Pedagogia della disabilità 2010-11

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Pedagogia della disabilità 2010-11

Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti a.a. 2010-11 periodo marzo-maggio 2011


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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 2 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  annamariaruopoli Gio Mar 31, 2011 7:23 pm

    Oggi a lezione c'è stata la testimonianza di Caterina un educatrice che lavora nel carcere di Rebibbia e ha raccontato le difficoltà che hanno i detenuti perchè non posseggono oggetti di prima necessità come ad esempio saponette, carta igienica a sufficienza, asciugamani, per questo sono costretti a usare la federa del cuscino per asciugarsi la faccia che bagnandosi provoca problemi di salute. Vi è anche poca assistenza medica infatti una banale ferita a causa di una mancanza di intervento immediato causa infezione. Per i disabili la situazione è più problematica dove non riescono ad uscire dalla cella perchè le porte sono strette e quindi devono sperare nell' aiuto di un amico o sono costretti a rimanere a letto, quindi queste barriere architettoniche sono presenti ovunque anche nei carceri schiacciando così la dignità umana! Attraverso l'esperienza di Caterina ho capito che educare i detenuti è un compito arduo, occorre tanto coraggio e tanta passione. Secondo me bisogna mostrare attenzione e interesse per ogni singola persona perchè per loro diventa importante anche un sorriso per comunicargli che l' educatore gli è vicino nel momento di bisogno. Sono molti coloro che cercano di attirare l' attenzione compiendo atti estremi perchè si sentono soli e abbandonati. L'educatore non deve farsi condizionare dal reato del detenuto il suo compito non è giudicarlo,ma educarlo, aiutarlo nei momenti di crisi o di abbattimento psicologico ,a prepararlo nell'inserimento della società e a non commettere più gli stessi errori.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 2 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  Imma Malerba Gio Mar 31, 2011 8:03 pm

    Oggi in aula c'è stata una lezione davvero interessante...la testimonianza di Caterina,un'educatrice che lavora nel carcere di Rebibbia.E' stato un dibattito molto acceso,ognuno con idee diverse,ma è stato importante per confrontarci ma allo stesso tempo riflettere.Vorrei cominciare questo discorso con una premessa:ho ascoltato con attenzione tutta la spiegazione di Caterina...ciò che ha affermato riguardo agli educatori che lavorano in questi carceri,ai rapporti che si devono creare,al "rispetto" che si deve portare,ma purtroppo non condivido tutto!!!Come prima cosa vorrei dire che una delle parole che ho sentito spesso in questo dibattito e che io non condivido assolutamente è "POVERINI" Neutral Scusatemi,ma questa parola secondo me non può proprio essere paragonata a queste persone che commettono reati senza nessuno scrupolo,ma soprattutto senza nè RISPETTO E DIGNITA'.Oggi è stato affermato che si deve appunto avere rispetto per queste persone,e che al tempo stesso debbano vivere con dignità!
    Ma nel momento in cui loro hanno commesso un reato (minimo o grave che sia)pensate che abbiano portato rispetto alla società???Bhè secondo me assolutamente no!
    Purtroppo oggigiorno si parla solo di cronaca nera...giorno dopo giorno succede sempre qualcosa che lascia il nostro paese a bocca aperta,piena di paura...stiamo ascoltando da tempo il caso di Sarah Scazzi e di Yara Gambirasio!Ma come si fa ad avere rispetto per gli assassini di queste ragazze?
    Bhè andando oltre questa storia (altrimenti non si finisce più di parlare) voglio dire che in parte sono d'accordo che il lavoro di noi educatori debba essere quello di rieducare i detenuti per quando poi dovranno uscire dal penitenziario,ma dico anche che ciascuna persona,deve pagare per ciò che ha commesso...deve sì avere una vita dignitosa con i beni primari,ma si ferma qui,senza comfort come vengono ultimamente dati quasi a tutti i detenuti!Tutto ciò vale anche per i detenuti disabili...anche perchè penso che come avranno avuto "l'abilità" di commettere un reato,dovranno avere anche la stessa per poter pagare il reato commesso.
    Penso che sia proprio per le tante possibilità che ci sono ormai anche nei penitenziari che i fatti di cronaca,e i vari reati sono sempre più frequenti...ormai c'è pochissima differenza tra la reclusione e la vera libertà,e ahimè poca giustizia!!!
    Forsè sarò stata un pò cinica ma è ciò che penso in questo momento...
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 2 Empty IL CARCERE DEVE RENDERCI MIGLIORI E NON PEGGIORI!

    Messaggio  ANNA SEQUINO Gio Mar 31, 2011 8:34 pm

    E' BASTATO UN PICCOLO IMPUT PER SCATENARE UN ACCESO DIBATTITO.
    LA LEZIONE DI OGGI CON LA TESTIMONIANZA DI CATERINA HA DIMOSTRATO QUANTO SIA COMPLESSA E ALLO STESSO TEMPO IMPORTANTE LA FIGURA DELL'EDUCATORE IN CARCERE.
    PERSONALMENTE HO STUDIATO QUELLI CHE SONO I PRINCIPI FONDAMENTALI CHE L'EDUCATORE IN CARCERE DEVE RISPETTARE OVVERO:
    1= ATTIVARE L'EPOCHE': SOSPENSIONE DI OGNI FORMA DI GIUDIZIO SUL PASSATO DEL REO
    2= FARSI AUTORITA' OPERATIVA: SVILUPPARE LA CAPACITA' CRITICA
    3= PRINCIPIO DELLA RESTAURAZIONE: SODDISFACIMENTO DEI BISOGNI FRUSTRATI
    TRA QUESTI PRINCIPI A MIO AVVISO QUELLO PIU' DIFFICILE DA RISPETTARE E' PROPRIO QUELLO CHE IMPONE DI NON GIUDICARE IL REO PROPRIO PERCHE' SPESSO CI SI LASCIA CONDIZIONARE E INTIMIDIRE DAL REATO CHE IL CONDANNATO HA COMMESSO RISCHIANDO COSI' DI STABILIRE UN RAPPORTO FREDDO E SEMPLICEMENTE BUROCRATICO CHE SICURAMENTE COMPROMETTERA' IL LAVORO DELL'EDUCATORE E RISULTERA' POI DIFFICILE STABILIRE UN RAPPORTO DI FIDUCIA COL REO.
    IO IMMAGINAVO CHE EDUCARE IN CARCERE SAREBBE STATO DIFFICILE E DOPO LA DISCRIZIONE CHE CATERINA CI HA FATTO DELLE CONDIZIONI DI VITA IN CARCERE E IN PARTICOLARE LA DESCRIZIONE DELLE CONDIZIONI DI VITA DEI DISABILI IN CARCERE CHE ADDIRITTURA NON RIESCONO A VARCARE LA SOGLIA DEL CANCELLO CON LA SEDIA A ROTELLE HO CONFERMATO LA MIA IPOTESI.
    PER COMPRENDERE COME SIA DIFFICILE IL LAVORO DELL'EDUCATORE BASTA PENSARE CHE EGLI DEVE EDUCARE ALLA LIBERTA', AL RISPETTO E ALLA DIGNITA' IN UN LUOGO DI TOTALE ASSENZA DELLA LIBERTA' E DEL RISPETTO PER LA DIGNITA' DEI DITRITTI DELL'UOMO CHE IN CARCERE DIVENTA UN NUMERO AL QUALE SONO ASSEGNATI UN DETERMINATO NUMERO DI OGGETTI COME 2 ROTOLI DI CARTA IGIENICA AL MESE ED UNA SAPONETTA.
    COME SI PUO' PARLARE DI LEGGE UGUALE PER TUTTI SE IN CARCERE SOLO CHI HA SOLDI PUO' CAMBIARSI GLI ABITI E CHIAMARE I PARENTI.
    AMMETTO CHE SIA DIFFICILE POTER ACCETTARE QUESTI IDEALI SE SI PENSA CHE COMUNQUE QEULL'UOMO HA COMMESSO UN REATO ED E' GIUSTO CHE PAGHI SENZA SCONTI MA E' ANCHE VERO CHE MOLTE PERSONE PRIMA DI NOI HANNO COMBATTUTTO PER CAMBIARE LA REALTA' E PER FAR SI' CHE IL CARCERE E LA PENA DA SCONTARE DIVENTASSERO NON UN MODO PER RESTUTUIRE ALTRA DEVIANZA MA UN MODO PER RIABILITARE IL SOGGETTO NELLA SOCIETA' PERCHE' PRIMA OP POI LA PENA SARA' SCONTATA E QUELL'UOMO TORNERA' A VEVERE TRA DI NOI E QUINDI E' UN BENE PER TUTTI SE QUEST'UOMO CAPISCE IL SUO REATO E MIGLIORI LA PRORIA VITA.
    INOLTRE TUTTI ABBIAMO DIRITTO AD UNA SECONDA POSSIBILITA', TUTTI ABBIAMO DIRITTO DI DIMOSTRARE CHE SI PUO' CAMBIARE.
    QUINDI IO CREDO CHE NON SIA GIUSTO GETTARE ALL'ARIA CIO' CHE SI E' OTTENUTO DOPO DURE LOTTE E DOBBIAMO IMPRARE A CREDERCI DI PIU' , DOBBIAMO IMPARARE A NON GIUDICARE MA AD AGIRE SE IL NOSTRO OBIETTIVO E' CAMBIARE LA NOSTRA REALTA'.
    DOIBBIAMO FARE IN MODO CHE IL CARCERE DIVENTI LUOGO DI VERO E PROPRIO RECUPERO RIUSCENDO UN GIORNO A RIBALTARE CIO' CHE DICEVA PAGANO OVVERO CHE RINCHIUDERE LE PERSONE IN CARCERE E' IL MODO PIU' COSTOSO PER RENDERLE PEGGIORI, POTENDO GRIDARE CHE IL CARCERE RENDE MIGLIORI!


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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 2 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  mariafiorentino Gio Mar 31, 2011 9:19 pm

    La lezione trattata oggi in aula è stata davvero toccante in quanto si è trattato come argomento l'educatore nelle carceri.Oggi a raccontarci la sua esperienza personale è Caterina un educatrice che si trova nel carcere di rebibbia. Mi sono commossa nel sentire in che situazione vivono i detenuti, come avere a disposizione due rotoli di carta igienica al mese oppure come avere al posto delle asciugamani le federe dei cuscini per asciugarsi dopo essersi fatti la doccia.Credo che non sia facile vivere in queste situazioni specialmente per le persone disabili che nelle carceri convivono con grandi barriere architettoniche e inoltre sono costretti a chiedere aiuto ad altri detenuti per essere aiutati.
    Spero che queste spiacevoli situazioni non si verifichino mai piu' perchè credo che vivere in queste condizioni sia davvero disumano e per quanto abbiano potuto sbagliare sono esseri umani proprio come noi.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 2 Empty Carolina-carcere Rebibbia

    Messaggio  NicolinaBelluomo Gio Mar 31, 2011 10:13 pm

    L'altro argomento che è stato affrontato oggi durante il laboratorio riguardava le condizioni dei detenuti all'interno dei contesti carcerari,soffermandoci sulla situazione disastrosa del carcere di Rebibbia,e facendo riferimento alle persone con disabilità recluse all'interno di questo istituto.
    La testimonianza di Carolina,educatrice che lavora appunto nel carcere di Rebibbia è stata molto significativa in quanto ci ha raccontato della sua esperienza diretta e del suo ruolo,non facile,che si ritrova ad affrontare quotidianamente,acquisendo ogni giorno sempre maggiore consapevolezza di quanto sia utile il suo compito nei confronti di queste persone,il quale anche con un semplice saluto non solo riesce a rubarsi un sorriso,ma regala anche un attenzione che desideravano e si aspettavano.
    Dalle foto che ci sono state mostrate sono rimasta allibbita,non tanto per le condizioni delle celle,per la mancanza di prodotti primari..siccome capita spesso di sentire in tv o riportate da persone informazioni riguardanti un pò la vita all'interno di un carcere,ma per le difficoltà che le persone con disabilità si ritrovano ad affrontare anche in carcere,a quanto pare,come abbiamo già visto in una delle lezioni precedenti,oltre a tutte le barriere architettoniche che si ritrovano per strada,anche all'interno dei carceri non si ha la possibilità di avere una propria autonomia.
    Trovo che sia troppo banale dire..ha commesso un peccato e quindi è giusto che paghi,sicuramente dovrà scontare la sua pena,che spesso non rispecchia il reato commesso,ma queste persone hanno comunque una dignità e come tale deve essere rispettata,non tollero l'abuso di potere poichè anche essendo un detenuto va rispettato come persona e indifferentemente dal reato commesso,infatti anche Carolina durante il racconto diceva:la maggior parte delle volte non chiedo neanche il motivo per cui si trovano lì,secondo me è un comportamento giusto in quanto non bisogna lasciarsi influenzare e non limitarsi a giudicarli.
    Io penso,piuttosto che infierire,la figura dell'educatore debba costruirsi uno spazio per il dialogo,per una ricerca interpersonale,in modo da instaurare un rapporto di amicizia,il colloquio con l’educatore parte spesso da una informazione da ottenere,un determinato bisogno,ma il taglio specifico del lavoro educativo è dato dalla capacità dell’educatore di leggere,oltre quelle richieste momentanee ed occasionali,altre richieste nascoste e non riconosciute,relative alla propria condizione esistenziale.
    In questo modo si cerca di ottenere un processo di reinserimento sociale per far si che nel momento in cui queste persone usciranno da questi istituti,non saranno spinte ad agire con comportamenti devianti,ma anzi saranno pronti ad affrontare la vita sociale.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 2 Empty laboratorio 31 marzo

    Messaggio  Ioffredo Veronica Gio Mar 31, 2011 11:38 pm

    L’intervento di Caterina fatto oggi in aula è stato per me motivo di riflessione, ci ha parlato della sua esperienza che fa quotidianamente al carcere di Rebibbia nella veste di educatrice e dai suoi racconti mi ha messo di fronte ad una realtà che non conoscevo, realmente non ci avevo mai pensato, trovo scandaloso che persone come noi debbano essere costretti a vivere ammassati in celle che non sono in grado di contenere il numero di detenuti inseriti. Per non parlare dei servizi igienici: di spazzolino, dentifricio, shampoo e asciugamani non si vede neanche l’ombra e cosi i rei sono costretti a doversi asciugare con la fodera del cuscino e lavarsi i denti con il cif; viene data loro una saponetta al mese, 2 rotoli di carta igienica, le lenzuola poi devono bastare x tutta la loro detenzione, gli unici vestiti che hanno sono quelli che portano al momento della carcerazione. Cio significa che se in un mese ad esempio finisse la carta igienica sono costretti a chiederlo a qualcun'alto e cio a mio parere toglie loro la dignità. Tanto che molti detenuti si suicidano, si procurano ferite a volte anche gravi per poter attirare l’attenzione, per poter parlare con un educatore. Trovo la cosa profondamente triste facendomi capire di quanto sarà importante un giorno riuscire a fare l’educatrice.
    La questione è: se per un persona senza particolari problemi la vita in carcere è difficile immaginiamo per una persona con disabilità, che si troverebbe costretto a dover dipendere nella maniera piu assoluta dai suoi colleghi: dall’entrare in cella a causa della carrozzella che non riesce ad accedervi perche l’ingresso è troppo stretto, all’ andare in bagno, per non parlare poi se vuole scendere in giardino per andare a “pascolare” a detta di chi queste situazioni le ha viste da vicino perchè per potervi accedere vi sono diverse scale.
    Questa è la realtà che si vive in un carcere tra i piu nuovi, fatti di recente; non oso neanche immaginare in un carcere come quello ad esempio di Poggioreale cosa puo accadere!
    Quello che bisogna capire è che queste persone prima o poi usciranno dal carcere e se non viene fatto un intervento di recupero per un futuro reinserimento sociale, se non viene insegnato loro il rispetto verso gli altri, verso le regole, ecc le cose non cambieranno, non si riuscirà a cambiare in meglio la persona e a mio parere la detenzione risulterebbe totalmente inefficace.
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    Messaggio  Annunziata Piccolo Ven Apr 01, 2011 8:09 am

    L’esperienza di Caterina nel carcere di Rebibbia è stata molto significativa,mi ha aperto gli occhi sul ruolo dell’educatore nel carcere e in particolare delle condizioni dei detenuti soprattutto dei detenuti disabili…Ho sentito delle condizioni poco umane in cui vivono i detenuti e questa è una vergogna e pure il presupposto fondamentale è il riconoscimento della dignità di una persona!!!E’ vero hanno sbagliato ma non siamo soprattutto noi educatori a poterli giudicare, il nostro ruolo è di entrare nel carcere proponendo un percorso educativo e al reinserimento sociale …il compito piu’ difficile credo proprio che sia quello di doversi porre in relazione con persone che hanno compiuto azioni che certamente non condividiamo ,questo però non deve condizionare l’azione educativa che ci proponiamo di fare…Ammiro la forza di Caterina che comunque deve affrontare ogni giorno situazioni tristi ma che lo deve fare sempre con un sorriso…in particolare è doveroso soffermarci sulle condizioni dei disabili ai quali manca il piu’ delle volte l’assistenza necessaria e che forse hanno delle sofferenze maggiori rispetto ai detenuti “normali”. Della disabilità dietro alle sbarre, dunque, si sa poco e niente, quando si parla di prigione di solito non la si associa mai alla disabilità e pure i casi ci sono …sono persone che devono far fronte tutti i giorni a delle barriere… immaginiamo cosa possa voler dire, per esempio, per chi ha delle disabilità motorie e i disagi che può provocare, a sé e ai propri compagni, chi è costretto a dover manovrare una sedia a rotelle negli angusti spazi di celle sovraffollate c’è anche chi, dai propri compagni, deve essere imboccato per nutrirsi…è una situazione bruttissima e quindi devono avere una maggiore assistenza e un supporto da parte di noi educatori!!!
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    Messaggio  Annapina Di Fraia Ven Apr 01, 2011 8:50 am

    Il tema trattato in aula ieri sui i disabili in carcere fatto con Caterina una nostra collega che ci ha raccontato della sua esperienza lavorativa, mi ha fatto comprendere tante cose che davvero nell' intraprendere questo mio percorso di studio di educatrice non ci ho mai pensato,mi ha fatto riflettere sul fatto che fare l'educatrice è proprio vero è una vocazione e noi educatori ed educatrice non dovremmo mai stare li a giudicare a condannare le persone che invece dovremmo aiutare a rienserirsi nella socità, il nostro compito è quello di essere sensibli rispetto agli altri,approcciarci con chi ha bisogna di aiuto con amicizia, con comprensione,trattarli con dignità,essere pronti davvero aiutare queste persone e non bisognerebbe mai stancarsi di farlo,il nostro giudizio deve essere appunto sospeso come ieri ci ha detto un'altra nostra collega, altrimenti se siamo propensi al giudizio,cio significa che il percorso che abbiamo scelto probabilmente non è quello giusto. Il discorso poi sulle carceri poco adatti ad ospitare persone con disabilità è altro spunto di riflessione,purtroppo molte carceri in Italia sono vecchie costruzioni e per niente conformi a tutte le esigenze di tutti specialmente dei disabili che sono all'interno delle caerceri e che per la mancanza di spazi, di servizi come ascensori,di celle strette perchè di 3 metri con 6-7 detuniti all'interno, sono costrette molto spesso a non potersi muovere, a volte sono costrette a restare nelle loro celle davvero segretati, senza poter usufruire del diritto alle loro ore di aria all'aperto, e questo è davvero una cosa disumana e triste..per niente conforme all'umanità e rispetto della dignità di queste persone come citerebbe l'ordinamento penitenziario che si basa sulla costituzione italiana, ma che invece non viene applicato nella realtà.Le persone che stanno nelle carceri purtroppo stanno pagando molto di piu di quello che dovrebbero scontare in queste loro condizioni, io spero che il lavoro di educatori, di associazioni di volontariato, o la solidarietà delle persone davvero possono rendere meno complicata questa loro situazione, perchè queste persone hanno davvero bisogno di aiuto,come a volte soltanto il semplice fatto di essere ascoltate,ma anche guidate e soprattuto educate ed inserite,cosi anche se hanno sbagliato una volta, qunado invece saranno di nuovo fuori dal carcere e rinserite nella società, non saranno piu in grado di sbagliare. Io credo che il lavoro dell'educatore è davvero un lavoro bellissimo e molto importante,anche se molto spesso viene sottovalutato, ma io credo che realizza davvero chi lo fà, perchè non c'è miglior lavoro dove si puo dare davvero una mano a qualcuno, poter davvero rendere una persona migliore, aiutarla a non commettere piu errori come nel caso dei reo, aiutare chi ha difficoltà come i disabili. Queste lezioni che stiamo affrontando settimana dopo settimana, mi stanno sempre piu facendo rendere conto di aver intrapeso la strada giusta,perchè mi stò arricchendo molto e ho compreso sempre piu che il nostro lavoro di educatrici è un lavoro di umanità
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    Messaggio  Diletta M.R Clemente Ven Apr 01, 2011 8:51 am

    Tutti commettono errori nel corso della vita... alcuni possono essere facilmente risolti... altri, invece, sono particolarmente gravi motivo per cui,si manda il colpevole in carcere per pagare il proprio debito con la società. E vero, sono individui che magari hanno ucciso, hanno stuprato... si sono macchiati di reati gravi. Ma ciò non toglie che debbano essere trattati come delle bestie prive di dignità. E' vero, hanno sbagliato ma ciò non giustificha le condizioni in cui i detenuti di Rebibbia sono costretti a vivere. Ciò è inpensabile per un normodotato... figuriamoci per un disabile che si trova costretto a vivere a letto chiuso in una cella piccolissima, in cui non c'è spazio nemmeno per la sedia a rotelle. Ammiro Caterina,e ammiro la passione, l'amore che ha per questa professione... nonostante le condizioni difficili in cui i detenuti si trovano, affronta tutto con un sorriso e quotidianamente porta avanti questo incredibile mestiere che è quello dell' educatore. Spero tanto diventare un educatrice penitenziaria e sopratutto, spero di essere un esempio come Caterina. E' fondamentale per i detenuti, in un periodo così particolare della loro vita, come lo è appunto quello della carcerazione, avere un punto di rifermento che permetta loro di intraprendere un percorso RI-EDUCATIVO che gli consenta di reinserisri nella società. Hanno commesso errori, è vero... ma si cade per potersi rialzare più forti e determinati di prima!. Il carcere non deve essere visto come un qualcosa di negativo ( per certi versi lo è... perche se sei incarcerato, significa che hai commesso qualcosa di grave)... ma deve anche essere considerato come una possibilità che si da per affrontare una nuova realtà che ti permetta (grazie alla figura dell educatore)di vivere una vita con occhi diversi e sopratutto con una voglia di fare diversa... sono parole belle ma non sempre facili da attuare anche perche lo ammetto che se mi trovassi dinanzi ad una persona che mgari ha ucciso , non so come reagirei in prima istanza... per questo ammiro la modalità attraverso cui Caterina agisce preferendo non sapere di che reato si è macchiato il detenuto. Bentham realizzò il modello del panopticon attraverso cui il carcere era considerato come una forma utopica attraverso cui anche la stessa società doveva formarsi. Non c'erano punizioni corporali, ma la continua osservazione attraverso cui il soggetto ( essendo consapevole di ciò) modificava il suo comportamento... in modo per così dire "autonomo". con il passare del tempo, si è messo in evidenza la necessità di un progetto educativo che permettesse grazie anche e sopratutto alla figura dell' educatore di poter far crescere il detenuto mediante un processo di rieducazione oppure educazione. Ma ciò può essere fatto in modo corretto nel momento in cui la dignità è rispettata dal momento che già il detenuto si trova in una situazione che non gli piace, poi se ci si mettono anche le precarie condizioni igienico sanitarie... tutto diventa più difficile!. Infatti nelle celle prolifera violenza non solo fisica ma anche psichica... il tasso di suicidi cresce sempre di più... per non parlare poi dell inchiesta fatta sulle condizioni in cui i pazienti di numerose case di cura vivono... mi rifiuto di credere che non si faccia nulla per migliorare questa realtà. E' inammissibile!!!. Spero di diventare un educatrice penitenziaria e spero di essere un esempio come Caterina lo è stato per noi.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 2 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  tina raillo Ven Apr 01, 2011 8:58 am

    è stato molto toccante ascoltare l'esperienza di Caterina nel suo ruolo di educatrice nelle carceri di Rebibbia a Roma.è orribile immaginare la permanenza dei detenuti in un carcere che non da piu di due rotoli di carta igienica al mese,non da spazzolini,dentifrici,costringe ad adoperare le lenzuola anche come asciugamani e,cosa più inquietante,non tratta diversamente i detenuti disabili!è vero che i detenuti,per i loro reati,non vengono reclusi per condurre una vita agita,ma è pur vero che le carceri devono tendere alla rieducazione e,pertanto,non è privandoli dei bisogni di primaria quotidianietà,che si mira a ciò.Soprattutto i detenuti con disabilità,essi incontrano numerose barriere architettoniche all'interno di queste carceri che,a mio parere,sono le prime istituzioni ad essere limitate.In aula è stato detto che noi educatori non dobbiamo giudicare queste persone,ma abbiamo il compito di aiutarli,sostenerli e porre le basi per permettere loro un fututo reiserimento sociale e dè quello che come futura educatrice intendo fare!
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    Messaggio  emanuelaerrichiello Ven Apr 01, 2011 9:00 am

    Nella lezione del 31 Marzo 2011 si è aperto un ampio dibattimento sul tema delle persone disabili nel carcere.
    Il carcere di Rebibbia è composto da una parte femminile ed un'altra per alcolisti e tossicodipendenti.
    Quattro sono le ore di distrazione al giorno,mancata libertà di movimento nelle celle,mille strategie dei reo per attirare l'attenzione su di loro,che in alcuni casi sembrano essere anche molto dannose.Sono questi alcuni tratti della descrizione di questo carcere fatta da Caterina. Crying or Very sad
    Personalmente sono rimasta sconcertata di fronte alle pessime condizioni in cui i detenuti vivono,o meglio sopravvivono. Sad
    Generalmente,coloro che si trovano nelle celle,hanno alle spalle situazioni disagiate ed una pessima educazione.
    Anche un disabile può commettere un reato,del resto è un individuo come tutti gli altri.
    Difficilissimo è restare tanto tempo in quel posto,specie per una persona diversamente abile,che continuamente incontra diverse barriere architettoniche.
    A molte persone,mi è capitato sentir dire:
    "ha sbagliato!!allora deve pagare per quello che ha fatto".
    Questo è sicuramente giusto.Ma poi mi chiedo:"chi non ha mai sbagliato in tutta la sua vita che può permettersi di giudicare?"
    Credo proprio nessuno.Il compito di un educatore non è certo quello di sentenziare,ma è piuttosto quello di rieducare e metaforicamente parlando,di ricucire i buchi creati da un'educazione negativa.
    Il carcere può produrre la disabilità,nel senso che quando un soggetto si fa male,il pronto intervento impiega molto tempo per agire e per questo causa disabilità.
    Le cure alle malattie nel carcere sono quasi inesistenti,molte persone muoiono per l'inefficienza di tali servizi.Sono molto frequenti anche i casi di suicidio,determinati dalla disperazione.

    Molte volte noi crediamo di vedere e sapere tutto,ma in realtà non sappiamo niente!!


    Ultima modifica di emanuelaerrichiello il Dom Apr 03, 2011 8:30 am - modificato 4 volte.
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    Messaggio  saraamoroso Ven Apr 01, 2011 9:10 am

    Inutile dire che il racconto di Caterina è stato molto interessante. I pensieri e le idee espresse da alcuni di noi in classe erano tutte pienamente condivisibili e giuste.
    è ovvio che l'educazione debba esserci già fuori dal carcere attraverso la famiglia, la scuola e le altre istituzioni. è un discorso ormai assodato e scontato.
    Il problema è rieducare in carcere; tutti, indipendentemente dal reato commesso.
    La difficoltà per un educatore secondo me sta proprio nel fatto di non farsi coinvolgere troppo emotivamente, non avere pregiudizi, non giudicare, non credere di essere migliore dell'altro.
    è sotto gli occhi di tutti, credo, che le istituzioni e la politica italiana stiano scivolando sempre più nel degrado. Il carcere non fa eccezione. Celle troppo piccole, troppi detenuti, pessime condizioni igieniche.Il problema della recidiva. Pochissimi educatori in carcere.
    Secondo me, la figura dell'educatore, è in Italia sottovalutata, non richiesta, pagata malissimo, non valorizzata. è un circolo vizioso, come un cane che si morde la coda.
    Su internet ho trovato moltissimi articoli sul caso di Fernando Paniccia, accennato in classe anche da Caterina.
    Ragionava come un bambino di 3 anni, pesava 186 chili ed aveva 27 anni. Fernando Paniccia avrebbe terminato di scontare la pena il 31 dicembre del 2011. Era invalido al 100%, affetto da ritardo mentale, epilettico e semiparalizzato. Era entrato in carcere per la prima volta a 19 anni, per il furto di 3 palloni di cuoio in una palestra, e da allora era stato più volte arrestato per piccoli reati di cui probabilmente non era nemmeno consapevole, poiché la sua capacità di comprensione era, appunto, quella di un bambino di tre anni, incapace di muovere le mani, di parlare correttamente e controllare gli stimoli fisiologici.
    Non riusciva a dimagrire ed è stato ucciso probabilmente da un arresto cardiaco.
    Probabilmente, gli infermiere, avranno pensato che non valeva la pena prendersi cura di lui...sarebbe comunque morto...
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    Messaggio  carolina_iacuaniello Ven Apr 01, 2011 9:14 am

    una ex studentessa in rapporto con la vita dei detenuti ha mostrato le loro condizioni di vita all'interno del carcere, che non concordano assolutamente con le leggi carcerarie che decantano il rispetto della dignità umana.
    Si evince già dal primo articolo che in TEORIA tutela i detenuti sottolineando l'importanza della tutela della dignità umana, in PRATICA tutto questo rimane solo mero su bianco!!
    Dalle parole di Caterina è emersa la verità di che queste condizioni le vive tutti i giorni, affiancare i detenuti che vivono in tali condizioni deve essere proprio una cosa dura. Essere consapevoli di non poter cambiare il sistema che teoricamente è giusto ma in pratica è DISUMANO, deve richiedere una gran forza d'animo. Quella stessa forza che deve vivere soprattutto in noi futuri educatori.
    Nello specifico, di fronte ad un istituto carcerario che non rispetta la disabilità ma la crea (vedi le lunghe attese per le cure),il solo potere di chi ci lavora veramente con il cuore, considerando l'animo dei detenuti e non le loro azioni che hanno compiuto, perchè a quelle ci ha pensato la legge, è SORRIDERLI! Very Happy
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    Messaggio  Claudia Lo Zopone Ven Apr 01, 2011 9:34 am

    La testimonianza di Caterina riguardo al suo ruolo di educatrice nei carceri ha indotto in noi studenti un forte dibattito, questo argomento ci ha molto animato.
    Caterina ci ha riferito che nei carceri non viene rispettata la dignità della persona e io sono rimasta disgustata da tutto ciò che avviene nelle celle.
    Credo che le persone disabili abbiano bisogno di maggiori attenzioni rispetto ad altre; Le persone con disabilità o senza vanno valutate nel loro "essere uomo" e non vanno trattate in malo modo perchè hanno commesso un crimine; Coloro che si trovano in carcere già pagano amaramente la loro pena essendo rinchiusi in quelle quattro mura, per cui non bisognerebbe inferire ulteriormente facendoli considerare nulli.
    Sono inoltre rimasta senza parole quando Caterina ci ha riferito che alcuni detenuti pur di poter parlare con lei o altri educatori si sono tolti la vita o si ferivano per attirare l'attenzione.
    Dopo essermi appassionata ad una serie televisiva, il cui protagonista era un educatore nei carceri, ho pensato di voler fare qualcosa per queste persone e,dopo la testimonianza ascoltata in aula ne sono stata ancora più convinta,convinta di voler parlare con loro e aiutarli nel loro inserimento nella società.
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    Messaggio  Assunta Pilato Ven Apr 01, 2011 9:49 am

    Non avevo mai pensato che un disabile potesse essere arrestato e chiuso in carcere,immaginavo sempre che esistessero centri di recupero specializzati,apposta per loro,ma probabilmente non è così!Eh si,perchè qui in Italia e soprattutto a Napoli non c'è lo spirito di migliorarsi e invece di fare un passo avanti si va indietro,scendendo sempre di più nel degrado.
    Ringrazio Caterina che ci ha fatto capire quanto faccia pena il sistema italiano,in particolare nelle carceri,e quante barriere architettoniche esistono li dentro per i disabili,barriere che spesso si superano grazie all'aiuto dei compagni di cella,ma barriere che a volte portano alla morte.
    Ciò che ho imparato da questa lezione è che quello che abbiamo scelto di fare in futuro è una vocazione,perchè dobbiamo essere pronti a prestare aiuto senza aspettarci qualcosa in cambio,ma soprattutto non dobbiamo mai permetterci di giudicare,perchè,a mio parere,può farlo solo Dio!!Anche perchè non potremmo mai capire il motivo della detenzione,in questo caso di un disabile,bisogna sempre provare ogni esperienza sulla propria pelle o in seconda persona per riuscire a capire realmente ciò che si prova,il perchè,il come...
    Sostengo però che per essere pronti ad affrontare il nostro futuro lavoro così,in tal modo,dobbiamo incominciare da ora a farci un esame di coscienza a fine giornata,a porgere l'altra guancia sempre e comunque,a non giudicare,che siano amici,conoscenti,familiari e tutti quelli che ci circondano,disabili e non.Certo comportarsi così è difficile al giorno d'oggi,in una società del genere dove i primi ad essere egoisti sono chi ci rappresenta,dove ognuno pensa a come fregare il prossimo per trarne vantaggio e profitto,ma noi possiamo distinguerci e provare a cambiare qualcosa,siamo,anzi saremo, EDUCATORI,soprattutto alla vita!!E magari potremmo farlo SORRIDENDO...
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 2 Empty commento

    Messaggio  Alda Falco Ven Apr 01, 2011 9:50 am

    Oggi in aula Caterina ci ha esposto la sua esperienza come educatrice in carcere e ci ha messo in evidenza delle problematiche che ci sono .
    A dir la verità sono rimasta male e innanzitutto preciso che sono d' accordo con la mia collega Rosaria su quanto dice che il detenuto debba essere rieducato e svolgere attività di recupero per un buon reinserimento sociale perchè è pur sempre una persona con diritti e una dignità .
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    Messaggio  Marta Mascioli Ven Apr 01, 2011 9:50 am

    La figura dell'educatore in carcere ha suscitato in me sempre grande curiosità.
    Sono rimasta affascinata dall'amore di Cristina per il suo "lavoro" (secondo me è quasi una missione) e per l'intensità che metteva nel difendere i diritti dei detenuti.
    In aula il discorso si è leggermente spostato dal tema proposto,cioè la disabilità in carcere.
    Forse ingenuamente non pensavo che i diversabili alloggiassero nelle celle insieme ai normodotati,ma riflettendoci come potrebbe essere altrimenti visto le condizioni delle celle,il gran numero di detenuti e i pochi fondi?? Question
    Dalle foto proposte abbiamo visto che i detenuti sono costretti a vivere in condizioni che in nessun modo rispettano l'essere umano, ancor di più il divesabile,che è impossibilitato in ogni movimento, anche nell'andare in bagno, ha sempre bisogno dell'aiuto caritatevole dei compagni di cella (che potrebbero anche rifiutarsi).
    In aula ho sentito dire <<hanno sbagliato è giusto che paghino >> è assolutamente esatto, non mi sentirei mai di dire che queste persone devono essere libere, mi sento però di poter dire che questi detenuti sono prima di tutto persone e vanno in tutti i modi rispettati.
    La figura dell'educatore è fondamentale,offre a queste PERSONE la possibilità di poter sperare,attraverso la rieducazione,in un futuro diverso. Cristina ci ha fatto capire che anche un piccolo sorriso,un gesto affettuoso,l'ascolto posso significare molto per tutti loro,che spesso si sentono abbandonati dalle loro famiglie e dalla società.
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    Messaggio  lipartiti rosa Ven Apr 01, 2011 9:52 am

    essere educatore in carcere credo sia molto difficile perchè ci si trova a stare a contatto con persone di cui non si condivide la strada che hanno intrapreso. ma credo anche che sia un'esperienza molto significativa in quanto si impara a conoscere una realtà molto diversa. io non posso immaginare quali siano le sensazioni che si provano in quell'ambito, però sono convinta che ogni educatore che intraprende questo tipo di esperienza subisca una notevole crescita interiore, non solo perchè si è a contatto con persone estremamente diverse, di ciu si inizia a conoscere la propria esperienza, ma anche perchè in qualche modo ci si deve mettere in gioco in una situazione sconosciuta. infatti credo che un educatore che si trova alla sua prima esperienza,nel momento in cui mette piede in un carcere,abbia un forte impatto,anche a livello emotivo,dovuto al fatto che si trova in una situazione completamente nuova e in una realtà che è diversa da quella quotidiana. e quello che è difficile non è solo l'ambientazione,ma anche farsi accettare dai detenuti,istaurare un rapporto con loro visto che l'educatore in carcere è un elemento che turba un equilibrio.inizialmente può anche essere visto come una minaccia ed è per questo che credo che la persona, che decida e abbia la possibilità di entrare a far parte di questo contesto,debba essere dotata di una grande forza e che non debba arrendersi alle prime difficoltà.
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    Messaggio  Viviana Parascandolo Ven Apr 01, 2011 9:54 am

    Le istituzioni educative hanno iniziato a preoccuparsi dell'ambito carcerario a partire dagli anni '60 e '70 e man mano si sono sempre più allontanate da forme di coercizione,imposizione,controllo e punizione ,preoccupandosi invece di comprendere quelle che sono le caratteristiche, i bisogni, le predisposizioni e le tante diversità dell'uomo.Ieri in classe ci sono state raccontate le dure realtà del carcere e devo ammettere che non ne sono stata sorpresa,l'unica cosa che mi ha destabilizzato è stato apprendere che ci sono anche persone disabili in carcere.Devo ammettere che quest'idea non aveva neanche mai sfiorato la mia mente e spontaneamente mi sorge la domanda se qualcuno li abbia mai seguiti e accompagnati (quando erano fuori dal carcere)nel loro percorso di vita.Premettendo che non sono nessuno io per giudicare un'altra persona,o per etichettarla,se mi trovassi di fronte ad uno di loro credo proprio che vorrei sapere la motivazione che li ha condotti a compiere i reati per cui sono stati carcerati.La pena oggigiorno è vista come una funzione riabilitante volta a reinserire socialmente il reo e lo scopo del trattamento rieducativo consiste nella modifica di quegli elementi che impediscono o limitano le possibilità di rendere il soggetto attivo nella società.Credo ci sia molto da lavorare su queste persone e sicuramente non sarà facile motivarli ed indirizzarli verso vie "più giuste" ,ma credo anche che bisognerà lavorare molto sulla gente in generale,sulla loro capacità di perdonare e di accettare in società qualcuno che,con le sue azioni ,"voleva distruggerla".
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 2 Empty il mio "sogno"..divenuto quasi realtà! :)

    Messaggio  AlessiaRosa Ven Apr 01, 2011 10:15 am

    ...ho intitolato così questo messaggio..perchè un giorno, dopo i miei studi, vorrei intraprendere questa esperienza lavorativa...Il racconto di Caterina mi ha stimolata ancora di più, sono sempre più convinta di quello che un domani vorrò fare...ASCOLTARE E AIUTARE quelle persone che trovandosi in condizioni , spesso disagiate su qualsiasi fronte in ambito carcerario (e non solo), hanno bisogno di qualcuno!
    Purtroppo quello che è stato detto ieri a lezione non mi è nuovo: non perchè abbia avuto esperienze personali, ma perchè più delle volte mi documento su quello che "accade nelle carceri".La vita di un detenuto, per quanto egli possa aver sbagliato, non è facile in ambito carcerario, come non sarà facile approcciarsi nuovamente alla società dopo questa sua esperienza..Spesso i mass-media non parlano affatto delle loro condizioni di vita: poco spazio agevole (specie se il detenuto in questione è un disabile),poco ascoltati,abbandonati a se stessi e ai soprusi delle guardie carcerarie che spesso impongono il loro "potere" su di loro...
    Sono rimasta scioccata quando Caterina ha detto che addirittura ci sono detenuti che per farsi ascoltare fanno di tutto..anche lesionare il proprio corpo con tagli...Tutto questo è alquanto disgusto!Per non parlare delle cure...se un detenuto è affetto da influenza, o ha problemi motori causati da fratture la prassi per chiedere "Aiuto" è lunghissima!!!...vogliamo parlare di quante persone "sopravvivono" in una cella??...bhè..6 per uno spazio minimo! e se in questa cella capitasse un disabile motorio?...non ne parliamo proprio..avrebbe difficoltà con la carrozzina, che spesso viene depositata fuori la cella stessa per mancanza appunto di spazio,a muoversi...i corridoi sono stretti..i bagni anche e non c'è nessuno che li aiuta, se non "gli amici detenuti"!
    Nonostante tutto, nonostante i reati commessi, abbiamo difronte sempre degli UOMINI...con la loro dignità, con la loro vita..che deve essere rispettata e non "persa"..SI! PERCHè MOLTO SPESSO, MOLTI DETENUTI SI SUICIDANO...e noi??popolo sempre pronto a fare leggi su leggi..dove siamo quando accadono queste disgrazie?!?!?..magari a prendere un caffè con un collega, a divertirci, a parlare della ferrari rossa o nera..ma non voglio scendere in particolari politici perchè non è l'ambito giusto..
    E' per questo motivo che , ogni giorno che passa, sono sempre più contenta di aver intrapreso questa strada che un giorno,spero, diventi il mio lavoro..perchè da EDUCATRICE voglio essere "utile" alla vita di qualcuno, voglio riuscire a reintegrare il detenuto nella società, spesso etichettatrice,che emargina, e rieducarlo al rispetto delle leggi..Non dico che sono contro la pena da scontare, perchè chi compie atti contro legge deve pagare..ma non è possibile che, specialmente in Italia, ci sia tutto questo menefreghismo!!!!
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    Messaggio  Sorgente Simona Ven Apr 01, 2011 10:44 am

    UOMINI CATTIVI UN CUORE CE L'HANNO.
    Le organizzazioni criminali designano tutte le forme di delinquenza come(droga,prostituzione,estorsioni,sequestri di persona, ecc.).Chi compie questo tipo di azione viene punito dalle legge tramite il carcere.
    Carcere è sinonimo di prigione,luogo dove i detenuti scontano la pena della reclusione.
    Come sappiamo le condizioni di vita di un detenuto sono regolate dalla legge del 1975.La legge prevede:
    -il trattamento penitenziario deve assicurare rispetto per la dignità della persona,è improntato ad assoluta imparzialità,senza discriminazione a nazionalità,razza ecc.
    -negli istituti deve essere mantenuto l'ordine e la disciplina e inoltre nei confronti dei condannati deve essere attuato un trattamento rieducativo.
    Noi ,in realtà, pensiano incosciamente che nei carceri viene applicata questa legge sui detenuti ma non è così.
    IERI in aula abbiamo ascoltato l'esperienza di una giovane educatrice che dedica parte della sua vita nel carcere di Rebibbia per aiutare i detenuti.
    L'educatrice ci ha raccontato la vita quoditiana dei detenuti in carcere e l'aspetto che ha evidenziato è la disumanità.Cìò che ci ha raccontato è che i condannati non hanno nessun diritto.Si accontentano di dividere due rotoli di carta igienica al mese,non hanno asciugamani e si asciugano con le federe da cusino, non hanno dentrificio ma solo uno spazzolino ecc.Tutto questo poi porterà a molte malattie da parte del detenuto.L'educatrice raccontava le sue esperienze con occhi tristi ma allo stesso tempo rabbiosi e coraggiosi perchè il suo intento è quello di aiutare queste persone e farli vivere una vita decente.
    Ciò che mi ha colpito di più è quando ha parlato di persone disabili riunchiusi nei carceri.Nozione mai presa in considerazione. Queste persone si trovano di fronte a mille difficoltà a causa di barriere architettoniche che devono affrontare nei carceri e per questo non vivano una vita dignitosa e tranquilla.è vergognoso vivere in una società senza un minimo di umanità verso queste persone.Secondo me i detenuti più vengono trattati male e non come persone umane e più aumenta in loro rabbia e violenza chi li parterà a non distinguere e a non capire ciò che è bene e ciò che è male.
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    Messaggio  CarolinaGalluccio Ven Apr 01, 2011 10:48 am

    Il racconto di Caterina sulla sua esperiaenza al carcere di Rbibbia è stata davvero interessante infatti la sua testimonianza ha fatto aprire un lungo dibattito tra di noi...Cio che Caterina ha affermato in primis è stata la dignità della persona , prima di tutto bisogna riconoscere che ogni persona ha una prorpia dignità a prescindere dal reato che ha commesso...Dopo ci siamo soffermati sul disabile in carcere.Caterina ci ha fatto vedere una lunga scalinata che arriva ad un piccolo cortile dove i disabili non possono percorrerla quindi una enorme barriere architettonica ma questa non è l'unica.I disabili infatti nella maggior parte dei casi vengono aiutati dai compagni di cella.Un educatore in carcere deve mirare ad un trattamento di rieducazione, deve trasmettere fiducia al reo e per farlo deve mettere da parte ogni pregiudizio,lo deve rieducare al fine di farlo rientegrare all'interno della società al fine di avere una vita migliore e cercare di non commettere piu gli stessi errori, pero bisogna tener conto che a volte il rapporto tra l'educatore e il reo è falsato perchè in gioco c'è la sua libertà...
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    Messaggio  silvia Ven Apr 01, 2011 10:58 am

    Davvero intensa la testimonianza di Caterina, così come l'accesa discussione sviluppatasi sull'argomento. Mi trovo molto in linea con il pensiero di Caterina, forse perchè le esperienze con ragazzi dell'area penale e nel carcere di Nisida, mi aiutano a non vedere in essi il "detenuto", il "delinquente", ma semplicemente Ciro, Emanuele, Maurizio....ossia la persona che ho innanzi, una persona che ha commesso certamente degli errori, errori per i queli è stata giudicata in apposita sede, una persona che, secondo le linee guida della politica penale italiana, va recuperata e reinserita nella società: questa la finalità della detenzione, finalità che può essere perseguita solo in un contesto sano fondato sul rispetto della dignità umana, in tutti i suoi molteplici aspetti e bisogni. purtroppo non è così, il carcere costringe a vivere in condizioni disumane, abbrutendo l'individuo; il numero dei suicidi in carcere è un dato allarmante ed è la spia di un problema che tuttavia la società civile tende ad ignorare.
    Forse proprio per questo mi ha colpito la piega che ha preso la discussione in aula, centrandosi su aspetti lontani dalla questione posta...ed è per questo che in aula mi ero anche alzata per intervenire ma poi la parola è giustamente tornata a Caterina che tra l'altro ha espresso esattamente il mio pensiero, così come tra gli interventi in aula ho trovato molto interessante quello di Stefania, la cui posizione condivido appieno.
    Ciò che penso è che può essere utile indagare le cause che conducono una persona in carcere, quali vuoti o mancanze istituzionali, familiari, ambientali, ma bisogna fare molta attenzione perchè a mio avviso questa indagine è opportuna solo quando finalizzata ad una anamnesi, ad una ricostruzione della storia personale dell'altro per meglio comprenderlo e sostenerlo. E' una riflessione delicata che, se non fatta con professionalità, può portarci molto lontani dall'essenza della nostra professione perchè facilmente si rischia di scivolare nel giudizio....dunque non conoscere per comprendere e meglio intervenire, ma giudicare...una deriva pericolosissima!
    Non è nostro compito, a mio avviso soffermarci oltremodo su quest'aspetto...e ripeto quando lo si fa bisogna stare molto attenti: una modalità operativa dell'educatore deve essere invece quella dell'epochè, ossia la sospensione del giudizio, per focalizzarsi sulla realtà che si ha dinanzi in quel preciso momento, hic et nunc, allo scopo di migliorarla. Comprendere ciò è vitale ed essenziale per poter svolgere al meglio questa professione anche perchè i contesti in cui l'educatore è chiamato ad agire sono contesti di marginalità dove il lavoro è per lo più con le fasce cosidette deboli. Le realtà in cui ci troviamo ad operare come educatori sono realtà che normalmente ci vengono "già date": tossicodipendenti, detenuti, minori in difficoltà, persone con disabilità...e così via, dinanzi a queste non è utile soffermarci su ciò che non possiamo cambiare o su chi non ha fatto cosa, nè emettere giudizi che inevitabilmente e spesso inconsapevolmente rischiano di "inquinare" il nostro lavoro, si, inquinare, perchè il nostro stesso giudizio diviene un boomerang, un ostacolo enorme nel costruire la relazione educativa, in quanto non ci porta a vedere l'altro così come è...mai il giudizio è fonte di accettazione! Posso avere difronte anche il mostro di Firenze, il mio compito non è giudicarlo, ad altri spetta questo; ognuno ha il suo ruolo e in quel ruolo deve muoversi sennò si crea solo tanta confusione...
    Anche dinanzi ai peggiori delinquenti ciò che siamo chiamati a fare, SEMPRE , è DIFENDERE e PROMUOVERE I DIRITTI di quelle persone, essere agenti di cambiamento, un cambiamento che sia guidato da un'intenzionalità educativa per poter innalzare il più possibile la qualità di vita e dunque il benessere di quelle persone!!!
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    Messaggio  antonellacecere Ven Apr 01, 2011 11:08 am

    Ieri in aula abbiamo ascoltato l'esperienza di una giovane educatrice, Caterina,nel carcere di Rebibbia.Grazie alla sua esperienza abbiamo conosciuto uno dei tanti aspetti dell'essere educatore e di come affrontare tale mestiere una volta laureati.Infatti ci ha mostrato, anche attravero varie immagini, le pessime condizioni in cui i detenuti sono costretti a vivere.Hanno diritto a poche cose, se hanno bisogno di un farmaco devono aspettare due settimane e in alcuni casi,a causa dell'assenza di un asciugamano,sono costretti ad usare le lenzuola...ma non solo, nei carceri spesso sono presenti anche persone disabili e quest'ultimi incontrano molte barriere architettoniche.Per non parlare del fatto che vengono trattati come "animali"... il nostro compito come educatori, credo sia quello di non giudicare queste persone ma anzi, di aiutarle nell'affrontare quella vita in carcere che è già dura di per sè.....
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    Messaggio  silvia Ven Apr 01, 2011 11:14 am

    Segnalo questi articoli sul tema del Suicidio in carcere...sono dati che fanno rabbrividire!!!

    (14 febbraio 2011)
    CARCERI, GARANTE DETENUTI LAZIO: 8^ SUICIDIO DEL 2011 A VELLETRI PER SOVRAFFOLLAMENTO
    http://www.clandestinoweb.com/sondaggi-da-tutto-il-mondo/82074-carceri-garante-detenuti-lazio-8-suicidio-del-2011-a-velletri-per-sovraffolla.html

    (27/10/2010)
    SUICIDI IN CARCERE, UIL PA: 50 DETENUTI MORTI NEL 2010
    http://www.clandestinoweb.com/sondaggi-da-tutto-il-mondo/10187-suicidi-in-carcere-uil-pa-50-detenuti-morti-nel.html

    (11/04 2010)
    Allarme suicidi in carcere: da gennaio i morti sono 19, tre tentativi al giorno
    http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Allarme-suicidi-in-carcere-da-gennaio-i-morti-sono-19-tre-tentativi-al-giorno_238180939.html

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