Mi voglio soffermare sul quadro di Otto Dix giocatori di skat, facente parte di una serie di rappresentazioni dedicate ai reduci della Prima Guerra Mondiale, in cui vengono messe in evidenza le menomazioni fisiche causate dal conflitto. I tre soldati,qui, giocano a carte nonostante le loro difficoltà e i loro limiti. Infatti nel personaggio centrale possiamo del tutto notare l’assenza delle braccia e delle gambe, sostituite da bastoni di legno o ancora l’occhio in vetro, e parti del corpo (cranio, mandibola ed orecchio), in metallo. È molto evidente l’emergere dell’importanza delle protesi che permettono ai protagonisti di continuare a svolgere la loro attività, e quindi rappresentano sicuramente un vantaggio nel miglioramento della loro condizione di vita. Il primo personaggio partendo dalla mia sinistra, presenta un tubicino inserito nell’orecchio destro, collegato ad un corno sul tavolo affinché possa ascoltare i compagni. Il corpo provvisto di protesi diventa, così, l’unione tra umano e tecnologico e in questo caso si tratta di tecnologia come integrazione del corpo, intesa come integrazione di una parte mancante di esso, come Pistorius, divenuto un grande atleta grazie alle protesi in fibra di carbonio (flex foot) al posto delle gambe. Un “corpo abitato” di cui parla Ivano Gamelli nel suo libro “Pedagogia del corpo”, in cui con la pratica sportiva, grazie alle protesi integrative, si rimettono in gioco i sensi della persona. Il quadro certamente fa riflettere sulle conseguenze che provoca la guerra ma contemporaneamente l’importanza di non arrendersi e di poter trarre attraverso le protesi, il meglio, potendo condurre una vita serena, accettandosi.
Il rapporto tra l’arte e la disabilità è da sempre molto forte e molto spesso sono proprio le persone dis-abili a trasmettere le migliori sensazioni nell’arte; per questo da persone considerate tali devono essere, per forza, riviste in persone speciali e soprattutto abili come la passione della Atzori nella pittura nonostante la mancanza delle braccia. Come si può parlare di persona disabile quando ha doti straordinarie nelle danza e nella pittura? L’arte terapia si sta sviluppando sempre più con lo scopo di incrementare gli elementi della libera espressione, e soprattutto della conoscenza di se stessi in soggetti con problematiche legate a qualche deficit, riuscendo a far emergere le abilità nascoste che ogni uomo possiede. Il museo, come ci è stato spiegato in aula deve diventare un luogo per tutti, tutte le città devono diventare accoglienti per tutti, riuscendo ad arrivare ad un turismo che sia inclusivo. E il progetto svolto nella nostra università tende ad avere proprio questo obiettivo, perché l’arte deve essere di tutti e se di solito si dà importanza all’occhio per guardare nel dettaglio tutti gli aspetti, per un non vedente, senza alcuna forma di pietismo, si parte con il tatto offrendo una sensibilizzazione sempre maggiore dei beni culturali aperti a tutti. Il concetto di bellezza sia nel quotidiano, sia nell’arte, per me è qualcosa che viene imposto dalla società e ogni uomo modifica il proprio in base ad essa facendosi influenzare in modo inconsapevole. Come è noto l’idea di bellezza nel mondo Orientale è del tutto diverso dal nostro, e quindi dipende dal contesto in cui si è abituati a vivere. Anche nel corso della storia questo pensiero è cambiato subendo dei veri e propri mutamenti (come afferma il termine muta le menti, il modo di interpretare), come nella letteratura da Elsa Morante a Pasolini. L’altro, ciò che non è bello, si identifica con il brutto, il mostruoso, ciò che manca di qualcosa ma questo in generale, perché ogni individuo ha, anche se nascosta, la propria idea di bellezza e la rispettiva di mostruosità.