Pedagogia della disabilità 2010-11

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Pedagogia della disabilità 2010-11

Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti a.a. 2010-11 periodo marzo-maggio 2011


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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  daniela palumbo Mar Apr 05, 2011 10:10 pm

    Dopo aver ascoltato le parole di Caterina mi è salita la pelle d'oca per le condizioni pietose squallide violente e malsane dell'ambiente carcerario.I detenuti vengono trattati peggio degli animali abbandonati nei canili rendendoli disabili di vivere la propria vita in un contesto carcerario.Questo per le persone normodotate allora figuriamoci per i disabili che hanno bisogno di cura pazienza e accortenza nelle loro attività quotidiane.Privi di pedane,scivoli e quant'altro si sentono in gabbia , la loro disabilità si fa piu acuta.Sono indignata di fronte a questa situazione e mi sento incapace di agire...vorrei fare qualcosa ma è come se urlassi senza voce...Ormai nessuno piu ha una vita,un mondo,una natura!
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  maria martina femiano Mer Apr 06, 2011 9:27 am

    La lezione con Caterina credo sia stata una delle più significative che io abbia mai seguito, in due ore ho cambiato la mia opinione,proprio mentre lei descriveva certi episodi,certe condizioni.
    Appena ho iniziato ad ascoltarla mi sentivo abbastanza ferma nel mio parere : le persone che commettono crimini,che rubano,che uccidono,che stuprano meritano tutto ciò che di brutto esiste al mondo!
    Poi Caterina cita un articolo della Costituzione che parla di dignità,di umanità e da là inizio a riflettere...
    Io,essere umano,caratterizzato dall'imperfezione e dalla debolezza,nel caso in cui commettessi uno sbaglio,anche uno dei più gravi,potrei rinunciare alla mia dignità???
    La mia risposta è stata immediatamente :NO !
    Per l'umanità che mi contraddistingue e per la "combattente dei diritti umani" che è in me,non potevo permettere che quell'opinione prevalesse in me.
    L'educatore non giudica,non colpevolizza,non emette sentenze!
    E il mio desiderio di diventare un'educatrice mi ha portato a notare quell'altra faccia della medaglia:un detenuto non può condividere 3 metri quadri con altre 5 o 6 persone,non può ricevere un rotolo di carta igienica al mese,non può passare intere giornate a letto perchè mancano le strutture adeguate!
    Prima di essere detenuto è un uomo e da uomo merita la DECENZA.

    Grazie Caterina!E a tutti coloro che sono intervenuti alla lezione che mi hanno aperto gli occhi e mi hanno fatto crescere dal punto di vista professionale! Very Happy
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  Mariadesimone Mer Apr 06, 2011 10:04 am

    Il racconto di Caterina che lavora come educatrice nel carcere di Rebibbia è stato molto interessante.Sinceramente io non ero a conoscenza di molte difficoltà che un detenuto deve affrontare,perchè avevo un'idea diversa cioè le persone devono pagare per i danni commessi.Questo mio pensiero non è cambiato, però il racconto di questa ragazza mi ha aperto nuovi orizzonti, mi ha fatto riflettere molto.Tengo a dire che trattare i detenuti come "bestie" non servirà loro a capire ciò che hanno commesso,al contrario potrebbe farli sentire sempre più emarginati dalla società in cui vivono e quindi potrebbe spingerli a diventare sempre più egoisti.Per questo il compito di un'educatrice è di ascoltarli e di aiutarli in momenti difficili indipendentemente se un detenuto ha commesso un reato grave o un reato di minore importanza,quindi sono d'accordo con Caterina che preferice non chiedere ai detenuti quale colpa hanno commesso.L'aspetto che maggiormente mi ha colpito sono state alcune immagini dei carceri,sono delle celle mal ridotte che perfino un animale non riuscirebbe a starci,in essa i detenuti non hanno asciugamani,nè sapone e nè altri oggetti di primaria importanza,ma la cosa più terribile è che se le persone si ammalano nei carceri,siccome non c'è una cura per loro,diventano "disabili permanenti".Il carcere,quindi non riceve solo la disabilità ma la provoca.E' normale che se si parla di soggetti con disabilità la situazione peggiora,perchè il disabile è costretto a chiedere aiuto ai suoi compagni per potersi spostare,altrimenti è costretto a rimanere per mesi interi nel letto.Per me questo significa distruggere la vita altrui,che nonostante il loro vissuto hanno diritto ad una seconda possibilità.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty il disabile in carcere

    Messaggio  valentina chiummariello Mer Apr 06, 2011 11:31 am

    per quanto riguarda la questione del disabile in caracere affrontata in aula penso,che è inammissibile che una persona disabile debba stare in una condizione così disastrosa per essere curato,da ciò che emerso dalla conversazione sull'esperienza di caterina,un disabile in carcere(in tal caso si parla del carcere di rebibbia)per essere soccorso ad esempio in caso di infortunio deve aspettare vari permessi dal giudice di sorveglianaza.io penso che la burocrazia carceraria vada modificata, e che bisogna quindi affrettare i tempi, e promulgare leggi più a favore del disabile in quanto tale
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty Lezione 31 Marzo "Il disabile in carcere"

    Messaggio  di girolamo giuseppina Mer Apr 06, 2011 12:40 pm

    Il racconto di Caterina nella sua esperienza di educatrice nel carcere di Rebibbia mi ha fatto riflettere molto sulla figura dell'educatore.
    L'educatore è una figura molto importante per la società in cui viviamo,poichè può davvero operare in qualsiasi ambito sociale,ma in particolare può guidare bambini,anziani,criminali lungo il percorso della vita.
    Dal racconto di Caterina ho capito che i detenuti vivono in condizioni disumane,in quanto le celle sono sporche e strette,ma per i disabili la situazione è ancora piu grave,loro sono circondati anche da barriere architettoniche.Secondo me il compito dell'educatore è quello di dare loro maggiore assistenza,sostenerli ma soprattutto garantire loro un futuro reinserimento sociale.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty L'esperienza di Caterina a Rebibbia

    Messaggio  Fabrizia Pinto Mer Apr 06, 2011 4:04 pm

    Sappiamo tutti che chi compie un reato, deve scontare la sua pena. E fin qui ci siamo. Ma chi nella sua vita non ha mai sbagliato una volta? Lo diceva anche Gesù: «Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra».
    Tutti possiamo sbagliare, e tutti abbiamo diritto ad una seconda possibilità.
    Quando Caterina ha condiviso con noi la sua esperienza lavorativa presso il carcere di Rebibbia, ho percepito da parte di alcuni un certo tono di accusa.
    Lavorare in carcere come educatore, non è per niente facile. Spesso infatti dimentichiamo che il suo compito è proprio quello di guidare, condurre il condannato verso la luce. Quella dell’educatore è quasi una vocazione per cui non può mai permettersi di giudicare e accusare.
    Il detenuto deve certamente pagare per i suoi sbagli, ma nel pieno rispetto della dignità umana!
    Le disagiate condizioni delle celle, alcune volte conducono alla disabilità, dunque il carcere oltre ad accogliere detenuti disabili, li produce anche e questo è a dir poco vergognoso.
    Inoltre le numerose barriere architettoniche presenti nel carcere, ostacolano ai disabili l’accesso ad alcune aree del carcere, costringendo alcuni di essi a rimanere rinchiusi per lunghissimo tempo nella propria cella.
    Ascoltare Caterina mi ha permesso di avvicinarmi molto al mondo del lavoro. Non so bene di preciso quale sarà la mia strada, ma mi auguro di affrontarla un giorno con tutta la passione di questa giovane donna.

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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  Gaia Violante Mer Apr 06, 2011 4:07 pm

    Sulla vita in carcere sapevo ben poco e ora mi trovo qui a scrivere un commento sulle condizioni e come i detenuti sono trattati.Sicuramente le parole di Caterina hanno sensibilizzato molti di noi,mentre parlava immaginavo cosa significa stare nel carcere,cosa vuol dire essere privi di libertà, cosa vuol dire incontrare la propria famiglia,i propri figli sotto gli occhi di poliziotti pronti a fermarli davanti a due mani che si toccano...Trattare uomini come animali credo sia l'atteggiamento più sbagliato che si possa avere anche se queste persone hanno commesso atti spregevoli,è giusto che siano punite e che rimedino a ciò che hanno commesso,ma non comportandoci come loro,bisogna insegnarli,rieducarli e reintegrarli nella società in modo che possano avere un’altra possibilità di vivere in essa e non permettere che una volta fuori saranno escluse ed “etichettate” per tutta la vita come “pericolose”...
    C'è una canzone dei Queen che dice :
    "Madre, ho appena ucciso un uomo,
    Gli ho puntato la pistola sulla testa,
    E premuto il grilletto, ora è morto,
    Mamma, la vita era appena iniziata,
    Ma ora sono andato e l’ho buttata via..."
    Ecco molti di questi detenuti che molti di noi condannano sono persone già pentite e molte con il nostro aiuto capiranno il loro errore e potranno pentirsi,e nel loro cuore far nascere un gran desiderio di cambiare,e se noi questo non l permettiamo,loro non potranno mai riscattarsi e migliorare la loro vita!...
    Ecco noi educatori cosa siamo chiamati a fare... : aiutare a migliorare la vita,a dare forza,speranza e non giudicare e tanto meno condannare!...
    Noi siamo il futuro,se il mondo vogliamo che cambi,iniziamo ad essere meno limitati...giudicare non spetta a noi!!
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    Messaggio  RaffaelaVolpe Mer Apr 06, 2011 4:22 pm

    La testimonianza di Caterina è stata molto toccante. Non avrei mai pensato che delle persone che commettono dei reati, possono essere trattati come delle bestie ,sopratutto se sono dei disabili,che hanno molte più difficoltà, quando c'è un ambiente pieno di barriere architettoniche, ma anche perchè hanno bisogno di più cure. La società, ma in questo caso le istituzioni sono contraddittorie, vogliono recuperare queste persone con l'aiuto di educatori, di psicologi, ma in ambienti e con dei servizi non umani. Sono profondamente disgustata, non riesco a realizzare come ciò possa accadere!
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    Messaggio  AlessiaCarrozzino Mer Apr 06, 2011 4:56 pm

    "Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad UMANITA' e deve assicurare il rispetto della DIGNITA' della PERSONA. Il trattamento è orientato ad assoluta IMPARZIALITA', senza discriminazione... Deve essere attuato un TRATTAMENTO RIEDUCATIVO che tenda al REINSERIMENTO SOCIALE...". Così cita l'art.1 della legge n.354 dell'Ordinamento Penitenziario del 1975. Ho volutamente evidenziato alcuni termini proprio perché è su questi termini che il discorso di Caterina e il dibattito che ne è conseguito si sono basati. A quanto pare tale legge non è rispettata in tutti i suoi punti e l'umanità e la dignità del detenuto-persona vengono evidentemente lasciate al di là dei portoni penitenziari.
    La critica di Caterina si è mossa giustamente soprattutto riguardo al trattamento prestato ai detenuti disabili: in Italia sono davvero pochi gli istituti penitenziari provvisti di sezioni attrezzate per accogliere disabili, e la cosa si fa ancora più sconcertante se si pensa al fatto che molto spesso il numero di disabili che sono entrati in carcere può crescere coinvolgendo anche i normodotati che durante la loro permanenza si ammalano o hanno incidenti ma non vengono adeguatamente aiutati e curati.
    Parlando sempre di disabilità in carcere, in riferimento a cose che sono state dette durante il dibattito, ritengo non si possa dire "...se si trovano in quelle condizione è perché qualcosa hanno fatto!". Certo si meritano una punizione, devono pagare per qualsiasi cosa abbiano fatto ma non in quel modo, non nel buio, non nell'immobilità, non nell'impossibilità di respirare all'aria aperta per qualche minuto al giorno, non nella negazione di poter parlare con un educatore che possa quanto meno fornire loro un sostegno psicologico. Inoltre non ci si può nemmeno chiedere "cosa avrà mai fatto un disabile per essere un detenuto?". Infatti tra i disabili non ci sono solo persone incapaci di intendere e volere. Seguiamo questo corso proprio per imparare i diversi tipi di disabilità e abbiamo già appreso che un disabile, come può esserlo un disabile motorio, ha bisogno di una certa indipendenza, quindi non dobbiamo rimproverare terzi per non aver seguito abbastanza il disabile in questione. Un detenuto disabile è come un disabile normodotato, lo sbaglio per il reato commesso è del secondo come del primo.
    Detto questo e fatto quel che è stato fatto, il detenuto è "dietro le sbarre" e ora è lì che deve essere seguito e aiutato nel rispetto della sua umanità e dignità. E' giustissimo quel che è stato detto riguardo al dover rifuggire dal pregiudizio una volta messi di fronte al detenuto, di cui sicuramente non condividiamo le scelte. Sta pagando ma prima o poi la sua pena cesserà e di conseguenza dovrà essere reinserito nella società. Dunque il nostro ruolo, quello di noi futuri educatori è pensare a quel giorno, al giorno in cui la persona si ritroverà di fronte alla realtà sociale di cui faceva prima parte. Come agevolare il suo reinserimento? Cosa fare per renderlo nuovamente persona dotata di diritti e doveri? In che modo dotarlo di quella moralità perduta? E' su questo che dobbiamo riflettere, non sulla pena come tortura punitiva ma sulla pena come tempo necessario per la rieducazione e il reinserimento. Questo tempo però deve essere ben speso perché dubito seriamente che vivere in celle umide, putride e minime possa far venire voglia di ricominciare la propria vita col sorriso sulle labbra e con il desiderio di fare del bene.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty carcere

    Messaggio  miriamgranatello Mer Apr 06, 2011 4:58 pm

    L'umiliazione e la privazione della dignità dell'essere umano nelle carceri italiane, è senza dubbio l'espressione più becera della mancanza di etica che noi cittadini e Stato, abbiamo dentro di noi.
    Voglio a questo proposito, riportare l'esperienza di una nota trasmissione musicale televisiva, che è entrata nelle carceri di Rebibbia in veste di educatore:
    la trasmissione è il racconto di tre mesi di lavoro, in cui un gruppo di 8 detenuti tra i 18 e 35 anni coadiuvati da due maestri e 9 “tutor” d’eccezione, hanno seguito delle lezioni di musica finalizzate alla creazione di una vera e propria band, pronta ad esibirsi in una performance live, nel cortile del carcere romano.
    Rock in Rebibbia ci mostra come la detenzione possa essere affrontata con il coraggio e la dedizione di uomini che non si arrendono di fronte al destino a loro avverso, i quali proprio grazie alla musica, insieme ad altre attività ricreative trovano all’interno del carcere la voglia di riscattarsi e di dimostrare la loro volontà di rinnovamento.
    La musica come espressione creativa, capace di travalicare confini e superare barriere, nel raggiungimento di quella libertà assoluta a cui ogni uomo in fin dei conti anela. I LOVE MUSIC!!!!!!!!
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    Messaggio  AlessiaCarrozzino Mer Apr 06, 2011 5:06 pm

    Interessante articolo sulla DISABILITA' DIETRO LE SBARRE:

    http://www.superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Superabilex/Dossier/info-82536153.html
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    Messaggio  mariafabiano Mer Apr 06, 2011 6:47 pm

    L’esperienza di Caterina come educatrice nel carcere di Rebibbia è stata per noi un’occasione per conoscere luoghi i quali sono difficili da visitare almeno che non commetti reati o non svolgi un ruolo immesso nel sistema penitenziario.
    In conformità a ciò che è stato detto e successivamente discusso, penso in aula penso che è vero che il carcere è il luogo in cui vengono reclusi individui per gli errori commessi, ma non per questo debbono avere una vita non dignitosa, e vivere in condizioni impensabili.
    Le condizioni di vita delle carceri italiane sono regolamentate dall’Ordinamento Penitenziario. L'articolo 1 recita: “Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona”ma tutto ciò non corrisponde con la realtà.
    Per quanto riguarda i disabili invece, si troverebbero in maggiore difficoltà, poiché le case circondariali non possiedono i servizi e attrezzature idonei per far sì che un disabile possa svolgere una vita autonoma e non dipendere da altri detenuti.
    Io spero che un indomani vengono costruite tutte queste strutture come il carcere di Bollate a Milano dove i detenuti svolgono attività laboratoriali per il recupero dell’identità del recluso e successivamente trasmettergli una diversa cultura del lavoro.


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    Messaggio  flaviano immacolata Mer Apr 06, 2011 7:21 pm

    Caterina,un'educatrice del carcere di Rebbibia,ci ha portato la sua testimonianza raccontandoci e mostrando alcune immagini dell'ambiente carcerario.Innanzitutto vorrei dire che Caterina ha tutta la mia stima perchè svolge un lavoro che richiede una grande forza interiore,grandi ideali e una grande fede riposta nel genere umano.Nella rieducazione di una persona deviante bisogna crederci,investire tanta fiducia,tempo e adempire i suoi vuoti morali per poter ottenere dei traguardi.Con tutto il rispetto per questo lavoro non so se sarei io in grado di svolgere questa professione mantenendo una certa neutralità di fronte alla gravità di determinate azioni delinquenziali.Ma credo che ad ogni detenuto deve essere concesso il diritto alla sua rieducazione in previsione del suo inserimento nella società,e questo è anche quanto prevede la legge.Peccato che tale normativa rimanga li su carta e non venga messa realmente in pratica.Credo che chi sbaglia deve pagare,e infatti chi commette un reo paga con la sua libertà ma cio non autorizza ad abusare della divisa che si indossa trattando come beste i detenuti.Le carceri italiane sono strapiene,in una cella 4x4 convivono 4 o anche 5 persone,le condizioni igieniche sono pessime e si vive al limite dell'umanità.Ovviamente i detenuti non si trovano in vacanza nel villaggio più esclusivo ma disdegno le modalità con le quali viene trattato un detenuto.Vengono trattati come animali,c'è chi si abroga il diritto di fare giustizia maltrattandoli e seviziandoli.
    Di recente la cronoca mostava le foto di un giovane ragazzo pestato a morte proprio in carcere.Ebbene mi chiedo è questo il modo di rieducare un deviante?Dopo un'esperienza del genere il detenuto esce più incattivito di prima e il carcere sarà stato solo il luogo in cui far proliferare i suoi loschi affari o intrecciare amicizie pericolose...!!!Si calpesta la dignità della persona perche si agisce pensando che chi ha sbagliato non merita nessun diritto,ma se a queste persone viene data una prospettiva migliore c'è la speranza che possono cambiare proprio in base agli errori commessi.
    Il pricipio dal quale partire è il rispetto della persona. Perchè rieducare un detenuto è un bene oltre che per se stesso ma anche per la collettività.
    Inoltre trovo cosi indegno che non ci sono celle adeguate per un disabili,il quale deve contare solo su se stesso o sull'aiuto di qualc compagno di cella per potersi muovere o lavarsi e tutto questo perchè numerose sono le barriere architettoniche che incontra in una cella 4x4. Anche un carcerato al di la del crimine che ha commesso ha diritto di vivere con dignità.Non meravigliamoci dunque se la criminalità è una piaga che non riesce a riassorbirsi.
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    silvio valentina


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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty Laboratorio SAAD

    Messaggio  silvio valentina Mer Apr 06, 2011 7:48 pm

    Purtoppo non ho partecipato a qust'incontro perchè ho seguito la lezione del laboratorio SAAD con la prof.ssa Napolitano,ma penso che sia stata ugualmente istruttiva ed interessante.
    Con lei,giovedi',abiamo trattato l'argomento sulla famiglia della persona disabile. Devo dire che ogni lezione con lei è sempre più sorprendente perchè,nonostante la sua evidente disabilità riesce a coinvolgere noi allieve in modo tale da non farci annoiare mai. Infatti giovedi' ha iniziato la lezione con la lettura di una parte di un testo tratto da Children today di C. Hosey,intitolato:'Si',nostro figlio è ancora con noi'; direi molto toccante e commuovente. Appunto,nel testo si parla di un bambino di nome Stephen gravemente ritardato,celebroso,epiletico econ disordini sensoriali,insomma con gravi problemi ma nonostante ciò con un espressione molto dolce e gentile. E' ambientato negli anni '70 e lo si può comprendere dagli atteggiamenti e parole di sconforto che usano i medici nei confronti della famiglia di Stephen:'Un bambino cosi' è negativo per gli altri vostri figli; dovreste cercargli un istituto; dovete vivere la vostra vita!' atteggiamento asssolutamente discriminante e sbagliato. Beh! Al giorno d'oggi tutto sembra essere cambiato ma chissà a volte mi rendo conto che il nostro è solo un finto buonismo!!! Vabbè..... Questo testo fondamentalmente mette in luce le sensazioni dei genitori: inizialmente l'istinto d'amore viene sopraffatto dal dolore,sconforto addirittura senso di colpa,ma ovviamente l'istinto materno è talmente naturale che la forza d'animo e l'accettazione della realtà viene automatico. Infatti i genitori nonostante i consigli discriminanti dei dottori hanno sempre portato avanti il loro desiderio senonchè quello di far vivere a Stephen una vita normale come gli altri tre figli. Il ruolo della famiglia nella costruzione dell'identità della persona con disabilità è naturalmente rilevante tant'è che è proprio la famiglia che deve trasmettere al proprio bambino serenità e affetto che solo essa può donare. Il testo si conclude con una frase della madre che racchiude un pò tutto quello che ho cercato di spiegare: 'Prima di avere Stephen mi era difficile immaginare i genitori di un bambino disabile,ero talmente impreparata, ma adesso non ho rimpianti, desidererei che Stephen fosse un bambino normale, ma dal momento che non lo è sono contenta che sia nostro.Vorrei che tutti i padri e le madri a cui nasce un bambino handicappato potessero avere la fortuna di voler bene al loro figlio!'
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  MagdaVisconti Mer Apr 06, 2011 7:52 pm

    Primo progetto all'interno di un istituto penale è formare detenuti che diano assistenza ai disabili. Ma anche docce spaziose per far entrare una carrozzella e una biblioteca al pianterreno, docce spaziose per consentire l'ingresso alle carrozzelle, assistenti personali, bagni per disabili e una biblioteca al pianterreno. Ma soprattutto un detenuto che assiste e collabora con i reclusi portatori di handicap.Si deve creare un percorso di formazione destinato ai detenuti per l'assistenza dei disabili in carcere. Tutto ciò non succede e il racconto di Caterina mi ha fatto venire i brividi,il solo pensiero che queste persone pur avendo commeso un reato siano destinati a vivere in condizioni pietose mi ha fatto riflettere su quanto io sia fortunata a vivere in un ambiente ovattato e a volte non me ne rendoo nemmeno conto...e cerco ma non riesco nemmeno a immaginare la condizione in cui si possano trovare le persone disabili in carcere,il racconto di Caterina però da un lato mi ha rassicurato lei ci fatto presente che i disabili in carcere vengono aiutati dagli altri detenuti dato che le procedure sono lente anche per richiedere assistenza e se non fosse per la solidarietà che hanno tra di loro i disabili sarebbero abbandonati al loro destino. Io credo che ogni uomo abbia diritto a vivere una vita dignitosa,invece la dignità queste persone non c'è l'hanno più perchè gliel'hanno tolta Exclamation Exclamation
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty in Carcere . . .

    Messaggio  Daniela Caiazzo Mer Apr 06, 2011 9:55 pm


    Il lavoro in carce predilige persone con un carattere forte, una grande sensibilità e soprattutto una grande umanità.

    Anche nei piccoli gesti, bisogna dare forza ed affetto a queste persone; e cercare nel migliore dei modi di riuscire a faciltare il loro reinserimento, nella nostra società senza alcuno pregiudizio.

    Le persone possono sbagliare, a volte lo dimentichiamo e puntiamo il dito verso queste persone, che sicuramente hanno sbagliato nella loro vita, senza tener conto che il lui o la lei che ci troviamo di fronte sono sempre persone.

    Ricevere un aiuto, un sostengno è il primo passo affinchè la persona non si senta esclusa da questa società. Avere un esperienza in carcere cambia la vita, soprattutto nei modi e nelle abitudini, sei costretto ad una convivenza obbligata con tre o più persone uno spazio ristretto in cui mancano del tutto le "nostre" comodità.

    Per i loro sbagli hanno scontato già una pena, rimarcare ciò che è stato fatto non aiuta affatto queste persone a re-integrarsi nella nostra società, ma piuttosto ne facilità l'emarginazione.

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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty Re: 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  marianappi Mer Apr 06, 2011 10:08 pm

    Il carcere per un disabile, argomento interessante, in quanto non mi ero mai posta dei quesiti,domande su ciò.
    Come problema principale, al primo posto, cosa potevamo trovare se non le cosi dette barriere architettoniche !?!
    ... ... ... ...
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty "Il disabile in carcere"

    Messaggio  ornella tregua Gio Apr 07, 2011 1:55 pm

    Con la testimonianza di Caterina,sono venuta a conoscenza di numerosi aspetti all'interno del carcere.
    Lavorando all'interno di quest'istituzione,Caterina ci ha mostrato come la vita di un detenuto,è davvero non dignitosa,a causa dell'assenza di strumenti che dovrebbero soddisfare,per lo meno i bisogni primari dell'uomo,figuriamoci per una persona disabile,infatti mi ha colpito il fatto,che i primi ad aiutare queste persone sono stesso i compagni di cella,e mi domando ma se non ci fossero nemmeno loro,queste persone non avrebbero nessuna assistenza???Che vergogna.
    Si sono aperti,diversi dibattiti a tal proposito,a mio parere il carcere non dovrebbe rappresentare altro che un istituzione di recupero per il detenuto,per facilitare il suo reinserimento nel sociale,altrimenti non ci si renderà conto degli errori compiuti e quindi di evitare di rifarli
    .
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty 8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO)

    Messaggio  AntoniettadeGaetano Gio Apr 07, 2011 9:16 pm

    Il carcere è un luogo in cui una persona che ho commesso dei crimini sconta la sua pena.
    Il carcere dovrebbe anche essere il luogo dove i detenuti dovrebbero essere messi in condizione di riparare ai propri sbagli e persone come gli educatori dovrebbero fornirgli gli strumenti per migliorare ed affrontare la loro pena e anche il mondo esterno alla loro uscita dal penitenziario.
    Le condizioni igienico-sanitarie delle carceri sono a dir poco disastrose,come la stessa Caterina ci ha riportato i detenuti devono aspettare tipo due settimane per avere il farmaco di cui hanno bisogno oppure che devono spartirsi in due e farsi bastare due rotoli di carta igienica perchè in caso terminassero non gli verrebbero dati degli altri e non solo,molto spesso sono costretti ad usare le lenzuola del proprio letto come asciugamani.
    Ed è proprio in questi luoghi così malsani che l'educatore deve agire non lasciandosi condizionare dai pregiudizi e trattando il detenuto non come feccia,ma come persona con una dignità e dei sentimenti.
    Purtroppo c'è molta diffidenza e talvolta resistenza e rifiuto dei carcerati nei confronti degli educatori perchè in loro è radicato il giudizio negativo che gli altri hanno di loro e quindi non fanno nulla per migliorarsi.
    Talvolta però l'educatore è visto anche come amico da detenuti che si sentono soli e che non possono beneficiare delle visite dei loro parenti.
    Più questo corso va avanti e più mi convinco che l'educatore abbia la capacità di influire sulla vita delle persone siano essi bambini o adulti.

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    Messaggio  stefania del villano Ven Apr 08, 2011 7:50 am

    Quello dell'educatore in carcere, sta diventando oggi una professione sempre più definita e chiara,con una sua importante e significativa visibilità sociale e professionale. Una professione nata un pò in sordina senza uno status o modello di riferimento preciso,ma piuttosto sulla spinta dei cambiamenti e rinnovameti sociali, culturali e pedagogici degli anni settanta. Per adottare buone strategie in ambito di carcere e disabilità secondo me bisogna adottare il metodo inglese, che muove dal Dda( Disability discrimination act) formulato nel 1995 e integrato 10 anni più tardi. Indicazioni.obblighi e divieti sono tutti scritti nero su bianco e per prima cosa bisogna "promuovere le pari opportunità al fine di eliminare le molestie e promuovere atteggiamenti positivi nei confronti delle persone con disabilità. Le azioni per raggiungere lo scopo sono un attento monitoraggio e la nomina di un funzionario di collegamento disabilità, un membro del personale incaricato di tenere rapporti costanti con i detenuti. Inoltre bisogna prevedere spazi ad hoc nelle carceri e procedere a delle ristrutturazioni per rendere gli ambienti accessibili.
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    Messaggio  francesca maria scarpati Ven Apr 08, 2011 10:27 am

    L'art.27...vige dunque nel nostro sistema la presunzione di non colpevolezza fino alla condanna definitiva....Inoltre si attribuisce alla pena una funzione RIEDUCATIVA,eliminando ogni trattamento contrario al SENSO DI UMANITA:il diritto di ogni individuo a non essere sottoposto a torture,a trattamenti INUMANI...Le Regole di Pechino e le Reazioni sociali alla delinquenza minorile riuscirono a rendere fondamentale l'esigenza di evitare che l'incontro con la giustizia penale provochi al minore un effetto traumatico.....inoltre si considerò l'atto rieducativo obiettivo principale per permettere al minore un ottima riconciliazione senza rimpianti alla sua comunità civile.Il minore deve prendere coscienza di sè,delle proprie azioni e delle proprie potenzialità...Bisognerebbe rispettare la dignità di una persona a prescindere dal tipo e dalla gravità del reato commesso....è anche vero che l'educatore viene considerato dai detenuti da un lato parte del sistema carcerario che lo priva della propria libertà e dall'altro come quella figura utilizzabile per poter migliorare la propria vita all'interno dell'istituto....L'educatore quindi deve conoscere diverse discipline,deve inoltre esser dotato di esperienze educative che gli abbiano insegnato ad affrontare contesti disagiati e a gestire i sentimenti....Leggi,definizioni,parole tante parole che non sempre vengono rispettate,messe in atto....Caterina ci ha raccontato le condizioni in cui scontano le loro pene,i loro errori i detenuti del carcere di Rebibbia e sono a dir poco spregevoli...Ci sono tra loro persone che hanno commesso reati imperdonabili ma certamente non è recando loro tristezza,sofferenza,disagio,collera che cambieranno idea su tutto ciò di negativo che hanno seminato....Da sottolineare che tra loro ci sono anche persone innocenti che non meritano manco una virgola di quelle restrizioni....Bisogna saper punire con uno scopo e cioè quello rieducativo....non è che privandoli di tutto si maturi in loro una nuova coscienza un nuovo modo di considerare le cose o rispettarle..No alla violenza,Si a un'altra possibilità...
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    Messaggio  turco valentina Ven Apr 08, 2011 1:50 pm

    sono perfettamente daccordo con caterina, le condizioni in cui vivono le persone nelle carceri sono disumane. le persone non meritano di essere trattate da animali, anche se hanno commesso degli errori meritano comunque una seconda possibilità, meritano le cure necessarie ed i trattamenti giusti, ed il nostro compito di educatore è quello di integrare queste persone nella società, di dargli altre possibilità e non quello di giudicarli, ma guidarli.....
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    Messaggio  DomenicoTesta Ven Apr 08, 2011 2:40 pm

    La lezione odierna è stata incentrata sull'esperienza di una giovane educatrice in un carcere presso Rebibbia...Gli argomenti toccati sono stati le condizioni di vita dei detenuti,di ciò che possiedono e non,con riferimenti a dentifricio non disponibile,2 rotoli di carta igenica al mese,etc...Si è parlato anche di disabili,essendone presenti circa 600,che trovano barriere architettoniche molto spesso...In quanto si sono viste celle e come un disabile mai potrebbe esserci in esse,viste le condizioni disagiate...Inoltre è stato detto durante la lezione,come questi carceri possono spesso portare e o provacare disabilità a molte persone,considerando il contesto...Credo sia giusto non giudicare un detenuto,specie per noi educatori,ma carcare di contribuire al reintegro degli stessi,affinchè possa superare le sue scelte sbagliate,e nel caso correggerle,capendo che lo erano,e riattivarlo nella vita di tutti i giorni...
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty IL CARCERE GENERA DISABILITA'

    Messaggio  Di Finizio Maddalena Ven Apr 08, 2011 3:13 pm

    Il racconto di Caterina sulle condizioni di vita nel carcere di Rebibbia mi ha lasciata senza parole, perchè per un attimo ho avvertito tutto il dolore e le sofferenze che i carcerati patiscono all'interno di quelle mura. Anche se sono persone che hanno commesso reati lievi o gravi,comunque stanno scontato il prezzo dei loro errori,pertanto oltre alla sofferenza di stare lontano dalle loro famiglie,i carcerati devono combattere per essere considerati come "essere umani"e non animali con una dignità che non può essere calpestata da chiunque,ma deve essere difesa per una positiva prospettiva futura. Infatti molti carcerati vengono malmenati,non gli vengono somministrati farmaci salvavita e non vengono garantiti ausili e strutture adatti per persone che presentano disabilità fisiche,motorie ma anche psicologiche.Il compito dell'educatore è molto arduo,non facile perchè è semplice dire che deve educare perchè soprattutto deve carpire ed educare le parole dette o nascoste di persone svestite della loro umanità. Oggi nonostante l'Italia abbia numerose leggi per tutelare i diritti dell'uomo spesso si possono ascoltare o vedere alla radio e alla televisione casi di persone che si suicidano perchè non sono supportati adeguatamente e psicologicamente. Ora la mia domanda è: Fino a che punto l'educatore può incidere nella rieducazione e nel reinserimento nella società di queste persone se non ci sono leggi rispettate e finanziamenti che supportino progetti adatti a questi obiettivi? Perciò molte volte la parola inserimento sembra vana e vuota senza concrete aspettative sembra quasi una parola inventata dai politici per riempirsi la bocca e illudere le persone di prospettive che in realtà non esistono. C'è una grande differenza tra quello che si dice e la realtà che si vive oggi, pertanto mi sento di affermare che il carcere genera disabilità.
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    8BIS. lab. 31 marzo IL DISABILE IN CARCERE CATERINA (FACOLTATIVO) - Pagina 8 Empty 8BIS IL DISABILE IN CARCERE

    Messaggio  Maria Carbone Sab Apr 09, 2011 1:44 pm

    Durante questa lezione Caterina ci ha raccontato la sua esperienza presso il carcere di Rebibbia.
    La cosa che più mi è rimasta impressa di questo racconto è l'ambiente degradato in cui i detenuti sono costretti a vivere,credo che non sia per loro 1 aiuto ma ansi che ciò li porti all'emarginazione e ciò non è l'oiettivo che dovrebbe prefiggersi un carcere,in quanto quest'ultimo serve da "lezione" ai detenuti e soprattutto dovrebbe consentirgli in futuro 1 reinserimento sociale.Ed è ovvio che nel caso in cui il detenuto
    fosse un disabile la situazione è ancora più disumana
    in quanto le celle in cui sono costretti a vivere sono piuttosto piccole e il detenuto disabile si trova
    ad affrontare numerose barriere archtettoniche e certamente ciò non lo aiuto affatto.
    Io credo che sia necessario riguardare gli ambienti carceriali e le condizioni in cui queste persone vivono.
    E' vero che sono persone che hanno commesso errori ma non credo che
    per questo debba essere calpestata la loro dignitià,perchè sono pur sempre uomini..

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