4. laboratorio 14 marzo - SIMULAZIONE

quest'attimo sembrava non passare mai,mi sono sentita per un momento persa nel vuoto nono petendo vedere mi sono concentrata sul significato delle poesie;in queste poesie traspare l'amore che hanno e che vogliono ricevere ricevere queste personi disabili,hanno voglia di sentirsi accettati dal mondo ma soprattutto dai loro familiari.In particolare mi hanno colpito le parole di quella ragazza che nonostante non vede,non parla ha dentro di se questa voglia di vita.Secondo me loro sono davvero esempi di vita in quanto ogni piccolo gesto li rende felici e quindi ci invitano ad amare la nostra vita e non sprecarla.

Con la simulazione di oggi ho finalmente ho trovato la risposta alla domanda che mi facevo, soprattutto da piccola, quando vedevo il figlio cieco di alcuni amici di famiglia: "Ma come vivono i ciechi?!"
Spesso mi sono sentita a disagio con lui, non lo nego. Ma crescendo questa sensazione si è attenuata; ora non mi sento più in imbarazzo quando gli sto vicino, quando lui mi stringe la mano per capire chi sono..
Per me che ho avuto il dono prezioso della vista, e che sono sempre attenta a ciò che mi succede intorno, abituata a “tenere tutto sotto controllo”, stare bendata anche solo per pochi minuti, è stata un’esperienza a dir poco sconvolgente, se non traumatizzante..
è stato come trovarsi in uno spazio diventato improvvisamente troppo ampio, indefinito, senza più colori né contorni, nero, buio.. sentivo i rumori,ma non potevo vedere da dove provenivano..una sensazione di smarrimento incredibile! Per questo, più di una volta, ho avuto l’impulso di togliere quella benda dagli occhi! Non avevo più i miei punti di riferimento, volti amici che rassicuravano..c’era solo l’udito..vivere al buio, anche se solo per poco, ha voluto dire paura, incertezza..
Ho dovuto fare uno sforzo enorme per concentrarmi ad ascoltare le poesie che venivano lette, ma bastava qualche piccolo rumore a distrarmi.. lo squillo di un cellulare, delle monete che cadevano.. quegli stessi rumori a cui normalmente non si presta tanta attenzione perché si danno per scontati.. questo però mi ha aiutato a capire come si possono usare gli altri sensi, in questo caso l’udito, per andare oltre quello che vediamo con gli occhi..
Per la prima volta ho capito davvero la difficoltà che provano i non vedenti.. e posso immaginare il trauma di chi prima aveva la vista, e in seguito a qualche incidente, l’ha persa per sempre..
Non poter vedere attraverso i propri occhi vuol dire fidarsi solo di ciò che si sente..o che si può toccare..difficilissimo!
Quante cose perdiamo a causa della nostra superficialità? Nel dare ormai tutto per scontato..ora me ne sto accorgendo..grazie a questo corso, e, in particolare, grazie alla simulazione di oggi..!
Da questo nuovo “punto di vista”, ho capito, almeno parzialmente, un po’ di cose: bisogna imparare a dare il giusto tempo, e soprattutto la giusta IMPORTANZA ad ogni cosa, bisogna saper apprezzare anche tutte le piccole sfumature che ci circondano e che spesso, per la troppa leggerezza, ignoriamo..
È stata un’ esperienza che mi ha davvero “illuminata”..ho capito che bisogna abbandonare questo velo di superficialità che ci copre gli occhi, impedendoci di vedere tutte le cose belle della vita!

"SECONDO ME NON SIAMO DIVENTATI CIECHI, SECONDO ME LO SIAMO, CIECHI CHE VEDONO, CIECHI CHE, PUR VEDENDO, NON VEDONO!"
Josè Saramago

La simulazione effettuata durante la lezione del 14 Marzo era per me inaspettata.
Bendarsi e provare anche solo per poco come vive una persona non vedente,ha sviluppato in me oltre a forti emozioni,anche il mio udito.
Le mie orecchie percepivano suoni che normalmente non avrei udito.
Durante la lettura delle poesie,ho dedicato moltissima attenzione ad ogni singola parola.
Quella che mi ha colpito in modo particolare è stata "Chiamatemi per nome".
Con queste poesie mi sono resa conto di come queste persone si sentano emarginate ed etichettate perchè considerate "sbagliate",ma infondo ciò è solo un grande errore che tutti dovrebbero cercare di non commettere,andando oltre l'apparenza e considerando queste personi "normali".

Ricordo il disagio provato...; ma nel momento in cui abbiamo ascoltato le poesie, ogni parola semplice o complessa, kiara o astratta, decisa o leggera, la immaginavo e la focalizzavo quasi come se ognuna di esse fosse un piccolo sogno...penso che senza benda il risultato non sarebbe stato tale.
La poesia che più mi ha colpito:
Chiamatemi per nome
Non voglio più essere conosciuta
per ciò che non ho
ma per quello che sono:
una persona come tante altre.
Chiamatemi per nome.
Anch’io ho un volto, un sorriso, un pianto,
una gioia da condividere.
Anch’io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.
Chiamatemi per nome.
Non più:
portatrice di handicap, disabile,
non vedente, non udente, cerebrolesa, tetraplegica.
Forse usate chiamare gli altri:
“portatore di occhi castani” oppure “inabile a cantare”?
o ancora: “miope” oppure “presbite”?
Per favore abbiate il coraggio della novità.
Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
prima di tutto,
io “sono”.
Chiamatemi per nome.

avere gli occhi bendati incute un senso di paura e smarrimento, ho ascoltato molto attentamente le poesie che sono state molto profonde e ho capito quanto è difficile vivere per un disabile e noi non facciamo niente per aiutarli ma queste persone hanno tanta voglia di vivere e noi dobbiamo fere qualcosa per migliorarci la vita


circiello giusi stefania

anche solo immaginare di essere cieca puo davvero provocarti un tal senso di paura che non si puo immaginare. i nostri sensi e , a parer mio, in particolar modo la vista ci consentono il contatto diretto con la realta e con la vita. Se il mondo perdesse i suoi colori e le sue sfumature diventerebbe sicuramente triste e vuoto ! ecco quello che ho provato in aula, un senso infinito di vuoto e di ansia, solo pensando di non poter piu vedere la luce,i colori, i volti delle persone a me care,i paesaggi ,come un non vedente !

Avere gi occhi bendati anche solo per pochi minuti mi ha fatto sentire un senso di smarrimento e all'inizio anche un pò di ansia.Avendo il foulard davanti agli occhi e quindi non avendo distrazioni ho colto in pieno il significato delle poesie lette dalla professoressa ed ho capito quanto sia importante la vista e di come, anche se per pochi minuti, si possa sentire un non vedente...

Sposto messaggio luisaverde il Lun Apr 04, 2011 11:16 pm
Istintivamente la prima cosa che avrei voluto fare sarebbe stata quella di toglire la benda.Nonostante sapevo che nessuno mi stesse guardando mi sembrava il contrario.Era come se io stessi seduta al centro di una stanza e tutti mi stessero guardando.è stata una sensazione bruttissima non sono riuscita a capire nessuna delle poesie perchè le sentivo ma non riuscivo ad ascoltare.Spero che le persone non vedenti non sisentano così e credo che noi non dovremmo "infierire" ma aiutarli.

La cortesia dei non vedenti di Wislawa Szymborska
premio Nobel per la letteratura (1996)

Il poeta legge le poesie ai non vedenti.
Non pensava fosse così difficile.
Gli trema la voce.
Gli tremano le mani.

Sente che ogni frase
è qui messa alla prova dell'oscurità.
Dovrà cavarsela da sola,
senza luci e colori.

Un'avventura rischiosa
per le stelle dei suoi versi,
e l'aurora, l'arcobaleno, le nuvole, i neon, la luna,
per il pesce finora così argenteo sotto il pelo dell'acqua,
e per lo sparviero, così alto e silenzioso nel cielo.

Legge - perché ormai è troppo tardi per non farlo-
del ragazzo con la giubba gialla in un prato verde,
dei tetti rossi, che puoi contare, nella valle,
dei numeri mobili sulle maglie dei giocatori
e della sconosciuta nuda sulla porta schiusa.

Vorrebbe tacere - benché sia impossibile-
di tutti quei santi sulla volta della cattedrale,
di quel gesto d'addio al finestrino del treno,
di quella lente del microscopio e del guizzo di luce dell'anello
e degli schermi e degli specchi e dell'album dei ritratti.

Ma grande è la cortesia dei non vedenti,
grande la comprensione e la generosità.
Ascoltano, sorridono e applaudono.

Uno di loro persino si avvicina
con il libro aperto alla rovescia,
chiedendo un autografo che non vedrà.

STARE BENDATA MI HA DATO UN SENSO DI SMARRIMENTO E DI VUOTO.....SICURAMENTE NEL MOMENTO IN CUI SONO STATE LETTE LE POESIE HO AVUTO MAGGIORE ATTENZIONE NEL SEGUIRLE, MI HANNO PROVOCATO DELLE SENSAZIONI FORTI, ANCHE SE NEL MOMENTO IN CUI QUALCUNO PARLAVA O AD ESEMPIO SQUILLAVA UN CELLULARE IO SUBITO VENIVO DISTRATTA DA CIò KE MI ERA INTORNO.....INOLTRE AVEVO LA SENSAZIONE CHE TUTTI GUARDASSERO ME E CHE MI OSSERVASSERO QUALSIASI COSA IO FACESSI ANCHE SE IN REALTà ERANO TUTTI NELLA MIA STESSA POSIZIONE... ANCHE SE è STATO PER POCO MI SONO RESA CONTO DI COME SI POSSANO SVILUPPARE ALTRI SENSI RISPETTO AI NOSTRI.....

La simulazione del bendaggio degli occhi ha provocato in me emozioni abbastanza forti..a primo impatto non è stata una bella sensazione ho provato smarrimento paura e ansia,perchè la vista comunque è uno dei primi sensi che ci permette di analizzare ciò che ci circonda,però successivamente mi sono accorta di come siano utili tutti gli altri sensi e di come una persona non vedente possa utilizzarli in modo da compensare il fatto di non avere la vista!Questa piccola "esperienza" mi ha fatto capire anche se solo per pochi minuti il mondo come è visto dalla percezione delle persone non vedenti,ciò mi è servito molto perchè mi ha reso più sensibile al problema e alla disabilità dei non vedenti creando in me un forte interesse su come può essere affrontata la vita da queste persone!

Quando non riesci a vedere, l'immaginazione riesce ad arrivare oltre cioè si potrebbe pensare! quest'esperienza è stata veramente emozionante!quando non riesce a vedere si da più importanza alle parole, ai suoi,la tua attenzione si presta anche ad minimo rumore!!questa simulazione mi ha fatto ricordare un'altra esperienza che feci alle scuole superiori:
Sono andata in un museo, dovevamo visitare delle statue, ma prima di entrare in questa sala, ci fecero bendare, in modo tale da non avere nessuna conoscenza su come era fatta quella sala e le statue che vi erano all'interno, una volta entrate in questa sala c'erano delle giude che ci facevano toccare le varie statue, dopo un bel po di tempo ci fecero uscire, e ci fecero rientrare senz bende, vi posso assicurare che non avrei mai immaginato minimamente che quella sala e le statue erano in quel modo, ma immaginavo tutto in maniera totalmente diversa!la cosa che più ci rimase impressa e che la guida era una persona non vedende, ed era una guida eccezionale!è stata un'esperienza unica, che mi ha permesso di andare oltre, e di non fermarmi al fatto che ero bendata

Lezione emozionante, coinvolgente all'insegna di una scoperta di un mondo sconosciuto. Non vedere le forme, le persone per noi vedenti è frustante! Le mie prime sensazioni scaturite da questa lezione, sono state il provare ad immaginare gli ostacoli che un non vedente incontra nella propria quotidianità: un mondo privo di colori e dalle mille difficoltà. Successivamente mi sono resa conto che riuscivo a cogliere il contesto dando esclusivamente valore al suono, sperimentando un altro modo di vedere.

L'ESPERIMENTO DEL FOULARD svolto in classe consisteva nel bendarsi per circa 5-10 minuti, mentre la professoressa leggeva delle poesie bellissime scritte da non vedenti.
Inizialmente, ho avvertito un forte senso di fastidio, quel buio "obbligato"mi spingeva a togliermi subito la benda, però la professoressa continuava a dirci di stare zitti, di ascoltare le poesie e soprattutto di non barare, cercando di vedere in qualche modo. Per i primi minuti, non riuscivo a tranquillizzarmi nè tantomeno ad ascoltare le poesie,però,poi ho provato a prestare ascolto alle parole della professoressa e così ho messo da parte le mie paure e le mie titubanze e mi sono fatta coinvolgere dalle parole emozionanti che ascoltavo. Mi sono concentrata sempre di più e i versi che mi hanno colpito e ferito di più sono stati: "...HO PAURA DI CADERE NON TANTO PER IL DOLORE CHE POTREI AVVERTIRE MA PER IL PESO DEI LORO OCCHI CHE SU QUEL PAVIMENTO MI POTREBBERO INCHIODARE.
BASTEREBBE UN SORRISO, IL PROTRARSI DI UNA MANO ALLA QUALE MI POTREI AGGRAPPARE PER NON SENTIRE PIù L'IMBARAZZO DEL MIO CONTINUO ONDEGGIARE" tratti dalla poesia di Gennaro Morra , IN BILICO.
Stando al buio ho sviluppato la capacità di immaginarmi le scene di tutto quello che la prof. leggeva e ho pensato a quante volte anche noi vediamo per strada una persona che "barcolla", che inciampa percge non riesce a vedere, ma, presi dalle nostre faccende e dalla nostra solita routine , spesso, non ci facciamo neanche caso. E, invece, da queste poesie ho capito che le persone non vedenti non sono inferiori a noi, ma al contrario, sono più sensibili di noi, si emozionano più di noi e anche loro provano sentimenti, anche migliori dei nostri.
Anche se siamo stati al buio per pochi minuti, secono me, non potremmo mai capire cosa prova effettivamente un non-vedente: noi in fondo eravamo tranquilli perchè quella situazione a noi spaventosa stava per terminare, mentre per un non vedente quelle tenebrelo accompagnano tutta la vita.
Sono stata anche fortemente colpita dalle testimonianze di due mie colleghe. Entrambe hanno parlato della gioia, della simpatia, della voglia di vivere e di non arrendersi dei non vedenti, sottolineando soprattutto la loro forza d'animo e il loro coraggio.
Questa simulazione mi ha dato tanto... mentre noi ci lamentiamo per vivere cinque minuti al buio, loro hanno una forza ineguagliabiledi affrontare la vita e il più delle volte, a differenza nostra, mostrando un sorriso sul volto.

E’ stato una sensazione strana e nello stesso tempo forte bendarsi gli occhi e ascoltare le poesie. Le parole mi sono arrivate più fitte, perché non mi sono potuta distrarre con lo sguardo. Una poesia in particolare mi ha colpito profondamente: “CHIAMATEMI PER NOME” di Gianni Scapelliti… siamo purtroppo abituati ad additare le persone per quelle che presentano esteriormente, non riusciamo a varcare il confine dell’esteriorità del materiale, del fisico. Non riusciamo a guardare oltre, così intenti ad etichettare tutti e a giudicare prima di qualsiasi conoscenza. Dovremmo impegnarci a scoprire le qualità degli uomini, quelle qualità profonde che sono difficili da capire alla sola vista… e quindi non fermarci, al non ha, non sa fare, ecc. perché non è la conoscenza di alcunché a poter contraddistinguere qualcuno, ma la sua capacità di sentire, di fare, di agire e di pensare nell’unico suo modo specifico e personale… se anche noi arrivassimo a capire ciò, molte cose andrebbero diversamente. Basterebbe solo un po’ di forza di volontà.

Sarò l'unica o, forse,una delle poche a non aver provato tutti questi sentimenti angosciosi nel fare questa simulazione. Non è la prima volta che vengo bendata! La prima volta che fui bendata, un paio di giorni prima della simulazione, ho fatto un percorso in macchina da Napoli fino a Caserta e non mi sono spaventata avevo la percezione della strada che stessi facendo, riconoscevo le curve, le buche tutto quello che mi avrebbe riportato a casa è da premettere che io non sapevo che mi stavano portando a casa! Anche nella simulazione in aula ero molto sicura di me, sembra strano perché nella vita non sono molto sicura di me, inoltre quando sono bendata ho un alta percezione dello spazio che mi circonda!
Il non sapere la persona che mi sta guardando,mi rende molto più sicura di me!
Mi dispiace ma è solo questo che posso esprimere,poiché questa simulazione non mi ha destabilizzato più di tanto.

Ersilia anche questa è un'opinione interessante,
ma come mai ti hanno bendata?
1) spero che fosse una simulazione 'didattica'
2) spero che non eri tu a guidare..........
mi racconti?
la docente

il 14 marzo la professoressa ci ha fatto bendare e ascoltare delle poesie, avendo come intento quello di farci capire cosa provasse un disabile. Devo dire che è stata una prova molto forte per noi che non siamo abituati a soffermerci su delle problematiche così serie e importanti. All'inizio era irruente la voglia di togliermi la benda ma per la curiosità di vedere:
le mie compagne, chi stesse narrando le poesie....forse perchè sentimenti come insicurezza,disagio,paura, erano quelli che prevalevano. Ma c'era qualcos'altro che mi diceva di non toglierla, era la voce narrante; mi perdevo in quelle parole di poesia, nei rumori in aula, nei sospiri, nelle piccole cose. Cosa può provare un dibile? e mi domando ...io avevo la certezza che quel momento fosse durato poco, ma cosa penseranno coloro i quali sapranno di rimanere così per sempre? eppure queste persone, da alcune esperienze raccontate dalle mie colleghe quel giorno, sembra che abbiano una voglia di vivere che li caratterizza,apprezzano la vita per quella che è e come gli è stata donata, non si lamentano del superfluo a differenza nostra dove ogni piccolo pretesto è buono per lamentarsi!!

14 marzo 4 lezione
caliendo irene Oggi a 7:46 pm
Essere bendata non poter utilizzare una fonte molto importante del nostro corpo, la vista. Mi sono sentita spaesata quasi senza meta, sentire quelle parole attraversarmi, entrarmi dentro il cuore e la mente e non avere alcuna possibilità di distrarmi oppure pensare ad altro. Ascoltare quel passo della poesia che diceva: non scrivo, non parlo, non cammino, non canto, non chatto, MA AMO, SOGNO E SONO VIVA, fa capire che un disabile nonostante possa avere dei limiti possiede una mente ed un cuore per pensare capire ed amare.