Pedagogia della disabilità 2010-11

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Pedagogia della disabilità 2010-11

Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti a.a. 2010-11 periodo marzo-maggio 2011


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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 5 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  angelacatuogno Sab Apr 02, 2011 1:03 pm

    Un altro tema affrontato è stato quello riguardante CATERINA,un educatrice che lavora nel carcere di Rebibbia.Ha spiegato com è organizzato il carcere in quali condizioni vivono i detenuti..condizioni fatiscenti,costretti a vivere come degli animali..molte volte sottoposti a violenze che vanno dalla violenza fisica all abuso sessuale.Nonostante quindi il duro lavoro degli educatori,il carcere rappresenta comunque un luogo in cui non si può vivere..quando invece dovrebbe consentire il recupero dei detenuti.Si parla infatti di carceri che sono sovraffollati,ma si da poca voce alle condizioni vissute dalle persone disabili.Già per chi è disabile si hanno numerosi svantaggi,ma all interno del carcere si moltiplicano,dato che è impedito anche solo muoversi con la carrozzina all interno della stessa camera e quindi costringere alla persona a non poter scendere dal letto.Purtroppo si fa finta di niente e si lasciano queste persone soffrire.Secondo il mio modesto parere è giusto che paghino per quello che hanno commesso,ma non in questo modo...
    Ora ripensando al carcere, mi sono venuti in mente molti ricordi.....Quando frequentavo le scuole superiori,ho partecipato a diverse esperienze con il MARANO RAGAZZI SPOT FESTIVAL,un progetto che coinvolge bambini,ragazzi di tutte le scuole e coinvolge molti ragazzi che sono detenuti nel carcere di Nisida.Questi ragazzi non erano disabili,ma avevano commesso gravi reati..con l aiuto di educatori cercavano di progettare un futuro migliore,diverso da quello che pensavano esistesse.Parlavano della loro vita di quello che stavano vivendo con amore,a volte vergogna,molte volte con lessico poco corretto,perchè molti non avevano frequentato la scuola,ma erano felici quando erano con noi perchè si sentivano uguali..Gli educatori hanno avuto grande fiducia in loro..ed è bello vedere come dopo tanti sacrifici ,sofferenze si riesce a vedere uno spiraglio di luce...quindi nonostante le molteplici difficoltà noi educatori dobbiamo avere la forza e il coraggio di lottare,per poi trasmetterlo agli altri..
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 5 Empty *..Disabili in carcere: un mondo sconosciuto e silenzioso..*

    Messaggio  BarbaraGrande Sab Apr 02, 2011 1:04 pm

    Quando si parla di prigione di solito non la si associa mai alla disabilità.Confermano ciò i dati nazionali sulla popolazione carceraria che non menzionano mai la presenza di queste persone negli istituti, portando l’opinione pubblica a credere che non ci siano disabili nelle carceri. Invece, non è così. Malattia e disabilità non sono incompatibili con la detenzione: sono tanti i portatori di handicap dietro le sbarre. Ciò è stato confermato anche dalle parole di Caterina, che impegna la sua vita per aiutare queste persone un pò meno fortunate. E' pur vero che lo Stato, nella legge n.3 della Costituzione afferma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali di fronte alla legge, ma purtroppo è continuo ascoltare casi di persone che rinchiusi in una cella, vivono una vita da cani. Saranno anche colpevoli di un reato, piccolo o grande che sia, ma sicuramente non sono condannati a vivere in condizioni spregevoli, dove tutto è contato, anche un rotolo di carta ingienica o un semplice lenzuolo. Sono rimasta scioccata nel sentire le testimonianze di Caterina, non riesco a crederci. Guardare le foto dei diversi carceri e constatare che molto spesso non hanno adeguate attrezzature per il passaggio di una carrozzina o un bagno adatto ad un disabile, mi fanno solo pensare allo "schifo" che ci circonda. Una persona affetta da disabilità può solo sperare nell'aiuto di un compagno per uscire un'oretta fuori in giardino oppure lo aiuti nei piccoli gesti, altrimenti per una guardia può anche marcire il resto dei giorni su uno squallido letto.Però la cosa che mi ha molto colpito è quando Caterina ha detto che queste persone, anche se non affette da disabilità, fanno di tutto pur di scambiare quattro parole con le educatrici, arrivando anche a gesti estremi, come cucirsi le labbra col filo spinato. Mi vengono i brividi al solo pensarci. Queste persone si sentono così sole e abbandonate al loro destino che sono disposti a tutto pur di parlare in modo "normale" con una persona che probabilmente sentono più simile a loro. E' bello però pensare che anche un nostro piccolo gesto può rendere la vita di un disabile in una cella migliore, o almeno riesce a far accendere di nuovo la speranza in loro di una futura vita. Bisogna saper ascoltarli, aiutarli e soprattutto rieducarli. Fargli pesare in maniera straziante il loro reato, li rende soltanto più deboli. La cosa che a loro serve è la fiducia, sapere che il giorno che usciranno da quelle celle c'è un nuovo mondo che li aspetta e che è pronto ad andargli incontro. Sperare che le condizioni nei carceri migliorino forse è un qualcosa che non accadrà mai, ma in ogni caso la speranza è l'ultima a morire, a meno che la solitudine e l'angoscia di queste persone prenda il sopravvento e spezzi per sempre i sogni di queste persone.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 5 Empty Le condizioni di un disabile nelle carceri!

    Messaggio  DomenicaMaiello Sab Apr 02, 2011 1:34 pm

    Forse per le scarse informazioni o che forse non avevo mai considerato la possibilità di trovare
    persone con disabilità in carcere,la lezione ha suscitato in me maggiore interesse.
    A volte ho visto trasmissioni televisive sul sofraffollamento delle carceri,ma mai ho sentito parlare
    delle condizioni vissute dalle persone con disabilità che hanno difficoltà oggettive nel compiere anche
    le azioni più semplici,ma ancor più scandaloso è quello di scoprire che spesso sono anche le carceri
    che creano la disabilità a persone ''normali'' semplicemente perchè non vengono curate quando hanno
    qualche frattura,infezione,ferita ecc...e quindi ecco che poi non essendo aiutati,curati si crea come
    dicevo prima la disabilità.
    La ragazza,ovvero Caterina in aula ci ha anche detto che i disabili spesso nelle carceri non vengono
    aiutati da nessuno a salire o ascendere dal letto,ad andare in bagno e quindi a volte sono costretti
    a trascorrere l'intera giornata a letto se non grazie al buon animo di qualcuno che si trova nella
    stessa cella,ma se qualche disabile si dovesse trovare senza nemmeno l'aiuto di un amico in cella,
    allora come farebbe?Come svolgerebbe la sua giornata in cella?Bhé ecco l'Italia che negli ultimi anni
    pensa solamente al divertimento a sprecare denaro,perché oramai sprecare il denaro forse è la cosa
    migliore che si riesce a fare e poi non si cerca di dare una mano,un'aiuto a queste persone che poi
    d'altronde non solo già pagano la loro condanna ma devono
    pagare anche in questo modo,in queste condizioni!!!
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 5 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  Principia Palomba Sab Apr 02, 2011 1:44 pm

    Il racconto di Caterina sulla sua esperienza da educatrice di Rebibbia è stato molto interessante, in particolare mi hanno colpito le frasi di Caterina che sottolineavano quanto nelle carceri ci sia poca umanità e rispetto per gli altri e soprattutto le condizioni in cui vivono nn sono dignitose e peggiorano ancora di più per un disabile che se nn fosse per la solidarietà dei compagni non potrebbe avere una vita sociale.Inoltre credo e come ha detto Caterina il ruolo di educatore e di fare capire al detenuto il perchè del suo sbaglio e una volta scontata la sua pena di avere un rinserimento sociale.
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    Messaggio  FRANCESCA SANNINO Sab Apr 02, 2011 1:55 pm

    CATERINA E' UNA RAGAZZA CHE LAVORA COME EDUCATRICE NEL CARCERE DI REBIBBIA A ROMA.
    LEI CI HA RACCONTATO UN Pò DEL CARCERE, UN CARCERE DOVE NON C'è UMANITA', UN CARCERE DOVE I DETENUTI VENGONO LASCIATI A SE' STESSI, UN CARCERE DOVE NON CI SONO ESEMPI DA SEGUIRE, UN CARCERE DOVE MANCANO I SERVIZI IGIENICI. CATERINA CI HA RACCONTATO CHE I RAGAZZI PER ASCIUGARSI LE MANI USANO LE FEDERE DEI CUSCINI POICHE' NON HANNO LE ASCIUGAMANI.
    QUESTE DISASTROSE CONDIZIONI SOFFOCANO UNA PERSONA NORMALE, FIGURIAMOCI QUANTO LA VITA NEL CARCERE SIA DIFFICILE PER UN DISABILE.
    IL DISABILE VIVE L' ESPERIENZA IN CARCERE COME UN TRAUMA, CATERINA A QUESTO PROPOSITO CI HA MOSTRATO QUANTO LE CELLE DEI CARCERI SIANO PICCOLE E QUINDI UNA CARROZZINA HA DIFFICOLTA' A ENTRARE E A MUOVERSI.
    TUTTO QUESTO E' ORRIBILE, QUA SI PARLA DI PERSONE CHE VENGONO SPOGLIATI DELLA LORO DIGNITA'. A QUESTO PROPOSITO,LA FIGURA DELL' EDUCATORE DIVENTA FONDAMENTALE.
    L'EDUCATORE DEVE AIUTARE I DETENUTI PERCHE' INDIPENDENTEMENTE DAL REATO COMMESSO SONO PUR SEMPRE ESSERI UMANI E HANNO BISOGNO DI QUALCUNO CHE LI AIUTI SENZA, PER UNA VOLTA ESSERE GIUDICATI.
    CI TENGO A DIRE CHE TUTTI QUESTI ESEMPI, TUTTE QUESTE ESPERIENZE CHE STIAMO VIVENDO CON QUESTO CORSO, MI FANNO CRESCERE TANTO, MI FANNO GUARDARE LE COSE CHE HO DAVANTI CON OCCHI DIVERSI E IL CORSO MI CONVINCE SEMPRE DI PIU' DELLA STRADA CHE STO PERCORRENDO!.
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    Messaggio  Antonella Rispo Sab Apr 02, 2011 2:02 pm

    Durante la lezione del 31 Marzo in aula abbiamo ascoltato un'educatrice di nome Caterina che lavora nel carcere di Rebibbia,e ci ha fato conoscere molti aspetti dell'essere educatore.Questa esperienza ha suscitato in noi partciolare interesse e anche un lungo dibattito.Caterina chi ha mostrato delle foto dei carceri in Italia e le pessime condizioni in cui sono costretti a vicere i detenuti.Ci ha speiegato che i dentenuti vivono in condizioni disumane:le celle sono molto sporche e piccole,im ogni cella ci sono minino 6 detenuti,non hanno asciugamani e si devono asciugare con le federe dei cuscini,non hanno nemmeno lo spazzolino e il dentifricio infatti sono costretti a lavarsi i denti con il detersivo,inoltre per avere qualche medicinale devono aspettare settimane intere.Insomma in carcere non viene neanche minimamente rispettata la dignità di una persona!Sono detenuti,hanno commesso dei reati e stanno pagando le loro colpe,però sono sempre esseri umani ed hanno una propria dignità e dei diritti.La vita di una persona in carcere è molto dura,figuriamoci per un disabile,la situazione è ancora peggiore in quanto si trovano di fronte un'infinità di barriere architettonichee molto spesso devono chiedere aiuto ai compagni di cella.Non pensavo che la vita in carcere fosse così difficile,ora capisco il perchè molti detenuti si suicidano in carcere perchè apunto non riescono ad affrontare una situazione così difficile.Per questo motivo la figur dell'educatore in carcere è fonmdamentale.L'educatore non deve mai giudicare il reo,deve essere sensibile,lo deve aiutare,instaurare un rapporto,riaccendere in lui la speranza di una vita migliore rispetto a quella di prima...Ma soprattutto deve educare,agevolando l'inserimento della persona nella società e nel mondo del lavoro.
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    Messaggio  vincenza de cristofaro Sab Apr 02, 2011 2:16 pm

    Oggi abbiamo ascoltato la testimonianza di un educatrice Caterina nel carcere di Rebibbia .Attenzione si è parlato di disabili in un penitenziale.Caterina ci ha portato a conoscenza delle condizioni pietose in cui vivono di ciò che possono possedere o no ma ci ha raccontato soprattutto delle numerose barriere architettoniche che incontrano per poter svolgere la loro vita ad esempio: per poter uscire dalla cella devono farsi aiutare dai loro compagni .Inoltre se qualcuno si fa male in carcere passa del tempo per poi iniziare una serie di procedure che dura mesi e questo comporta che il carcerato guarisce ma non bene.. quindi spesso il carcere produce disabilità..tutto ciò secondo il mio parere è indegno e spesso però tutto ciò porta al suicidio infatti secondo le statistiche sono più di 1500 detenuti che muoiono poichè non vengono ascoltati.La figura dell' educatore in queste circostanze svolge un ruolo di fondamentale importanza poichè devono dare loro protezione,devono essere sensibili ,apprensivi ,aiutarli a capire cosa hanno sbagliato ,educarli per il reinserimento nella società
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 5 Empty Caterina il disabile in carcere

    Messaggio  mariagaglione Sab Apr 02, 2011 2:20 pm

    In aula abbiamo ascoltato la testimonianza di Caterina nel carcere di Rebibbia, una testimonianza che ha suscitato in me stupore nel vedere le condizioni disumane in cui i detenuti sono costretti a vivere,una condizione dove non esite il concetto di dignità.Senza dubbio sono dei detenuti,persone che hanno compiuto un reato e che stanno scontando la loro pena ma ciò non giustifica le condizioni in cui vivono,é assurdo il fatto che tutti sappiano delle condizioni poco igieniche e scomode in cui sono queste persone e nessuno si abilita per modificare la situazione.
    Inoltre in questa stessa situzione vi è il disabile,che non sò come può vivere circondato da barriere architettoniche,a mio parere può solo peggiorare .
    La figura dell'educatore in carcere è di fondamentale importanza, perchè non deve nè giudicare, nè lasciarsi condizionare dal reato che la persona ha commesso(nonostante non condivida ciò che ha fatto, ovviamente),ma deve educarla,nel rispetto delle regole e per una vita migliore,sperando che non commetta nuovamente lo stesso errore del passato.
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    Messaggio  Tommasina Formicola Sab Apr 02, 2011 2:27 pm

    Caterina,con il suo intervento,ci ha fatto riflettere tantissimo.Ci ha raccontato la dura realtà delle carceri italiane.Confesso che non pensavo fosse così la Vita carceraria,invece sono rimasta scioccata nel vedere le slide...
    Certo che ogni detenuto deve scontare la sua pena,manon si può ripagare con la stessa moneta per i crimini che hanno commesso. A mio parere,tutti hanno diritto ad una seconda possibilità.
    La società,ha il dovere di rieducare ed reintegrare i detenuti,,così come previsto dalla legge penitenziaria. Un maggior rispetto dei diritti umani per tutti i detenuti,specialmente a quelli che presentano handicap fisici. Ci vorrebbe una maggiore attenzione da parte delle istituzioni anche per il nostro sistema giudiziario,appesantito da tanta burocrazia in cui si trova.Tanti detenuti,sono in attesa di risposte circa le date dei processi che vengono rnviate a volte anche per anni. Per questo motivo,rischiano di entrare in un tunnel psicologico senza via d'uscita,in cui a fatica intravedono un futuro.Migliorando il sistema,diminuirebbero anche tanti suicidi che avvengono in carcere.Un'ultima mia riflessione,poichè questo argomento ci ha fatto discutere tanto anche tra noi studenti,è giusto che queste persone paghino per ciò che hanno fatto,ma Sempre nel RISPETTo della loro esistenza.. I love you I love you
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 5 Empty IL DISABILE IN CARCERE

    Messaggio  mariabarbarino Sab Apr 02, 2011 2:55 pm

    Sempre giovedi durante la lezione c'è stato un secondo laboratorio infatti è stata una delle tante lezioni molto particolare capace di presentarci i vari lati di un educatore o meglio sfumature;oltre all'intervento di Nunzia c'è stato quello di Caterina educatrice nel carcere di Rebibbia(quarta sezione).Caterina raccontava con molto entusiasmo ciò che faceva presentando il lavoro oltre la propria esperienza anche tramite slide facendoci render conto che il carcere non è solo un luogo dove si trovano persone 'normali' ma anche dove ci sono diversabili che il più delle volte vi diventano cosi all'interno di esso. Anche se i regolamenti dei carceri teoricamente come si evince dagli art.7 e 11.dell'ordinamento penitenziario precludono tutti i beni primari o quasi a un detenuto,in realtà non lo è, dal dibattito tenutosi in aula da alcuni interventi si è dedotto che non in tutti i carceri la situazione è la stessa,anche se sono colpevoli di reato più o meno gravi sono comunque delle persone e nessuno ha il diritto nè il dovere di farle vivere in quelle condizioni. Dai dati pervenutoci nei carceri in otto anni ci sono stati 1800 decessi 400 dei quali per suicidio forse perchè non ascoltati, forse perchè non seguiti da nessuno poichè gli educatori in questo campo sono in minoranza; addirittura alcuni per poter parlare con qualcuno che li aiuti quindi farsi portare nell'apposito reparto si cuciono la bocca con il filo spinato...
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    Messaggio  Arianna Prato Sab Apr 02, 2011 3:18 pm

    Probabilmente risulterò un po’ cinica nel commentare questo argomento,ma è ciò che penso.Io parto dal presupposto che se una persona si trova in carcere,nella maggior parte dei casi,è perché ha commesso un reato,che può essere di diversa misura,ma un motivo c’è sempre per trovarsi in quel posto.Di conseguenza,ritengo che sia giusto che il detenuto “paghi” per ciò che ha fatto.Pagare,per me,non vuol dire che se ha bisogno di aiuto lo si lascia lì morire o bisogna calpestare la sua dignità solo perché è un detenuto…assolutamente NO!Su questo sono d’accordo su quanto ha detto Caterina:due rotoli di carta igienica al mese,la totale assenza di asciugamani e di detergenti per l’igiene personale non consentono una detenzione che rispetti l’umanità delle persone.Ancora peggio se parliamo di persone con disabilità,i quali si trovano in una condizione di maggior difficoltà.Per me,la pena è intesa come punizione,deve servire loro per riflettere e capire.”Pagare” affinchè capiscano i propri errori e non li commettano più.Nello stesso tempo,non sminuisco l’importanza e il ruolo dell’educatore in carcere,sicuramente molto arduo,ma anzi ritengo che sia giusto fornire loro una rieducazione,una possibilità di recupero ed un reinserimento sociale.Insomma,a mio avviso,bisogna equiparare entrambe le cose.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 5 Empty Disabile dietro le sbarre

    Messaggio  SaraGallo Sab Apr 02, 2011 3:23 pm

    Anche oggi dopo le testimonianze di Caterina, un'educatrice che lavora in carcere, mi sono venuti i brividi, ci ha raccontato episodi della vita dei detenuti, allucinanti.
    Sono rimasta letteralmente allibita, non pensavo che certe situazioni potessero ancora esistere.
    Detenuti che si suicidano, che si cuciono le labbra con il filo spinato per attirare l'attenzione di qualcuno, servizi sanitari praticamente assenti e molto ritardatari, condizioni igieniche pessime etc.
    Ritornando alla questione dei disabili, possiamo dedurre da quanto ascoltato che queste persone all'interno dei carceri sono abbandonati a sè stessi, aspettando solo la buona volontà degli amici di cella. Quasi sempre sono costretti a rimanere nelle loro celle a causa delle barriere architettoniche.
    Tutto ciò è scandaloso, infatti come diceva Caterina "Le carceri producono disabilità" nel senso che molte persone son diventate disabili in carcere a causa delle mancate cure sanitarie.
    La dignità dell'uomo viene persa completamente, è giusto che queste persone debbano pagare per ciò che hanno commesso, ma non in questo modo.
    Cercano solo di essere aiutati, magari anche solo raccontando la loro vita e i progetti per il futuro, è compito di noi educatori aprirgli le ali per un futuro migliore, dandogli così la possibilità di voltare pagine una volta e per sempre, ricominciando una nuova vita, con prospettive diverse.

    Articoli che parlano dei disabili dietro le sbarre!

    www.superabile.it/web/it/.../info-82536217.html
    Schiano di Cola Maria P.
    Schiano di Cola Maria P.


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    Messaggio  Schiano di Cola Maria P. Sab Apr 02, 2011 3:43 pm

    Voglio essere sincera e dire che prima di questa lezione incentrata sulla tematica relativa alle reali condizioni di una persona in carcere e in particolare di una persona disabile non vi avevo mai riflettuto, posso dire di non aver mai pensato alla possibilità che una persona con disabilità potesse andare in carcere.
    Grazie ad un’esposizione saliente di Caterina ho potuto venire a conoscenza della condizione vigente all’interno delle carceri, ma in particolare del Penitenziario di Rebibbia, dove vi lavora come educatrice. Oltre a raccontarci della sua esperienza, ci ha mostrato anche alcune foto che hanno suscitato in me emozioni forti e un senso di disapprovazione totale, per le scarse condizioni igienico-sanitarie, la mancata assistenza immediata, che può portare spesso anche alla disabilità nel momento in cui le ferite provocate all’interno del carcere non siano curate adeguatamente e in maniera immediata.
    La nostra Costituzione Italiana tutela la persona e la sua dignità, considerando il singolo individuo come unico e irripetibile detentore di diritti inviolabili, detti anche diritti naturali, come il diritto alla vita che viene prima di tutto. Ma in un tale ambiente circoscritto, dove in una cella di trenta metri sono inseriti sei letti lasciando spazi di vita minimi, in cui una persona sulla sedia a rotelle priva di assistenza di qualunque genere resterebbe isolato e costretto a restare a letto tutto il giorno, perché dovrebbe lasciare la propria carrozzella al di fuori della cella in mancanza di spazio; resterebbe bloccato senza poter raggiungere l’aria in presenza di scalini privi di un impianto montascale appropriato. Ritengo che questo non sia rispettare e soprattutto “garantire” la dignità della persona nella sua individualità.
    Oltretutto, sempre secondo il nostro Ordinamento l’articolo 13 garantisce ad ogni cittadino una sfera intangibile di libertà individuale. Ma senza soffermarsi eccessivamente sull’aspetto giuridico resto indignata di fronte ad un tale paradosso. Dovremo spostarci su un piano morale o per essere più specifici umano, dove questo viene messo totalmente in discussione in un tale ambiente chiuso, dove vi è il mantenimento di una condizione di vita totalmente strutturata, programmata quasi come immutabile. Parliamo di un’educazione come strumento di crescita, di emancipazione, di autonomia, ma soprattutto di libertà e in un tale ambiente istituzionalizzato,quello carcerario, la stessa attività educativa viene messa in crisi. Come ho potuto cimentarmi su un piano pedagogico, per quanto riguarda il minore, bisognerebbe trovare un equilibrio tra direttività e autoaffermazione, creando degli spazi in cui possa esprimere il proprio bisogno di affermazione con attività appropriate al suo interno. In tal modo anche da facilitare il compito dell’educatore permettendogli di muoversi verso l’altro senza essere limitato nelle sue azioni educative. Il carcere può apparire anche come un luogo demotivante per chi vi lavora, potrebbe alterare i livelli di emozione, per questo penso che sia necessaria una formazione adeguata della figura dell’educatore nel carcere. Ascoltando Caterina mi è rimasto impresso il suo modo di essere educatore, di rapportarsi all’altro senza voler conoscere il motivo che lo ha portato in carcere, questo per evitare di essere condizionata. Un educatore dovrebbe porsi all’ascolto, riconoscendo il valore della persona sospendendo il proprio giudizio e promuovendo un distacco dai propri schemi valoriali,di pensiero, in modo da indurlo ad instaurare con l’altro un rapporto di fiducia. Ritengo che il carcere dovrebbe avere uno scopo riabilitativo e non punitivo. Se prima di tutto non si rispetta la persona in sé, indipendentemente da quale sia stato il suo reato, non si potrà mai attuare un processo riabilitativo con successo, perché non si potrà mai insegnare all’altro il rispetto per gli altri e garantire il suo reinserimento sociale. Immedesimandomi nella figura dell’educatore in carcere penso che sia difficile mettere da parte il proprio modo di essere e di pensare per aprirsi all’altro in maniera libera e spontanea, ma nonostante questo, penso che possa risultare complicato ma non impossibile.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 5 Empty l'educatore in carcere

    Messaggio  TERESA TARANTINO Sab Apr 02, 2011 3:46 pm

    Durante la lezione di giovedi oltre la testimonianza di Nunzia c'è stata un'altra testimonianza,quella di Caterina educatrice che da anni lavora nel carcere di Rebibbia.
    Durante la lezione ci sono state forti e accese discussioni positive e negative nate naturalmente dalle diverse opinioni di ognuno di noi.
    La prima cosa da precisare è che quando si parla di trattamento penitenziario bisogna capire che ogni istituto carcerario ha la sua trealtà,le sue abitudini e le sue "usanze".
    Nel caso del carcere di Rebibbia,dalla testimoninza di Caterina, ho potuto capire che tutto è molto difficile.I detenuti non vengono trattati nel rispettao e nella considerazione dellla loro dignità e della loro persona,tutto ciò va contro ciò che afferma la Costituzione circa il" diritto del detenuto".
    Il reo vive in condizioni disagiate e poco igieniche,se pensiamo che in una cella di tre metri convivono in 6-7 persone,che lenzuola e effetti personali non vengono lavati,bagnoschiuma shampo dentifricio spesso non gli viene neanche concesso.
    La discussione è nata anche su questo,su quanto il detenuto sia privo di ciò che gli occorre; annche se questo non accade in tutti gli istituti,io penso che anche se le metodologie dei vari carceri sono diverse la realtà in cui vivono è la stessa:non c'è per niente un trattamento rieducativo e in questo non vedo futuro nella figura dell'educatore in carcere,non perchè io non creda in questi ideali bensì perchè è la società na on credere in questo sistema rieducativo.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 5 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  orsola maria ferraro Sab Apr 02, 2011 4:12 pm

    Anche il racconto di Caterina sulla sua esperienza nel carcere di Rebibbia mi ha particolarmente colpita.
    Anche in questo contesto l'educatore gioca un ruolo fondamentale.
    Quest'ultimi non devono giudicare ma tendere una mano,non devono domandarsi come mai si trovano li ma devono essere in grado di trasmettere sicurezza e fiducia nei loro riguardi.
    Caterina ci ha parlato che nei carceri c'è poca umiltà,i detenuti vivono una situazione pessima non hanno diritto di avere due rotoli di carta igienica al mese non hanno delle asciugami e sono costretti ad asciugarsi con le federe da cuscino.Essi vivono in celle sporche e strette.Nei carceri le persone con disabilità,incontrano numerose barriere archittetoniche e sono costretti a chiedere aiuto ai compagni di cella.Si tratta davvero di una situazione pessima,e per questo che l'unica speranza e trovarsi di fronte colui che li ascolti,che li educa ad una vita migliore.....E anche in questo contesto il ruolo dell'educatore gioca un ruolo importante.
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    Messaggio  Veronica Tonia Mennillo Sab Apr 02, 2011 4:20 pm

    Purtroppo di primo impatto sono stata portata a pensare non da Educatrice, ma da persona comune, quindi mi risultava difficile guardare le cose in modo oggettivo. Ma tale ruolo richiede un certo distacco, soprattutto se in relazione ad un determinato ambiente come il carcere, quindi di non giudicare, ma agire per la rieducazione del soggetto che si deve aiutare. Pertanto, come in altri luoghi,allo stesso modo anche nelle carceri i disabili devono potersi muovere ed avere un certo aiuto. Non escludo però che questi debbano, a livello umano, "pagare" i propri errori, e ove possibile porre rimedio. E' in questo tratto che l'aiuto dell'educatore è fondamentale. La giustizia deve seguire il proprio corso, e impartire loro la giusta pena, allo stesso modo l'educatore deve far sì che essa venga capita e ovviamente che si escluda una ricaduta dei reati commessi.
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    Messaggio  enza bernardo Sab Apr 02, 2011 5:48 pm

    Caterina è un'educatrice che lavora nel carcere di rebibbia a Roma, e il suo racconto mi ha fatto riflettere molto perchè non so per quale motivo,non ho mai riflettuto sul binomio CARCERATO-DISABILE,però ciò non toglie che le sue parole mi hanno lasciata un pò sconcertata, perchè è vero che non devono essere in una situazione di comodità tanto meno di privilegiati, ma almeno concedergli una propria dignità.
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    Messaggio  Enza Sorrentino Sab Apr 02, 2011 6:26 pm

    Dalla lezione sulla disabilità nelle carceri, tocca un’argomento molto vasto ma nello stesso tempo non conosciuto, come la testimonianza di Caterina, che lavora a stretto contatto con i REO cercando di rieducarli nel mondo sociale. in allegato una dichiarazione di un disabile in carcere, che dà una forte testimonianza alla vita carceraria di persone che pur avendo sbagliato nella vita ed adesso si trovano giustamente nelle carceri per scontare la loro pena, non li vieta vivere almeno con ausili adeguati per trascorrere la loro posizione.


    http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/CARCERE-E-DISABILI/D5908049.html

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    Messaggio  Caterina Panico Sab Apr 02, 2011 6:32 pm

    Oggi abbiamo ascoltato Caterina, una ragazza che ci ha riportato delle informazioni sul carcere di Rebibbia.... Le sue dichiarazioni sono state abbastanza dure; ha denunciato la poca dignità che viene data alla persona, al detenuto in questo caso. Secondo il regolamento del carcere i detenuti hanno a disposizone due rotoli di carta igienica per tutto il mese, delle lenzuola che dovranno avere per tutta la durata della candonna e poco altro. Da qui si è aperto un grosso dibattito in aula. Questo è un discorso molto delicato perchè da una parte la mia parte forse un po' cinica direbbe che queste persone devono pagare in tutti i sensi... perchè nessuno li ha costretti a violentare, uccidere e così via.. Però è anche vero che se non vengono aiutati possono sentirsi ancora più incattiviti e forse fare peggio una volta usciti...
    Credo che dunque le persone che decideranno di lavorare in quell'ambito devono dare un mano a quelle persone cercando di capire il loro vissuto e cercando di trasmettere loro dei valori per un appropriato reinserimento sociale; con la speranza che in un modo o nell'altro apprezzino quello che si sta cercando di trasmettere e che non commettano più errori.
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    Messaggio  marianna durni Sab Apr 02, 2011 8:12 pm

    Oggi la lezione è stata molto interessante,il racconto di Caterina della sua esperienza come educatrice,nel carcere di Rebibbia,mi ha spronato ancore di più in quello che vorrei un giorno poter fare.Ed è bellissimo aiutare queste persone in qualche modo,anche perché il carcere deve essere visto come una zona di passaggio alla vita vera,non deve essere un dimenticatoio o una discarica sociale,ma dovrebbe essere un passaggio di punizione,di riflessione e attraverso questi educatori restituire almeno un po di fiducia in queste persone,per essere restituiti alla vita libera.Essere un educatore nelle carceri secondo me, significa,promuovere lo sviluppo della persona e reintegrarla nella società e restituirgli un po di dignità e fargli capire il loro errore arrivando ad uno scopo cioè quello del pentimento, poi bisogna avere tanta voglia di fare e di socializzare prima di tutto, perché comunque abbiamo a che fare con delle persone e quindi coinvolgerli e renderli attivi,è molto importante,anche se non è semplice nemmeno ad avere dei semplici rapporti umani.Io credo che anche un disabile debba scontare la sua pena, ma almeno con un ausilio in più...perché il carcere già è un posto difficile. Exclamation
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    Messaggio  annapiro Sab Apr 02, 2011 10:02 pm

    durante il dibattito avuto in aula sono rimasta stupita dai preconcetti,che vi sono tra futuri educatori,quando mi sono iscritta alla facoltà di scienze dell'educazione avevo le idee ben chiare e ancora oggi seguo il mio obbiettivo ovvero i bambini!!!poi incontrai Caterina,con il suo obbiettivo la criminalità!!al secondo anno mi propose quest'esperienza,accettai di seguirla,segui la sua tenacia la sua caparbietà la sua passione oggi grazie a lei ho conosciuto un mondo completamente sconosciuto mi sento più completa.La figura dell'educatore deve formarsi nella globalità degli aspetti difficili di una persona,che sia bambino o adulto,perchè un adulto necessita quanto un bambino delle cure educative e rieducative e sentir dire in aula tanta discriminazione da parte di futuri educatori ove chi merita e chi no mi ha stupita davvero,noi educatori non ci occupiamo di giudicare le persone ma le aiutiamo migliorando la loro vita perchè se anche non viene detto esplicitamente da loro noi sappiamo che hanno bisogno di aiuto e non saremo noi a giudicarli questo non è nostro compito.Uno dei corsi che aiuta a sensibilizzare l'educatore è proprio pedagogia della disabilità perchè aiuta noi futuri educatori ad avere un quadro globale di cosa siamo professionalmente,so bene che vi è diritto di pensiero e non saro' io ad infrangere tale legge ma il mio è un consiglio siate aperti e sensibili perchè questa professione tocca davvero l'anima delle persone in tutte le loro difficoltà,dobbiamo offrire loro una possibilità ovvero quella di avere una vita migliore è un ruolo di grande responsabilità ma è estremamente meraviglioso trarre passione nel far stare bene gli altri siamo educatori non ingegneri non lavoriamo con materia morta noi lavoriamo con persone il cio' equivale ad un cuore una mente ma soprattutto un anima giusta o sbagliata non ci compete ma di questo son certa è una anima di cristallo ti specchi all'interno della loro fragilità!!!!
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    Messaggio  RitaAltheaArcopinto Sab Apr 02, 2011 10:19 pm

    Mi ha colpito molto il racconto di Caterina, ossia la sua esperienza da educatore nel carcere di Rebibbia.
    La prima sensazione che ho provato è stata "Rabbia".
    Se ci pensiamo i carcerati si trovano in quelle strutture perchè hanno agito contro la legge e secondo la mia sensazione iniziale dovrebbero pagare per i loro errori.
    Ma quano il discorso diventava più complesso...mi sono ricreduta.
    I limiti imposti...oppure l'assistenza sanitaria ricevuta dopo molto tempo...NON è UMANO comportarsi così!!
    Perchè siamo tutti uguali e dobbiamo avere la possibilità di scegliere, di cambiare il percorso della nostra vita!
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    Messaggio  MariaVerrone Sab Apr 02, 2011 11:11 pm

    L'educatrice CATERINA ci ha raccontato della sua esperienza lavorativa nel carcere di REBIBBIA.Questi carceri son in condizioni disastrosi perché vengono a mancare dei materiali di prima necessità come ad esempio: la carta igienica,l'asciugamano,dei vestiti,lo spazzolino e il dentifricio.Quindi questi carcerati vivono in pessime condizioni, anche per quanto riguarda i disabili che per colpa delle barriere architettoniche non possono essere autonomi ma devono chiedere aiuto e sostegno a qualcuno dei loro compagni.Secondo me educare e aiutare i detenuti non è facile e semplice perché ci vuole tanto coraggio e pazienza e bisogna mostrare attenzione per ogni singola persona e gli educatori devono operare un processo di reinserimento e rieducazione.Però secondo me il detenuto deve "pagare" per ciò che ha commesso cioè attraverso il sacrificio e impegnarsi in alcune attività che gli vengono proposte nel carcere,e soprattutto di rispettare le regole generali della loro vita, per fargli capire gli errori che ha commesso e di non ripeterli più. Quindi l' educatore deve soprattutto rispettare la loro dignità e ha il compito di non giudicare queste persone ma di aiutarli e di trasmettere delle basi per un loro FUTURO MIGLIORE...Very Happy
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    Messaggio  giuseppa reccia Dom Apr 03, 2011 9:12 am

    Il racconto di Caterina della sua esperienza da educatrice nel carcere di Rebibbia è stato molto interessante...
    Ci ha spiegato com' è la vita nel carcere e ci ha mostrato alcune foto alle quali sono rimasta veramente sconvolta.In quanto nel carcere non hanno una minima assistenza,infatti hanno a disposizione 2 rotoli al mese,i vestiti se non li hanno mettono sempre gli stessi.Anche se queste persone hanno subito un reato però non rispettano la loro dignità è non per niente piacevole e poi è difficile immaginarlo da una persona con disabilità.Perchè queste persone devono pagare per quello che hanno fatto però attraverso sacrifici e capire che quello che ha fatto è sbagliato.Sarà proprio l'educatore a farci capire cosa è giusto o sbagliato.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 5 Empty testimonianza caterina

    Messaggio  NoemiMaffia Dom Apr 03, 2011 10:51 am

    Cosa significa stare in carcere???
    Noi adesso lo sappiamo!!!
    Durante la lezione è venuta Caterina,una ragazza che fa l'educatrice nel carcere di Rebibbia a Roma,e ci ha aperto gli occhi sulla vita dei carcerati,che a noi era del tutto sconosciuta!!! La realtà del carcere è al quanto tragica dato che non si hanno nemmeno le cose essenziali a partire dalla cartaigienica,le lenzuala sino ad arrivare alle medicine. Per quanto riguarda le celle la situazione si presenta ancora più dura in quanto sono piccole e non si ha nemmeno lo spazio per respirare.
    E un disabile in carcere???
    La situazione per un dsabile è più difficile perchè oltre alle difficoltà che prima si sono dette si aggiungono anche le barriere architettoniche. Un disabile una volta che è entrato in cella non potrà più muoversi dato che la struttura del carcere non comprende pedane o ascensori e viene a mancare anche l'assistenza che è fondamentale!!!
    Il lavoro di Caterina è da ammirare perchè lei con tutti i suoi mezzi disponibili aiuta queste persone iniziando con un sorriso,che non si nega a nessuno tanto meno a queste persone a prescindere dal motivo che stanno lì!!!

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