Il coraggio di essere diversi...il coraggio di non essere mai gli stessi,di distinguersi dalla massa...ci sarebbe una discussione infinita da aprire sul tema...il diverso fa paura e di conseguenza viene evitato proprio perchè non si è in grado di comprenderlo,quando non riusciamo a spiegarci qualcosa,ci spaventiamo e tendiamo di norma ad evitare di affrontarla...per la maggiore va così.E' solo chi non accetta di omologarsi e tradire sè stesso,chi ha il coraggio di dire sempre e comunque quelle verità scomode che chiunque trattiene dal concretizzare in parole,ma che sa di dover ammettere negli abissi della propria coscienza.Siamo vittime di noi stessi(se permettiamo di farci fare il lavaggio del cervello per il timore dell'emarginazione)prima che di una società che non ci dà spazio,che non ci lascia liberi di esprimere noi stessi,che ci impone dei canoni con un segreto imperativo,appena percepibile...Molti vengono emarginati, ad esempio, per la loro debolezza di carattere, che non gli permette di imporsi in nessun rapporto sociale. Ma io mi chiedo, è la debolezza in sè che fa sì che essi vengano emarginati o, piuttosto, l'idea negli altri che interagendo con questi soggetti si verrebbe a propria volta emarginati e/o trattati a propria volta come persone deboli?Avrei potuto fare miliardi di esempi,avrei potuto fare l'esempio della simulazione svolta oggi in aula;ossia del gioco del sindaco...Eppure ho scelto un esempio per quanto possa essere ritenuto stupido,banale è un esempio che purtroppo vige nelle società di oggi.Molte persone, pur non trovando niente di male nei soggetti in questione, evitano di interagirvi solo per paura di essere giudicati allo stesso modo. Questo è un aspetto della società che mi fa veramente schifo. E mi fa schifo tanto il fatto che si preferisca emarginare piuttosto che venire giudicati!!!!
L’EMARGINAZIONE
Un soffio di vento
Un tocco leggero sul mio viso
Mi sveglio
Guardo intorno
Il vuoto
Un senso di angoscia mi assale
Attorno a me non c’è niente
Nessuna immagine
Nessun suono
Niente
Un emarginato
Così mi chiamano.
GABRIELE BALDIN