Lo sforzo dell'immaginazione, il rimbombo dei rumori. Lo smarrimento e l'incapacità di concentrazione.
Poi un eco che mi viene da dentro e che non trova pace...una paura sconfitta ed una piccola lacrima.
Mi sono trovata improvvisamente sola, lì, a riflettere sulla mia sedia. Nessuna platea...solo io, "quelle parole" ed una piccola parte di me che attraverso esse tornavo a ripensare.
E' incredibile quanto il buio possa farti vedere più di mille luci....è come se gli occhi ti rendessero inconsapevolmente schiavo di pregiudizi, luoghi comuni, di un mondo di apparenze dove ci si continua a muovere tra pietismo e buonismo.
E "quelle parole", in quel buio totale mi sono arrivate dritte dritte al cuore.
La voce di chi vive in bilico ed il fragile equilibrio della propria vita è messo ogni volta in discussione da quello sguardo, quella battuta, quella risata. Ogni volta incapaci di vedere oltre quella menomazione fisica o psichica che sia, di leggerne il volto umano e scoprire che in fondo "basterebbe un sorriso, il protrarsi di una mano per non sentir più l'imbarazzo".
L'ho provato sulla mia pelle. Sul mio fragile corpo di adolescente devastato dalla magrezza . Ecco che proprio lì, come Sara, anch'io ho sognato di essere un gabbiano, di volare sopra il mondo senza essere riconosciuta.
Mi è scappata una lacrima.
Perchè ti rendi conto di quanto effettivamente "nel buio", quando tocchi "il fondo" sono poi le cose semplici a renderti felice...un piccolo abbraccio può placare la tua "fame", un sorriso può attutire la tua fragilità e farti da cuscino.
Ancora di più, però, ti rendi conto di quanto gli altri facciano fatica a comprenderlo... a comprendere ciò che dici, il tuo mondo. Nonostante cerchi di parlare, di aprirti, c'è una chiusura totale.
Tutto filtra per quella immancabile, inevitabile "etichetta". Se sei "anoressico"resti tale, schiavo della tua ossessione per il cibo; e continueranno a pesarti quasi come se la tua sofferenza potesse pesarsi. Non ci sei più tu: sei il diverso tutto quì, non vedente, handicappato, anoressico, inchiodato in quello schema tassonomico che la società "saccente" e "presuntuosa" ha creato e dalla quale non puoi sfuggire.
E non ti resta che andare avanti, raggiungere quell'equilibrio che fuori non trovi dentro di te, raccogliere tutte le tue forze e non aver paura di cadere.
Ancora oggi mi percorre un brivido lungo la schiena.
Ancora oggi mi disarma la superficialità e la chiusura di molte persone. Una lotta contro i mulini a vento quella contro i pregiudizi.
Poi una benda davanti agli occhi...e improvvisamente ci ricordiamo che oltre a ciò che vediamo...noi siamo...ed è per ciò che in fondo vorremmo essere realmente amati, consciuti e guardati....