Le scene che mi hanno colpito sono state numerose: In un primo momento si butta giù, si sente imprigionato nel suo corpo,una riflessione di un uomo pronto, forse, per la prima volta nella sua vita, a restare in compagnia di se stesso.È grande esempio di resilienza e al tempo stesso di amore per la vita in tutti i suoi aspetti.la prima scena del film, in cui la macchina da presa si identifica con lo sguardo del protagonista, che si sta riavendo dal coma. Un uomo baciato dal successo fino a un certo punto della vita, caduto in coma scopre al risveglio di essere totalmente paralizzato; solo il cervello continua la sua attività, ma è prigioniero di un corpo immobile, come un palombaro nel suo scafandro.Una delle frasi, che mi ha colpito di più del film, è: "Ho appena scoperto che a parte il mio occhio ho altre due cose, che non sono paralizzate: la mia immaginazione e la mia memoria".
Poi lentamente riesce ad uscire da questo stato di autocommiserazione,inizia a far lavorare il suo cervello ,la sua immaginazione e a trovare ,attraverso il battito delle ciglia,il modo di comunicare con le persone e a dar senso di nuovo alla sua vita. Le scene che mi hanno colpito sono quelle che coinvolgono l'anziano padre, la sua telefonata: dove il regista riesce a toccare il cuore delle persone ed è impossibile trattenere lacrime.E quella in cui la Donna che si diceva innamorata di lui chiama in ospedale,ed è Celine(la madre dei suoi figli) a fare da interprete, dice in quella telefonata di amarlo e di non aver avuto il coraggio di andare a trovarlo, e che vuole ricordarlo quand'era in salute.In un momento in cui lui aveva bisogno di lei,si è sentita debole,ed egoista,L'amore NON è QUESTO!
E' tratto dal libro di Jean Dominique Bauby, giornalista e redattore capo di Elle, che, dall'8 dicembre 1995 ha condotto un'esistenza di grande disabile; di "vegetale", come dicevano alcuni, o di "mutante", come a lui piaceva definire se stesso. È morto in seguito a un arresto cardiaco il 9 marzo 1997, all'età di 45 anni, pochi giorni dopo aver visto pubblicato il suo racconto che, in un certo senso, è una autobiografia poetica dalla forte vocazione psicologica e filosofica.Bauby è stato colpito improvvisamente da una particolare forma di ictus che immobilizza il corpo lasciando lucida e perfettamente consapevole la mente: una sindrome rara ed estremamente grave che lo getta in un coma profondo da cui esce dopo molti giorni completamente paralizzato.Dopo l'impatto traumatico iniziale con questa nuova realtà, Bauby ha ripreso con gran fatica le comunicazioni con il mondo esterno. Lo scafandro non ha impedito alla farfalla di uscire, di comunicare, di ricordare la vita vissuta , come un sogno e di raccontare le sue sensazioni, le sue disperazioni ma anche le aspettative, le speranze e i rari momenti di felicità.Senza, sostanzialmente, potere fare nulla, il suo corpo era diventato la prigione del suo spirito. Immobile, paralizzato, bloccato, L'unica parte del suo corpo ancora "dominabile" era una palpebra, quella dell'occhio sinistro. E con quella, grazie alla collaborazione di due avvenenti dottoresse, 'dedicate' e affascinanti, riesce a stabilire un faticoso, ma 'funzionale' sistema di comunicazione. Attraverso un codice alfabetico semplificato, Bauby, di cui lo spettatore ascolta sempre la voce off in grado di comunicare pensieri ed emozioni, è riuscito non solo a parlare, in un certo senso, di nuovo, ma - soprattutto - a raccontare la sua esperienza e le sue riflessioni sull'esistenza.Ogni sbattimento della palpebra, una lettera dell'alfabeto fino ad arrivare a quella giusta, annotata su carta da una delle donne che lo hanno 'salvato'.lo scafandro e la farfalla è un film in cui non manca l'umorismo e autoironia,che comunque rimanevano imprigionate in un corpo immobile,quasi a sentire un senso di soffocamento,per il solo piccolo spiraglio per poter comunicare....In Aula abbiamo saltato qualche scena
sicuramente lo vedrò in modo più accurato a casa...cmq bellissimo ed emozionante laboratorio :)grazie!