Pedagogia della disabilità 2010-11

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Pedagogia della disabilità 2010-11

Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti a.a. 2010-11 periodo marzo-maggio 2011


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    Messaggio  Admin Gio Mar 31, 2011 12:19 pm

    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)
    INSERISCI QUI IL TUO COMMENTO AL RACCONTO DI CATERINA
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    Messaggio  Stefania Lamberti Gio Mar 31, 2011 1:31 pm

    Il racconto di Caterina sulla sua esperienza da educatrice nel carcere di Rebibbia, ascoltato oggi, è stato molto interessante da due punti di vista. Innanzitutto ascoltarla mi ha consentito di avvicinarmi alla realtà del mondo lavorativo e questo mi aiuterà sicuramente ad effettuare delle scelte più consapevoli riguardo l’ambito dove esercitare il mio ruolo di educatrice. Poi, scoprire com’è organizzato il carcere di Rebibbia e da cosa è composto il ‘corredo’ dei detenuti ha allargato la mia visuale sul mondo carcerario. Infatti non sapevo che l’Ordinamento carcerario (diverso per ogni struttura penitenziaria) potesse stabilire cosa poter portare in carcere: ingenuamente ritenevo che ogni detenuto potesse portare con sé alcuni oggetti di uso quotidiano. Concordo con Caterina quando dice che due rotoli di carta igienica al mese e la totale assenza di asciugamani certo non consentono una detenzione che rispetti l’umanità della persona. Per non parlare della totale assenza di detergenti per l’igiene personale all’interno del già citato ‘corredo’ o dei medicinali. E inoltre non vanno dimenticate le numerose violenze a cui i detenuti sono sottoposti, che vanno dalla violenza fisica all’abuso sessuale in senso stretto. E’ di un paio di anni fa la notizia di alcuni ragazzini detenuti nel carcere minorile di Nisida, vittime di abusi sessuali da parte dei compagni di cella più grandi. Come ho già accennato in aula, sono fermamente convinta del dovere di una società civile e democratica di fornire una possibilità di recupero ed un reinserimento sociale anche a chi ha commesso un reato. E comunque, qualora non fossi stata d’accordo con questo principio, a nulla sarebbe servito esprimere il mio dissenso perché sono la Costituzione italiana e lo stesso Codice Penale a stabilire il fine educativo della pena e della successiva detenzione carceraria, oltre agli espliciti riferimenti che le numerose Leggi in materia fanno alla necessità di considerare l’umanità della persona in carcere. Trattare i detenuti come bestie certamente non servirà a fargli operare un ripensamento sulle loro azioni criminose, al contrario potrebbe farli sentire ancora più emarginati dalla società e quindi potrebbe spingerli a non rispettare le norme giuridiche che in quella società sono state legiferate perché gli sembrerebbero una imposizione e non le ‘regole’ da rispettare per godere dei benefici che derivano dal vivere civilmente. Rispetto a quanto appreso dallo studio propedeutico all’esame di Pedagogia della Devianza, ho imparato che nella relazione tra l’educatore e la persona che ha posto in essere una condotta deviante è necessario sospendere il giudizio e disporsi all’ascolto. Anche io, spesso, in questa mia personale esperienza di studentessa che per il momento è ferma ad un piano puramente teorico, mi sono chiesta se sarei stata in grado di non giudicare chi ha commesso un reato magari grave, come l’omicidio o lo stupro, e quindi ho trovato particolarmente utile il ‘metodo’ di Caterina, che preferisce non chiedere ai detenuti di quale colpa si sono macchiati. Altro spunto di riflessione interessante è stato il racconto della condizione dei detenuti quando questi sono persone con disabilità. Forse per la scarsissima informazione in merito o per un mio pregiudizio personale confesso che non avevo mai considerato la possibilità di trovare persone con disabilità in carcere. Ho visto molte trasmissioni televisive sul sovraffollamento delle carceri ma mai ho sentito parlare delle particolari condizioni vissute dalle persone con disabilità. E’ chiaro che una persona con disabilità, che quindi purtroppo ha delle difficoltà oggettive nel compiere anche le azioni più semplici, all’interno di un carcere sia in una condizione di doppio svantaggio. Soprattutto alla luce delle immagini che abbiamo visto oggi, dove è evidente che mancano totalmente tutti quei requisiti architettonici necessari all’abbattimento delle barriere. Costringere sei persone in una cella di tre metri equivale a stiparle in uno spazio vitale di 50 centimetri per ognuno: è chiaro che una carrozzella in una situazione del genere è destinata a rimanere chiusa, costringendo la persona con disabilità a letto. E’ scandaloso poi che è lo stesso carcere, spesso, a provocare una disabilità permanente per la calcificazione di fratture non curate o per le infezioni che fanno seguito a delle ferite non opportunamente disinfettate. Credo che essere degli educatori sia molto complesso e di questa complessità sto prendendo sempre più coscienza. Penso che non si possa imparare ad essere degli educatori responsabili solo attraverso lo studio dei libri di testo ma che sia necessario sporcarsi le mani facendo delle esperienze dirette. Non credo che esista un vademecum del bravo educatore né che sia possibile imparare nella teoria come comportarsi se poi non testiamo la nostra effettiva capacità di allontanarci dai tanti pregiudizi che accompagnano la nostra vita. Spero solo che avrò sempre a mente l’importante ruolo al quale noi, studenti di questo corso di laurea, siamo chiamati.
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    Messaggio  annapaola loffredo Gio Mar 31, 2011 2:19 pm

    Caterina oggi in aula ha raccontato la sua esperienza di educatrice nel carcere di Rebibbia.
    l aspetto che maggiormente mi ha colpito è stata la descrizione con apposite immagini del carcere.
    in particolare mi hanno colpito le frasi di questa ragazza che sottolineavano quanto nei carceri ci sia poca umanità e non si ripetta la dignità altrui.a mio parere il carcere dovrebbe consentire il recupero del detenuto spingendolo al ripensamento dei suoi atti e delle proprie azioni consentendogli inoltre un futuro reinserimento sociale.
    è normale che se si parla di soggetti disabili la situazione peggiora notevolmente.
    Infatti Caterina ci ha mostrato
    con l aiuto di slide le celle prive di spazi che impediscono il moviemento oggettivo di persone sulla carrozzina.Il disabile per cui si trova dinanzi ad una situazione ancor piu problematica,rispetto agli altri,perche oltre a non avere asciugamani,sapone carta igienica e altri oggetti di primaria importanza per l igiene personale e quant altro,come tutti gli altri,è costretto anche a sperare nell aiuto dei suoi compagni di cella poter spostarsi ....per me questo è calpestare la dignita altrui ed è assurdo!!!
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    Messaggio  iolandaborrelli Gio Mar 31, 2011 2:22 pm

    oggi abbiamo trattato una lezione-laboratorio un po'diversa dalle altre;abbiamo ascoltato un'esperienza di un' educatrice in carcere di ''Rebibbia''. Caterina,una ragazza che quotidianamente si ritrova dinanzi a delle situazioni tristi,ad esempio quando ha detto che i detenuti non hanno il diritto di avere due rotoli di carta igienica al mese, non hanno delle asciugamani ma sono costretti ad asciugarsi con le federe da cuscino per poi dormire sulle stesse. cio' non può fare altro che far ammalare queste persone di reumatismi ed altre patologie,e siccome non c'è una cura per queste persone, diventano dei ''disabili permanenti''. IL CARCERE, QUINDI ''NON RICEVE SOLO DISABILITà MA LA PROVOCA''. inoltre nei carceri le persone con disabilità, incontrano numerose barriere archittetoniche e sono costrette a restare sul letto. nonostante sia stata enunciata e approvata la legge del ''26 luglio 1975 relativa all'articolo 1 avente per titolo trattamento e rieducazione,che oltre a sancire il trattamento penitenziario,deve essere conforme all'umanità e deve assicurare il rispetto della dignità personale''. lo scopo del trattamento rieducativo in carcere, non è solo quello di prevenire comportamenti antisociali ma di modificare gli elementi che impediscono o limitano la possibilità di rendere il soggetto attivo nella partecipazione sociale.
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    Messaggio  MariangelaCavallo Gio Mar 31, 2011 2:27 pm

    Per motivi personali,oggi sono dovuta mancare e mi è dispiacito molto. Ho letto di quanto trattato in aula dal primo commento qui nel forum. Sarebbe stato uno di quei laboratori indimenticabile. Neutral Neutral
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    Messaggio  mariarosaria d'agostino Gio Mar 31, 2011 3:32 pm

    Nel carcere l'educatore ha il compito di rieducare il reo,insegnargli a rispettare e a vIvere legalmente.Se il reo non viene trattato con rispetto,viene privato della propria dignità,si ottiene l'effetto contrario ossia si educa all'inlegalità e si incita alla recidiva.Il reo in fatti,uscito dal carcere devierà ancora di più le norme penali. L'EDUCATORE NON PUò EDUCARE AL RISPETTO SE NON RISPETTA.IL REO NON è UNA BESTIA IN GABBIA MA UNA PERSONA ED IN QUANTO TALE VA RISPETTATO.CIò VALE ANCORA DI PIù PER IL REO CON DISABILITà IL QUALE VA ANCHE ACCUDITO,PERCHè POSSA VIVERE DIGNITOSAMENTE IN CARCERE.Ogni carcere è struttutato in modo diverso,sicuramente le immagini viste in aula, di celle dove la carrozzella non entrava,cancelli strettissimi ,scale non attrezzate per il reo con disabilità,sono state immagini scandalose.IN ITALIA BISOGNA ANCORA MIGLIORARE SIA GLI EDIFICI CARCERARI SIA MOLTE MENTALITà DI MOLTE PERSONE CHE VI LAVORANO.AD EDUCATORI,CARABINIERI... VA TUTTA LA MIA STIMA, MA TRA QUESTI VI è QUALCUNO CHE NON MERITA STIMA..PENSATE A QUANTE PERSONE MUOIONO IN CARCERE INDOTTE AL SUICIDIO PER I CATTIVO STILE DI VITA,PER MALTRATTAMENTI...
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    Messaggio  Carmen.Castellone Gio Mar 31, 2011 3:54 pm

    In aula ho sentito ragazze che discutevano sul fatto che una persona se è in carcere "non deve vivere comodamente" (testuali parole) e che secondo loro si stava esagerando a voler dare al detenuto "le comodità" come le chiamavano loro, di cui si stava parlando, come ad esempio il fatto che vivono 6 o 7 persone in una cella, non hanno vestiti, non hanno medicinali, non hanno lo shampoo ecc...
    Il punto è che la legge stabilisce che :"Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato"
    Dunque la parole chiave è questa: "senso di umanità"
    Il carcere è di per se una pena, in quanto priva della libertà personale ed è questo che deve essere, non deve essere un luogo dove vengono abbandonati e lasciati morire esseri umani!
    Se ad un condannato non diamo l'esempio di umanità, a cosa lo educhiamo?
    Non imparerà niente quando nel momento in cui avrà la tosse non gli sarà dato lo sciroppo.
    Spesso le persone che si trovano in carcere sono persone che non hanno ricevuto una adeguata educazione ma non è detto che non possono essere rieducati, anzi è inutile anche parlarne perché è proprio la legge che ha stabilito che il condannato deve essere rieducato e quindi non c'è da discutere, se la legge lo ha stabilito vuol dire che è così che devono essere fatte le cose, e non abbandonare le persone a se stesse, lasciarle morire in carcere... non serve a niente!
    Ovviamente purtroppo non mi sono meravigliata che anche in carcere ci siano barriere per il disabile visto che qualche settimana fa vedemmo che purtroppo nelle città ci sono molte barriere architettoniche che impediscono al disabile di essere autonomo.
    Il problema è che in Italia ci sono tante leggi, che ci invidiano anche all'estero, ma che non vengono applicate!


    Ultima modifica di Carmen.Castellone il Gio Mar 31, 2011 4:01 pm - modificato 1 volta.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) Empty LAB.31 MARZO

    Messaggio  fabianaspena Gio Mar 31, 2011 3:54 pm

    LA LEGGE N°354, RECANTE "NORME SULL'ORDINAMENTO PENITENZIARIO" SANCISCE CHE IL TRATTAMENTO PENITENZIARIO DEVE ASSICURARE IL RISPETTO DELLA DIGNITA' DELLA PERSONA,INOLTRE STABILISCE ANCHE NEI CONFRONTI DEI CONDANNATI UN TRATTAMENTO RIEDUCATIVO.
    NELLA REALTA' L'OPERATORE ESTERNO CHE ENTRA IN CARCERE, IN UN PRIMO MOMENTO E' UN ELEMENTO CHE TURBA L'EQUILIBRIO MA SUCCESSIVAMENTE I DETENUTI LO RITENGONO UNA FIGURA UTILIZZABILE PER POTER MIGLIORARE LA PROPRIO QUALITA' DI VITA ALL'INTERNO DELL'ISTITUTO.
    LO SCOPO DEL TRATTAMENTO RIEDUCATIVO HA LO SCOPO DI MODIFICARE LE CONDIZIONI,GLI ATTEGGIAMENTI, LE RELAZIONI FAMILIARI DEL DETENUTO.
    SONO D'ACCORDO SU QUESTO TIPO DI TRATTAMENTO PURCHE' SERVA A NON FAR COMMETTERE PIU'GLI STESSI ERRORI.
    SECONDO ME L'EDUCATORE DEVE STIMOLARE I DETENUTI VERSO UNA CRESCITA PERSONALE,CAPACITA' DI AUTOCONTROLLO,COMPRENSIONE DI SE' STESSO.
    IL CARCERE PROVOCA DISAGI,PSICHICI,SOFFERENZA FISICA E MALATTIA, E IL TEMPO DELLA CARCERAZIONE SPINGONO I DETENUTI AL PENSIERO DELLA MORTE E IN MOLTI CASI,AL SUICIDIO.
    E PROPRIO DELLA TESTIMONIANZA DI CATERINA EDUCATRICE NEL CARCERE DI REIBIBBIA MI RENDO CONTO DI QUESTA DURA REALTA'.
    CATERINA CI HA DESCRITTO LA VITA DEL CARCERE AD ESEMPIO DICE CHE I DETENUTI HANNO 2 ROTOLI DI CARTA IGIENICA AL MESE, E CI PARLA DELLA MANCANZA DI ASCIUGAMANI ECC.
    QUESTE SONO DUE DEI TANTI ESEMPI CHE SOTTOLINEANO UNA SITUAZIONE UMANAMENTE INACCETTABILE.
    INFINE PENSO CHE NONOSTANTE IL LORO VISSUTO ABBIAMO DIRITTO AD UNA SECONDA POSSIBILITA'PER FAR SI CHE VENGANO RINSERITI,E ACCOLTI NELLA SOCIETA'.

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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) Empty VIDEO

    Messaggio  fabianaspena Gio Mar 31, 2011 3:56 pm

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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) Empty Cosa vuol dire essere educatori

    Messaggio  Alessia G. Gio Mar 31, 2011 4:13 pm

    Il racconto di Caterina sulla sua esperienza da educatrice nel carcere di Rebibbia oltre ad essere stato interessante, poichè molte persone non comprendono cosa vuol dire la detenzione,ci ha permesso di riflettere e di cogliere l'importanza e l'essenza di essere educatori...Gli educatori non devono giudicare ma tendere una mano a chi non ha più il coraggio di chiederla...non devono chiedersi se queste persone sono state precedentemente "seguite",oppure domandarsi come mai si trovano lì...ma l'unica domanda che l'educatore si deve porre è:"cosa posso fare concretamente adesso"?.Bisogna comprendere che la privazione della libertà dell’individuo non debba mai e sottolineo mai corrispondere ad alcuna limitazione della dignità dell’essere umano, in ossequio ai principi costituzionali che tutelano i diritti inviolabili dell’uomo quali l’uguaglianza e la rieducazione dei condannati.
    Per me è stato difficile esporre,oggi,la mia esperienza ma non potevo restare solo ad ascoltare...e a questo proposito voglio citare la frase di Molière :"Uno stolto che non dice verbo non si distingue da un savio che tace"per farvi comprendere che talvolta il silenzio e la neutralità sono funzionali all'ingiustizia e al potere di pochi.Infatti io ammiro persone come Caterina che non hanno paura di bussare dinnanzi ad una porta chiusa e che raccontano la loro esperienza per rendere coscienti le persone della realtà in cui vivono e le spronano a porsi le domande giuste.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  Rossella Tomeo Gio Mar 31, 2011 5:04 pm

    Mi ha fatto molto piacere che stamattina in aula si sia aperto questo tipo di discorso, ho avuto modo di scambiare idee con le mie colleghe e di ascoltare,confrontarmi e riflettere su altri punti di vista! Sinceramente mi piacerebbe lavorare nell'ambito penitenziario, ma a volte ho dei dubbi sulle mie effettive capacità perché si tratta di un lavoro che richiede davvero tanta forza interiore, una forza che non è da tutti!
    Ogni giorni siamo bombardati dalle numerose notizie di cronaca, alcune tanto orribili da non poter essere nemmeno ascoltate...chiunque avanti ad una notizia simile sarebbe intransigente sul da farsi: nessuna pietà e nessuno sconto!!!
    ""Mettere in prigione un uomo è il miglior modo per renderlo peggiore!""
    Se una persona è in prigione, almeno teoricamente, c'è un motivo, che sia grave o meno, la legge prevede che i reati commessi vengano puniti con la reclusione...certo non si tratta di una villeggiatura, ma a mio avviso e almeno su carta anche secondo la legge, queste persone dovrebbero essere rispettate nella loro dignità di PERSONE.Di fronte a chi ha commesso reati gravi è un pò difficile essere clementi, ma la mera reclusione in ambienti inidonei non può essere altro che nociva, non può far altro che ledere ancora di più quelle personalità già problematiche di base! Inoltre sentiamo spesso dire:"il reo deve scontare il suo debito alla società!"..ma come potrebbe essere questo il modo di scontare un debito? Non sarebbe forse meglio che ogni reo si dedicasse in qualche modo ad un lavoro socialmente utile per estinguere il suo debito? Certo,per rendere possibile un programma simile risulta necessario una collaborazione di numerose figure professionali e come si sa, lo Stato non ama molto investire in certi progetti! Inoltre, con questo non voglio giustificare reati di alcun tipo, dobbiamo sempre tener presente il passato di una persona, la sua vita, la sua situazione famigliare per poter comprendere davvero il PERCHé di certe condotte, e perchè possiamo renderci conto che spesse volte potrebbero essere evitate tante tragedie con interventi preventivi, che questi avvengano prima, durante o dopo la reclusione!
    Penso che il lavoro di educatore penitenziario non sia per tutti, è importante mettere da parte ogni pregiudizio su chi si ha di fronte e di tralasciare ogni genere di reato per poter lavorare con una persona "nuova", per daqre il via ad un nuovo inizio, una nuova opportunità di vita! Sono tante le persone che dopo lo sconto della pena tornano in società e ricadono nel baratro dell'illegalità! Urge quindi una rieducazione efficace già all'interno dei penitenziari! A noi educatori non spetta il compito di giudicare, ma semplicemente di considerare ogni individuo come essere umano ed aiutarlo a riprogettare una nuova vita in prospettiva di un reinserimento nella società!
    Spero davvero che non sia solo l'ennesima utopia, ma che le cose possano cambiare concretamente, ed ognuno di noi nel proprio piccolo possa fare la differenza!!!
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    Messaggio  valeria grande Gio Mar 31, 2011 5:06 pm

    Oggi abbiamo ascoltato l'esperienza di una educatrice,di nome Caterina che lavora nel carcere di Rebibbia.Dal suo racconto ho capito che i detenuti vivono nel carcere in condizioni disumane,infatti essi non hanno sapone nè asciugamani e si devono asciugare con le federe dei cuscini,inoltre possono avere solo due rotoli di carta igienica al mese.
    Essi vivono in celle sporche e strette e tutto questo li fa sentire ancora più emarginati dalla società.
    Per i soggetti disabili la situazione è ancora più grande perchè essi si trovono in celle con diverse barriere architettoniche e sono costretti a chiedere aiuto ai compagni di cella.
    Per me tutto questo è ingiusto perchè la dignità delle persone disabili viene,in questi ambienti,calpestata ancora di più.
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    Messaggio  Ida Di Turo Gio Mar 31, 2011 5:18 pm

    Oggi come sempre la lezione è stata davvero emozionante,abbiamo ascoltato l'esperienza di una giovane educatrice nel carcere di Rebibbia. Ci è stato detto di come queste persone, vivano in un carcere e di quello ke possono possedere o no,ad esempio solo 2 rotoli di carta igienica al mese,niente spazzolino,niente dentifricio e così via..per non parlare dei disabili ,ce ne sono se ho capito bene almeno 500 in questo carcere e di certo di barriere architettoniche ne trovano a migliaia ,in quanto abbiamo visto delle immagini ke riguardavano le celle stesse e in molte di queste un disabile non potrebbe starci .Le condizioni di vita nei cerceri sono disastrose ,non solo per i disabili e come è stato detto durante la lezione sono i carceri stessi a provocare disabilità a molte persone ..e come è stato ribadito, noi educatori non dobbiamo giudicare un detenuto ma dobbiamo cercare di rieducare il detentuto stesso affinchè possa reintegrarsi alla vita di tutti i giorni .
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  immacgaeta Gio Mar 31, 2011 5:34 pm

    Oggi in aula si è discusso della situazione delle carceri italiane e in particolar modo un'educatrice Caterina ci ha parlato della sua esperienza al carcere di Rebibbia.Lì i carcerati vivono in condizioni disastrose e di degrado,non vengono trattati da persone e molte volte vengono a mancare beni di prima necessita come la carta igienica...Condizioni pessime anche per i disabili che a causa delle barriere architettoniche del carcere non possono vivere una vita almeno, dignitosa e molte volte sono costretti a chiedere aiuto ai loro compagni di cella.
    Penso che quando si lavora si debba mettere da parte il punto di vista soggettivo e trattare il carcerato oggettivamente,cioè trattarlo in maniera civile senza resistenze e pregiudizi.Compito di noi educatori dovrebbe essere quello di RI-EDUCARE tali persone che sicuramente per essere arrivate all'arresto avevano e hanno bisogno d'aiuto,proprio per far capre loro l'errore del reato commesso ed evitare che succeda nuovamente in futuro.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) Empty .educare in carcere oggi un compito difficile? No, bisogna solo credere nel proprio lavoro!

    Messaggio  Vincenzo Raia Gio Mar 31, 2011 5:37 pm

    Cosa significa educare in carcere?
    Come si educa?
    A cosa si educa?
    Oggi in aula abbiamo ascoltato la testimonianza di Caterina nel carcere di Rebibbia, una testimonianza che ha acceso un lungo dibattito tra noi!
    Ciascuno ha condiviso la sua idea.
    Ci ha mostrato foto e ha spiegato le condizioni disumane che questi detenuti sono costretti a vivere... Due rotoli di carta igienica al mese, lenzuola che a volte vengono utilizzate anche come asciugamani..Per avere un medicinale devono attendere settimane.
    Insomma! UNA CONDIZIONE CHE DISTRUGGE LA DIGNITA' UMANA!E' vero, sono detenuti, hanno compiuto un reato, stanno pagando la loro pena ma SONO ESSERI UMANI! In questo contesto è protagonista anche il detenuto che ha una disabilità;
    chi lo aiuta per scendere le scale? Chi lo porta in bagno?
    Ma come ha detto Caterina, disabile è anche colui che ha una ferita che per l'assenza, anzi per l'attesa dei farmaci essa può trasformarsi in una vera patologia. La figura dell'educatore in carcere è molto importante, l'educatore non deve giudicare, non deve lasciarsi condizionare dai precedenti ma deve EDUCARE! Ha di fronte una persona che ha compiuto un reato che lui non condivide ma deve comportarsi senza lasciarsi prendere dalla pietà che bloccherebbe i rapporti. Deve cercare di capire quello che prova, aiutarlo, sorridere con lui, soffrire, rimproverarlo quando è necessario. Il detenuto in carcere deve rispettare le regole, ma purtroppo oggi in carcere gira anche la droga. Altro problema grosso. I detenuti a volte non hanno nessuno, si pensi agli immigrati, familiari che vivono lontano e non hanno possibilità economiche per poter raggiungere i loro parenti. I detenuti restano soli, l'educatore a volte viene visto anche come un "amico", come colui che li fa uscire da questo tunnel, colui che li educa ad una vita migliore sperando che al di fuori non commetta di nuovo lo stesso errore.
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    Messaggio  talyèdirmilli Gio Mar 31, 2011 5:42 pm

    OGGI IN AULA ABBIAMO TRATTATO L'ARGOMENTO DELL'EDUCATORE IN CARCERE,A TAL PROPOSITO CATERINA,EDUCATRICE NEL CARCERE DI REBIBBIA,CI HA RACCONTATO DELLA SITUAZIONE DISAGIATA PRESENTE NELLE CARCERI E CI HA MESSO A CONOSCENZA DI ALCUNI EVENTI QUALI: I DETENUTI HANNO DIRITTO A DUE ROTOLI DI CARTA IGIENICA AL MESE, NON HANNO ASCIUGAMANI ECC.. MA ANCORA PIU' COMPLICATA E' LA SITUAZIONE DEI DISABILI IN QUANTO, A CAUSA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE SONO COSTRETTI A RIMANERE SUL LETTO.
    TUTTO QUESTO MI HA FATTO RIFLETTERE DI COME NEI CARCERI NON C'E' UMANITA' E RISPETTO NEI CONFRONTI DEI DETENUTI.
    AL CONTRARIO INVECE,LA LEGGE 26 LUGLIO 1975 n.354,AVENTE PER TITOLO "TRATTAMENTO E RIEDUCAZIONE",OLTRE A SANCIRE CHE IL TRATTAMENTO PENITENZIARIO DEVE ESSERE CONFORME AD UMANITA'E DEVE ASSICURARE IL RISPETTO DELLA DIGNITA' UMANA,STABILISCE ANCHE CHE NEI CONFRONTI DEI CONDANNATI DEVE ESSERE ATTUATO UN TRATTAMENTO RIEDUCATIVO CHE TENDA,ANCHE ATTRAVERSO I CONTATTI CON L'AMBIENTE ESTERNO,AL REINSERIMENTO SOCIALE DEGLI STESSI.
    LA FIGURA DELL'EDUCATORE,QUINDI,OCCUPA UN RUOLO CENTRALE IN QUANTO E' INDISPENSABILE PER SOSTENERE E COORDINARE LE ATTIVITA' DI RECUPERO E DI REINSERIMENTO SOCIALE. L'EDUCATORE DEVE AIUTARE IL DETENUTO A COMPRENDERE LA PROPRIA RESPONSABILITA' DI CIO' CHE HA COMMESSO; E' NECESSARIO CHE SI CREA UN RAPPORTO UMANO TRA EDUCATORE E UN DETENUTO BASATO SULLA CONOSCENZA RECIPROCA,SULL'ASCOLTO E SUL DIALOGO.
    "BISOGNA GARANTIRE CERTI DIRITTI ANCHE AI DETENUTI" PERCHE' ANCHE LORO SONO ESSERI UMANI...
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    Messaggio  Diana Telese Gio Mar 31, 2011 6:07 pm

    Caterina raccontandoci della sua esperienza nel carcere di Rebibbia ci ha fatto conoscere uno degli aspetti dell'essere educatore.
    Ci ha mostrato le difficoltà a cui si va incontro sopratutto perchè a non essere rispettati in tale contesto sono i diritti umani!
    Ingenuamente credevo che i detenuti nella cella avessero a loro disposizione gli oggetti d'uso quotidiano come gli asciugamani e lo spazzolino,invece sono addirittura costretti a lavare i denti con il detersivo.Ora capisco perchè sento dire spesso che il carcere è una realtà difficile.Non mi era mai capitato però di immaginare la vita di un diversabile in carcere,in questo caso le difficoltà diventano infinite e quello che dovrebbe essere un percorso volto al recupero e al reinserimento sociale diventa un percorso di distruzione della persona.
    Come fa l'educatore a promuovere una nuova prospettiva di vita in un luogo dove la vita viene negata?Caterina ci ha riferito che i diversabili rinunciano ad andare all'aperto e rimangono sui letti perchè non hanno la possibilità di muoversi,possono soltanto contare sull'aiuto dei compagni di cella per potersi lavare.Ma questa è violenza e "la violenza distrugge ciò che vuole difendere: la dignità,la libertà e la vita della persone"(Papa Giovanni Paolo II).
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    Messaggio  rachele.carbone Gio Mar 31, 2011 6:26 pm

    Nella maggior parte dei casi, un individuo si trova in carcere, perchè ha commesso un reato e quindi ha una pena da scontare,quindi ha assunto un comportamento dannoso per sè,ma soprattutto per la società.
    La punizione che gli viene data è appunto quella di essere rinchiuso in questo istituto,lontano da tutti e penso che il periodo del carcere deve servirgli a riflettere sui suoi comportamenti sbagliati.
    Sicuramente non è da solo.
    Fondamentale si rivela il ruolo dell'educatore,che deve essere quello di rieducarlo,dialogando,ascoltarlo per capire e far capire i motivi del suo agire.
    Per il detenuto è importante ricevere attenzioni e sentirsi considerato,ritenendo buono anche un semplice sorriso,saluto,per non arrivare a fargli commettere ulteriori azioni dannose,soprattutto per la loro salute fisica,in quanto arrivano a tagliarsi,a farsi male e spesso anche al suicidio.
    E'inutile fare esortazioni:"Deve pagare"e quindi non considerarlo,non aiutarlo.
    E'giusto seguirlo,aiutarlo,per non permettere di alimentare dentro di sè atteggiamenti violenti,aggressivi per poi metterli in atto una volta usciti dal carcere e quindi causare un problema doppio alla società.
    Queste sono le basi educative da fornire a tutti,soprattutto ponendo maggiore attenzione alle persone disabili,permettendogli lo spostamento e altri movimenti.
    Concludo(forse con parole troppo forti)col dire che il carcere non deve essere nè un albergo e nè tanto meno un tugurio,ma quel luogo che offre la possibilità di ripensare ai comportamenti assunti in precedenza.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) Empty lezione di caterina sul carcere di Rebibbia del 31marzo

    Messaggio  veronica spinosa Gio Mar 31, 2011 6:31 pm

    Quest'oggi abbiamo avuto l'opportunità di ascoltare una testimonianza di Caterina, giovane educatrice volenterosa e ben motivata a condurre il suo quotidiano progetto di educazione e riabilitazione sociale dei detenuti del carcere di Rebibbia. Caterina ci ha mostrato immagini sulle condizioni disagiate delle celle dove queste persone disabilii e non senza porre nessuna differenza di trattamento, erano cotrette a vivere.... Ci sono cose indispensabili da utilizzare ogni giorno per la cura del nostro corpo o semplicemente per quella della nostra salute e a coloro che in tale contesto diventano oggetto di pena viene nella maggior parte dei casi privato ogni tipo di diritto e relegato nello stato di Criminale! Caterina con l'emozione espressa nel racconto dell'esperienza ci ha trasmesso al di sopra di tutto che chiunque commetta un reato qualunque esso sia, non va giudicato e soprattutto non va abbandonato, in quanto uomo prima del suo crimine e in quanto individuo bisognoso di essere rieducato, aiutato, supportato e guidato! Queste persone pagano già i loro errori nella loro solitudine e nei loro disagii! Il compito di noi educatori è proprio questo: Chiudere gli occhi del giudizio e aprire un pò di più il cuore! Un Grazie a caterina per aver toccato la sensibilità di ognuno di noi con questo tema.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) Empty laboratorio 31 marzo il disabile in carcere...

    Messaggio  Rosa Lupoli Gio Mar 31, 2011 6:33 pm

    la lezione di oggi 31/03/11 dove l'educatrice caterina ci ha raccontato la sua esperienza nel carcere di rebibbia..dove ci raccontava che nei carceri c'è poca umanità , i disabili incontrano molte barriere architettoniche ad esempio in cella sono costretti a stare a letto perchè la carrozzina non entra in cella ..sono state viste delle immagini scandalose.. bisogna migliorare questi edifici carcerari..non e giusto trattare queste persone come animali sono essere umani che sbagliano commettendo un reato..poi tocca a l'educatore rieducarlo insegnarle a rispettare e a vivere legalmente..infine credo che nonostante il loro vissuto abbiano diritto ad una seconda possibilità e a far si che vengono re inseriti e accolti nella società..
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) Empty BisLezione 30/03/11

    Messaggio  Giusi Balsamo Gio Mar 31, 2011 6:41 pm

    ATTIVITà DI SUPPORTO AI CARCERATI CON DISABILITà (ATTENZIONE NON SI PARLA SOLO DI AIUTO MA SOPRATTUTTO DI UN [i][b]AFFIANCAMENTO)

    COME STUDIAMO L'ESSERE EDUCATORE IN UN CARCERE

    In questa lezione abbiamo parlato delle difficoltà che possono avere i disabili in carcere e di quanto possa essere importante la nostra figura di educatore.
    La prima cosa importante che dobbiamo avere è la sensibilità, nessuna forma di giudizio in quanto dobbiamo aiutarle queste persone, e noi dobbiamo essere i primi.
    Sapere che queste persone hanno fatto degli errori sì, ma la maggior parte di esse sono state abbandonate anche dai propri familiari, dai propri amici...
    Il carcere produce anche "LA DISABILITà", in quanto se qualcuno si fa male deve aspettare tempi lunghi, e in tal caso, a causa della mancanza di cure, c'è una forte probabilità di diventare disabili.
    Molti, addirittura, o meglio la maggior parte di loro, vengono aiutati dai compagni di cella, e non dà infermieri o dà poliziotti, molti di loro si suicidono per mancanza di cure, ma, cosa peggiore, per richiamare l'attenzione.
    E NOI EDUCATORI DOBBIAMO ESSERE I PRIMI A NON GIUDICARE...
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  claudia cancro Gio Mar 31, 2011 6:41 pm

    Oggi Caterina (educatrice nel carcere di Rebibbia)ci ha parlato della sua esperienza con i detenuti disabili.
    Sono rimasta sbalordita dalla realtà che si vive in questi carceri,sia per il fatto che non c'è aiuto per questi detenuti che in qualsiasi momento possono aver bisogno di medicinali e visite mediche istantanee e non dover aspettare 15-20 giorni,a causa degli iter burocratici; e sia per il fatto che anche nei carceri ci sono molte barriere architettoniche impossibili da superare.
    Un altra cosa assurda che ha sottolineato Caterina è che il carcere da anche disabilità.
    Nel concludere questo mio commento,voglio dire che a tutti bisogna dare una seconda possibilità e cercare di rieducarli per non farli ricadere nello stesso errore
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) Empty La disabilità in carcere

    Messaggio  martina_stifani Gio Mar 31, 2011 7:00 pm

    Quasi certamente,non ci siamo mai fermati a pensare a cosa possa implicare la disabilità all'interno delle carceri.Significa a mio avviso,porre"un limite al limite",banalizzare ancor più la dignità di persona,di individuo.Soprattutto in queste circostanze,l'assenza d'umanità incombe spaventosamente da parte di coloro i quali,per loro fortuna,non si trovano a dover spartire tre metri di cella con una moltitudine di persone,in condizioni psico-fisiche spesso disastrose.A questo punto mi chiedo:quanto può valere la dignità di un individuo?così poco da dover abbandonarlo al suo destino?E se fossimo noi ad essere al suo posto? se fossimo costretti a subire quelle stesse condizioni?Poniamo a noi stessi queste domande e risorgiamo da quel torpore che troppo spesso ci tiene incatenati a stereotipie e pregiudizi.
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    Messaggio  Daniela Del Prete Gio Mar 31, 2011 7:01 pm

    Ringrazio "Caterina" per la sua preziosa testimonianza .
    Conosciamo purtroppo la situazione a dir poco precaria in cui vivono i detenuti delle carceri italiane ,ma personalmente ignoravo che un disabile potesse vivere nelle nostre prigioni senza le dovute strutture e un' assistenza specializzata . Pensavo erroneamente che le persone con menomazioni psico-fisiche avessero quantomeno delle corsie preferenziali.
    Scopro solo oggi che non solo le carceri italiane non sono costruite a misura di disabile ,il quale il piu' delle volte è costretto a rimanere nella propria cella per mancanza di strutture adeguate ,ma che sono abbandonati a se stessi come tutti gli altri ospiti delle prigioni normodotati .
    Nella nostra "splendida" nazione esiste un UNICO istituto penale dotato di un reparto attrezzato per persone disabili :Ragusa .
    Per loro l' "abbattimento delle barriere architettoniche ",fisioterapia e socialità .
    Nel resto d'Europa ,in Francia ,in Inghilterra naturalmente le cose funzionano meglio .
    Leggevo un'articolo sulle prigioni britanniche in cui stanno promuovendo ,la pari opportunità al fine di eliminare molestie e promuovere atteggiamenti positivi nei confronti delle persone con disabilità, e la nomina di un membro del personale incaricato di tenere costanti rapporti con i detenuti .
    Oltre al normale abbattimento delle barriere architettoniche sono previsti :la diversa colorazione delle entrate per gli ipovedenti fino alla fornitura di interpreti per la lingua dei segni nei casi di sordità , e ancora programmi di sostegno nell'apprendimento in presenza di detenuti con dislessia .

    Può tutto ciò sconvolgerci ?
    No deve sconvolgerci il contrario ,,,, un paese come il nostro capace GIUSTAMENTE di ospitare 6 mila profughi , non è capace di dare una vita dignitosa ai propri cittadini ?


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    Messaggio  VivianaNobili Gio Mar 31, 2011 7:17 pm

    Sono tante le cose che avrei da dire in base a quanto ascoltato oggi in aula con la visita di Caterina. Purtroppo, tra le cose che mi sono balzate in mente non ve ne sono solo di positive.
    Premetto che sono indubbiamente d'accordo con quanto ascoltato, che noi, in quanto educatori, dobbiamo operare un processo di reinserimento sociale, ma sono anche convinta che il detenuto debba "pagare" per quello che ha fatto (non a livello di pena, ma a livello di benessere) anche col sacrificio, capire e riflettere su quelli che sono stati gli errori, ma con questo non metto in dubbio che ci deve essere il RISPETTO della persona, della sua DIGNITA'.
    "Mi viene in mente un'intervista ascoltata poco fà di Michele Misseri, coinvolto nell'omicidio della piccola Sara Scazzi (che credo un pò tutti conosceranno)...Ecco, lui in un'intervista ha detto proprio così:"sto meglio qui che a casa!!" Ha la tv 24 h su 24, giornali, riviste ed è a sua disposizione un piccolo orticello che può coltivare quando vuole, dato che la sua più grande passione è questa! A questo dico NO! Perdonatemi, sarò sadica forse, ma trovo che accanto a questo reinserimento debbano esserci condizioni appropiate che non saranno sicuramente quelle di Rebibbia, ma nemmeno queste!!
    Vorrei contestare (se mi è permesso) su una piccola cosa... Caterina ha detto che fra educatore e detenuto si deve instaurare un rapporto di Amicizia, ma su questo (come ormai troviamo su qualsiasi libro che andiamo a studiare) non sono molto d'accordo!
    Infine, mi preme sottolineare che gli esempi riportati sono esclusivamente per il carcere di Rebibbia, in quanto sappiamo bene che in altri carceri (vicini a noi) quanto detto oggi non è verificabile, in quanto le cose di cui il detenuto può usufruire sono tante (forse troppe!). Ho un classico esempio, purtroppo, nel mio vicinato di un ragazzo detenuto per due anni e credetemi gli arrivava di tutto da fuori e quando dico tutto intendo TUTTO!!
    Con ciò non voglio screditare il ruolo dell'educatore in carcere, ANZI; Credo che sia indispensabile per un futuro reinserimento nella società e che questo vada fatto in modo attento ed accurato e soprattutto con i mezzi giusti per una rieducazione per un domani diverso... un domani migliore!

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