Anzichè raccontare la trama del film, tratterò delle scene che mi hanno maggiormente colpito e sensibilmente coinvolto.
Il protagonista, Jean-Dominique Bauby, giornalista e capo redattore di un'importantissima rivista francese, si risveglia dal coma. è stato straziante per me vedere come Jean-Do, nonostante rispondesse al medico e alle sue domande circa il proprio nome, non venisse capito da questi. è veramente molto forte la scena in cui il protagonista, perplesso, si chiede il perchè dell'insistenza del medico nel porgli ripetutamente le stesse domande, nonostante le sue continue risposte; dopo pochissimi istanti di questa insolita ed inspiegabile situazione, fa rabbrividire il momento in cui Jean-Do si rende conto che egli non riusciva a parlare nè a muoversi, perciò non veniva compreso. è stato tristissimo vedere il protagonista di questa storia, realmente accaduta, lì da solo in quella stanza d'ospedale, dopo che il medico gli aveva diagnostiocato, con eccessiva durezza, la paralisi totale dalla testa ai piedi.
Un'altra scena molto dolorosa è stata la cucitura del suo occhio destro, onde evitare l'ulcerazione della cornea per il suo malfunzionamento. Così l'unico mezzo di comunicazione rimastogli era lo sbattere della palpebra sinistra. Attraverso un alfabeto particolare Jean-Dominique riesce a comunicare con lo sbattere della palpebra sinistra. Jean-Do all'inizio non riusciva a capire e ad accettare tutto questo...
Nonostante il protagonista si senta come dentro ad uno scafandrro, egli riesce a reagire e ad affermare che l'ictus gli ha immobilizzato l'intero corpo e l'intera vita, ma l'immaginazione e la memoria non potevano essere bloccate, anzi erano gli unici mezzi che gli davano la possibilità di uscire da quello scafandro, liberando così la farfalla del suo pensiero.
Il protagonista, come palesemente si nota dal film, è un vero e proprio soggetto resiliente.
La resilienza è l'attitudine dell'individuo di reagire e far fronte a situazione di forte disagio, mediante l'attivazione di competenze individuali e di risorse interiori. La resilienza è definibile anche come una capacità di adattamento attivo e di flessibiltà necessaria per adottare nuovi comportamenti. Si può parlare anche di una capacità di adattamento passivo, ossia la possibilità di riuscire ad accettare le situazioni che non possiamo cambiare, senza continuare a valutarle negativamente, bensì imparando da esse. Poichè si tratta di un processo in cui convergono tratti di personalità individuali, ma anche fattori emotivi, sociali ed educativi, la resilienza può essere favorita e fortificata in tutti quei contesti esperienziali e relazionali che favoriscono lo sviluppo di un'efficacia persaonale e di valorizzazione di sè.
Infatti, il nostro protagonista smette di commserarsi, di abbattersi e decide di "rialzarsi"; e da qui ne scaturisce la decisione di scrivere la sua storia.
Le persone che mi hanno colpito di più in questa storia, oltre a Jean-Dominique, sono la logopedista e la traduttrice del libro, ovvero la ragazza che lo aiuta a scrivere il libro.
Questo film mi ha toccato molto. E ancora una volta, questi laboratori ci servono da guida e da insegnamento per non mollare alle prime difficoltà.
La caparbietà di Jean-Do, la sua forza d'animo, il suo non arrendersi dinanzi ad una situazione così tragica, che destabilizza e cambia irreversibilmente i suoi progetti e il suo futuro, sono il maggiore esempio e la puiù grande testimonianza che egli ci ha lasciato.
Avere la forza di combattere, come ha fatto lui nelle sue condizioni, secondo me è da eroe...Pochissimi al posto suo avrebbero fatto lo stesso...
Le pagine del suo libro sono un tesoro prezioso per noi, che in questa società abituata al "tutto e subito", al facile e all'immediato, qualora si verificano situazioni drastiche, diverse dalle nostre progettazioni, ci mostriamo vighliacchi ed arrendevoli.