In aula abbiamo assistito alla proiezione del film "Lo Scafandro E La Farfalla" beh che dire in assoluto un film meraviglioso che consigierei davvero a tutti.Mi ha permesso di riflettere davvero su tantissime cose anche perchè la storia narrata è vera..Il protagonista si chiama Jean Dominique Bauby e la sua è una storia vera.Al centro dei fatti,un uomo baciato dal successo fino a un certo punto della vita: direttore di una delle riviste di moda più prestigiose, ricco,affascinante,pieno di donne bellissime, è al culmine della sua fortuna quando viene colpito,a 42 anni,da un ictus devastante.Caduto in coma scopre al risveglio di essere totalmente paralizzato;solo il cervello continua la sua attività,ma è prigioniero di un corpo immobile,Preso dalla disperazione pensa che l'unico rimedio possibili sia la morte,infatti la malattia lo ha trasformato,lui così attento all’edonismo estetico con la bocca storta,un occhio cucito e il resto del fisico sordo a ogni emozione.
Poi lentamente Jean esce dall’autocommiserazione, scopre che può ricordare e immaginare perché la mente è ancora libera.Con un enorme sforzo e l’aiuto di dottori, amici, affetti, servendosi del battito delle ciglia (la farfalla) dell’occhio valido rimastogli, riesce a comunicare giorno per giorno a una collaboratrice le sue memorie.Due anni prima di morire,Bauby pubblica così la sua biografia,intitolata appunto Lo scafandro e la farfalla.Jean comprende troppo tardi la forza dei legami autentici e rilegge attraverso i suoi ricordi la sua esistenza invidiabile e povera al tempo stesso.Infatti la vita di Jean era da sempre stata improntata sul successo,sulla perfezione sugli eccessi è infatti un uomo che ha anche tradito,un uomo comune che ha sbagliato e che capisce troppo tardi l'importanza delle piccolissime cose da sempre trascurate.IL suo primissimo desiderio è infatti quello di morire non può accettare di essere diventato un corpo inerme senza piu alcun futuro,ma grazie all'aiuto di coloro che gli son vicini lui riesce a risalire anche se in parte dal fondo riesce a lottare,a sperare ancora,riesce con fatica a dettare la sua storia in modo che essa sia d'aiuto e testimonianza a tutti coloro che sfortunatamente si ritrovano nella sua condizione..lui non ha più nulla,ma la grandissima forza dei ricordi e della fantasia gli permette ogni volta di andare indietro nel tempo a cose vissute attimi di vita passati,e nel fututo,nell immaginario di cose che mai realizzerà,ma che avranno luogo nella sua mente e sopratutto nella sua anima.Jean ci insegna che non è mai finita che dalla disperazione si può in qualche modo risalire aggrappandosi con tutte le forze a quelle piccole cose che ancora ci restano,ma che son prorpio quelle fonte di felicità.il battito delle sue ciglia rappresenta proprio il volo libero di una farfalla che riesce ad uscir fuori a volare via nonostante sia imprigionata in un corpo inerme.Riporto qui la frase che mi ha colpita particolarmente....
“lo scafandro del corpo non impedì alla farfalla dell’anima di uscire e comunicare”.
è la vera rinascita di un uomo che in quelle condizioni impara a guardare il mondo in maniera nuova. Non un prigioniero,ma una persona che rifiuta di essere ostaggio della malattia.
Poi lentamente Jean esce dall’autocommiserazione, scopre che può ricordare e immaginare perché la mente è ancora libera.Con un enorme sforzo e l’aiuto di dottori, amici, affetti, servendosi del battito delle ciglia (la farfalla) dell’occhio valido rimastogli, riesce a comunicare giorno per giorno a una collaboratrice le sue memorie.Due anni prima di morire,Bauby pubblica così la sua biografia,intitolata appunto Lo scafandro e la farfalla.Jean comprende troppo tardi la forza dei legami autentici e rilegge attraverso i suoi ricordi la sua esistenza invidiabile e povera al tempo stesso.Infatti la vita di Jean era da sempre stata improntata sul successo,sulla perfezione sugli eccessi è infatti un uomo che ha anche tradito,un uomo comune che ha sbagliato e che capisce troppo tardi l'importanza delle piccolissime cose da sempre trascurate.IL suo primissimo desiderio è infatti quello di morire non può accettare di essere diventato un corpo inerme senza piu alcun futuro,ma grazie all'aiuto di coloro che gli son vicini lui riesce a risalire anche se in parte dal fondo riesce a lottare,a sperare ancora,riesce con fatica a dettare la sua storia in modo che essa sia d'aiuto e testimonianza a tutti coloro che sfortunatamente si ritrovano nella sua condizione..lui non ha più nulla,ma la grandissima forza dei ricordi e della fantasia gli permette ogni volta di andare indietro nel tempo a cose vissute attimi di vita passati,e nel fututo,nell immaginario di cose che mai realizzerà,ma che avranno luogo nella sua mente e sopratutto nella sua anima.Jean ci insegna che non è mai finita che dalla disperazione si può in qualche modo risalire aggrappandosi con tutte le forze a quelle piccole cose che ancora ci restano,ma che son prorpio quelle fonte di felicità.il battito delle sue ciglia rappresenta proprio il volo libero di una farfalla che riesce ad uscir fuori a volare via nonostante sia imprigionata in un corpo inerme.Riporto qui la frase che mi ha colpita particolarmente....
“lo scafandro del corpo non impedì alla farfalla dell’anima di uscire e comunicare”.
è la vera rinascita di un uomo che in quelle condizioni impara a guardare il mondo in maniera nuova. Non un prigioniero,ma una persona che rifiuta di essere ostaggio della malattia.