Il laboratorio del 28 Aprile si è concentrato sull'esposizione di alcuni libri da parte di alcune ragazze del corso.Quello che ha suscitato di più la mia attenzione è stato il libro raccontato da MariaCarmen,"CECITA'",un romanzo di Josè Saramago,pubblicato nel 1995.
Il romanzo racconta di un'improvvisa epidemia che colpisce un non ben definito paese del mondo.L'epidemia causa una strana cecità alle sue vittime(tanto è vero che il primo ad essere colpito è un uomo fermo ad un semaforo)e non riguarda soltanto il senso della vista,ma dà la sensazione di essere invasi da un intensa luce bianca,infatti dirà uno dei ciechi:"E' come essere immersi in un mare di latte ad occhi aperti".
Il romanzo prosegue con la cronaca delle vicende che capitano ai primi contagiati:un uomo,una ragazza,un dottore,un vecchio e un bambino.A loro si aggiunge la moglie del dottore che pur di stare accanto al marito in questa situazione inspiegabile,finge di essere anche lei vittima dell'epidemia.
Il governo decide di isolare i contagiati in un ex manicomio,mettendoli in quarantena,e così iniziano una vita di clausura e convivenza forzata,che darà inizio a eventi poco piacevoli dando libero sfogo ai più nascosti istinti primordiali,mostrando il peggio dell'animo umano,difatti si perderà l'etica,il rispetto,la dignità e nasceranno i soprusi,le violenze.
Nelle mura della loro prigionia emergono dei veri e propri dittatori,prendendo il potere e stabiliscono una diseguale distribuzione del cibo,che sfocia in stupri generali,ma alla fine ci sarà un incendio che poterà alla fuga di tutti i ciechi.Nonostante la libertà,fuori per loro sarà difficile perchè si troveranno oppressi dalla loro menomazione.
L'intento di Saramago è quello di voler raccontare le difficoltà che abbiamo a comportarci come esseri razionali,collocando un gruppo di persone in una situazione di crisi assoluta,infatti dice che la privazione della vista è in un certo senso la privazione della ragione e commenta :"Quello che racconto in questo libro,sta succedeno in qualunque parte del mondo in questo momento".Il tema fondamentale del romanzo è quello dell'indifferenza che aumenta con lo svilupparsi della cecità,infatti la moglie del medico dice:" Secondo me non siamo diventati ciechi,secondo me lo siamo,ciechi che vedono,ciechi che pur vedendo,non vedono.Il mondo è pieno di ciechi vivi",[/color]e quindi lo stesso scrittore in seguito all'assegnazione del Premio Nobel per la letteratura nel 1998,ha sottolineato come la società contemporanea sia cieca,poichè si è perso il senso di solidarietà tra le persone.
A tal proposito una frase di Hobbes si potrebbe riallacciare:"Bellum omnium contra omnes"(guerra di tutti contro tutti) e questo capita ancora oggi,nel senso che se due uomini desiderano una stessa cosa e non possono averla entrambi,diventano nemici e ognuno cerca di sopprimere o sottomettere l'altro.
MariaCarmen,ad un certo punto ci ha posto una domanda:"SE IMPROVVISAMENTE DIVENTASSIMO TUTTI CIECHI,COSA ACCADREBBE"?Beh,questa è una bella domanda!
Penso che ci sarebbe un caos totale,ricco di panico e disorientamento,poichè siccome siamo abituati a vedere,a a osservare e tastare ciò che ci circonda,tenderemmo a essere più diffidenti,aggressivi ed è per questo che comincerebbe una lotta per la sopravvivenza.
Quindi questa "cecità collettiva" non potrebbe portare nulla di buono,anzi genererebbe solo violenza,egoismo,disonestà e ognuno penserebbe a sè.Ma non c'è bisogno di andare tanto lontano,perchè penso che noi siamo già ciechi,basta pensare alla vita di tutti i giorni e magari se una persona ci chiede aiuto,noi per paura o per diffidenza facciamo finta di non vederla,oppure emarginiamo persone "diverse" solo perchè siamo pieni di pregiudizi,che annebbiano la nostra mente,facendoci vedere solo l'apparenza e non l'essere.
Quando ho ascoltato MariaCarmen mi è venuta in mente l'esperimento del foulard e di come io subito mi sono sentita in difficoltà,spaesata,tanto che per istinto volevo prendere la mano della mia amica accanto,perchè penso che è questo quello che accade,cioè cercare aiuto in un'altra persona,infatti proprio come nel libro,in un momento di totale difficoltà si cerca solidarietà,anche se poi sfocia in un sopravvivere inividuale,proprio perchè è nell'indole dell'uomo voler scavalcare l'altro per salvarsi.
Anche se io non voglio pensarla del tutto così,perchè spero che più si vada avanti,più in tutti noi si crei una sorta di consapevolezza che ogni persona ha bisogno dell'altro,di confrontarsi,di aiutare e di vivere con l'altro,anche sbagliando,litigando,ma pur sempre in compagnia.
Questo libro ha suscitato in me molto interesse e mi sono ripromessa di leggerlo,perchè ci ha aperto nuovamente gli occhi,attraverso una metafora,su ciò che accade tutti i giorni,in quanto anche persone che non hanno nessun deficit o problemi di disabilità,non riescono a vedere,pur avendo gli occhi.
C'è proprio un proverbio che dice:"Non c'è peggior cieco di chi non vuole vedere"[/color]