente programmato e messo in atto, se non è accompagnato da elementi di sicurezza.
    Società: Mi sfugge qualcosa…
    Logica impone che qualunque persona colpevole di un reato, poiché mina le basi di una pacifica convivenza, debba essere rinchiusa in un luogo ristretto.
    Non ritieni, forse, che tale soluzione sia necessaria e sufficiente a ripristinare l’ordine violato e garantire la sicurezza?
    Educatore: Necessaria probabilmente si; sufficiente certamente no.
    Se la tua azione si limita all’allontanamento del deviante, lo stato di isolamento e la conseguente inettitudine dello stesso a scopo contenitivo, non sortiscono altro effetto che quello di spostare nel tempo la sua azione delittuosa, procrastinando, ma al contempo rinsaldando, la formazione della sua carriera criminale.
    Ogni qualvolta i tuoi rappresentanti politici scelgono la soluzione coercitivo-punitiva, optano per la via più semplice da attuare sul piano pragmatico e che paga di più anche a livello elettorale; ma sottovalutano un rischio inevitabile: quello di utilizzare il carcere esclusivamente come contenitore di patologie sociali, mettendo dentro tutti coloro che risultano fastidiosi e pericolosi agli occhi della società, in nome di una “pseudo - sicurezza” sterile ed irraggiungibile, perché costantemente minata dal “rischio” di recidiva, che, alle condizioni anzidette, si trasformerà inevitabilmente in “certezza”.
    Società: E allora che cosa si può fare per scongiurare il pericolo della recidiva e garantire la sicurezza?
    Educatore: Si deve investire nella rieducazione, elemento necessario ed ineliminabile, poichè essa svolge un ruolo di (ri)costruzione e (ri)determinazione dell’essere umano, contro le spinte sociali massificanti e contenitive.
    Il criminale deve essere supportato in quel percorso che lo condurrà alla presa di coscienza delle scelte compiute. Grazie all’aiuto dell’educatore in particolare e di tutti gli operatori penitenziari in generale, il reo può diventare artista e artefice della propria esistenza: il trattamento rieducativo deve favorire lo sviluppo del senso di responsabilità nel delinquente, di modo che egli si faccia carico, senza giustificazioni, del male compiuto e della colpa derivatane.
    La presa di coscienza da parte del reo della propria responsabilità è “conditio sine qua non” dell’opera di risocializzazione dello stesso.
    Società: Ma ad opera di chi avviene questo trattamento rieducativo?
    Educatore: Affinché esso sia validamente e proficuamente attuato, è necessaria la compartecipazione di tutti gli operatori sociali: in particolare, funzioni custodiali e attività rieducative si intrecciano continuamente nel percorso risocializzante.
    Sicurezza e trattamento possono e devono coesistere, grazie al lavoro e all’atteggiamento di apertura degli operatori appartenenti a ciascuna delle due aree, che svolgono la loro professione con dedizione, coscienza, abnegazione e senso pratico.
    Società: E io posso favorire questo processo?
    Educatore: Non solo puoi favorirlo, ma devi parteciparvi attivamente. La comunità carceraria e quella esterna sono due facce della stessa medaglia: la società civile deve aprirsi al carcere, affinchè esso diventi un’istituzione sociale. È necessario un dialogo attivo e costante tra realtà carceraria e società esterna, per la cui realizzazione bisogna che quest’ultima sia aperta al cambiamento del reo e disponibile a riconoscerlo anzitutto come persona.
    Il dialogo e il bisogno di comunicare del reo è avvertito come “antidoto” alla solitudine che scaturisce dall’isolamento, dall’abbandono e dalla mancanza di riconoscimento: l’educatore è il tramite tra il detenuto e la società esterna.
    Società: In conclusione, tu affermi che la responsabilità maggiore nel raggiungimento a lungo termine della sicurezza, è imputabile a me medesima?
    Educatore: Proprio così!
    Fino a quando continuerai a considerare l’istituto penitenziario come mero contenitore della devianza, anziché come luogo in cui il ristretto – seppure nel riconoscimento e nell’appropriazione della sua responsabilità – possa trovare offerte e stimoli al cambiamento, per ridisegnare la propria vita al di fuori degli schemi dell’antisocialità e del crimine; fino a quando non acquisirai questa “forma mentis”, non potrai garantire agli appartenenti alla tua comunità, alcuna sicurezza duratura.


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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 3 Empty educatore in carcere 31/03/2011

    Messaggio  Annamaria d'avino Ven Apr 01, 2011 11:39 am

    Oggi durante il laboratorio ci è stata fatta sentire la testimonianza di CATERINA un'educatrice del carcere di rebibbia.è stato interessante ascoltare dalla sua voce con quanta passione si dedica a quelle persone,che per un motivo o per un'altro hanno commesso dei reati e per questo sono finiti in carcere.Ero a conoscenza delle condizioni precarie in cui vivono i detenuti nelle carceri italiane,ma non ero assolutamente a conoscenza di come potesse essere la vita li dentro per un disabile,quello che per noi sembra una sciocchezza per loro è fondamentale;ma allora qui puo esserci una domanda:hanno commesso dei reati e devono pure essere trattati con i guanti???,bhè secondo il mio punto di vista il ruolo dell'educatore è molto difficile,in particolare quello nell'ambito del carcere,ci si ritrova davanti persone che hanno commesso cose che vanno al di fuori della nostra etica che sono lontani dalla nostra ottica,ebbene si l'educatore deve andare oltre ogni pregiudizio oltre ogni etichettamento,condivido l'idea di caterina di non essere a conoscenza del reato commesso,come ci ricorda Makarenko è molto più difficile rieducare che educare,detta da lui che è vissuto con ragazzi delinquenti è fondamentale. il LAVORO CHE SVOLGE QUOTIDIANAMANTE CATERINA CON QUEI RAGAZZI è IMPORTANTE,SOPRATUTTO è IMPORTANTE CHE QUESTI VENGANO REINSERITI NELLA Società,e che seppur nel loro cammino incontreranno sempre chi li guarderà con disprezzo possano viversi la vita il piu "normale"possibile.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 3 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  alessiacarannante Ven Apr 01, 2011 11:51 am

    Il racconto di Caterina ,sulla quale si fonda la sua esperienza sul carcere di Rebibbia,mi ha colpito tanto in quanto ci ha detto cose veramente che mi hanno lasciata senza parole,soprattutto riguardo l'organizzazione del carcere in cui c'è l'assenza di oggetti di primaria importanza (sapone,carta igienica,asciugamani etc.etc.)che appunto fanno notare come ci sia assenza di umanità e di rispetto verso gli altri .La cosa più triste è proprio che comunque il carcere non riceve solo disabilità,ma appunto in mancanza di oggetti primari provoca disabilità.In questo caso la figura di "educatore"sta proprio nel rieducare,e nell'insegnare al soggetto,a rispettare e vivere legalmente ,ma ciò non vuol dire che il soggetto non debba essere rispettato nella sua dignità di essere umano.La stessa cosa,forse ancor più di notevole importanza,è per i disabili ,che dalle immagini viste durante il laboratorio,sono costretti a restare in cella su un letto,poichè vi è la forte presenza di barriere architettoniche,e questo risulta essere veramente vergognoso.Credo che il carcere debba essere visto,si come un luogo dove si deve pagare il reato commesso,ma di certo non in questo modo,che secondo me non fa altro che continuare a far crescere sempre più l'illegalità,la violenza ,in quanto non si è trattati come esseri umani,bensì come bestie e quindi i "detenuti"una volta usciti dal carcere continueranno magari per la loro strada,poichè non sono stati "rieducati"per niente.Il problema infine è che le leggi ci sono,ma non vengono applicate.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 3 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  mario montella Ven Apr 01, 2011 11:57 am

    Sono pienamente d'accordo con l'esperienza di Caterina, bisogna ridare assolutamente la dignità ai detenuti, poichè continuando noi ad ignorare queste loro richieste-esigenze, tendiamo a rifiutare e senza renderci conto anche a schiacciare completamente costoro, che, avendo gia una precedente abitudine nel violare la legge, insisteranno nel non rispetto delle regole, anzi ancor di più, cadranno nel disprezzo di esse...
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    Messaggio  Borriello Mariaelena Ven Apr 01, 2011 12:59 pm

    Il racconto di Caterina,educatrice del carcere di Rebibbia, mi ha lasciato davvero senza parole:del suo racconto mi ha colpito soprattutto il fatto che i detenuti non abbiano beni di prima necessità,non pensavo che nn potessero avere oggetti personali.Penso che 2 rotoli di carta igienica al mese e poco altro non rispettino l'essere umano in quanto tale.Anche se sono detenuti,persone che abbiano commesso errori,devono essere trattati come persone normali,fornendogli tutto ciò di cui abbiamo bisogno,senza alcuna distinzione.Durante il racconto ci sono state mostrate immagini che riguardano anche barriere architettoniche per disabili:porte troppo piccole e strette attraverso le quali un disabile non riuscirebbe mai a passare se non con l'aiuto di altri!Naturalmente il problema varia a seconda del carcere ,ma spero vivamente che la situazione possa migliorare e il tutto possa avvantaggiare la vita rimanente dei detenuti.
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    Messaggio  Gina Losapio Ven Apr 01, 2011 1:00 pm

    L'intervento di Caterina ieri è stato a dir poso fantastico! Abbiamo discusso, scambiato opinioni e nello stesso tempo appreso ancor maggiormente qual'è il ruolo di un educatore. L'educatore deve tendere una mano laddove una qualsiasi persona ha bisogno di un aiuto, inoltre, in un ambito di disabilità abbiamo riscontrato l'impossibilità di riuscire a "sopravvivere" in luoghi come il carcere. Ambiente nel quale per un disabile ( ma come abbiamo visto lo stesso discorso vale anche per i "normodotati") è difficilissimo riuscire a compiere anche la più semplice delle operazioni, come lo scendere dal letto, lavarsi i denti, lavarsi ecc... è stato un intervento che mi ha spinto a far qualcosa fin da subito, iniziare a muovere i miei primi passi e fare le mie prime esperienze lavorative.
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    Messaggio  Paola Pignatelli Ven Apr 01, 2011 1:03 pm

    L' educatrice Caterina ci ha descritto la sua esperienza nel carcere di Rebibbia a Roma questo carcere è diviso in varie parti: tossico dipendenti, reparto femminile e reparto alcolisti. I detenuti di questo carcere hanno poche ore per stare all' aperto e questo è un problema per le persone disabili che non possono uscire perchè vi sono delle scale e quindi sono costretti a rimanere nelle propie celle. La situazione nelle celle è disagiata lo abbiamoa anke visto attraverso delle slide. I detenuti non hanno beni di prima necessità ( spazzolini , dentifricio, asciugamani ) e sono costretti ad adattarsi. Non mi sembra un trattamento giusto perchè anche se sono delle persone che hanno sbagliato sono comunque esseri umani che nel carcere dovrebbero esseri aiutati a diventare migliori!!!
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    Messaggio  martina Ven Apr 01, 2011 1:15 pm

    L'intervento di Caterina della sua esperienza di educatrice-volontaria in carecere a Rebibbia presso Roma è stata fondamentale per il mio percorso,da prmettere che entrare nei carceri è uno dei miei sogni infatti parlando con loro ci hanno consigliato che sarebbe preferibile iniziare come volontarie scrvendoci a queste associazioni per stare a contatto diretto con queste persone che hanno commesso reati,sta proprio a noi riuscire a correggerli e aiutarli a crecere a dare loro una nuova educazione.Tendono ad agire in modo sbagliato perchè il più delle volte non hanno famiglie solide alle spalle.Per questo non sono daccordo sul fatto che queste persone se hanno sbagliato la devono pagare a tutti i costi,per me già stanno pagando stando in carecre vivendo in condizioni pietose e disumane,allora dico che se noi futute educatrice la pensiamo in questo modo è intile intraprendere questo percorso dato che non saremmo d'aiuto.Non critico ma penso che sia così!Cosa di fondamentale importanza è saper relazionzionarsi con loro dato che gli educatori sono gli unici ad avere dialogo e gli unici ad ascoltare le loro disabilità,oltre agli agenti che la maggior parte delle volte fanno abuso di potere.Quindi trattare queste persone come bestie e lasciarle morire come è accaduto a persone in sovrappeso persone malate è assurdo,perchè non bisogna dimenticare che loro prima di essere definiti come detenuti sono essere umani e non è giusto creare in loro repressione e paure.Sono rimasta allibita nel vedere immagini di alcuni carceri che erano davvero in situazioni degradanti.Purtroppo è la pura realtà di come queste persone vivono per giorni mesi e anni.
    L'educatore per questo viene visto come amico come confidente dove si raccontano le proprie emozioni...
    Martina Cesario


    Ultima modifica di martina il Ven Apr 01, 2011 3:35 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio  arato andrea carmine Ven Apr 01, 2011 1:15 pm

    In aula ho ascoltato parole di alcune ragazze dalle quali mi dissocio e altre alle quali mi associo.Io credo che in famiglia si ha la prima educazione e che quindi i nostri primi educatori sono proprio i ostri genitori.Di certo noi siamo gli ultimi che possiamo giudicare le persone disabili soprattutto e in particolare il motivo del loro gesto che ha portato alla carcerazione e soprattutto non possiamo giudicare solo per quello che vediamo o ascoltiamo in tv;dato che io penso che non conosciamo la vita di un carcerato disabile,com'è,quello che subisce,ii problemi che affronta,gli ostacoli che supera perchè esperienze come queste si possono solo capire se si vivono in prima persona o al massimo se si è parenti di questa persona.
    Caterina ci ha parlato delle varie problematiche che in carcere i disabili affrontano giorno per giorno e una sua frase che mi ha colpito e mi è piaciuta molto è quella quando ha detto:"io quando lavoro e mi prendo cura del ragazzo con problematiche,per svolgere al meglio il mio lavoro non gli chiedo il motivo della sua detenzione,altrimenti sarei condizionata".Questo suo pensiero mi ha emozionato troppo perchè mi ha fatto capire che come Caterina,noi in futuro possiamo essere d'aiuto a ragazzi che davvero hanno bisogno della nostra rieducazione per migliorare,magari,la loro condizione o la loro posizione sociale,nonostante i tanti rischi e a prescindere da ciò che hanno fatto.In quel momento dovremmo pensare solo ad AIUTARLO,senza giudicarlo,ma solo porgergli la nostra mano sorridendogli.
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    Messaggio  Borriello Mariaelena Ven Apr 01, 2011 1:17 pm

    Il racconto di Caterina,educatrice del carcere di Rebibbia,mi ha lasciato senza parole:non pensavo che l'essere umano potesse arrivare a ciò.Prima di ascoltare Caterina non sapevo come si svolgesse la vita in carcere e penso che 2 rotoli di carta igienica e poco altro non rispettino l'essere l'umano in quanto tale.Anche se sono persone che hanno commesso dei reati,hanno sbagliato,non penso che debbano essere trattati in modo diverso dagli altri.Abbiamo anche visto delle immagini riguardanti le barriere architettoniche per disabili in carcere:pote troppo piccole e strette affinchè i disabili possano passarci se non con l'aiuto degli altri.Naturalmente la situazione varia a seconda del carcere ma spero vivamente che le cose possano cambiare per il rispetto dell'essere umano!
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    Messaggio  StefaniaPerna Ven Apr 01, 2011 1:32 pm

    L’ art. 27 della nostra Costituzione sancisce che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” .
    Ancora ….
    L’art.1 della Legge 354/75 relativa all’Ordinamento Penitenziario reca il titolo “Trattamento e Rieducazione” e stabilisce che il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità, assicurare il rispetto della dignità della persona e deve tendere alla rieducazione e al reinserimento sociale del reo”.
    Ebbene questo ci dicono le leggi … questo impariamo. Così crediamo che funzionino le cose, a volte … o meglio, forse un po’ ci speriamo.
    L’educatore in carcere era un tema non nuovo … ne avevo affrontato qualche aspetto … seppur in maniera estremamente teorica, ma non ne nascondo un leggero fascino.
    Poi oggi ha preso il microfono Caterina. La sua esperienza nel carcere di Rebibbia, la sua rabbia e la sua commozione. È stato emozionante …
    Ci ha mostrato le foto di alcune celle e ha aggiunto alcune “postille” così tanto in disaccordo con quei principi costituzionali di cui tanto l’Italia va fiera …. Insomma .. dov’è realmente il rispetto per la dignità umana? … sono forse bestie !?… relitti di uomini lasciati a sé … tra mura putrescenti … a scontare la loro pena … privati di tutto … perché hanno “SBAGLIATO” ??!
    Che la realtà carceraria non fosse un luogo di “rose e fiori” non è del tutto un mistero … si è parlato tanto di abusi di potere, di violenze sessuali, maltrattamenti,suicidi … ma poi non so fino a che punto dall’esterno si possa realmente sapere come funzionano le cose lì dentro.
    Qualche tempo fa ero su un treno diretta a casa di mia madre e accanto a me si sedette un uomo dal volto provato … nessuno lo voleva accanto. Ero assorta tra i miei pensieri e a dire la verità… non ci feci nemmeno caso.
    Cominciò a parlare improvvisamente, a raffica, sembrava un fiume in piena.
    Era uscito, a 28 anni, dopo nove anni, dal carcere di Poggioreale e per la prima volta avrebbe stretto tra le braccia la propria bambina…
    Sembrava non parlasse da anni: un gigante-bambino con le esperienze più terribili …. E la cosa che mi ripeteva sempre …. “Signorì, non avete idea di quello che succede lì dentro …”
    Non so esattamente cosa avesse fatto e perché era lì a Poggioreale … e a dire la verità non mi importava … ero solo contenta di ascoltarlo e che avesse scelto proprio me per parlare!
    Ciò a cui non avevo mai pensato in realtà fino ad ora era alla presenza di disabili all’interno di un carcere … o ancora di più alle disabilità che il carcere stesso produce con i suoi tempi dilatati, le lunghe attese e prassi… e non oso immaginare le condizioni in cui versano.
    Improvvisamente si aperto un dibattito … ebbene … al di là di ogni giudizio, credo che sia il “pregiudizio” stesso la prima barriera, quella più grande, da distruggere ancor prima di ogni altra cosa.
    Non esiste torto o reato che giustifichi trattamenti disumani, che legittimi persone con addosso una divisa ad abusare del proprio potere deflagrando la dignità dell’altro … solo perché ha sbagliato.
    Se non si crede che esistono altre possibilità, altre vie da percorrere , che per tutti c’è un' occasione, sempre, nella vita, per essere migliori … penso non si possa lavorare con le persone … o meglio sperare di farlo al meglio….
    È vero… ci insegnano di dover evitare coinvolgimenti emotivi … ma è pur sempre necessaria quella giusta dose di sensibilità, apertura e consapevolezza che di fronte a noi c’è un uomo, un bambino, una donna … ammesso che abbia rubato, ucciso, che sia non vedente o sulla carrozzina …
    Fare l’educatore è un po’ una vocazione, come diceva Caterina … ma credo che queste piccole esperienze dirette sul campo che in queste ultime lezioni ci stanno proponendo e indirettamente facendo vivere … ne sono una prova ogni volta … e io … sempre più orgogliosa di aver intrapreso questo cammino …

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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 3 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  nicla ruggiero Ven Apr 01, 2011 1:34 pm

    Oggi a lezione è venuta a trovarci Caterina una ragazza laureata in scienze dell' educazione e lavora da due anni come educatrice nel carcere di Rebibbia a Roma.
    Anche oggi ho riflettuto su una cosa a cui fino a questo momento ci pensavo molto vagamente,ed è sulle condizioni penose e disastrose in cui vivono detenuti "normali" e disabili,figuratevi io non sapevo nemmeno che il carcere poteva essere abitato anche da disabili.
    Le celle sono poco spaziose e sono abitate anche da sei detenuti,le finestre sono piccole e quindi l'aria che può entrare è limitata,c'è un piccolo bagno nella cella,le docce sono maltenute e ammuffite in origine su ogni piano c'erano sei docce ma oggi ne funzionano meno della metà.
    I carcerati non hanno a disposizione tutto quello che serve per vivere,come ad esempio più di due rotoli di carta-igienica al mese,le asciugamani e quindi i detenuti sono costretti ad usare le federe del cuscino e per la sera le federe non sono asciutte e causano la cervicale e i reumatismi,le medicine nel carcere non possono essere portate dai familiari e quindi il detenuto deve fare una richiesta al direttore ma per arrivare il medicinale ci vuole come minimo due settimane.
    Il carcere è la limitazione della libertà per una persona normale immaginate per un disabile.
    Quando c'è un detenuto disabile né il direttore e né le guardie si preoccupano molto e non si creano tanti problemi, ad esempio se c'è spazio solo in una cella che si trova al sesto piano comunque quella sarà la sua disposizione e quindi se è fortunato che nella sua cella ci sono detenuti che sono solidali nei suoi confronti potrà scendere le scale per andare nel cortile per trascorrere le ore d'aria,i compagni lo dovranno aiutare per andare in bagno perché non c'è il water idoneo per le sue condizioni,il disabile non può stare nemmeno seduto sulla sedia a rotelle perché c'è poco spazio e quindi è costretto a restare a letto per tutta la giornata,capisco che chi commette un errore grave deve pagare ma perché lo Stato non permette la costruzione di carceri anche per i disabili,visto che sono anche loro una realtà esistente nella società come gli altri esseri umani?
    Il carcere non deve né produrre,né aumentare e né provocare la disabilità.
    A volte la provoca quando una banale ferita se non curata in tempo può trasformarsi, in un problema serio.
    Penso che nelle carceri non si sono fatti grandi progressi rispetto al passato per migliorarli e per renderli più vivibili.
    Non penso che la situazione in cui vivono i detenuti è concorde e rispecchia quello che è previsto da l'articolo uno che il trattamento penitenziario deve essere conforme a umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.
    L'educatore in carcere deve instaurare un rapporto personale con il detenuto,poi come ha detto Caterina non si deve chiedere mai il motivo per cui si trovano in carcere non bisogna fargli mai la morale perché questo compito spetta ad altri,secondo me lì si dovrebbe solo aiutarli a vivere meglio in una realtà dura.
    I condannati vengono sottoposti alla legge del detenuto costituita da obblighi e orari,senza umanità, rispetto,dignità,diritti anche quelli più semplici alla fine queste persone sono considerate delle bestie.
    Nessuno gli dice come fare per migliorare la vita e come condurla in maniera pulita.
    Una volta fuori dal carcere dopo tanto tempo di reclusione si è esclusi dalla società e dal mondo del lavoro e a volte queste persone possono tornare a delinquere per mostrare alle proprie famiglie che esistono come uomini.
    Il carcere deve essere duro perché non è un albergo ma comunque ci devono essere dei limiti e deve aiutare alla reintegrazione del soggetto nella società e deve far di tutto che il soggetto non ci ritorni perché altrimenti a questo punto è un fallimento per gli educatori e per l' istruzione.
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    Messaggio  Ester Giacobbe Ven Apr 01, 2011 2:09 pm

    Diciamo che l'esperienza di Caterina ha un po' smontato il mio "mito" sul carcere!
    Lo ammetto ero una di quelle persone che credono che in uno carcere si stia bene! Sad
    Questo perchè la tv il più delle volte trasmette solo ciò che c'è di positivo nelle carceri.....non c'è mai nessuno che ti dice quale è la verità, nessuno che ti dica quali siano le vere condizioni nelle carceri.
    Si, al racconto di Caterina mi è venuta la pelle d'oca e ho pensato che viviamo in un mondo ipocrita! Bisogna dare dignità al detenuto? Bhè allora inizi il mondo a riacquistarla perchè non ne ha più!

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    Messaggio  Loffredo Michela Ven Apr 01, 2011 2:16 pm

    Oggi, 31 Marzo, in aula è venuta Caterina, ex studentessa di scienze dell'educazione, attualmente educatrice nel carcere di Rebibbia, Roma. Ci ha illustrato cosa vuol dire vivere in un carcere italiano e la cosa non è semplice. Tutti sappiamo che nelle carceri vanno persone che hanno commesso qualche reato, qualche delitto e devono scontare la loro pena, ma ciò non vuol dire che bisogna trattarli da animali. Si, è proprio su questo pensiero che voglio soffermarmi. Naturalmente prestiamo la nostra attenzione al carcere di Rebibbia, ma più o meno la situazione è la stessa per tutte le carceri. Vivere in un carcere è difficile per normodotati, figuriamoci per un disabile. Abbiamo visto come in una stanza di soli 3 metri quadri convivono sei persone. Siccome la cella è molto piccola, spesso o meglio sempre la carrozzina di un disabile è costretta a rimanere fuori dalla cancellata e ciò vuol dire per questo disabile essere costretto tutto il giorno a rimanere a letto. E' impossibile per lui anche andare a prendere una boccata d'aria in giardino, se così si può chiamare, perchè per raggiungerlo c'è solo una grande scalinata e nessun comfort per permettere a questa persona di muoversi liberamente. Per non parlare delle pessime condizioni igienico-sanitarie. I detenuti sono costretti a lavarsi con il CIF, l'unico detersivo, e sottolineo detersivo, reperibile in carcere. Non hanno diritto neanche a degli asciugamani, ed è per questo motivo che sono obbligati ad asciugarsi con le federe del cuscino, le stesse utilizzate anche per la notte. Insomma, che dire, vivono in condizioni disumane, molti spesso non reggono e si tolgono la vita, infatti sono circa 1100 le persone che muoiono nelle carceri, ma oltre 400 per suicidio.
    Nonostante il carcere sia la punizione giusta per queste persone, è sbagliato il modo in cui vengono trattate, in quanto il ruolo di queste strutture dovrebbe essere quello di rieducarli e di aiutarli ad inserirsi nella società. Una delle figure preposta a questo fine è quella dell'educatore che non è chiamato a giudicare queste persone perchè ciò spetta alla giustizia, ma deve soltanto essere una figura di supporto per far si che i detenuti, una volta usciti dal carcere, possano diventare bravi cittadini. Credo che le squallide condizioni in cui si trovino a vivere le persone in un carcere non facciano altro che alimentare sentimenti di rabbia e rancore verso la società che li costringe a vivere in modo pietoso.
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    Messaggio  giusyd'arbitrio Ven Apr 01, 2011 2:42 pm

    Ho sempre pensato e sostenuto che nel nostro corso di laurea oltre allo studio teorico, la cosa fondamentale sia la pratica.
    Oggi in aula abbiamo ascoltato le esperienze lavorative di Caterina una giovane educatrice nel carcere di Rebibbia.Dalla sua esperienza, vissuta in prima persona, ho capito che sotto tanti aspetti non è facile.
    Ho scoperto tante cose che non pensavo minimamente esistessero. Immaginavo che le persone che stavano in carcere ovviamente non avessero tanti vantaggi, perché è sempre inteso come una forma di “punizione” per il reato commesso ma non fino a questo punto. Sentire che i detenuti sono costretti a vivere come delle bestie, non ci dimentichiamo che sono sempre esseri umani. Non concepisco il fatto di non poter avere un detergente per lavarsi, non avere asciugamani o addirittura non avere spazzolino e dentifricio, e quindi costretti ad asciugarsi con le federe dei cuscini o lavarsi i denti con le dita, cioè lo vedo veramente assurdo.
    Bisogna consentire una detenzione che rispetti la dignità e l’umanità di un uomo.
    Sono pienamente d’accordo con Caterina quando dice che questi uomini hanno il diritto di avere una possibilità di recuperare. Trattare un detenuto come una bestia non gli permetterà mai di riflettere e capire lo sbaglio qual’è stato, anzi lo porterà sempre a sentirsi un emarginato e quindi a sbagliare eternamente.
    Caterina usa un metodo, preferisce non sapere i casi e i reati che i detenuti abbiano commesso.
    Bhe devo dire che io condivido pienamente questa sua scelta, anche perché noi educatori dobbiamo allontanarci dai pregiudizi, non giudicare il detenuto per ciò che ha fatto in passato, ci pensa la legge a fare questo, dobbiamo essere pronti ad ascoltare e a porgere sempre una mano anche per chi in passato ha sbagliato.
    Concludo dicendo che questa lezione è stata veramente istruttiva, non avrei mai pensato di conoscere cosi approfonditamente, già in ambito universitario, determinati aspetti che un domani mi troverò ad affrontare all’esterno.

    Prof.Lei mi cheise il perche non avevo fatto più l'intervento, l'ho scritto qui.

    Ma la cosa che mi ha colpito tanto è stato quando si è acceso il dibattito, è bello mettere a confronto i nostri modi di pensare.Premetto che mi imbarazza tantissimo parlare in pubblico, infatti molte volte avrei voluto esprimere tante opinioni, tanti pensieri che avevo in mente ma non l’ho mai fatto.
    Il caso ha voluto che in questa lezione ho trovato il coraggio di alzarmi per parlare, ma si è cambiato argomento e quindi approfitto per scrivere qui ciò cosa avrei voluto dire.
    Dopo la spiegazione di Caterina si è acceso un dibattito in aula e ciò che mi ha innervosito tanto è stato nel momento in cui è stato detto che ci sono le famiglie alle spalle per educare i propri figli. A mio parere non ritengo questa affermazione molto giusta.
    Molti di noi hanno avuto la possibilità di avere una famiglia alle spalle che è stata sempre presente, elogiandoci, rimproverandoci, dandoci consigli, dicendoci cos’era giusto o sbagliato.
    Vorrei ricordare che non tutti hanno questa grande fortuna, non tutti hanno genitori presenti che ascoltano i propri figli dandogli dei consigli. Oppure se ci sono non sempre i consigli che danno sono giusti. Se un ragazzo non ha avuto la possibilità di avere questa fortuna, dovrà rimanere cosi per sempre? senza nessuno che gli dia una mano, che lo ascolti che lo aiuti nei momenti che ha bisogno. Penso che la figura dell’educatore deve essere pronta anche a questo, cioè riuscire a dare al ragazzo ciò che gli è mancato in precedenza.



    http://bcove.me/kvk6xm6h
    http://bcove.me/wqlmui99

    IL 2° VIDEO MI HA COLPITO MOLTO PERCHè C'è UN DISCORSO CHE ESPRIME CIò CHE PER ME DOVREBBE DARE IL CARCERE...


    "CI SONO PERSONE CHE ESCONO DAL CARCERE PIù ARRABIATE DI QUANDO SONO ENTRATE, QUESTO PERCHè IL CARCERE DOVREBBE ESSERE UN LUOGO DOVE LE PERSONE VENGONO RIEDUCATE ALLA VITA ESTERNA, TUTTI FACCIAMO DEGLI SBAGLI CHI PIù GRAVI E CHI MENO GRAVI,PERò IL CARCERE DIVREBBE ESSERE UN LUOGO DOVE CHI HA SBAGLIATO DOVREBBE ESSERE RIEDUCATO PER NON COMMETTERE PIù LO STESSO SBAGLIO,PERCHè SE IL CARCERE PERDE QUESTA SUA FUNZIONALITà A QUESTO PUNTO QUAL'è LA FUNZIONE DEL CARCERE è SOLAMENTE UNA PUNIZIONE CHIUSO 24 ORE SU 24 IN UNA STANZA"


    Ultima modifica di giusyd'arbitrio il Gio Apr 07, 2011 3:38 pm - modificato 3 volte.
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    Messaggio  MariaPetrone Ven Apr 01, 2011 3:08 pm

    Anche la testimonianza di Caterina ieri è stato molto toccante. Non avevo mai pensato fino a ieri al ruolo di educatore nei carceri. Credo sia un lavoro molto duro, soprattutto per le condizioni in cui si trovano la maggior parte dei detenuti. Quelle immagini dei carceri portati da Caterina eranno davvero oscene!!
    Chi sbaglia deve pagare ma non si paga con la reclusione in siuazioni di totale degrado!!
    Caterina ha detto: "Non chiedo mai ai detenuti il reato che hanno commesso.." e questo mi ha fatto capire che queste persone vanno aiutate indipendentemente dal reato che hanno commesso.. Devono pagare sì, ma devono anche essere aiutate in modo che non commettino più gli stessi errori!!
    Certo, non devono andare in carceri di lusso ma, neanche vivere in condizioni disumane credo sia giusto!!!
    Non è distruggendo la loro dignità umana che consiste la giusta pena!!!!!!
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    Messaggio  Rossella Morra Ven Apr 01, 2011 3:17 pm

    Oggi in aula durante il laboratorio abbiamo ascoltato le esperienze dell'educatrice Caterina il quale ha raccontato tutto ciò che succede in carcere soprattutto con persone disabili a livello fisico.
    Dalle sue prove attraverso foto ,racconti e documenti ha dimostrato che in carcere i dsabili trovano difficoltà nel muoversi liberamente ,perchè nn hanno ne spazio e ne solidarietà da parte dei responsabili ,ma se sono fortunati hanno un aiutoda parte dei compagni di cella. e questo mi scoraggia e mi facapire quanto sia difficile stare in quel posto.
    Inoltre ho anche confermato che fare l'educatrice incarcere,che come sappiamo ha l'obiettivo di rieducare i detenuti (in questo caso detenuti disabili) per far in modo che quando usciranno dal carcere siano persone migliori , è molto difficile perchè dovrebbero avere molto coraggio per starein quell'ambiente,per reggere sopattutto casi veramente disperati...come ad esempio dove un disabile nn può nemmeno scendere dal letto perchè la sua sedia non riesce ad entrare nella porta della cella e su questo Caterina ci a mostrato delle foto ,il quale mi hanno fatto rimanere disgustata dalla poca sensibilità e solidarità per queste persone ....ha anche mostrato delle foto dove i detenuti possono avere a disposizione 10 minuti di libertà fori al carcere in un giardino ma che sono presenti delle scale e quindi il disabile non può uscire perchè ha una "barriera".Inoltre nel carcere come ha testimoniato Caterina trascurano l'igiene ,e tutto questo fa pensare e pure molto ,perchè fa pensare che il carcere distrugge le persone e soprattutto le persone disabili .
    Invece lo scopo del carcere è quello di rieducare il detenuto far capire i propri errori grazieall'educatore ,lo psicologo,il giudice e altre associazioni.Io chiedo solo di aumentare il numero di educatori in carcere,perchè queste persone hanno bisogno di parlare con qualcuno ericere attenzioni ma non mi riferisco solo ai detenuti disabili ma anche a quelli con nssun poblema fisico .
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 3 Empty Condizione e disabilita' nelle carceri!

    Messaggio  Maria Scotto di Cesare Ven Apr 01, 2011 3:23 pm

    La scorsa lezione e' stata ricca di "scoperte" e di testimonianze.Parlo di scoperte perche',vivendo in un contesto tranquillissimo quasi paragonabile ad un nido,non mi sono mai posta il problema di come ad esempio i detenuti,talvolta disabili,potessero affrontare le proprie giornate rinchiusi in una cella.Chi mi ha aperto gli occhi su questa tematica e' stata una giovane educatrice,Caterina,che ci ha raccontato le sue esperienze lavorative nel carcere di Rebibbia.Collegandoci ad una tematica che abbiamo gia' affrontata insieme,quella della disabilita',ho capito che il disabile e' talvolta presente anche nelle carceri.Come affronta la propria giornata? A malincuore abbiamo capito che la situazione e' davvero precaria e drammatica.Vi sono barriere architettoniche che non permettono il libero movimento di queste persone.Putroppo molto spesso sono costrette a dover trascorrere intere giornate senza alzarsi dal proprio letto.Per quanto riguarda l'igiene? Spessissimo chi e'ritenuto disabile deve sottomettere la propria dignita'..deve cioe' lasciarsi aiutare da qualche benevolo compagno di cella.Come ha affermato Caterina: "il carcere produce la disabilita'!".Nessuno ha cura di nessuno,nessuno ha putroppo cura della dignita' dell'altro.In 8 anni sono morti 1100 detenuti di cui altri 400 suicidi.Pur di attirare l'attenzione si suicidano,si cuciono la bocca con il filo spinato,si tagliano.Grazie a questa testimonianza ho capito che il mondo esterno e' un tantino diverso da come lo vedevo io in precedenza.Ho capito che nulla e' scontato,ho capito che pensiamo di vedere tutto ma invece non vediamo e sentiamo nulla!!!Ha prevalso la rabbia,la tristezza,il vuoto dentro me.Ho capito che non devo fermarmi,ho capito che questo percorso mi portera'da qualche parte,ho capito che potrei fare,nel mio piccolo,anche io qualcosa per combattere tutto questo. Nel 2011 ancora siamo a questo???Putroppo devo rispondere affermativamente!.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 3 Empty Dietro le sbarre!!!

    Messaggio  rossella bonito Ven Apr 01, 2011 3:26 pm

    Dal latino carcer, carcere vuol dire "recinto";ora ,merita chi vi è dentro di essere trattato come una bestia?
    Sinceramente,ieri mi sono trovata a riflettere su questo punto; e se da una parte mi sono indignata di fronte alla testimonianza dell'educatrice,dall'altro lato ho pensato al fatto che il carcere sia nato come luogo adibito allo sconto di una pena;dunque ho commesso un reato e adesso pago!!!
    Non vorrei sembrare cinica ,chiusa,non adatta a questo corso di laurea ma vorrei far comprendere nella migliore maniera possibile il mio punto di vista.
    Sono per il rispetto delle dignità umana,sono per il recupero delle"pecore nere" e ritengo che chi sbaglia se si è reso conto di ciò che ha fatto e si è pentito ha diritto a rifarsi una vita,NUOVA!
    Scienze dell'educazione ,a mio parere,è molto di più di una laurea,con questo corso ,con le molteplici discipline e realtà con le quali vengo a contatto ogni giorno ho capito che domani non sarò solo una laureata,ma la vita di molte persone(siano essi rei,bambini autistici,ragazzi del mio quartiere...)dipenderà da ciò che io faccio e ciò che non faccio,da ciò che dico e ciò che non dico,perchè educare(ex,ducere) vuol dire tirar fuori e io ho il dovere di far sì che il meglio degli individui esca fuori perchè ognuno di noi ha qualcosa di speciale,è speciale!!!
    Siamo tutti persuasi che il reo va rieducato!!!
    L'art 22 cp mette non poco in evidenza la funzione rieducativa, appunto,della pena;esso ,infatti,prevede la possibilità di godere della liberazione condizionale e del regime di semilibertà,la detenzione a vita ha una durata massima di 30 anni riducibili a 20!
    L'ergastolo non è più tale!
    Dunque,nasce in me la curiositas di cercare i motivi per cui una persona può rischiare l'ergastolo,sono delitti o crimini!
    Ben venga che sia recuperata,seguita,rieducata,acculturata ma se fosse voi la madre della vittima,se fosse voi il marito della donna che è stata uccisa e magari prima stuprata,se fosse voi la sorella della ragazzina che è stato oggetto delle perversioni di un pedofilo vorreste per loro un trattamento migliore ? vorreste ancora che la pena di SOLI 30 anni sia ulteriormente ridotta???
    Per la giustizia ha pagato certo,ma a voi chi restituirà i vostri cari???
    Quindi nemmeno per un attimo vorrei che fossero messe sullo stesso piano la condizione in carcere di un ladruncolo e di un assassino o un pedofilo!
    Gli art del cp dicono che la reclusione può arrivare con circostanze aggravanti a 30 anni mentre l'ergastolo può essere ridotto a 20!
    Stiamo scherzando???Purtroppo no! Questo è il nostro ordinamento giuridico.
    Domani se fossi indecisa tra fare una rapina a mano armata o uccidere il mio peggior nemico,cosa pensate mi"converrebbe" di più???
    Chi pensa ai parenti delle vittime!Oltre al danno anche la beffa!
    Vorrei concludere il mio intervento facendo un piccolo riferimento anche alle condizioni dei disabili che si trovano a scontare una pena;fino a giovedì non ho pensato nemmeno per un attimo che un disabile potesse trovarsi in carcere.
    Lo giuro,ero convinta che fosse una cosa che non appartenesse al loro mondo.
    Mi ero fatta l'idea che tutti reagissero con forza,con tenacia,forte spirito di sopportazione alla propria realtà e neanche per un attimo avevo considerato il fatto che una condizione così repressiva(poca mobilità,poca indipendenza...)potesse creare anche una situazione di rifiuto,potesse mettere in essere comportamenti criminali.
    E se le barriere sono enormi ,insormontabili in certi casi in un mondo sempre più tecnologizzato, cosa ci aspettiamo di trovare in carcare se non SOLO la solidarietà tra i detenuti!?!I wc per disabili,i montascala,i letti , le celle più adatte non sono nemmeno immaginabili.
    Sto scoprendo mondi nuovi,cose nuove e ogni giorno mi sento sempre più arricchita ,più consapevole del fatto che solo se le cose si sanno ,solo con il dialogo,il confronto,la vera informazione qualcosa si può fare;mettendo insieme le forze questo mondo può cambiare.
    E in particolar modo possiamo cercare non solo di dare ai 75000 detenuti in Italia una nuova vita ma soprattutto far sì che questo numero enorme non aumenti!
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 3 Empty viaggio nell'inferno delle carceri

    Messaggio  Maria Scotto di Cesare Ven Apr 01, 2011 3:31 pm

    https://www.youtube.com/watch?v=UjQHOD1tUiU
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    Messaggio  claudia ardito Ven Apr 01, 2011 3:40 pm

    Giuro di non sapere che anche i disabili potessero andare in carcere,indubbiamente se un disabile commettesse un atto illegale dovrebbe andare in carcere ma credevo gli fosse dovuto l'arresto domiciliare.Dopo aver ascoltato le parole di caterina mi è venuta la pelle d'oca nel sentire la situazione pietosa e disumana in cui i detenuti sono costretti a vivere é VERGOGNOSO che tutti sappiano delle condizioni poco igieniche,violente,scomode in cui queste persone vivono e nessuno fa niente..io mi domando chi decide le regole in qst ambiente e chi sorveglia in caso di violenza!!!!! questo mi domando!!! ma soprattutto mi chiedo come puo vivere in carcere un disabile in queste condizioni? senza scivoli o pedane attraverso le quali raggiungere i corridoi con le carrozzine...non ho parole!...tempo fa vidi un servizio delle iene che volevo proporvi.

    http://img846.imageshack.us/i/cw0.mp4/
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    Messaggio  WandaBignone Ven Apr 01, 2011 3:44 pm

    Mi dispiace che in questa lezione non sono potuta essere presente ma leggendo i commenti vorrei esprimere la mia opinione. Purtroppo in Italia e nel mondo ci sono stati tantissimi casi di violenze contro persone disabili ma non solo, da parte dei compagni di cella o dalle stesse guardie penitenziarie. è assurdo e disumano. il carcere è è il luogo dove vengono reclusi individui privati della libertà personale in quanto riconosciuti colpevoli di reati per i quali è prevista la pena della reclusione, ma dovrebbero essere anche istituti dove una volta scontata la pene le persone possono reintegrarsi nella società.Secondo Le condizioni di vita delle carceri italiane sono regolamentate da una legge del 1975[7], nota come Ordinamento Penitenziario. Quanto ai "principi direttivi" della norma, l'articolo 1 recita:« Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.
    Il trattamento é improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.
    Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili ai fini giudiziari.
    I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.
    Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono considerati colpevoli sino alla condanna definitiva.
    Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi. Il trattamento é attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. »

    Ma da come ho potuto vedere nella maggior parte dei casi non è cosi, anzi principalmente non si rispetta affatto la dignità della persona, ma lo si tratta sempre come delinquente, Infatti un altro problema gravissimo rigurdo alla situazione nei carceri sono i numerosi suicidi un problema che tutt'oggi persiste. è disumano mi fa tanta rabbia e mi provoca tanto dolora.. è possibile che nessuno riesca a cambiare le cose???? è possibile che viviamo ancora in una società in cui esiste un forte pregiudizio.. e una forte ignoranza????
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    Messaggio  mariarosaria catuogno Ven Apr 01, 2011 3:54 pm

    «Nelle carceri italiane si violano i diritti umani» nessun uomo meriterebbe di vivere in quelle condizione per qualsiasi reato abbia commesso... il racconto di Caterina mi ha colpito in prima persona...forse perché è il lavoro che mi piacerebbe fare... sono rimasta allibita dalle condizioni che queste persone sono costrette a subire , nessun uomo deve vivere tutto ciò , eppure l'artico 3 ella costituzione cita "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" .... e la dignità di uomo in queste carceri è rispettata?...non sono cittadini anche loro?
    beh... credo proprio di no o almeno a quanto vedo per lo stato non è così.. le persone in carcere dovrebbero essere Educate no "massacrate" psicologicamente e anche fisicamente...lo stato dovrebbe offrire a loro cure mediche e invece come ci ha detto Caterina per avere uno sciroppo passa addirittura 15 giorni ... e la salute non è un diritto di tutti!? ...
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 3 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  lidia postiglione Ven Apr 01, 2011 4:05 pm

    la vita in carcere non è vita ma è lotta alla sopravvivenza tra sporcizia e violenza.I normodotati fanno fatica a sopravvivere nelle carceri perchè sottoposti a violenze umane fisiche e sessuali,costretti a vivere tra sporcizia e letame figuriamoci i disabili con la loro incapacità di spostarsi come si possono sentire e come possono vivere....è una vergogna! dopo aver ascoltato le parole di caterina sono apparse delle immagini spiacevoli nella mia mente...sono stata molto male
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    luciacacciapuoti


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    Messaggio  luciacacciapuoti Ven Apr 01, 2011 5:02 pm

    L'incontro con Caterina e la sua esperienza nel carcere di Rebibbia mi ha emozionata tantissimo perchè mi ha permesso di conoscere in maniera concreta il lavoro dell'educatore in carcere.Vedere le foto del penitenziario,sapere le condizioni in cui,in alcuni casi,vivono i detenuti,anche disabili,mi ha resa"ancora"più cosciente dell'enorme lavoro svolto dall'educatore!la cosa che più mi piace a questo proposito è il fatto che l'eductore debba essere imparziale...questo perchè credo che non ci sia cosa più bella che aiutare un uomo al reinserimento sociale solo in base a ciò che è,alle sue potenzialità,alla sua vogla di ritornare a vivere,al di là di ciò che si era o si era fatto...l'educatore deve lavorare con il"detenuto"affinchè possa ritrovare il proprio equilibrio e prepararsi ad una nuova vita una volta scontata la pena per il reato commesso!non deve dare giudizi!per questo motivo credo che tutti coloro che hanno scelto di fare gli educatori debbano essere guidati da un grande amore verso tale lavoro,perchè esso prevede un enorme impegno verso l'altro,anche verso coloro che,purtroppo,hanno commesso gravi reati,tanto da suscitare in noi indignazione!ma ricordiamoci:noi saremo futuri educatori e non futuri giudici!!!!

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