Pedagogia della disabilità 2010-11

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Pedagogia della disabilità 2010-11

Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti a.a. 2010-11 periodo marzo-maggio 2011


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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 13 Empty la conclusione di un percorso...

    Messaggio  concetta di lillo Sab Giu 25, 2011 10:54 am

    Premetto che la scelta dell'argomento è stata ardua, in quanto tutti i punti trattati nei testi sono degni di riflessione, approfondimento e meritano di essere esposti.Tra tutti, ha particolarmente suscitato il mio interesse la tecnologia.Trovo che sia un argomento attuale e "vasto". La mia riflessione, infatti, punta ad abbracciare le varie ramificazioni che partono da essa, ma che si ampliano passando per il digitale, il mostruoso, la disabilità e, se vogliamo, la resilienza.In relazione a quanto studiato e a quanto affrontato durante le lezioni, il trinomio corpo, tecnologie e disabilità, per essere compreso, necessità di una prima classificazione delle 3 tecnologie.Si suddividono, infatti, in:integrative,che letteralmente integrano il corpo e lo potenziano;estensive,che estendono gli orizzoni (altrimenti "limitati")dell'uomo, come col cellulare o la macchina;e quelle invasive, che, come suggerisce la parola, invadono il corpo.Il problema, a parer mio, è che la linea che divide queste classificazioni è decisamente sottile.Dove finisce l'una e comincia l'altra?Un pacemaker è da considerarsi davvero invasivo o può inserirsi tra gli "integrativi"?.Come sosteneva Longo:non passiamo un solo giorno della nostra vita senza usare la tecnologia.Ed allora mi chiedo...il cellulare, inserito nella tecnologia estensiva, può essere inserito in quella invasiva?NON come invasione del corpo, ma come incapacità dell'uomo a pensare alla sua vita senza l'ausilio del cellulare stesso!(avrò modo all'esame di approfondire di persona il mio pensiero).Non da sottovalutare, infatti, è la net addiction che (e questo è un mio banalissimo pensiero sicuramente errato)ha pian piano portato a quello che definiamo il "lato oscuro della rete".Il processo però (sempre secondo il mio pensiero da ignorante)non si è staticizzato.Questa ricerca del digitale, della perfezione, ha portato al concetto di Cyborg (organismo cibernetico) e quindi alla NON accettazione del corpo umano in quanto tale, fragile e limitato!Il passaggio all'arte è breve (anche se il termine arte è, per me, forzato!).Orlan usa il suo corpo per rappresentare la sua "arte".Si impianta delle corna sulle tempie come protesta, come rivendicazione del libero arbitrio sul proprio corpo, come corrente "femminista".Ma la stessa Orlan, dopo aver esclamato di non dover sottostare ai diktat della società, afferma di dover fare proprio l'opposto di quello che ci viene detto.Allora io mi chiedo:imporre a se stessi di fare l'opposto di ciò che ci viene detto, non è forse una forma di schiavitù di pensiero?Non significa, forse, essere comunque influenzati dalla società?E quindi NON liberi?tutto questo riflettere sulla tecnologia, sui Cyborg, Sulla mostruosità.....ha involontariamente scaturito la nascita del pensiero transumanista (che aspira al postumano), dove l'essere umano, che non è il punto d'arrivo ma quello di partenza, aspira a raggiungere la perfezione tramite l'ausilio di ing. genetica, intelligenza artificiale ecc.concludo dicendo che è sorprendente come dal particolare della protesi, dalla persona, si parli, poi, di correnti di pensiero futuriste, di globalità.Concludo con un accenno al pensiero di McLuhan il quale sostiene che l'evoluzione dei mezzi di comunicazione abbia trasformato quello che prima era il mondo, in un villaggio, le cui distanze sono minimizzate da cellulari internet ecc ecc.Ecco come dallo specifico si passa al globale.
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    Messaggio  liberapalino Sab Giu 25, 2011 11:41 am

    L'argomento che ho scelto è : le tecnologie e l'uomo.

    Negli ultimi anni si è iniziato a dare importanza alla persona e ai suoi deficit e alla riformulazione delle parole nei loro conforonti.Come sostiene anche Canevaro bisogna pensare bene alle parole e non far confusione tra deficit,disabilità e handicap perchè cio potrebbe aumentare l'handicap anzichè di diminuirlo.
    La disabilità è l'incapacità,conseguente alla menomazione ossia qualsiasi perdita a carico di una funzione psicologica,fisiologica o anatomica,di svolgere determinate funzioni e di assolvere particolari compiti nel modo considerati diciamo "NORMALI" per un individuo;
    il deficit è uno scompenso o un'imperfezione stabile; mentre l'handicap è la difficoltà che la persona con disabilità affronta nel confronto con gli altri,è il disagio sociale che deriva da una perdita di funzioni o di capacità,è la condizione di SVANTAGGIO conseguente a una menomazione che limita o impedisce l'adempimento del ruolo normale.Il termine handicap deriva dalle corse ippiche inglesi e nasce dalla pratica di obbligare il fantino a gareggiare portando la mano sinistra (HAND) a contatto con la visiera del cappello (CAP) dimostrando così l'evidente svantaggio.
    Nel 2003, anno europeo della persona con disabilità,è stato aggiunto un nuovo termine ossi "DIVERSABILITA'".
    La parola diversabile è una parola propositiva e positiva perchè mi sa dire cosa sa fare e cosa non sa fare la persona, a differenza di disabile che è una parola negativa perchè mi sa dire solo cio che non sa fare.
    Lo scopo di ciò è di osservare le persone con deficit in una prospettiva nuova.
    Il deficit è difficilmente annullabile in quanto è una situazione soggettiva,non è una malattia dalla quale si può guarire a differenza dell'handicap che invece in quanto è oggetti e dipendente dalla situazione può essere aumentato,diminuito o anche annullato. Ciò avviene grazie all'ausilio che è un'apparecchiatura che aiuto la persona con defici a ridurre gli handicap.Questa apparecchiatura si presenta sotto forma di sedia a rotelle,di computer, sottoforma di tecnologia creando così un legame tra corpo,disabiliytà e tecnologia. La tecnologia può essere intesa come scoperta evolutiva,indagine scentifica, sperimentazione medica ma il fine non è sempre imprescindibile. Essa si divide in tre tipologie: INTEGRATIVE,ESTENSIVE ED INVASIVE.
    Parlerò in particolare delle tecnologie INTEGRATIVE:
    sono le tecnologie come integrazione del corpo, come potenziamento del corpo e come sostegno del corpo.
    Quando parlo delle tecnologie come integrazione del corpo intendo dire come un completamento di un organo o una parte mancante del corpo e in questo caso la tecnologia si presenta sotto forma di protesi. Le protesi possono essere relative alla disabilità,allo sport,a sostanze chimiche. Innovative sono le protesi flex foot,che vengono utilizzate al posto delle gambe da atleti che ne sono privi; ,le flex foot è un piede flessibile a forma di C, composto in fibra di carbonio. Il corpo attraverso questo genere di protesi sembra potenziarsi,si crea il massimo della prestanza fisica,esce da sè,acquisisce nuove velocità conquista nuovi spazi.
    Pistorius è un atleta paralimpico(cioè coloro che partecipano ai giochi olimpici e che purtroppo possiedono delle disabilità fisiche o intellettive) egli sin da quando aveva pochi mesi fu costretto all'amputazione di parte delle gambe a causa di una grave malformazione degli arti inferiori. Sembrava fosse destinato a non camminare più,ma grazie alla tecnologia avanzata è potuto diventare un grande atleta utilizzando le protesi in fibra di carbonio ossia le flex foot e con questo ha vinto molte gare.La tecnologia utilizzata da Pistorius è usata per correggere gravi difetti fisici,è integrazione nel senso che integra una parte del corpo mancante,a causa di una menomazione fisica. Pistorius per me è una persona resiliente, che non si arrende, corre in avanti per superare tutte le barriere che cercano di bloccarlo. La resilienza è la capacità di un oggetto di resistere agli urti improvvisi senza rompersi o spezzarsi, è l'attitudine dell'individuo di reagire e far fronte a situazioni di forte disagio mediante le proprie competenze interiori. Un altro esempio di persona resiliente è Simona Atzori,una ballerina e pittrice senza gli arti superiori che riesce a ballare,dipingere,guidare,che riesce a VIVERE e svolgere la SUA VITA,e Papa Woytila che nonostante la sua malattia cercava di bloccarlo lui non si è arreso ed ha portato avanti il suo progetto,il suo cammino con Dio fino alla morte.
    Ritornando alle tecnologie integrative ci sono,come ho detto prima,tecnologie come potenziamento cioè le protesi chimiche che consiston nell'inserimento di dispositivi e strumenti di controllo meccanici ed elettronici nel corpo,destinati a riparare,accrescere e migliorare il nostro fisico. E poi ci sono le tecnologie abilitanti: gli ausili ,che sono in grado di abilitare nonostante la propria dis-abilità, in una data azione s'interessano di fornire a molti deficit fisici dei completamenti,dei veri e propri prolungamenti delle proprie funzioni e del proprio corpo. L'ausilio è quindi l'apparecchiatura, l'attrezzatura che consente di attivare o potenziare un percorso di AUTONOMIA POSSIBILE. (...)

    Dopo le tecnologie integrative parlerò delle tecnologie ESTENSIVE(in particolare dell'estensioni del corpo,cellulare,automobile e avatar) e delle tecnologie INVASIVE(dell'invasione del corpo umano e di Cappucci).

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    Messaggio  marianappi Sab Giu 25, 2011 12:54 pm

    L’argomento che ho deciso di portare è CONSIDERAZIONI SU SALUTE E BENESSERE partendo però dalla riflessioni sulle parole disabile e diverso, sottolineando, dunque, l’importanza delle parole per poi arrivare a salute e benessere e inevitabilmente all’ICF collegandomi così a gli ausili tecnologici, ossia ciò che può aiutare il diversamente abile ad essere in qualche modo più autonomo, riducendo quelli che sono i suoi handicap, ossia la sua condizione di svantaggio. Parlando di tecnologie come sostegno, ossia abilitanti parlerò di Fogarolo ed infine non posso far altro che chiudere con la resilienza.
    Vorrei inoltre sottolineare che la mia scelta deriva da ciò che durante il corso mi ha coinvolta di più, lasciandomi sempre stupefatta e emozionata per tutto ciò che vedevo e ascoltavo.

    SINTESI:
    Essendo questo un argomento delicato la prima cosa necessaria da fare è conoscere e non confondere il vero significato delle parole, soprattutto di queste:DEFICIT,DISABILITA'e HANDICAP.

    La DISABILITA' non è solo un deficit, una mancanza o una privazione a livello organico o psichico, ma è una condizione che va oltre la limitazione che supera le barriere mentali ed arcchitettoniche.
    E' una qualsiasi limitazione, conseguente a menomazione, della capacità di compiere un'attività nel modo considerato normale per un essere umano.

    Il DEFICIT è invece il difetto organico, la menomazione.

    L'HANDICAP è la difficoltà che la persona con disabilità affronta nel confronto esistenziale con gli altri, il disagio sociale, la condizione di svantaggio.

    DISABILE E' :
    una persona impossibilitata a svolgere le normali attività della vita quotidiana;
    un individuo affetto da disfunzioni motorie o cognitive ed inoltre i disagi solciali del soggetto possono influenzare la sua sfera psicologica;
    una persona caratterizzata dalla mancanza di una o più abilità o dal diverso funzionamento di queste.

    Spesso il disabile scopre il suo disagio confrontandosi con persone normodotate.
    Ma esistono anche persone con disabilità che non si sentono tali (es:Atzori) e riescono a svolgere qualsiasi tipo di attività.

    Da qui si può capire che il termine DISABILE è NEGATIVO in quanto dichiara solamente che a un individuo mancano una o più competenze senza considerare che egli possiede anche delle abilità.
    Per questo al termine disabile va sostituito il termine DIVERSABILITA' che è invece POSITIVO in quanto mette invece in risalto che si tratta di una persona si con dis-abilità ma anche con delle abilità da scoprire, far emergere, potenziare.
    Quest' idea (diversabilità) nasce dall'esigenza di non trascurare il valore della persona.
    LA PERSONA DISABILE E' UN INDIVIDUO CON UNA PROPRIA IDENTITA'.
    Il diversabile ossia la persona con disabilità esprime le proprie abilità differentemente dalle altre persone.
    Allora cosa accade?
    Tutto ciò che è diverso non si conosce e può spaventare, intimorire.
    Il disabile essendo "diverso" da noi ci spaventa e di conseguenza il "diverso" viene visto come il "non normale".
    La normalità è relativa e soggetiva.
    La DIVERSITA' porta alla categorizzazione, collocazione di certe persone in determinate categorie.
    Tali meccanismi portano alla svalutazione ed esclusione delle persone con diversità che intereorizzano sentimenti di inferiorità che possono portare all'autosvalutazione,autoesclusione.
    (es:film indovina chi viene a casa)

    Di solito non è il diverso a scegliere di essere tale, ma è la società che lo "etichetta"
    Il diverso spesso viene allotanato o visto come un mostro, lontano da ciò che siamo noi.
    Per chi è diverso proviamo compassione si tende ad assumere un attegiamento ed uno sguaro di pietismo (es:poveretto).
    (es:Adele)
    ADELE= non si accetta, ma ci prova e vorrebbe che le persone non la guardassero con pietà.

    Proverbio Cinese
    Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno.
    Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.
    LA DISABILITA' NON E' UN MONDO A PARTE MA E' UNA PARTE DEL MONDO.
    (es:libro"NATI DUE VOLTE")

    La disabilità può essere una condizione temporanea, ossia: transitoria,permanente, regressiva, progressiva. Ma può essere anche momentanea a causa di un incidente impedendo le normali azioni quotidiane.
    Secondo l'OMS per SALUTE si intende l'essere equilibrati fisicamente, psicologicamente e spiritualmente.
    Mentre la MALATTIA è uno stato patologico per alterazioni delle funzioni di un organo o tutto l'organismo che necessita di essere curato per ripristinare la salute precedente.
    Nel caso dell' HANDICAP non si può parlare di curabilità ma di intervento per il miglioramento della vita della persona.
    L'handicap costituisce una situazione permanente, irreversibile, ma non immodificabile, un intervento è sempre possibile.

    L'OMS ha creato tra i suoi strumenti di classificazione l'ICF (La Classificazione Internazionale del funzionamento, disabilità e salute)
    che sottolinea l'importanza di valutare l'influenza dell'ambiente sulla vita degli individui: la società, la famiglia, il contesto lavorativo, ossia gli elementi che ne influenzano lo stato di salute.
    Tramite l'ICF si vuole descrivere non le persone, ma le loro situazioni di vita quotidiana e sottolineare l'individuo non solo come persona avente malattia o disabilità, ma sopratutto evidenziare l'unicità e la globalità.
    A differenza delle precedenti classificazioni l'ICF fa riferimento a termini che analizzano la salute dell'individuo in chiave positiva (funzionamento e salute), dunque nulla di negativo come facevano invece le classificazioni ICD e ICIDH che davano ampio spazio alla descrizione delle malattie dell'individuo, riccorrendo a termini quali malattia, menomazione ed handicap.
    L'ICF analizza, dunque, lo stato di salute degli individui ponendo l'attenzione fra salute e ambiente, arrivando alla definizione di disabilità intesa come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole. Quest'analisi serve ad evidenziare come le persone convivono con la loro patologia e cosa è possibile fare per migliorare la qualità della loro vita.

    L'AUSILIO è l'apparecchiatura che aiuta una persona con deficif a ridurre gli handicap, ossia, la condizione di svantaggio.
    La TECNOLOGIA ha contribuito enormemente all'eliminazione di tanti handicap, si è andati dalla carrozzella semplice a quella eletronica, da semplici protesi ai flex foot e si è passati dai classici computer a quelli adattati per le esigenze dei diversamenteabili.
    Nascono così le cosi dette TECNOLOGIE INTEGRATIVE: la tecnologia come integrazione (es:Pistorius), la tecnologia come miglioramento(protesi estetiche), la tecnologia come potenziamento(protesi chimiche), la tecnologia come sostegno (il computer a scuola).
    Quest'ultima è quella su cui mi soffermerò, le tecnologie abilitanti, in quanto sono esse in grado di abilitare nonostante la disabilità in una data azione.
    Ad esempio un bambino autistico può utilizzare il comunicatore Minimò, che lo aiuta a comunicare, reprimendo l'agressività prodotta dal suo non riuscire ad esprimersi.
    Questi artefatti tecnologici consentono il miglioramento della vita di una persona con o senza difficoltà.
    L'ausilio consente dunque di attivare un percorso di autonomia.

    FLAVIO FOGAROLO è un esperto del progetto nuove tecnologie e disabilità e collaboratore del progetto Handitecno.
    Si occupa degli ausili informatici crede che siano uno strumento davvero efficace e "integrato"nella realtà scolastica in presenza di alunni con disabilità potrbbe fruttare tanto.
    Ma bisogna creare le condizioni perchè esse vengano usate in modo completo ed efficace in tutte le attività scolastiche, diventando così strumento a supporto dell'integrazione.
    Servono competenze tecniche specifiche e la capacità di personalizzare il percorso didattico attraverso il mezzo informatico, piegandolo all'esigenza dell'alunno.

    Dunque l'ambiente può essere una barriera o un facilitatore.
    La ricerca può produrre soluzioni tecnologiche che migliorando l'ambiente della persona ne diminuiscono la disabilità.

    Se poi vogliamo fare un esempio eclatante vi è la DOMOTICA, tecnologia super avanzata, molto costosa ma che può veramente rendere più semplice e autonoma la vita di un diversamente abile.

    In questo modo l'individuo potrebbe facilmente adattarsi, ed essere un soggetto attivo, partecipe della sua vita.
    Raggingendo quella che è la RESILIENZA ossia la capacità di adattarsi all'ambiente, essere un soggetto attivo e flessibile per potere adottare nuovi comportamenti.
    Affrontare, superare situazioni dolorose e di disagio esistenziale per costruirsi un percorso di vita stabile e positivo.
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    Messaggio  mariagrazia villoni Sab Giu 25, 2011 2:00 pm

    L'argomento che ho scelto per il preappello del 28 giugno è "le tecnologie e l'uomo". Inizio col parlare della connessione di tre importanti termini, ossia corpo, disabilità e tecnologie.Tale connessione è importante in quanto ha cambiato, rivoluzionato e migliorato la vita di migliaia di persone. Le tecnologie si suddividono in tre tipi:integrative,invasive ed estensive. Definisco i loro significati, le differenze e il pensiero di molti esperti,come Granelli, Naief Yehya, Mcluhan e Gehlen, su questi argomenti. I laboratori che ho scelto di trattare sono quelli di Oscar Pistorius e di Simona Atzori e del loro modo, differente, di affrontare la loro disabilità nell'uso o meno delle tecnologie, collegandomi, di conseguenza, al tema della resilienza. Uno dei pensieri che più mi hanno colpito è quello espresso da Capucci nel testo "il corpo tecnologico". infine, dopo aver esposto il signifivato delle tecnologie invasive e di conseguenza del termine cyborg, ho parlato anche delle diverse sfere creative, come l'arte e la letteratura, che sono stati conquistati dal tema delle mutazioni del corpo causate dall'avvento delle tecnologie, ho inoltre introdotto con Donna Haraway e la Briadotti il cyberfemminismo un nuovo movimento in continua espansione.
















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    Messaggio  Rossella Lauria Sab Giu 25, 2011 2:54 pm

    L'argomento d'esame che ho scelto è la Cecità.Introduco l'argomento parlando dell'importanza che hanno le parole e della differenza che c'è tra le parole "deficit" e "disabilità".
    Poi parlerò della cecità in generale e come deficit tramite ricerche personali fatte da libri e internet;in seguito parlerò dell'emarginazione,delle difficoltà e dell'handicap che si crea in società e degli ausili utili per chi ha questo deficit.Poi l'argomento si sposterà sul tema dei sensi:quelli che si sviluppano con la cecità e quelli che invece oggi giorno si atrofizzano a causa dell'eccessiva e male usata tecnologia,per poi finire con il tema della Resilienza.
    Dai nostri libri ho approfondito i capitoli 2 e 3 del testo corpo e 1 3 e 4 del testo nozioni..nel discorso mi collegherò a 2 laboratori facendo riferimento alla simulazione del foular e al libro presentato da una collega sulla cecità collettiva.Infine farò riferimento anche al film visto in aula Lo Scafandro e la farfalla per sottolineare l'importanza degli occhi e per parlare della forza di volontà come Motore della Vita!!
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    Messaggio  Francesca Frongillo Sab Giu 25, 2011 4:19 pm

    tema:la disabilita e le tecnologie ad esse inerenti.
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    Messaggio  Maddalena Russo Sab Giu 25, 2011 6:42 pm

    Mi sono prenotata per il 23giugno,rimandato al 27.L'argomento che intendo trattare è "ibridazione e tecnologie".
    Riassumo schematicamente il mio percorso!
    1)Concetto di ibridazione con esempi
    2)Cyborg: pensieri di Donna Haraway,Adriana Cavarero,Teresa De Laurentis
    3)Maggiore attenzione ai cyborg di Bonavoglia Andrea
    RIFERIMENTI: 3 TECNOLOGIE:invasive,estensive,integrative parlando dei vantaggi e svangaggi
    LAVORATORI: Avatar e il caso di Pistorius.
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    Messaggio  cristina romano Sab Giu 25, 2011 7:46 pm

    Sosterrò l'esame mercoledì 29. L'argomento che ho scelto è tecnologie integrative, confrontandole con le altre. Parlerò del caso Pistorius, di corpo e disabilità della Murdaca, e della resilienza. Cristina Romano.
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 13 Empty Re: SINTESI ULTIMO ESERCIZIO

    Messaggio  Ioffredo Veronica Sab Giu 25, 2011 8:28 pm

    Argomento 2°: CSCL per il preappello del 28/06
    L'Apprendimento Collaborativo Supportato dal Computer (CSCL)ha origine agli inizi del ‘900, nella tradizione attivistica e nei modelli pedagogici derivanti dagli studi della psicologia sociale e culturale dell’apprendimento.
    Il suo obiettivo è quello di promuovere l’apprendimento collaborativo, avvalendosi del supporto dell’informatica e della telematica.
    Il processo di apprendimento si trasforma da semplice trasferimento di contenuti dal docente al discente in costruzione sociale di nuove conoscenze, garantendo quindi una partecipazione attiva degli individui coinvolti.
    In un’attività di collaborazione vera e propria i partecipanti lavorano in parallelo allo stesso compito, nello stesso arco di tempo, condividendo le proprie conoscenze e le eventuali difficoltà con gli altri membri del gruppo. Questa metodologia risulta efficacemente applicabile soprattutto in contesti formativi per adulti, ma anche nell’ambito di numerose attività scolastiche e consente di migliorare la qualità del processo d’apprendimento al quale ciascun partecipante aggiunge valore attraverso il proprio contributo.
    Cscl sembra migliorare la capacita di autoregolare la propria attivita di apprendimento perche permette di controllare il proprio processo di apprendimento non soltanto dal punto di vista cognitivo, metacognitivo e comportamentale ma anche quello della motivazione e delle emozioni.
    L’attivita di collaborazione offre allo studente numerosi vantaggi:
    • condivisione dell’esperienza di apprendimento e l’acquisizione di molte informazioni in più di quelle a cui sarebbe in grado di arrivare individualmente;
    • l’ampliamento dei propri orizzonti attraverso la presa di coscienza dell’esistenza di numerosi punti di vista e di diverse interpretazioni di uno stesso argomento;
    • lo sviluppo di abilità meta-cognitive e la riflessione sul proprio processo di apprendimento.
    • Inoltre lo studente rafforza le proprie motivazioni attraverso il senso di appartenenza al gruppo e grazie ai feedback motivanti provenienti dagli altri. Riesce ad evitare il "senso di isolamento" al quale rischierebbe di andare incontro in un corso on-line in autoapprendimento, recuperando così il senso di socialità.
    Tuttavia il CSCL deve trovare le condizioni adatte per una sua efficace realizzazione e messa in atto. Innanzitutto esso richiede un adeguato supporto tecnologico con il quale i discenti devono stabilire una buona confidenza di utilizzo. A docenti e tutor coinvolti nell’attività è richiesta la capacità di gestire e moderare le interazioni fra i partecipanti e anche una consistente disponibilità di tempo per seguire l’intenso flusso di comunicazione che solitamente ne deriva. Infine in un’analisi di fattibilità occorre anche valutare i costi, generalmente elevati, per l’acquisizione delle risorse necessarie (risorse umane, piattaforme tecnologiche, eventuali aule dedicate, ecc.).
    Questo corso è stata la dimostrazione tangibile di quanto realmente la tecnologia possa migliorare il processo di apprendimento permettendo grazie alla rete telematica uno spazio comune dove condividere esperienze personali, opinioni , ricerche, informazioni al di fuori dell’ambito universitario e di quanto sia importante la sensazione di appartenenza al gruppo permettendo un maggiore coinvolgimento.
    Successivamente mi collegherò al concetto di RELAZIONE EDUCATIVA sottolineando il fatto che ogni incontro umano, ogni relazione è educativa in quanto è portatore di valori, significati o anche semplicemente di opinioni che assumono un peso educativo nella crescita di colui che la riceve quindi in relazione ognuno riceve qualcosa.
    La relazione educativa è un occasione di formazione bilaterale. L'educando apprende grazie all'educatore e viceversa, attraverso la pratica l'educatore puo perfezionare la teoria. La relazione educativa è un complesso legame che si forma tra docente e discente e crea il reale apprendimento, una profonda interconnessione che porta alla fusione delle conoscenze, è un prendere e dare in sincronia. Qualsiasi esperienza della vita è educativa sia positiva che negativa: se positiva ci arricchisce, se negativa dagli errori si impara allo stesso modo.
    Non sono relazioni educative solo quelle che avvengono tra docente e discente ma tutte le esperienze della vita e quindi qualsiasi relazione tra due o piu persone, avviene tra loro uno scambio dove si da e si riceve. Tutti possono dare qualcosa. Bisogna essere di esempio in tutto, l'educatore non deve mai dare cattivo esempio ma ci si aspetta di seguire come una guida valutando caso per caso il ragazzo che ha davanti, in modo da valorizzare le caratteristiche del soggetto, quindi non cercare di limitarsi alle nozioni ma di cercare di creare un clima sereno dove vi sia spazio per l'entusiasmo e le emozioni ed è necessario che nelle relazioni vi sia rispetto reciproco.
    Per quanto riguarda la relazione educativa al disabile, l’educazione deve prendere in considerazione la diversa situAzione e mettere a tal proposito in atto progrAmmi specifici per far emergere le doti del disabile. Bisogna cercare di portare il disabile, attraverso questi percorsi, program mirati su un piano di pari opportunità con i normodotati. Non mettete in luce le mancanze ma evidenziare le potenzialità, le doti e le capacita di una persona.
    Cosa si intende per DISABILITA'?
    Essa è l’incapacità in seguito alla menomazione, di svolgere determinate funzioni o assolvere a particolari compiti nel modo considerato normale per un individuo.
    Secondo il manuale di classificazione ICF sigla che sta per ”classificazione internAzionale del funzionamento, della disabilita e della salute” pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la disabilita è una condizione di salute derivata da un contesto sfavorevole. È una classificazione sistematica che descrive le modifiche dello stato di salute di una persona e gli stati ad essa correlati. Essa non è legata alla persona ma al contesto perché da es se l’aula è attrezzata per ospitare una persona su una carrozzella essa non avrà problemi.
    Quindi la classificazione dell’ ICF non può riguardare solo un gruppo di persone ma chiunque vive un condizione di salute in un ambiente che lo ostacoli. In questo caso la disabilità non si limiti soltanto alla malattia ma si identifica con lo stato di salute. Infatti l’ ICF non classifica solo le condizioni di salute ma anche le conseguenze associate ad esse pone come centrale la qualità della vita delle persone affette da patologie. Quindi vengono presi in considerazioni non solo gli aspetti medici legati alla condizione di salute ma anche gli aspetti sociali conseguenti alla condizione di salute tenendo in considerazione anche l’influenza dell’ambiente sulla vita degli individui:la società, la famiglia, il contesto lavorativo, cioè tutti gli elementi che possono influenzare lo stato di salute e ridurre la nostra capacità di svolgere le mansioni che ci vengono richieste e porci in una situazione di difficoltà.
    L’ ICF ci dice che la persona è la risultante delle interazioni tra i diversi settori es. la persona(Sara), il contesto (Napoli) e le persone che lavoreranno con lei A(educatore, insegnante di sostegno, terapista, ecc). Il progetto di vita è quello che fa l’educatore o la famiglia intorno al bambino. È vedere qualcosa accadere anche se non è scritto sulla carta. Es è quello che vedeva la mamma di Simona Atzori nel vedere la figlia ballare.
    ATZORI SIMONA è una ragazza nata senza braccia, nonostante ciò conduce una vita autonoma, ed è una famosa ballerina di danza classica. Protagonista del nostro primo laboratorio il cui tema centrale è la RESILIENZA che è la capacità di un oggetto di resistere agli urti improvvisi senza mai rompersi e spezzarsi. I sinonimi di questo concetto sono:elasticità, mobilità, flessibilità e adattabilità e questo è quello piu importante dal momento che la resilienza si puo definire anche come un insieme di abilità,è una capacità di adattamento attivo.
    Si parla anche di capacità di adattamento passivo,ossia la possibilità di riuscire ad accettare situazioni che non possiamo cambiare,non considerandole piu negativamente,ma imparando da esse.
    Quindi la resilienza è un meccanismo di adattamento all’ambiente che porta la persona a cambiare il proprio ruolo sociale,da vittima passa a soggetto attivo con delle proprie idee e propri progetti.
    Altro es di resilienza è OSCAR PISTORIUS campione paraolimpico che sin dai primi mesi di vita, fu costretto a causa di una malformazione, all’amputazione delle gambe, quindi destinato a non poter mai camminare. Oggi, grazie alla TECNOLOGIA INTEGRATIVA che si presenta in sottoforma di protesi e che viene utilizzata per il completamento di un organo o di una parte del corpo mancante Pistorius è riuscito a diventare un grande atleta usando le protesi in fibra di carbonio,in particolare usò il flex foot cioè il piede flessibile a forma di C in fibra di carbonio.
    Noto soprattutto perche quando chiese di gareggiare con i normodotati alle olimpiadi di Pechino del 2008, la commissione scientifica respinse la sua richiesta poichè riteneva che avendo le protesi fosse avvantaggiato rispetto ai normodotati. In seguito a molte indagini, oggi la commissione scientifica ha stabilito che le protesi non rappresentano un vantaggio nelle olimpiadi.
    Oltre alla tecnologia integrativa ci sono anche quelle estensive e invasive.
    La TECNOLOGIA è ESTENSIVA quando è intesa come ampliamento del corpo, è quella che ha a che fare con la realtà virtuale. Il microscopio e il telescopio sono estensioni della vista, il telefono estensione della voce, il libro estensione dell’immaginazione e della memoria dell’uomo.
    La tecnologia invece è INVASIVA quando è intesa come invasione del corpo umano. Non si parla piu di protesi ma impianto. Non è un uomo che si sdoppia nel digitale come nel caso dell’avatar ma è cyborg.

    Fonti:
    Floriana Briganti, NOZIONI INTRODUTTIVE DI PEDAGOGIA DELLA DISABILITA'
    Floriana Briganti, CORPO, TECNOLOGIE E DISABILITA' ;
    http://www.edurete.org/public/upload/cscl.htm#originiCSCL
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    Messaggio  annadefilippo Sab Giu 25, 2011 9:14 pm

    L’argomento di cui ho deciso di parlare è “l’importanza delle parole per dire disabilità”.
    Bisogna saper ponderare le parole non fare confusione tra deficit, disabilità e handicap.
    Deficit: è uno scompenso o un’imperfezione.
    La disabilità è l’incapacità conseguente alla menomazione, ossia qualsiasi perdita a carico di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica, di svolgere determinate funzioni.
    L’handicap è la difficoltà che la persona con disabilità affronta con il confronto con gli altri, la condizione di svantaggio conseguente ad una menomazione o ad una disabilità.
    Quindi utilizzare termini impropri può solo aumentare l’handicap invece di ridurlo; ma grazie all’OMS(organizzazione mondiale della sanità), che nel 1970 ha fatto si che ci fosse una classificazione specifica di determinate patologie definita anche come una sorta di enciclopedia medica, ossia l’ICD (icd dieci condizioni di salute), mentre nel 1980 troviamo l’ICDIH cioè la classificazione di tre concetti fondamentali:
    -Menomazione
    -Disabilità
    -Svantaggio
    Solamente nel 2001 si raggiunge l’importanza del ICF (classificazione che tiene conto del livello sociale ma nello specifico della disabilità in una condizione socio ambientale sfavorevole).
    Da qui si riesce a comprendere meglio la DISABILTA’ che è l'incapacità di svolgere una funzione o un compito sostituendo tale termine con DIVERSABILITA’.
    Il disabile è una persona con una propria identità, riuscendo ad esprimere le proprie abilità differentemente da altre persone.
    “Tutti siamo diversi ma non tutti siamo disabili”
    La diversità porta alla categorizzazione, il diverso di solito non sceglie di esserlo ma viene etichettato dalla società suo malgrado, non si parla piu’ di Adele, ma di quella donna assumendo un’atteggiamento di pietismo(lab.Adele), il diverso è spesso il mostro, l’altro lontano da noi, non riuscendo a comprendere che la disabilità ha mille volti, noi stessi siamo diversi da prima con l’esperienze che facciamo da qui la scelta di adottare il termine di diversabilità, che ha una connotazione positiva rispetto alla disabilità, poiché mette in risalto che si tratta di una persona che ha oltre ad una dis-abilità anche delle abilità diverse dagli altri da scoprire e potenziare.
    In qualsiasi caso dunque bisogna guardare l’uomo nella sua globalità e nella sua complessità ma soprattutto di tener conto della persona che è.
    Molte di queste persone riescono ad emergere da una situazione avversa attraverso il concetto di resilienza. C’è chi la resilienza la vede come una sfida nei confronti di se stesso mentre c’è chi l’affronta a testa alta grazie a delle specifiche tecnologie. Di queste vi sono tre nello specifico:
    1)Integrative: viste come potenziamento, miglioramento e sostegno, esse integrano una parte del corpo mancante(Pistorius fibre di carbonio o protesi estetiche).
    2)Invasive: raffigurate come un impianto , un invasione nel corpo umano, qualcosa di allestito dentro di sé (CYBOR=PERSONA CON PACEMAKER).
    3)Estensive: intese come ampliamento del corpo prima l’auto poi il telefonino rappresentano le prime protesi tecnologiche.
    La vita digitale:lo sviluppo della tecnologia nella nostra quotidianità ha cambiato radicalmente il rapporto tra l’essere umano e gli strumenti tecnologici che presenziano oramai in quasi tutti gli ambienti del nostro esistere, non riuscendo a comprendere che riservano dentro sé tante insidie come la NET ADDICTION,ossia la dipendenza dalla rete.
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    Messaggio  ANNUNZIATA NATALE Sab Giu 25, 2011 10:05 pm

    L' ARGOMENTO SI INCENTRA SUL RAPPORTO TRA CORPO E TECNOLOGIA PER ANALIZZARE IN PARTICOLARE I CORPI PROTESICI, L' INCONTRO TRA TECNOLOGIA E DISABILITA' COLLEGATO CON MURDACA ALLA RICOSTRUZIONE DI UNA NUOVA DISABILITA'FINALIZZATI ALLA VALORIZZAZIONE DI SE STESSI MA SOPRATTUTTO FAVORIRE L' INTEGRAZIONE AI DIRITTI ACQUISITI DEI DISABILI. NELLE TECNOLOGIE INTEGRATIVE PARLERO' ANCHE DEL CASO DI PISTORIUS E IL SE' DIGITALE DI GRANELLI "LE TECNOLOGIE E L' UOMO" !
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    Messaggio  vera.panico Dom Giu 26, 2011 7:27 am

    vera.panico ha scritto:salve prof siccome mi si è rotto il compiuter e sto usando quello di mio cugino...non ho potuto prenotare la data del 21 giugno..va bene se mi prenoto per il 5 luglio e faccio comunque l'esame il giorno 28 giugno....aspetto una vostra risp...... Very Happy
    ...come argomento porto l'ibridazione e tecnologia e ci aggiungo rosi braidotti...tecnologie invasive,estensive(avatar),integrative(pistorius) in più mcluhar,haraway...
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    Messaggio  Raffaela Fatima Bottiglie Dom Giu 26, 2011 8:20 am

    [justify][left][b] Relazione:"ALimentazione e Mass Media".
    Per la scelta di questo argomento,ho compiuto numerose ricerche non facendo solo riferimento a siti internet,ma anche ai libri che allego qui nell'ultimo esercizio.
    I mass media,ossia i cossidetti"persuasori occulti"stanno occupando uno spazio sempre più rilevante nella vita dell'uomo,influenzando la sua coscienza,i suoi gesti;così i mass media sono diventati dei veri e propri educatori informali,attraverso il mezzo televisivo.(Dal libro "Pedagogie del Novecento"F.Cambi ed.Laterza)
    (Qui Allego il libro "Nozioni Introduttive di Pedagogia della Disabilità)
    I giovani risentono molto dell'influenza negativa dei media.Gli adolescenti vengono percepiti erroneamente,come passivi di fronte alle notizie televisive ascoltate in modo distratto,oltre come attenti intercettatori di modelli comportamentali e stili di vita che vengono loro continuamente proposti dalle trasmissioni televisive che vanno ad influenzare la loro vita,proprio quando sono in via di maturazione e hanno la necessità di conformarsi ai i propri simili.IL rischio,preoccupante è che il loro rapporto con i media li renda sempre più incapaci di rapportarsi direttamente con gli altri,allontanandosi dalla comunicazione tradizionale.
    (Qui allego il libro:V.Sarracino"Pedagogia e Educazione Sociale"Fondamenti,Processi,Strumenti ed.EtS)
    In pedagogia sociale,si parla di "alfabetizzazione debole"che consiste nell'apprendere senza mantenere nel tempo informazioni/conoscenze,le quali scivolano via,senza trasformarsi in cultura personalizzata,in abilità,in competenze individuali e sociali;l'alfabetizzazione debole non è creativa,è ripetitiva e statica.
    (allego il libro "Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità")
    La cultura mediatica,facilita la diffusione di messaggi ambigui,intorno a temi delicati come il benessere psico fisico,la salute,in quanto le fonti primarie di informazioni,come la radio,le riviste sono sempre più legati ai concetti di apparenza e di esteriorità che giocano un ruolo determinante nei problemi legati all'immagine corporea negativa.Un'esempio dell'influenza negativa dei mezzi multimediali è dimostrato dallo studio prospettico effettuato sulle isole Fiji.
    I messaggi ambigui possono provocare disturbi alimentari che sfociano in patologie come:l'anoressia,la bulimia e l'obesità.
    Ricordiamo la metafora della fame di Braidotti che dai due lati del mondo si muore per la stessa malattia:"la fame".( successivamente è tratto dal libro:"Antropologia Culturale"un approccio per i problemi a cura di D'Agostino e Matera Richard H.robbins)Ritroviamo metafore della fame anche da parte della tribù dei Kwakiult,i cui studi furono fatti da Ruth Benedict e Boas.Questa tribù paragona la fame all'avidità,perchè questa come la fame è senza freni,sostenendo che coloro che accumulano cibo stanno accumulando anime ed impediscono a queste di far ritorno nel mondo degli spiriti.
    ( sotto è tratto da: http://www.crescita-personale.it//disagio-psicologico/)
    C'è da considerare che in tutte le patologie svolge un ruolo fondamentale l'autostima perchè quando il soggetto ha un concetto di sè positivo è molto meno propenso ad introiettare acriticamente,gli ideali proposti dalla società ed è meno probabile che sia preoccupato per il proprio peso corporeo.Invece,chi ha un'immagine negativa di sè è costantemente ansioso,imbarazzato,crede che il suo aspetto riveli la sua inadeguatezza personale;crede che l'unico modo per migliorare la sua insoddisfazione è modificare l'apparenza.Ma,il corpo non è l'unica componente di cui è fatto l'essere umano,inteso come persona,quindi,dobbiamo imparare a costruire la nostra identità,non solo il nostro corpo che deve essere inteso come amore per se stessi,ossia auto-accetazione,sicurezza,nonchè salute e benessere.Inoltre,in America sono sempre più diffusi i siti internet dove le giovani ragazze si scambiano consigli sulle strategie da adottare per non farsi scoprire dai propri genitori,nel praticare l'Anoressia e la bulima.
    (sotto:"Antropologia Culturale"un approccio per i Problemi etc...)Infatti,possiamo considerare il "senso di fierezza"delle donne afroamericane,ossia che una donna è veramente bella,indipendentemente dal fisico,ma perchè sfrutta al massimo il meglio di sè,si intende quella bellezza interiore,avendo cura della propria immagine,vestendosi con attenzione,avere quella personalità sufficiente per far emergere il proprio "stile individuale" è questo che fa una donna veramente bella.
    Quindi,è imporatante che le ragazze non si facciano illudere dai canoni di bellezza proposti dai mezzi televisivi,ma che imparino ad apprezzare e comprendere "la diversità delle forme fisiche" e devono sviluppare la capacità di lavorare su se stesse.
    Alcuni studi effettuati dal CDC(Centers Disease Control)testimoniano ancora l'effetto negativo dei media sulla popolazione statunitense,dovuto alle continue pubblicità che invogliano a consumare sempre di più cibi,soprattutto cibi pronti.
    (sotto dal libro:"Corpo,Tecnologie e Disabilità)Sandy Stone sottolinea quanto le nuove tecnologie abbiano modificato il concetto di identità divenuta ormai uno spazio di infiniti collegamenti;Invece,Braidotti sottolinea l'importanza di non sapere chi siamo e guardare a cosa vogliamo diventare.
    Invece,Orlan è un'arista che rappresenta con il suo corpo i criteri estetici standard della nostra società,si è fatta impiantare artificialmente sulla fronte due bernoccoli come segno di lotta con gli attuali canoni estetici,affinchè si parli di un nuovo corpo.Orlan rivolge l'attenzione al ripensare il corpo femminile e della sua funzione all'interno della società di oggi,lavorando sul suo corpo,tant'è vero che utilizza la chirurgia criticandola per dimostrare che la bellezza può assumere sembianze che non sono considerate canonicamente belle.L'artista propone alle donne di fare il contrario di ciò che viene imposto dalla società,di fare sul proprio corpo quello che piace di più e cercare di liberarsi da tutti i diktat che vengono imposti dalla pubblicità,dalla moda,dai film e dai cinema.
    (sotto libro:"Nozioni introduttive di Pedagogia della Disabilità")Carl PoPPer nel suo testo "Cattiva Maestra Televisione"sostiene che la tv è maestra perchè trasmette dei modelli narrativi per il pubblico,ed è cattiva perchè trasmette violenza invogliando ad usarla.Inoltre,mette in risalto la necessità di una "patente per poter fare televisione".
    (sotto dal libro:"Pedagogie del NOvecento"F.Cambi)Neil Postman nel suo testo"Ecologia dei Media"pone l'accento su una strategia ecologica per i media.
    (sotto dal libro:"Nozioni Introduttive di Pedagogia della disabilità")
    Oggi è possibile parlare di Media Literacy,analizzare in modo competente tutte le forme multimediali;La co-visione che prevede la visione dei media accompagnati dai genitori.
    Ricordiamo esempi nella letteratura:di Elsa Morante con "Arcoeli" e tra gli esempi artistici recenti Achille Bonito Oliva che ha parlato di "Anoressia nell'Arte Contemporanea"dove lo spettatore non si confronta realmente con l'opera d'arte originale che è sostituita dalla sua immagine riprodotta,così il nuovo destinatario dell'arte è raggiungibile in ogni luogo,ma allo stesso tempo ha perduto spessore e materia.
    Ricordiamo la "pressione verso la magrezza" esercitata nella nostra società occidentale già a partire dagli anni'6o con TWiggy;Mashall Mclhuan sostiene che il "medium"è il messaggio che modifica profondamente la nostra esperienza nel mondo e la nostra realtà.
    infine,(dal libro:"La Conoscenza e la Ricerca" Avalle,Maranzana,Sacchi ed.Zanichelli)
    Riporto Guido Petter che offre una serie di consigli per limitare gli effetti negativi dei media.


    Ultima modifica di Raffaela Fatima Bottiglie il Mar Giu 28, 2011 6:29 pm - modificato 2 volte.
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 13 Empty ESERCIZIO FINALE:Dematerializzazione!

    Messaggio  Sonia Cristillo Dom Giu 26, 2011 8:50 am

    Salve prof,mi scusi per il ritardo con cui inserisco il tema che porterò ma ho avuto problemi con la linea e non potevo accedere al forum.

    L'argomento che ho scelto tratta del concetto di dematerializzazione(citaz.libro corpo,tecnologie e disabilità).
    Per introdurlo presento la situazione della società di oggi invasa dalle nuove tecnologie,accennando al termine che usa Andreoli "vita digitale".Elenco alcune tecnologie che questo studioso prende in consideranzione per dimostrare quanto esse pervadano la nostra quotidianità e ci influenzino sotto tutti i punti di vista.Parlando di influenze, poi, mi ricollego ai fenomeni nati dall'utilizzo costante delle tecnologie:la digitale activity e la CMC.Avendo introdotto le tecnologie e quanto esse siano diventate indispensabili per l'uomo,specifico di quali tecnologie si parla:TECNOLOGIE ESTENSIVE,con riferimento ai sociologi che affrontano questo tema:McLuhan e Kerckhove.
    Da questa introduzione,che definisce di quale argomento voglio trattare,si apre il concetto di dematerializzazione.
    Le tecnologie estensive,infatti,vengono valutate anche per il loro aspetto negativo.Esse portano a due quesiti:
    1)QUANTO LE TECNOLOGIE ESTENSIVE DIVENTANO PARTE INTEGRANTE DEL NOSTRO CORPO??
    Ho affrontanto questa prima questione riprendendo gli studi fatti da Sherry Turkle nell'Istitute of technolgy di Boston,dove si affronta l'influenza delle tecnologie nella vita dell'uomo e quanto quest'ultime siano talmente integrate nel nostro corpo da portare l'uomo a modificare se stesso per poter farne uso.Attraverso questo concetto che Turkle definisce "vita artificiale" mi ricollego facilmente al fenomeno della Net Addiction(dipendenza dalla rete).
    Avendo affrontato questo primo quesito ci si rende conto che tecnologie come internet,telefoni,i-pod sono così in uso nella vita dell'uomo da sembrare quasi indispensabili per far fronte ai problemi di una realtà sociale che "vive" di questi mezzi.
    Parlando di dipendenza si apre il secondo argomento,che mi porta poi al secondo quesito scaturito dalle tecnologie:L'AVATAR.
    Dopo aver spiegato che cosa si intende per avatar ed aver elencato le sue caratteristiche,pongo il secondo problema:
    2)SI PUò PARLARE DI DE MATERIALIZZAZIONE?
    Per affrontare quest'ultimo argomento propongo le te tesi di tre autori:
    - MALDONATO
    - CARONIA
    - STONE

    Spiegati i loro studi riguardanti il concetto di dematerializzazione concludo elencando altri autori che hanno trattato,anche in linea generale,questo tema:Granelli,Cappucci e Braidotti.


    Prof spero d'essere stata esaustiva nell'esposizione e di aver fatto bene tutti i collegamenti per spiegare in modo più dettagliato il tema che ho deciso di affrontare.
    Scusi ancora per il ritardo con cui ho inserito il mio ultimo esercizio.
    A domanii!!!!!=)

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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 13 Empty Re: SINTESI ULTIMO ESERCIZIO

    Messaggio  giovanni gallucci Dom Giu 26, 2011 2:17 pm

    come sempre scusi il ritardo.ho deciso che porterò "le parole sono importanti"snpgandomi sulla teminologia essenziale ,la salute ,la normalità -bellezza.grazie.
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 13 Empty Alimentazione e mass-media di Chiara Maria Forino ( preappello 28/06/2011 )

    Messaggio  chiara.forino Dom Giu 26, 2011 3:10 pm

    Alimentazione e mass-media

    Nel capitolo "Deformazioni" il tema principale è la deformazione del corpo, in primis del corpo femminile. Deformazione come visione contorta e complessa del corpo. Il problema fondamentale della scorretta visione del corpo è senza alcun dubbio la televisione, che oggi nel 2011 è diventato il principale mezzo di comunicazione e dunque il mezzo attraverso cui tutti assumono atteggiamenti sbagliati riguardo determinati modi di pensare. Già nel 1994 Karl Popper nel suo testo "Cattiva maestra televisione" , parlava dell'esigenza di una vera e propria patente per fare televisione e di come un adulto dovrebbe fare da mediatore tra la televisione ed i suoi contenuti, e un bambino. Infatti i bambini e gli adolescenti sono le persone che vengono maggiormente colpite dai personaggi televisivi, dai prototipi da seguire e dagli atteggiamenti da assumere nei confronti della vita e degli altri. Molti o quasi tutti gli adolescenti infatti sono entrati in simbiosi, sono diventati un tutt'uno con le nuove tecnologie e difficilmente si rapportano con i coetanei, questa potrebbe essere vista come una deformazione a livello comunicativo. Attraverso questi mezzi all'avanguardia che spesso permettono un miglioramento della vita, molte altre volte gli uomini e le donne si autoconvincono di molte cose, come ad esempio la particolarissima attenzione all'alimentazione. Tanti sono gli esempi che le giovanissime idolatrano senza pietà; quelli più lampanti, per citarne alcuni: la famosissima modella inglese Kate Moss, che per il suo peso shock di soli 48 Kg per 1 metro e 70 centimetri di altezza, è riuscita a farsi apprezzare da tantissime persone; o la famosissima modella, cantante e attrice londinese Twiggy, anche lei perennemente sotto peso. Addirittura negli anni '60-'70, una modella pesava l'8% in meno di una normale ragazza, oggi la percentuale è salita al 23%, in effetti troppo alta. Questa " deformazione fisica o psicologica " perchè agisce soprttutto a livello psicologico, colpisce troppe donne ed il bilancio è troppo preoccupante; ragazze con un bel corpo nella norma che si sentono fuori luogo. La stessa Rosi Braidotti parla di una nuova immagine della donna, addirittura di un "femminile virtuale"; la femminilità è una continua metamorfosi. Il brutto è sempre stato considerato come l'ombra del bello, il falso ed il cattivo, una mancanza, un'assenza di splendore e di bontà ( Remo Bodei-Pedagogia della disabilità- Floriana Briganti) . Anche questa si può definire una visione distorta della realtà, perchè i modelli, gli stereotipi proposti non fanno altro che convincere le persone a modo loro, sbagliati o giusti che siano. Herbert Marshall McLuhan, sociologo canadese diventato famoso per la sua interpretazione visionaria degli effetti prodotti dalla comunicazione, sia sulla società nel suo complesso, sia sui comportamenti dei singoli. Con l'affermazione " il medium è il messaggio", lo studioso ci spiega come la struttura del medium non lo renda neutrale, ma faccia suscitare nella mente di ciascuno un determinato modo di essere, una specifica " forma mentis". Lui ritiene che i mass-media modificano la nostra percezione della realtà e della cultura e molto spesso lanciano messaggi sbagliati e diffondono notizie sbagliate. Ritiene inoltre che ogni media abbia il proprio modo di attirare a sè gli spettatori. Suddivide infatti proprio i media in "CALDI" e "FREDDI"; FREDDI, sono i media che richiedono un'alta partecipazione da parte del pubblico; CALDI, sono quelli che richiedono una bassa partecipazione del pubblico. Nel testo " Villaggio globale ", McLuhan vuole indicare come, con l'evoluzione dei mezzi di comunicazione, i satelliti e quant'altro ancora, il mondo sia diventato piccolo, un villaggio vero e proprio. Infatti attraverso i nostri " sensi estesi" possiamo fare esperienza di cose che avvengono nel resto o dalla parte opposta del mondo. L'attività di artificializzazione sembra addirittura alterare la natura umana. Derrik de Kerckhove ritiene che il villaggio globale di McLuhan sia superato perchè siamo diventati individui globali, una globalizzazione psicologica, dello stato mentale e della nostra percezione. Ebbene, c'è chi ritiene che i mezzi di comunicazione non facciano del male, chi invece ritiene che i mezzi di comunicazione facciano del male proprio agendo sulla psicologia dell'essere umano. Ritornando al problema dell'alimentazione, deduco che dei danni sono sicuramente provocati. E' vero che i mezzi di comunicazione globali aiutano ed hanno migliorato la vita, ma è anche vero che la peggiorano nel momento in cui mandano messaggi sbagliati coinvolgendo soprattutto i giovani che avendo una mente ancora in trasformazione, rischiano di lasciarsi andare a determinati modi di essere sbagliati. I giovani dovrebbero essere tutelati, sempre, costi quel che costi; penso anche che le nuove teconologie estensive siano parte integrante della nostra vita e sarebbe quasi impossibile vivere senza ormai, bisognerebbe soltanto limitarne i consumi e non utilizzarle come mezzi di distruzione di massa.

    Fonti:
    Corpo, tecnologie e disabilità. Floriana Briganti
    Pedagogia della disabilità. Floriana Briganti
    Laboratori del corso.
    Ricerche internet.
    Documenti in area docente.


    Ultima modifica di chiara.forino il Lun Giu 27, 2011 1:41 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio  Giusypelliccia Dom Giu 26, 2011 3:25 pm

    UOMO E TECNOLGIA:Granelli,Capucci,Naief Yehya
    Il rapporto tra uomo e tecnologia è un rapporto di simbiosi, in cui la tecnologia è vista come un filtro,in quanto potenzia o fa addirittura emergere certe caratteristiche fisiche o cognitive e ne indebolisce o annulla altre.
    Quando riflettiamo sui complessi rapporti tra uomo e tecnologia facciamo spesso l'idea che i due termini siano entità distinte e separate,invece va ricordato che tra uomo e tecnologia non esiste distinzione netta, perché da sempre la tecnologia concorre a formare l'essenza dell'uomo:infatti così come l'uomo fa la tecnologia così la tecnologia fa l'uomo. Per questo si può parlare di ibridazione che è intesa come trasformazione che determina un cambiamento in un individuo. Ibrido è un individuo generato dall’incrocio di due organismi differenti da più caratteri. La parola ibrido deriva dal latino e significa incrocio e segna sempre un passaggio da una forma data esistente in natura ad un’altra che contamina la prima. Si può avere per esempio un ibrido tecnologico quando vi è contaminazione tra naturale e artificiale in quanto oggi rispetto alle tecnologie del passato,è presente una caratteristica nuova: i due elementi naturale(il corpo)e artificiale( l’oggetto tecnologico)si contaminano a vicenda. Ciò perché il corpo in futuro dovrà imparare a convivere con organi artificiali e protesi meccaniche capaci di restituire una nuova visione sempre più perfetta attraverso macchine in grado di ascoltarlo, toccarlo, osservarlo, esplorarlo in profondità e capaci di restituirne una visione sempre più perfetta. Non si tratta più soltanto di usare gli artefatti tecnologici, ma di accoglierli all’interno del corpo biologico. Avviene ciò perché oggi la tecnologia consiste per esempio nell’impiantare microchip telefonici nel corpo umano fino a renderli invisibili e questo rapporto è molto ampio perché la tecnologia si avvicina a tal punto all’uomo, al suo corpo, alle sue capacità sensoriali e cognitive da scomparire, da diventare invisibile, mutando radicalmente la natura del rapporto tra uomo e artefatti tra soggetto e oggetto. Quando l’uomo diventa una sola cosa con l’elaboratore elettronico si parla di cyber organo. Questo rapporto però viene preso in esame attraverso il legame tra corpo,disabilità e tecnologia,tematiche che sono osservate nell’ambito degli orizzonti multimediali della formazione. Si propongono per questo tre tipi di tecnologie: la tecnologia integrativa intesa come integrazione del corpo (un esempio nel campo della disabilità sono le protesi per lo sport), come miglioramento (cioè le protesi estetiche), come potenziamento e come sostegno;Le tecnologie integrative sono usate come un completamento di un organo o una parte del corpo mancante e nel campo della disabilità la tecnologia si presenta sottoforma di protesi come integrazione di una menomazione. Alcuni modelli sembrano rafforzare l'uomo in un certo senso il corpo attraverso questo genere di protesi sembra potenziarsi. Un esempio eccellente per spiegare ciò può essere quello di PISTORIUS,un famoso atleta paraolimpico,sudafricano che sin da piccolo,quando aveva pochi mesi fu costretto all'imputazione di parte delle gambe a causa di una grave malformazione degli arti inferiori e sembrava non fosse destinato ne a camminare ne a correre. Però grazie alla tecnologia avanzata è potuto diventare un grande atleta,utilizzando delle protesi di fibra di carbonio al posto delle gambe,chiamato “flex foot”, piede flessibile a forma di C, grazie alla quale ha vinto molte gare. Pistorius chiese anche di partecipare alle olimpiadi di pechino del 2008, ma la sua richiesta fu respinta in quanto si riteneva che un atleta con protesi aveva molti più vantaggi rispetto ad una persona normale che non le possedeva. Ciò suscitò molte polemiche e dibattiti in tutto il mondo, e dopo varie indagini, si stabilì che esse non rappresentavano un vantaggio ma la tecnologia usata da Pistorius è usata per correggere gravi difetti fisici, è integrazione nel senso che integra una parte del corpo mancante.
    La tecnologia integrativa secondo Naief Yehya va intesa però anche come potenziamento come le tecnologie bioniche, in particolare le protesi organiche che consistono nell'inserimento di dispositivi e strumenti di controllo meccanico ed elettrici nel corpo destinati a riparare e migliorare il nostro fisico. La tecnologia va intesa anche come tecnologia abilitante in quanto è in grado di abilitare nonostante la propria determinata disabilità in una data azione. Ad esempio un ipovedente può utilizzare un pc a comando vocale per ricevere e dare informazione. Quindi la tecnologia è anche intesa come integrativa, in quanto l'ausilio è l'apparecchiatura,l'attrezzatura consente di attivare o potenziare un percorso di autonomia possibile e servono anche per annullare i deficit e ridurre l'handicap. La tecnologia può anche essere intesa come scoperta scientifica che a volte viene usata come qualcosa che serve a migliorare il proprio corpo non per un problema dovuto ad un deficit ma solo per bellezza estetica dove il corpo viene visto come una macchina e se il corpo è una macchina nulla esclude che possa essere replicato artificialmente. Ciò prende il nome di paradigma dell’incompletezza in quanto l’uomo,come specie,è da un punto di vista biologico un essere incompleto che si completa solo attraverso la cultura.
    La tecnologia estensiva sono le protesi immateriali come la vita digitale,il corpo virtuale,la questione dell’identità in rete e la net addiction ed è intesa come ampliamento del corpo questo perché lo sviluppo della tecnologia nella nostra quotidianità ha cambiato radicalmente il rapporto tra l’essere umano e gli strumenti tecnologici. Molte sono ormai le occasioni nella vita di tutti i giorni in cui è possibile soffermarsi a riflettere su come e quanto la tecnologia stia modificando il corpo umano e stia trasformando molte delle azioni che si eseguono quotidianamente: gli strumenti tecnologici, in uno scenario che va dai sistemi informatici alle biotecnologie, influenzano profondamente il corpo a livello psicologico, fisico, culturale.
    La tecnologia innanzitutto entra in relazione con il corpo quando rappresenta un’estensione delle sue capacità “naturali”,sia in senso astratto che fisico. Tutti gli oggetti di uso quotidiano, dal telecomando al telefono cellulare,rappresentano infatti dei “prolungamenti” del corpo biologico e delle sue capacità. Si possono considerare parte di questo insieme di oggetti tutti i media,i mezzi di trasporto e più in generale,tutti gli strumenti tecnologici che sono in grado di potenziare le capacità umane di vedere,sentire,ragionare,spostarsi nello spazio.
    Si pensi soprattutto all’utilizzo dell’automobile dove i gesti diventano familiari fino a diventare meccanici e inconsapevoli in modo tale che l’auto viene integrata man mano nei nostri processi mentali esattamente come le parti anatomiche del nostro corpo. Anche nel testo di Granelli, Il sé digitale, l’autore,senza intrecciarsi con le disabilità,ricollega il tentativo di provvedere a superare i limiti dell’uomo con le nuove tecnologie viste come estensioni delle potenzialità umane. Il testo Il sé digitale si avvicina alle protesi tecnologiche, Granelli nella premessa scrive: La tecnologia potenzia o atrofizza le capacità dell’uomo? “La tecnologia
    se mal impiegata atrofizza i nostri sensi e riduce quindi le capacità sensoriali su cui si costruiscono le relazioni umane. Granelli afferma che siccome la tecnologia ha sempre modificato l'uomo, nell’era del digitale questa modifica è creare uno spazio virtuale ,come il sito Internet,che diventa sia depositario delle nostra conoscenza sia un modo di raccontare se stessi.
    Sostiene che la tecnologia viene usata per potenziare la capacità dell’uomo o per rendere meno problematici i suoi limiti o le sue debolezze. Le grandi invenzioni della meccanica, come pure i vestiti, la casa, le medicine, le infrastrutture viabili, i mezzi di trasporto, ma anche le innovazioni più immateriali come il moderno ordinamento giuridico o i teoremi matematici, hanno sempre cercato di soddisfare un’unica grande esigenza: poter fare di più o meglio, idealmente con minore fatica”. La ricerca e l’innovazione tecnologica non seguono solo il cammino dell’utilità ma pertanto bisogna riflettere su come le tecnologie potenziano le capacità umane da una visione molto parziale dell’importanza della tecnica. “la tecnica è addirittura «l’essenza dell’uomo», perché, a causa della sua insufficiente dotazione istintuale, l’uomo senza la tecnica ha potuto invece «raggiungere culturalmente quella selettività e stabilità che l’animale possiede per natura».
    Con il termine «tecnica» si intende infatti sia l’universo dei mezzi (le tecnologie) che nel loro insieme compongono l’apparato tecnico, sia la razionalità necessaria, potremmo dire le sue competenze, per un loro utilizzo in termini di funzionalità ed efficienza”. La tecnologia non completa l’uomo semmai allarga il campo del suo operare. Secondo Longo la tecnologia diventa la fisicità stessa dell’uomo in quanto il primo strumento tecnologico dell’uomo è stato il corpo stesso .Le tecnologie diventano “user sensitive” nel senso che si arricchiscono con l’uomo e le sue funzionalità.
    Infine abbiamo la tecnologia invasiva in quanto è intesa come invasione del corpo umano cioè quando si parla di invasione si pensi soprattutto ad un impianto nel senso di collocazione installazione o allestimento dove il corpo non è più un modello da riprodurre artificialmente ma è il terreno delle nuove sperimentazioni,è il soggetto invaso,protagonista del nuovo modo di essere e comunicare. Quindi le tecnologie invasive raccontano di questo nuovo individuo che non si sdoppia nel digitale ma è cyborg, è impianto nel suo essere reale.
    Importante è Capucci ha curato il testo Il corpo tecnologico. Il volume si compone di più voci, i saggi presentati, regalano particolari suggestioni, fantasie audaci ed inquietanti dell’epoca contemporanea, dove gli strumenti tecnologici e i loro artefatti, influenzano il corpo a vari livelli, generando in tal modo una nuova realtà antropocentrica.
    In questo testo, il corpo nella sua totalità psicologica, fisica, biologica si lascia invadere piacevolmente e positivamente dalle nuove proposte tecnologiche contemporanee, divenendo un habitat di esse.
    Capucci si interroga sullo statuto del corpo in relazione a una realtà antropocentrica generata dalle tecnologie, sull'impatto degli artefatti tecnologici e della 'nuova natura' che contribuiscono a generare. Il corpo, nella sua totalità fisica, psicologica, biologica, è investito da questo processo tecnologico. La riflessione è rivolta allo sviluppo tecnologico inteso come una sorta di ‘acceleratore evolutivo’ che comporta in primo luogo una ridefinizione del rapporto tra uomo e mondo: tra corpo e spazio esterno. La ricerca continua di una stabilità psicologica dell’uomo contemporaneo riguarda sia la conoscenza simbolica che l'intera fisicità.
    Come sostiene Stelarc, il corpo umano risulta obsoleto ed il nuovo rapporto che interessa in modo centrale è quello tra uomo e tecnologia, per recuperare il nostro corpo, il nostro sentire.
    Il corpo vuoto diviene un contenitore, non del sé o dell’anima, ma semplicemente di una scultura. Lo spazio elettronico ristruttura l’architettura del corpo e ne moltiplica le possibilità operative” un corpo incapace di soddisfare le nostre aspettative, legate poi in realtà alle immagini che di esso abbiamo oggi creato e le nuove tecnologie risultano essere supporti fondamentali di queste idee, trasformandosi in tal modo da contenitori a componenti del corpo. Fondamentale risulta l’esplorazione del corpo: non basta avere un interfaccia tecnologico con il mondo, deve essere interpretata modificando l’ambiente in cui il corpo vive. È una ridefinizione del rapporto tra naturale e tecnologico, artificiale, il corpo potrebbe ‘recuperare’ i propri sensi. Un corpo che sente l’esigenza di attrezzarsi di artefatti e di protesi, perché è forte il desiderio di rendere più facile la propria esistenza. Non è trascurabile il fatto che questa immagine che ne deriva basa la sua essenza proprio sulla simbiosi che lega l’uomo ai suoi artefatti, portando alla luce l’importanza, l’insostituibilità del corpo fisico perché ne diventa il centro dell’esperienza. Ne consegue che anche il nostro corpo e la nostra mente sono considerati oggetti tecnologici, artefatti come gli altri.




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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 13 Empty Re: SINTESI ULTIMO ESERCIZIO

    Messaggio  VivianaNobili Dom Giu 26, 2011 4:53 pm

    Sono prenotata per il 28 giugno.

    TRA MENTE E CORPO: OPULENZA DELLE IMMAGINI

    Oggi, anche a causa dei mezzi di comunicazione, l'immagine del corpo viene a modificarsi, divenendo complessa. Ci si riferisce, olltre all'immagine del corpo a livello estetico, anche alle manipolazioni recenti della materia corporea, non solo di tipo genetico, ma anche medico, chirurgico, dietetico, oculistico, neurologico. I mass media si fanno messaggeri dell'imperativo che vede in materia corporea quasi un obbligo sociale verso la salute ed il benessere fisico.
    Si viene così a creare una dialettica interna, che vede come principale collegamento quello tra mente e corpo, tra la nostra parte fisica e la sfera emotiva. Si cita ad esempio "Pensare col corpo", un libro definito scandalso e delizioso su queste connessioni. La percezione interna del corpo, ottenuta attraverso la meditazione, cambia concretamente il nostro rapporto con gli spazi.
    Per spiegare le remissioni di malattie considerate senza speranza o la guarigione di certi pazienti ormai entrati in fase terminale, il dottor Chopra offre la dimostrazione scientifica di un rapporto mente-corpo capace di intervenire sulle nostre cellule nel libro "Guarirsi da Dentro".
    Anche Rosi Braidotti collega il corpo a qualcosa di immateriale. Durante il corso di Women's Studies EROS AND PATHOS (2005) presenta il "food" da diverse prospettive: come gioia, come piacere e come pathos (disordine alimentare che determina problemi con il proprio corpo, come anoressia e bulimia).
    Levy Strauss parla di mangiare come una forma di amore, al quale collega erotismo e cannibalismo.
    Rosi Braidotti cita alcuni esempi di collegamento tra cibo e religione (mangiare il corpo di Cristo nell' Eucarestia, cibo come peccato, gli animali sacri che non si devono mangiare) e ricorda altre forme di cibo, come scrivere di cibo (è una forma di pornografia) e il cibo come affare (o vendita di prodotti immateriali).
    La rovina contemporanea è percepita da Braidotti proprio come consumo, a causa dell'estrema opulenza delle immagini, le supermodelle diventano umane nei cartelli pubblicitari, mentre anoressia e bulimia rappresentano il vuoto.
    Suggerisce di pensare alle ricche tavole piene di un tempo, che venivano vissute come una forma di religione. Un altro esempio è il cibo come droga, si dice mangiare fino a morire (ingozzarsi).
    Il problema che riscontra la Braidotti è che alla fine dai due lati del mondo si muore per la stessa malattia: la fame, per mancanza o per eccesso. Il contrario è tra quella che la filosofia definisce Gijanty Health, l'estrema ricca salute dell' Occidente e la parte povera del mondo che muore di fame.
    Sempre più vediamo come uomini e donne si avvicinano al mondo della chirurgia estetica, per andare a modificare il loro corpo, per renderlo "perfetto" con l'uso delle nuove tecnologie.
    Rosi Braidotti parlò di tecnocorpo, cioè un soggetto umano incarnato che è strutturalmente interconnesso a elementi tecnologici. Apparentemente sembra vicino alle tecnologie invasive, ma il significato è differente: si ha un tecnocorpo quando il computer diventa parte del corpo umano. Il computer viene inteso come protesi quasi integrativa, attraverso studi di informatica, ingegneria, medicina, pacemaker, apparecchi impiantati nei malati, microprocessori (per i diabetici). Nella post-modernità (a metà tra estensive ed invasive), il corpo è ritornato nei discorsi della scienza e della biotecnologia.
    Ritengo opportuno a questo punto fare una distinzione tra:
    - Tecnologie integrative: come integrazione del corpo (protesi per lo sport), come miglioramento (protesi estetiche), come potenziamento (protesi chirurgiche) e come sostegno ( il computer a scuola);
    - Tecnologie estensive: sono dette protesi immateriali (le estensioni corporee dell’uomo fornite dai mezzi di comunicazione) come la vita digitale (telefono o automobile), corpo virtuale o tecnologico;
    - Tecnologie invasive: come intromissione nel corpo.
    Un esempio di tecnologia integrativa può essere quello di Pistorius, un atleta paraolimpico (giochi olimpici per disabili). Egli fu costretto a pochi mesi ad amputare gli arti inferiori. Grazie a queste tecnologie gli è stato permesso di diventare un grande atleta con le sue protesi in fibra di carbonio ed il flex-foot, ossia un piede flessibile a forma di C. Pistorius chiese di partecipare alle olimpiadi di Pechino 2008, ma la richiesta fu respinta, in quanto la commissione scientifica ritenne che le sue protesi potessero recargli vantaggi (meccanici) rispetto agli altri corridori. Dopo vari dibattiti, avvenuti in tutto il mondo, la sentenza fu modificata e a Pistorius fu permesso di correre con gli altri atleti, proprio come tutti gli altri. Una frase che mi ha colpito moltoche lo stesso Pistorius ha citato dopo una sua vittoria è stata: “ Che io possa vincere. Se non riuscissi, che io possa provarci con tutto me stesso.”
    Mentre un esempio di protesi estensiva può essere considerato lo strumento del comunicare, che dichiara che ogni invenzione o tecnologia è un’ estensione del nostro corpo, dei sensi umani e ciò determina nuovi rapporti o nuovi equilibri.
    Infine, come esempio per le tecnologie invasive possiamo prendere quello del nuovo individuo che non si sdoppia nel digitale: il Cyborg, un impianto nel suo essere reale. Rappresenta la fusione, la combinazione o la relazione parassitaria tra la sfera biologica e quella culturale, tra i prodotti dell’evoluzione e quelli della fabbrica, tra il naturale e l’artificiale.
    Ci è stato permesso, inoltre, di avere, oltre che input teorici, anche e soprattutto pratici, che ci hanno permesso di aprire una piccola ma grande finestra su quello che è il mondo sul quale ci affacciamo, di collegare la teoria alla pratica, per arrivare ad una maggiore comprensione di ciò ce abbiamo trattato. In modo particolare sono stati tre (e forse anche piu’) i laboratori che si ricollegano al tema da me scelto e trattato. Ricordiamo:
    -La venere di Willendorf: Sono innumerevoli le sensazioni che un'opera d'arte, qualsiasi essa sia, può dare, da un dipinto ad una scultura. Sono del parere che la cosa più bella sia quella che permette ad un ognuno di vedere un'opera in base ad un nostro punto di vista, un punto di vista soggettivo per ognuno, che sarà diverso (o talvolta simile) a chi ci sta accanto, ma non sarà mai uguale, in quanto ognuno guarda il mondo con occhi diversi, pur appartenendo allo stesso ceto o estrazione sociale.
    Si tratta di una statuetta di 11 cm d'altezza, raffigurante una donna. E' una delle più famose veneri paleolitiche. Non si sa nulla del suo significato culturale, anche se è uno dei primi simboli femminili della storia umana. Ha i seni enormi, i fianchi larghi, traborda da ogni lato. Alcuni sostengono abbia solo un significato figurativo, legato alla maternità (alla donna come “fattrice”). Una definizione questa che forse al giorno d’oggi potrà risultare restrittiva o persino offensiva, in ogni caso nell’antichità si credeva che una donna robusta avesse figli più forti e più sani e avesse meno probabilità di morire di parto. Il fatto che una donna fosse grassa significava, quindi, che fosse ricca e in salute. Inoltre, la donna è da sempre simbolo di fertilità, portatrice di vita e di futuro. Tutti elementi che vengono perfettamente rappresentati dall’abbondanza di questa statuetta.
    Di certo non possiamo portare oggi questa immagine a modello di bellezza. È solo un modo per riflettere sui condizionamenti sociali e culturali della nostra epoca e di come le cose si siano trasformate e ripetute nel tempo. Ogni cultura, ogni civiltà, ha avuto il proprio modello di perfezione estetica. Basti pensare ai Greci, o alle civiltà orientali, dove alle bambine venivano spezzate le dita dei piedi, perché il piede piccolo in una donna era indice di bellezza ed eleganza. O ancora alle donne arabe, che portando veli e maniche lunghe, concentrano tutta la loro bellezza e sensualità nella cura delle mani e degli occhi.
    Io credo che ognuna di noi, però, al giorno d’oggi, dovrebbe essere in grado di stabilire il proprio ideale, il proprio modello. Ognuna di noi ha il diritto di piacersi. Ma per piacersi bisogna volersi bene, Allora, forse, il primo, difficile, faticoso passo è proprio questo: STARE BENE CON SE' STESSI.
    Oggi, purtroppo, i canoni di bellezza che ci vengono offerti sono sempre più "magri" e "snelli". Basti sfogliare le pagine di qualsiasi rivista o basti accendere per un attimo la tv e renderci conto che il modello e l'idea di bellezza umana diventa sempre più magro. Ciò implica un' inculcazione obbligata nelle menti delle persone più deboli (e in modo particolare nell'adolescenza)nel non accettarsi se non in quel determinato modo e, di conseguenza, non accettare gli altri se non belli e alti. Cadrò nel patetico e nel banale, forse, ma oggi nessuno più si ferma a guardare l'ANIMO di chi ci sta accanto, nessuno più pensa a quelli che sono gli altri valori (importanti) della vita. Nella nostra società stanno sempre più affievolendo quelli che dovrebbero essere i cardini del nostro vivere, non guardare all'apparenza di una persona, ma andare oltre. Quante persone oggi (soprattutto nel mondo dello spettacolo) stentano a dare al mondo dei bambini per paura della trasformazione che il loro corpo possa avere. Queste sono prevalentemente persone che ci lavorano col corpo, dimenticandosi quella che è, per me, la cosa più bella al mondo: DIVENTARE MAMMA!
    Sono tante le impressioni che mi sono subito balzate in mente nell'osservazione di quest'immagine, in quanto è un problema questo che va ad investire più di un campo. Teniamo presente l'EMARGINAZIONE, argomento trattato da noi durante il corso con tanto di laboratorio. Ecco, oggi, sempre più ragazze/i tendono ad allontanare, emarginare persone che non hanno quelle determinata caratteriste che vanno oggi ad indicare il "bello esteriore", dimenticandosi che il vero bello, in tutti i campi (anche in quello della disabilità) è solo quello INTERIORE.
    - Il caso della modella Isabelle Caro: Isabelle soffriva sin dall'età di 13 anni di una grave anoressia nervosa. Nel 2006 arrivò a pesare 25 chili e cadde in coma. Divenne famosa dopo aver posato nuda per una controversa campagna pubblicitaria nel 2007. Morì il 17 novembre 2010; aveva 28 anni e pesava 31 chili. La notizia della morte venne annunciata dalla famiglia soltanto il 29 dicembre successivo. La causa della morte, ufficialmente attribuita ad una generica polmonite, è stata contestata dal padre di Isabelle, Christian Caro, che ha denunciato l'ospedale per omicidio colposo, ritenendolo responsabile di gravi negligenze. Il 4 gennaio 2011 la madre di Isabelle, Marie Caro, sopraffatta da sensi di colpa, soprattutto per aver permesso il ricovero della figlia in ospedale, si tolse la vita. Scrisse anche un libro dal nome “La ragazza che non voleva crescere”.
    - Testimonianza diretta della nostra collega Anna: Ci è stato permesso di prendere noi la parola e così più di un collega ha preso in mano il microfono ed ha cominciato a parlare, a raccontarsi. Alla fine, a prendere il microfono in mano è stata una mia collega, con la quale ho frequentato più di un corso, Anna. E’ una ragazza solare, piena di vita e sempre sorridente ed è proprio per questo che mai, e sottolineo mai, avrei immaginato che dietro a cotanta solarità si celasse una storia così dura. Ha iniziato a raccontarci del suo passato, di quando a causa del non-rapporto col padre si è imbattuta in quella che, per me, è la malattia più brutta che ci sia, l’anoressia. Ha iniziato a non mangiare più fino a diventare 26 kg. Ma, un giorno, con l’aiuto delle persone a lei care, ha deciso di prendere in mano la sua vita e a godersi la sua splendida giovinezza, alzandosi da quella grossa buca entro la quale era caduta e, riprendendo a mangiare, ha ripreso a vivere.


    La psicologia ha contribuito a proporre una visione ampia dell’handicap, comprensiva della sua connotazione biologica e sociale, che fornisce una immagine dell’individuo nella sua totalità, nell’interazione complessa tra le componenti integre e quelle deficitarie, nelle dinamiche psicologiche caratteristiche di alcune situazioni e di alcuni contesti. L’individuo portatore di handicap è innanzitutto una persona, che possiede, tra le innumerevoli componenti della sua personalità e del suo corpo, delle peculiarità, che possono avere conseguenze negative più o meno importanti, strettamente dipendenti dall’ambiente socio-economico-culturale e familiare in cui vive. Già, perché il grado di handicap di una persona non è legato solo dall’entità del danno fisico o mentale: esso è in gran parte un fenomeno sociale.
    Nel 1980 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, (OMS) ha diffuso l’ICIDH (International Classification of Impairment, Disabilities and Handicaps), che distingue una situazione intrinseca dovuta a malattia, infortunio o malformazione, da altre situazioni, quella esteriorizzata (menomazione), quella oggettivizzata (disabilità), quella socializzata (handicap).
    La condizione di menomazione è data dalla perdita o anormalità che può essere transitoria o permanente. Le menomazioni, esteriorizzazioni di stati patologici, si suddividono in motorie, uditive, visive e organiche e sono sempre presenti, a prescindere dall’attività svolta da un soggetto in un determinato momento, mentre le disabilità si manifestano quando è necessario compiere prestazioni specifiche e sono descritte come restrizioni o carenze (conseguenti ad una menomazione), nella capacità di svolgere un’attività o un comportamento nel modo o nei limiti ritenuti normali per una persona. L’handicap è descritto, come accennato, come un fenomeno sociale, in quanto legato alle conseguenze sociali e ambientali di una disabilità: una situazione di svantaggio vissuta da una determinata persona che limita o impedisce la possibilità di ricoprire il ruolo normalmente proprio di quella persona in relazione ad età, sesso e fattori socioculturali.
    La classificazione dell’handicap fatta nell’ICIDH si basa su situazioni reali e si riferisce alle funzioni di orientamento, indipendenza fisica, mobilità, occupazione, integrazione sociale, autosufficienza economica.
    Con l’ICIDH-2, nel 1997, l’OMS pone un accento maggiore sull’influenza dei fattori ambientali e personali sulla patologia, fino ad arrivare all’ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health), strumento di classificazione innovativo, che è stato accettato da quasi 200 Paesi come lo standard internazionale per misurare e classificare salute e disabilità. La novità sostanziale dell’ICF consiste nella metodologia d’approccio alla salute, non più centrata sulla menomazione o sul deficit, come faceva l’ICIDH, ma sul risultato finale posto come obiettivo del processo riabilitativo e di cura che deve tener conto della globalità del soggetto (unità di funzioni e strutture corporee, capacità di compiere attività quotidiane e il coinvolgimento sociale) e dell’ambiente in cui esso vive.
    Il concetto rivoluzionario dell’ICF, rispetto all’accezione classica di diagnosi e terapia, ha introdotto una nuova mentalità di osservazione del paziente, non più statica e cristallizzata nella sola rilevazione del segno clinico, bensì nella sua estrinsecazione funzionale e di vita quotidiana (Benedetti, 2008).
    Dunque, nella valutazione, l'ICF (2001) tiene conto di fattori contestuali ambientali (norme sociali, ambiente culturale, naturale e costruito, fattori politici, istituzioni, ecc.) e della persona (genere, età, condizioni di salute, capacità di adattamento, background sociale, educazione, professione, esperienze passate, stili caratteriali) classificandoli in maniera sistematica attraverso criteri comuni e comparabili in maniera interdisciplinare.
    Tale evoluzione è molto importante, sia perché fornisce una chiarezza terminologica, sia perché propone di allargare il campo di osservazione e di azione, dalla disabilità alla persona. Troppo spesso si tende infatti ad identificare una persona portatrice di una menomazione con la menomazione stessa, quasi come se essa fosse talmente pervasiva e connotante, da rendere “invisibile” tutte le altre caratteristiche della persona, i suoi gusti, le sue attitudini, le sue potenzialità, la sua identità, quasi fosse interamente costruita intorno alla menomazione. Forse questo atteggiamento è alla base delle vere e proprie barriere che le persone con disabilità sperimentano nella loro quotidianità e che sono legate agli atteggiamenti della famiglia e della società nei loro confronti. Quanto stupore proviamo quando vediamo in televisione un atleta senza gambe che corre con delle protesi, una ballerina senza braccia, un cantante cieco, un attore affetto da sindrome di Down? Quando parliamo di barriere ci vengono subito in mente gli ostacoli di tipo architettonico come le scale per chi si sposta con la sedia a rotelle o i semafori senza segnalazione sonora per un cieco. Ma per barriere intendiamo anche quelle psicologiche, legate cioè alle reazioni e al grado di accettazione dell’ambiente di fronte alla disabilità e alle possibilità di sviluppo e che questo offre. Il livello di handicap non è diretta conseguenza della menomazione iniziale: a parità di danno di base ogni soggetto può vivere diversamente la propria condizione, a seconda del contesto storico e culturale in cui nasce, a seconda delle dinamiche familiari in cui è immerso, delle richieste ambientali cui è sottoposto, della condizione socio-economica ecc.
    Lo sviluppo di un bambino che nasce con una menomazione è esposto ad una quantità maggiore di rischi rispetto ad un normodotato, per questo sono molto importanti l’informazione e la precocità degli interventi di natura psicologica, sociale, riabilitativa, educativa e anche e soprattutto che questi siano concepiti pensando all’intera famiglia e non solo alla persona portatrice della disabilità. Tra gli obiettivi di ogni intervento, quello di ridurre il più possibile il grado di handicap e di far leva sulle risorse, sulle parti sane e le capacità residue, di offrire possibilità di sviluppo e crescita personale alla persona nella sua globalità affinché possa costruire la propria identità non solo sulla sua disabilità, ma integrando la stessa in una costellazione ben più ampia di elementi costitutivi.

    L’accettazione è forse il primo, fondamentale, passo da compiere e, contemporaneamente, forse il più difficile. Le reazioni iniziali passano inevitabilmente per una fase di shock, di trauma, di vero e proprio lutto per la perdita del bambino atteso. Il dolore può essere seguito dal senso di colpa e da vissuti di fallimento rispetto alle proprie capacità procreative e alla propria identità genitoriale, di coppia, individuale. In seguito le reazioni possono essere diverse, ma spesso si riscontrano meccanismi difensivi quali la negazione che, se da una parte protegge dal dolore (ci si comporta come se la disabilità non esistesse), dall’altra impedisce di usufruire di idonei trattamenti che invece è importante che siano il più precoci possibili. Le energie dei genitori rischiano di concentrarsi nella ricerca di elementi che disconfermino la diagnosi, (ad esempio, passando da uno specialista all’altro) e ciò impedisce di misurarsi realisticamente con le esigenze del bambino. Inoltre, negare la realtà del proprio figlio, può portare a nutrire aspettative non realistiche nei suoi confronti: la frustrazione nel constatare i suoi fallimenti continui rispetto a richieste troppo grandi, può favorire vissuti di rabbia, ansia, depressione, con effetti deleteri sul rapporto col bambino stesso e, dunque, sul suo sviluppo e sulla sua autostima. All’opposto, altrettanto controproducenti, sono l’iperprotezione (non si favoriscono esperienze formative e di autonomia perché considerate pericolose, troppo faticose o precluse) e la sfiducia nelle capacità residue sulle quali invece è fondamentale concentrarsi. Spesso ci si focalizza su ciò che il bambino non è in grado di fare o che si presuppone che non sia in grado di fare, con il rischio di creare una sorta di profezia autoavverantesi, con il risultato di limitare effettivamente le acquisizioni che invece, se opportunamente stimolate, sarebbero possibili. Un altro rischio è quello di avere difficoltà nell’educazione del proprio figlio, ad esempio circa il rispetto di alcune regole sociali: alcuni genitori evitano di imporre ulteriori limitazioni al proprio figlio “già tanto sfortunato” col risultato di limitare le sue competenze sociali, le capacità di stare in mezzo agli altri seguendo regole condivise e favorendo, involontariamente, il rischio di isolamento e di difficoltà relazionali. Educare un figlio non normodotato è tutt’altro che facile: le famiglie possono essere aiutate, come accennato, da percorsi di sostegno psicologico sia individuale che di gruppo. Entrambi per permettere ai familiari di elaborare i propri vissuti di rabbia (spesso nei confronti dello stesso figlio/fratello ecc) di dolore, di stanchezza, di frustrazione, di invidia nei confronti degli altri, i secondi, per avere anche la possibilità di confrontarsi con chi vive situazioni simili, allo scopo di ricevere e dare un sostegno reciproco, di favorire uno scambio di informazioni e risorse, per superare il senso di isolamento e solitudine ai quali si può andare incontro quando si incentra la propria vita esclusivamente intorno alla disabilità del proprio caro. L’identità dei genitori, ad esempio, rischia di ridursi al solo fatto di essere padre/madre di una persona “diversamente abile”. Se è vero che avere un figlio con problemi richiede effettivamente una maggiore mobilitazione di risorse e di energie, è anche vero che aiutare a recuperare altri aspetti della propria personalità (attitudini, interessi, aspirazioni lavorative, gusti musicali ecc.) favorisce il benessere di tutto il nucleo familiare. Genitori troppo stressati, frustrati, arrabbiati, ansiosi e/o depressi avranno comportamenti poco funzionali al benessere del figlio e del proprio.
    Qualsiasi tipo di intervento si proponga, è importante che abbia le caratteristiche di globalità, indirizzato cioè sia al versante affettivo che a quello cognitivo e che favorisca l’equilibrio, in famiglia, tra una partecipazione attiva e funzionale e una concentrazione eccessiva intorno alla disabilità, troppo dispendiosa in termini di energie e, soprattutto, poco costruttiva. Gli scopi devono essere quello della diminuzione dell’handicap, del miglioramento della qualità della vita, della ricerca del giusto canale comunicativo per favorire uno sviluppo il più sano possibile (Zanobini, Usai, 1998). È fondamentale stimolare e favorire il più possibile l’autonomia e la consapevolezza della propria condizione senza drammatizzazioni né minimizzazioni e lavorare sulla prevenzione di rischi evolutivi.
    Negli interventi, che possono essere molto diversi, a seconda del tipo di disabilità e a seconda delle caratteristiche individuali e del contesto di ogni persona, è fondamentale che ci sia una programmazione di base rispetto a tempi e modalità, che preveda anche strumenti di verifica che permettano di valutare ed eventualmente “ri-tarare” gli obiettivi e le modalità di attuazione, ma anche perché la cognizione dei progressi (propri o del familiare) migliora la sensazione di autoefficacia, di autostima, di speranza.
    La speranza… Si pensi a quanto possa essere importante nel caso di menomazioni congenite e, probabilmente in misura maggiore, in quelle acquisite dove l’accettazione può essere ancora più difficoltosa e la persona colpita (e i suoi cari) è chiamata a fare un enorme lavoro di riorganizzazione e di adattamento: le operazioni quotidiane e banali diventano improvvisamente impossibili o molto complesse, non si può più svolgere il proprio lavoro o giocare con i propri figli allo stesso modo, non si riconosce il proprio corpo, il rischio di depressione è molto elevato, l’autonomia subisce un calo drastico, la propria auto immagine può risultare gravemente danneggiata, specie se ci si considera in qualche misura colpevoli di quanto accaduto o lo si interpreta come una sorta di punizione. Quando viene meno una funzionalità in età diversa dalla primissima infanzia, periodo fertile per l’apprendimento e lo sviluppo delle principali funzioni motorie, cognitive, emotive, l’adattamento richiede uno sforzo maggiore. Basti pensare alla facilità con cui un bambino apprende un’intera lingua, o più di una, praticamente dal nulla e alla fatica che facciamo da adulti per impararne una nuova: abbiamo bisogno di corsi, esercizi, magari di spostarci nel paese straniero, perché la nostra mente è meno “malleabile”.
    Inoltre, per queste persone esiste un "prima" con cui confrontarsi. Ciò ha delle ripercussioni negative per il carico di frustrazione che può comportare, ma esistono anche dei vantaggi: avere un vissuto pieno e non limitato dalla disabilità favorisce la possibilità di possedere una maturazione ed una consapevolezza del proprio ruolo sociale pari ai coetanei e degli obiettivi che ci si può porre.
    Spesso la famiglia e la società si trovano impreparati davanti alla nuova situazione di disabilità. I genitori si trovano in poco tempo a dover cercare di reinserire il figlio nelle attività precedenti o in una situazione completamente diversa e/o a dover modificare le proprie aspettative, le proprie ambizioni relative al proprio figlio. La reazione cambia di caso in caso, ci sarà chi rifiuta la nuova situazione e dedicherà tutte le energie a"far guarire" il figlio, invece che a cercare di fargli avere la massima autonomia. Ci sarà chi farà regredire il proprio rapporto con il figlio ad uno stadio molto infantile, negando le autonomie normali per l'età. Ci sarà chi sacrificherà tutta le propria vita ad accudirlo, anche quando non è necessario e ci sarà chi non lo riconoscerà più come proprio figlio. Tutti questi atteggiamenti possono ostacolare il reinserimento sociale e scolastico (Losio, 2005) e le possibilità di adattamento. Anche nei casi di disabilità acquisite è importante che le famiglie possano usufruire di validi sostegni da molteplici punti di vista (psicologico, medico, pratico ecc.) e ricordare che “difficile” non necessariamente equivale a “impossibile”.

    FONTI
    • Baldeschi M. (2004), Elementi di tiflopedagogia e tiflodidattica. Boso Editore
    • Benedetti E. (2008), L'ICF nella valutazione riabilitativa della sclerosi multipla
    • Losio L. (2005), Il lavoro di équipe per il reinserimento scolastico nella disabilità acquisita
    • OMS (1980), Classificazione Internazionale delle menomazioni, disabilità e degli handicap (ICIDH), Cles
    • OMS (1999), Classificazione Internazionale del funzionamento e delle disabilità, ICIDH-2
    • OMS (2001), Classificazione internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF)
    • Monti Civelli E. (1983), La socializzazione del bambino non vedente. Franco Angeli
    • Pavone M. (2004), L’integrazione degli studenti disabili in Europa. In: L’Integrazione Scolastica e Sociale
    • Zanobini M., Usai M. C. (1998), Psicologia dell’handicap e della riabilitazione, Franco Angeli
    • F. Briganti, Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità, Le potenzialità della resilienza. Manna
    • F. Briganti, Corpo, tecnologie e disabilità. Le tecnologie integrative, invasive ed estensive. Manna
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    Messaggio  Caterina Panico Dom Giu 26, 2011 4:55 pm


    Sono prenotata per il 28 giugno.

    Le potenzialità della Resilienza

    È la capacità umana di affrontare, superare e uscire più forti o trasformati dalle esperienze avverse.
    Questo termine può assumere diversi significati e i sinonimi sono: flessibilità, elasticità, mobilità, adattabilità. Quest’ultimo è molto importante; c’è bisogno di un adattamento attivo e di una flessibilità necessaria per adottare nuovi comportamenti. Si può parlare anche di adattamento passivo, ovvero la possibilità di riuscire ad accettare le situazioni che non possiamo cambiare senza, per questo, considerarle negativamente ma imparando da esse. Associare il termine resilienza a disabilità è un prospettiva non molto usata ma è stato il risultato di un interesse scientifico avvenuto soprattutto in Italia. Connetterla con la disabilità riporta il termine al concetto di affrontare e superare situazioni dolorose e di disagio esistenziale, una risorsa preziosa per la costruzione di un percorso di vita stabile e positivo. E’ un processo che si sviluppa a partire da tre dimensioni: biologica, psicologica e sociale. Le condizioni fisiche si rinforzano con il sostegno emotivo che è fornito dalle relazioni familiari e sociali e si legano al contesto culturale di appartenenza e agli ideali che esso trasmette. Fattori essenziali per la resilienza sono soprattutto la serenità e l’autostima che il disabile deve avere; deve sentirsi amato, fiducioso nell’ambiente e in chi lo circonda, deve essere seguito ed aiutato.
    L’ambiente esterno, in modo particolare, dovrebbe porsi nei confronti del disabile non con degli atteggiamenti che tendono a sminuirlo e svalutarlo ma come una vera e propria risorsa che riconosce la sua originalità e i suoi punti di forza; solo in questo modo è possibile favorire il processo di resilienza.
    Resilienza è un termine, che può assumere diversi significati a seconda del contesto:
    • in ingegneria, la resilienza è la capacità di un materiale di resistere a forze impulsive (ovvero, della capacità di resistere ad urti improvvisi senza spezzarsi).
    • in informatica, la resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi alle condizioni d'uso e di resistere all'usura in modo da garantire la disponibilità dei servizi erogati. I contesti di riferimento sono quelli relativi alla business continuity e al disaster recovery. Sinonimi di resilienza sono: elasticità, mobilità. È definibile anche come una somma di abilità, capacità di adattamento attivo e flessibilità necessaria per adottare nuovi comportamenti una volta che si è appurato che i precedenti non funzionano.
    • in ecologia e biologia la resilienza è la capacità di un ecosistema, inclusi quelli umani come le città, o di un organismo di autoripararsi dopo un danno.
    • in psicologia, la resilienza viene vista come la capacità dell'uomo di affrontare e superare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente. Si può concepire la resilienza come una funzione psichica che si modifica nel tempo in rapporto con l'esperienza, i vissuti e, soprattutto, con il modificarsi dei meccanismi mentali che la sottendono. Proprio per questo troviamo capacità resilienti di tipo:
    • istintivo: caratteristico dei primi anni di vita quando i meccanismi mentali sono dominati da egocentrismo e onnipotenza;
    • affettivo: che rispecchia la maturazione affettiva, il senso dei valori, il senso di sé e la socializzazione;
    • cognitivo: quando il soggetto può utilizzare le capacità intellettive simbolico-razionali.
    Da queste considerazioni, possiamo dedurre che una resilienza adeguata è il risultato di una integrazione di elementi libidico-istintivi, affettivi, emotivi e cognitivi.
    In questo modo la persona "resiliente" può essere considerata quella che ha avuto uno sviluppo psico-affettivo e psico-cognitivo sufficientemente integrati, sostenuti dall'esperienza, da capacità mentali sufficientemente valide, dalla possibilità di poter giudicare sempre non solo i benefici, ma anche le interferenze emotivo-affettive che si realizzano nel rapporto con gli altri.
    Andrea Canevaro in “Bambini che sopravvivono alla guerra” definisce la resilienza come “la capacità non tanto di resistere alle deformazioni, quanto di capire come possano essere ripristinate le proprie condizioni di conoscenza ampia, scoprendo uno spazio al di là di quello delle invasioni, scoprendo una dimensione che renda possibile la propria struttura”.
    È inoltre una capacità che può essere appresa e che riguarda prima di tutto la qualità degli ambienti di vita, in particolare i contesti educativi, qualora sappiano promuovere l’acquisizione di comportamenti resilienti.
    • in odontoiatria protesica, il fenomeno della resilienza è così spiegato: i tessuti molli non possono essere compressi in maniera non uniforme. Se in un punto della protesi mobile viene esercitata una forza che si distribuisce sui tessuti sottostanti, gli umori circolanti -sangue e linfa- si spostano verso le zone adiacenti. Se questa situazione non viene riequilibrata sulle forze (denti) che esercitano tale pressione, la protesi mobile perde aderenza dato che i tessuti mucosi vengono modificati creando notevoli problemi di stabilità con dolore.
    • recentemente il concetto di resilienza è stato introdotto anche in geriatria, facendo riferimento alle capacità che alcuni anziani molto malati, in condizioni apparentemente molto compromesse, mostrano di avere, rispondendo alle cure tradizionali in maniera quasi inaspettata. Questa qualità si oppone concettualmente alla fragilità degli anziani, che invece, rappresenta un insieme di caratteristiche, in grado di identificare in una fase precoce i soggetti a rischio di peggiorare la propria qualità di vita, e che con opportuni interventi possono ridurre tale possibilità
    La prospettiva della resilienza, nel contesto della disabilità, si pone come un tentativo di identificazione di quei fattori protettivi che possano consentire alla persona di modificare in positivo la percezione del proprio limite e la riorganizzazione della propria vita. Tutto questo ovviamente dipende anche dalla capacità delle persone che si trovano in relazione con il disabile; essi devono incentrarsi sui suoi punti forti e non sulle sue debolezze. Difatti, l’ICF sottolinea l’importanza di valutare l’influenza dell’ambiente sulla vita degli individui:la società,la famiglia,il contesto lavorativo,elementi che possono influenzare lo stato di salute,ridurre le nostre capacità di svolgere le mansioni che ci vengono richieste e porci in una situazione di difficoltà.
    La resilienza vuole trasformare il ruolo del disabile, da vittima a soggetti attivo con idee, azioni e progetti propri.
    Durante il corso questo tema è stato affrontato più volte. Infatti gli esempi di resilienza possono essere molti. In primis troviamo senz’ombra di dubbio Simona Atzori, protagonista del nostro primo laboratorio. Questa magnifica donna pur essendo senza braccia, non si è mai persa d'animo ed ha intrapreso sin da giovane l'attività di pittrice e di ballerina classica. Ed afferma che non vuole assolutamente che gli altri vedano dei limiti in lei,là dove lei stessa non li vede,anzi per questo ringrazia Dio di averle regalato una vita così speciale.
    Si può parlare di Resilienza, a mio parere, anche nel caso di Oscar Pistorius. Lui è un ragazzo sudafricano che all'età di 11 mesi è stato privato degli arti inferiori. Nel 2008 ha lottato per poter partecipare alle Olimpiadi con i normodotati. Non si è dato per vinto solo perché diverso dagli altri, ci ha creduto, ha lottato e ha realizzato i suoi sogni. Perché come lui stesso afferma “La forza sta nel rialzarsi”. La sua storia è differente rispetto a quella di Simona in quanto lui ha colmato la sua mancanza con delle protesi.
    Le protesi rientrano in quelle che sono dette tecnologie integrative. Queste vengono usate come un completamento di un organo o una parte del corpo mancante.
    Vorrei concludere facendo riferimento al film “Lo scafandro e la farfalla”. E’ uno dei film che abbiamo potuto vedere durante il corso e vi ho trovato un chiaro esempio di resilienza. Nonostante l'ictus, nonostante la sua situazione di completa immobilità, grazie all'occhio sinistro Bauby riesce a lottare ed andare avanti, riesce a dare voce ai propri sentimenti e ai propri pensieri. C'è stato senz'ombra di dubbio qualche momento di sconforto che si può evincere dalla scena in cui afferma di voler morire ma dopo riesce ad andare avanti. Questo è un grande esempio di resilienza, reagisce alla sua situazione attraverso l'attivazione di competenze personali, Baulby è uno scrittore ed usa questa sua attitudine per farsi sentire.
    E’ prima di tutto attraverso l' "accettazione", che si può iniziare un cammino.
    FONTI: Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità; Corpo, tecnologie e disabilità; Wikipedia
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    Messaggio  Arianna Prato Dom Giu 26, 2011 6:57 pm

    Sono prenotata per il 28 Giugno.

    ALIMENTAZIONE E MASS MEDIA

    Un fenomeno che caratterizza la nostra epoca è il bombardamento vertiginoso di informazioni derivanti dai mass media cui siamo sottoposti quotidianamente e che è destinato ad aumentare.L’influenza dei media ha chiaramente i suoi aspetti positivi,come affermano gli INTEGRATI e negativi,secondo gli APOCALITTICI per i quali hanno una portata distruttiva.Se,quindi,da un lato i media vengono visti come strumento di socializzazione,dall’altra secondo anche quanto affermano MERTON e LAZARSFELD vengono definiti come un vero e proprio strumento di narcotizzazione sociale,in quanto un’esposizione molto elevata nei loro confronti può influenzare la partecipazione attiva del soggetto alla vita sociale,rendendolo così passivo e apatico e andando,di conseguenza,a frenare una crescita culturale e sociale.Ci si riferisce in modo particolare ai giovani,i quali trascorrono molto tempo dinanzi alla tv e fanno un utilizzo sempre più inappropriato dei mass media.

    Tra i tanti condizionamenti derivanti dai mass media c’è anche quello legato all’alimentazione.La campagna pubblicitaria spesso favorisce cattive abitudini alimentari e incoraggia patologie come l’obesità,l’anoressia e la bulimia.La tv fornisce spesso un‘informazione alimentare scorretta per quanto riguarda cibo e cucina,correndo il rischio di compromettere le abitudini culinarie degli italiani.Le reti RAI e MEDIASET propongono varie informazioni sulla cucina:da ricette regionali,dai suggerimenti su come servire i piatti a tavola fino ai segreti di chef celebri:basti pensare a “La prova del cuoco” che spinge i telespettatori a provare cibi da loro consigliati.
    Illustri uomini di pensiero,studiosi di rinomata fama hanno prestato più volte la loro attenzione al fenomeno televisivo.Tra questi vi è KARL POPPER,grande filosofo il cui pensiero verteva proprio sugli effetti negativi della televisione definendola “CATTIVA MAESTRA”,affermando che è diventata un potere incontrollato,un pericolo per la democrazia e per la sana crescita dei bambini.Mette in risalto così la proposta di una patente per fare televisione:chiunque sia collegato alla produzione televisiva deve avere una patente,un brevetto,una licenza,che gli possa essere ritirata qualora agisca in contrasto con certi principi.
    Ad esaltare gli effetti negativi della tv e la responsabilità dei genitori nella formazione dei figli di sane abitudini nel vedere la tv è anche il Papa Giovanni Paolo 2,che afferma:“I genitori che si servono abitualmente e a lungo della televisione come di una specie di baby-sitter elettronica,rinunciano al loro ruolo di primari educatori dei propri figli”.Oggi c’è bisogno di una mediazione adulto/bambino nel filtrare i contenuti della tv soprattutto in fase prescolare.Alcuni adolescenti vengono percepiti come passivi di fronte a notizie televisive ascoltate in modo distratto,altri invece sono attenti a stili di vita e modelli comportamentali proposti dalla tv,traendo in questo modo modelli da imitare.
    Numerosi sono i dibattiti su come la tv influisca sul nostro modo di essere.A tal proposito PIER PAOLO PASOLINI aveva già intuito i cambiamenti sociali e culturali prodotti dalla massificazione televisiva e si accorse che tutti i giovani iniziavano a vestirsi,a comportarsi e a pensare in maniera analoga.La società stava iniziando ad omologarsi e secondo PASOLINI era proprio la moda che uniformava i corpi dei giovani,plasmando gli stessi desideri e giungendo agli stessi risultati.
    La preoccupazione maggiore è che il loro rapporto con i media li renda incapaci di rapportarsi con gli altri. Inerente a ciò mi ricollego alle cosiddette “TECNOLOGIE ESTENSIVE”,intese come estensione del corpo,tesi affermata anche da MCLUHAN,sociologo canadese e grande studioso dei mezzi di comunicazione di massa,secondo cui il mezzo tecnologico,che determina i caratteri della comunicazione,produce effetti pervasivi sull’immaginario collettivo.La frase più nota della sua tesi è “il mezzo/medium è il messaggio”,nel senso che è un’estensione ed un potenziamento delle facoltà umane e modifica la nostra percezione della realtà e della cultura.McLuhan parla di" VILLAGGIO GLOBALE” che oltre ad un testo è un metaforico ossimoro ed egli lo usa per indicare come con l’evoluzione dei mezzi di comunicazione a partire dal satellite,le comunicazioni sono diventate in tempo reale anche a grande distanza,e di conseguenza il mondo sembra diventato piccolo assumendo comportamenti tipici di un villaggio.La tecnologia elettronica è diventata un’estensione dei nostri sensi,particolarmente la vista e l’udito,quindi le nuove forme di comunicazione,come radio e televisione hanno trasformato il globo in uno spazio fisicamente molto più contratto di un tempo, dove il movimento di informazione è istantaneo. Ad occuparsi di tecnologie estensive vi è anche TURKLE,il quale studiando il rapporto tra l'uomo e le tecnologie,afferma che non bisogna limitarsi a studiare come le tecnologie potenziano l'uomo,ma anche come l'uomo muta e si adatta a tali tecnologie nel suo essere nel mondo.
    Il progresso della tecnologia ha cambiato la nostra vita,le nostre abitudini…e non sempre in maniera del tutto positiva.Oggi ognuno di noi si relaziona col mondo virtuale in maniera molto frequente,preferiamo trascorrere intere giornate dinanzi alla tv,chat,forum…allontanandoci da quella che è la realtà.E’ necessaria,quindi,una MEDIA LITERACY,ossia un nuovo modo di considerare l’educazione e il suo compito sarà quello di insegnare come l’uso della tv non sia semplicemente un modo per riempire il tempo libero.Ruolo fondamentale è proprio quello dei genitori,che devono accompagnare i bambini a discutere e comprendere i contenuti che la tv comunica,rendendoli telespettatori critici in grado di distinguere la finzione dalla realtà.Così come il bambino inizia a scrivere e impara ad usare la penna,così deve imparare ad usare la televisione e gli altri media.

    Numerosi studi indicano che questi mezzi,come già detto in precedenza,giocano un ruolo fondamentale anche nei problemi legati all’immagine corporea negativa,al modo scorretto di alimentarsi e alle pratiche non salutari per il controllo del peso corporeo.Nei modelli di bellezza femminile veicolati ossessivamente dai media notiamo come viene valorizzata la magrezza,diffondendo l’idea che un corpo femminile è bello solo se si presenta magro,tonico e asciutto,a differenza della corposità e del grasso che viene considerato non salutare ed esteticamente brutto. Ciò induce tantissime adolescenti ad imitare tali modelli,iniziando a non accettare il loro corpo e a sottoporsi a diete drastiche per perdere peso,rischiando di cadere così nel baratro dell’anoressia e bulimia,da cui difficilmente si può uscirne vincenti.Per questo è necessario insegnare ai giovani ad avere un giusto rapporto con il cibo per poi aiutarli a correggere le loro cattive abitudini alimentari.Mi ricollego a tal proposito al laboratorio svolto in aula l’11 aprile avente come tema le “IMMAGINI DIVERSITA’”.Tra le tante quella che più mi ha colpita è stata la campagna schok NO-LI-TA di OLIVIERO TOSCANI “no anorexia”,un’immagine la cui protagonista è ISABELLE CARO,una modella francese che soffriva sin dall’età di 13 anni di una grave anoressia nervosa e muore all’età di 27 anni.Tale campagna ha suscitato apprezzamenti, per coloro che sostengono che sia un’iniziativa da prendere in considerazione,ma anche dissensi da parte di coloro che sostengono che l’utilizzo di questa immagine possa indurre fenomeni di imitazione.Fortunatamente oggi sono tanti i centri di alimentazione e recupero che possono dare un aiuto a queste persone.L’Associazione ABA è impegnata dal 1991 nel campo della prevenzione,informazione e ricerca su anoressia,bulimia,obesità e disturbi alimentari.Presente in 16 città italiane,l'ABA rappresenta la prima struttura in Italia che lavora per ridurre la distanza tra le persone che soffrono di questi disagi e che spesso rifiutano ogni forma di aiuto.Essa,infine,si avvale della consulenza di psicologi e psicoterapeuti specializzati nel trattamento dei disordini alimentari.
    L’insoddisfazione del proprio corpo e l’imitazione di modelli forniti dai mass media,possono inoltre indurre ragazze a ricorrere alla chirurgia estetica,servendosi così di TECNOLOGIE INTEGRATIVE.Esse sono usate come completamento di un organo o una parte del corpo mancante.Possono essere di vario tipo,ma in questo caso sono delle vere e proprie protesi chirurgicamente applicate e intese come miglioramento del proprio corpo.Basti guardare anche alcune trasmissioni americane come “CAMBIO VITA,MI TRASFORMO”,un programma dedicato appunto alla chirurgia estetica che mira alla trasformazione fisica e al raggiungimento di un corpo non nostro,bello e perfetto.
    La chirurgia plastica e le protesi tecnologiche(meccaniche,mediche/chirurgiche applicate per motivi estetici)sono considerate elementi dell’essere CYBORG.Quest’ultimo integra elementi esterni per espandere le funzioni del proprio corpo ed è l’unione tra umano e tecnologico.L’individuo cyborg è “invaso” e protagonista del nuovo modo di essere e comunicare.In questo caso si parla di TECNOLOGIE INVASIVE,intese appunto come una invasione del corpo umano.

    Il concetto di bellezza è cambiato nel corso del tempo.Mentre nelle società occidentali si evidenzia la magrezza,in passato il modello fisico attraente coincideva con un fisico predisposto alla maternità.Mi ricollego al laboratorio “ARTE E DISABILITA’” del 18 aprile della Venere di Willendorf:si tratta di una di una delle più famose venere paleolitiche e una delle prime rappresentazioni femminili.Ciò che colpisce di più è la deformazione-esagerazione delle forme del corpo.Sono accentuate soprattutto alcune parti come il seno,i glutei,il ventre.Quest’immagine vuole rappresentare la maternità,la fecondità intesa come capacità di procreare in contrapposizione alla donna anoressica.La Venere incarna l’emblema di quella che era la figura della donna di un tempo e prima che i mass media influenzassero la società era questo il modello a cui si faceva riferimento:una donna “prosperosa”.Ora,invece,l’immagine che viene fuori dai mezzi di comunicazione è nuova,modificata,complessa e deforme.L’arte moderna rovescia quelli che sono i canoni tradizionali del bello,mettendo in evidenza opere in cui dominava la deformazione delle figure,facendo del brutto la vera bellezza a differenza del bello che non produce più nessuna emozione.Il corpo quindi cambia:dalla bellezza formosa e materna della Venere ci si arriva a quello che è “il volto di TWIGGY”(legnetto)che compare per la prima volta negli anni 60.Quest’ultimo dà vita a quello che è il nuovo modello di bellezza femminile:un corpo magro,privo di ogni forma. Da quel momento in poi tutte le riviste di moda iniziano ad adottare immagini delle proprie modelle a canoni sempre più simili a quelli di twiggy.Dal 1980 aumentano sulle riviste figure di modelle con taglie sempre minori.Così i vecchi canoni di bellezza vengono sostituiti da quest’ultimi e come afferma REMAURY nel “Gentil sesso debole” siamo orientati verso la perfezione e abbiamo un triplice obiettivo:giovinezza-bellezza-salute.
    Con i media viene trasmessa la bellezza attraverso la magrezza;che non è solo bellezza ma un qualcosa di deforme,dal momento che le modelle anoressiche rappresentano un prototipo di bello che diventa mostruoso.Un esempio è il corpo della modella KATE MOSS che è l’emblema della mancanza di carne,un corpo eccessivamente magro,senza forme e lontano dai canoni estetici della femminilità classica. In questo caso si può parlare di FEMMINILITA’ MANCANTE,deformante(senza carne e curve).

    “Giovinezza e bellezza” sono le caratteristiche che una donna oggi deve continuare ad avere,possedere a tutti i costi se vuole restare e apparire in tv.Questo messaggio impone serie riflessioni sui rapporti tra individuo e media come potenziali fattori di rischio per lo sviluppo dei disturbi del comportamento alimentare.Uno spot di pubblicità progresso significativo per ovviare a tutto ciò potrebbe essere,secondo il mio punto di vista,”NESSUNO CHE SIA SCHIAVO DEL CORPO E’ LIBERO”(SENECA).

    FONTI
    F. Briganti, Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità, Le potenzialità della resilienza. Manna
    F. Briganti, Corpo, tecnologie e disabilità. Le tecnologie integrative, invasive ed estensive. Manna
    http://www.fuocovivo.org/famiglia/televisione.htm
    http://www.nessuno-perfetto.it/strutture_per_la_cura_dei_disturbi_alimentari.html
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    MariaVerrone


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    Messaggio  MariaVerrone Dom Giu 26, 2011 9:49 pm

    Sono prenotata per il 28 GIUGNO.

    IMMAGINI DEL CORPO PERFETTO:SFUMATURE

    Inizio con una breve introduzione del concetto di deformazione del corpo
    poi tratterò il ruolo che i mass media effettuano e dell'alimentazione.

    Poi mi occuperò dei vari disturbi alimentari come ad esempio l'ANORESSIA e la BULIMIA.

    Ho deciso poi di parlare del miglioramento del corpo: PROTESI ESTETICHE (TECNOLOGIE INTEGRATIVE) e parlerò anche degli altri tipi di tecnologie (ESTENSIVE e INVASIVE).

    Mentre per quanto riguarda il laboratorio ho deciso di collegarmi ARTE e DISABILITà: LA VENERE DI WILLENDORF e IMMAGINE e DIVERSITà: ANORESSIA (ISABELLE CARO e il caso di ANNA)

    FONTI:
    F.BRIGANTI Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità, le potenzialità della resilienza.MANNA
    F.BRIGANTI Corpo tecnologia e disabilità.Le tecnologie integrative, invasive ed estensive.MANNA
    WIKIPEDIA
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    Messaggio  111000295 Lun Giu 27, 2011 5:25 am

    prof io devo venire il ventisette giugno e porto corpo protesico con varie tecnologie e laboratori con specifici approfondimenti sono circiello giusi
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    Messaggio  Giuseppina Picozzi Lun Giu 27, 2011 7:15 am

    SONO PRENOTATA PER IL 29 GIUGNO.!^_^

    ILmio percorso ha come tema principale ,il corpo e la resilienza,sappiamo che la resilienza è la capacita di un individuo di uscire vincitore da una situazione apparentemente negativa,pertanto da vittima passa a soggetto attivo.
    A QUESTO PUNTO FARò RIFERIMENTO Ai casi di Oscar Pistorius,e Simona ATZORI entrambi grazie alla loro evidente menomazione sono comunque protagonisti attivi della loro vita. ho preso poi in riferimento l'articolo di Gamelli,per quanto riguarda l'educarsi attraverso lo sport,anche pistorius attraverso il correre ha potuto riconoscere le potenzialita del suo corpo,anche se provvisto di protesi.
    A QUESTO PUNTo partendo dal definizione di corpo protesico,passando a ibrido tecnologico,perchè questo avvenga occorre una contaminazione del naturale con l'artificiale e nel caso di pistorius,il suo corpo è sintesi si corpo e tecnologia.
    Ma è anche un corpo protesico,un corpo integrato nella sua mancanza da protesi in fibra di carbonio,eda qui mi collego al concetto di tecnologia integrativa,ma sappiamo che esistono protesi anche estensive ed invasive,che potrebbero contribuire alla realizzazione del processo di resilienza..
    PASSO POI ad AD ANNAMARIA MURDACA e alla sua affermazione in cui sostiene che "attraverso una strategia aintegrata,si giungera ad una relae e vera pari opportunità e al riconoscimento delle potenzialità della persona disabile!
    Dunque affinchè il processo di resilienza possa compiersi e il disabile non affronti il suo disagio da vittima ma reagisca.e riconosce le sue potenzialità, i parametri entro cui questo puo avvenire sono l'ambiente e il contesto sociale,tutto cio che entra in relazione con il disabile lo deve fare non con atteggiamento di compassione ,ma con atteggiamento che riconosca il disabile una soggetto potenzialmente attivo valorizzando se stesso! E INFINE mi collego con l'Icf....
    spero vada bene! a mercoledi!^_^ Rolling Eyes
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    Messaggio  Francesca Licata Lun Giu 27, 2011 8:58 am

    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO ESAME 28 Giugno 2011

    Ho deciso di sviluppare il mio percorso a partire dal contributo di Flavio Fogarolo sugli ausili informatici (ARGOMENTO n°6),per poi affrontare trasversalmente diversi argomenti a questo affini:

    - Specifiche sulle tecnologie come sostegno (passaggio dalla macchina da scrivere,costruita per far scrivere una persona cieca, al computer)
    - Ausili musicali= nuovi protocolli riabilitativi
    - Contributo del CSCL(Apprendimento collaborativo supportato dal computer)
    - Rapporto tra corpo e tecnologie e suddivisione di queste ultime ricollegandomi a :
    • LAB. Oscar Pistorius per quanto riguarda le tecnologie integrative
    • LAB. Avatar per quanto riguarda le tecnologie estensive
    • LAB. Caso Orlan per quanto riguarda le tecnologie invasive.

    - Per concludere il discorso sulle tecnologie in generale(riferimenti a V. Andreoli La vita digitale, A. Granelli Il sé digitale, Capucci Il corpo tecnologico) e l’influenza dei mass media sul comportamento umano mi soffermerò sul fenomeno IAD(Internet addiction disorder)e sul fenomeno NETaddiction.

    - Infine mi piacerebbe esporre una mia personale riflessione sulla figura dell’educatore elaborata dopo la lettura del libro “La bellezza nonostante” di Fabio Geda.
    (…)se non potete lavorare con amore,ma solo con riluttanza,allora è meglio lasciare il lavoro e sedere alla porta del tempio e accettare elemosine da chi lavora con gioia(G.Kahlil Gibran)
    (…)un maestro dev’essere in grado di raggiungere tutti i ragazzi(…)Un maestro deve scovare quelle risolse nascoste che anche i ragazzi più corazzati nascondono nel profondo, e deve saperle attivare quelle risorse che sono il capitale più prezioso che nessuno potrà mai sottrargli. (confronto con A.Murdaca “non si definisce nessuno per sottrazione”)
    - Riflessione sulle relazioni educative,sul sostegno emotivo,sul concetto di cura e sulla didattica speciale per quanto riguarda gli allievi in situazione di handicap elaborata alla luce delle specifiche della classificazione ICF.

    FONTI:
    o Per quanto riguarda gli ausili tecnologici,CSCL,didattica speciale,net addiction ho fatto riferimento ai materiali forniti dalla professoressa.
    o Per la parte generale i testi “Nozioni introduttive di Pedagogia della disabilità” e “Corpo,tecnologie e disabilità”


    P.s. mi scuso per il ritardo nella pubblicazione dell’intervento ma ho avuto problemi di connessione
    teresaferraro
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    Messaggio  teresaferraro Lun Giu 27, 2011 9:24 am

    salve professoressa mi sono prenotata per il 29 giugno e porterò tecnologie e uomo.Inizierò a parlare delle tre tecnologie in generale poi mi soffermerò su ognuna di esse con i rispettivi laboratori facendo riferimento anche all'atrofizzazione e al potenziamento

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