Pedagogia della disabilità 2010-11

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Pedagogia della disabilità 2010-11

Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti a.a. 2010-11 periodo marzo-maggio 2011


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    Messaggio  Fabrizia Pinto Mer Mag 11, 2011 8:18 pm

    Francis Bacon


    «Ciò che mi interessa è cogliere nell'aspetto esteriore degli individui la morte che lavora dentro di loro».

    Questa citazione di Francis Bacon sembra racchiudere al meglio il suo pensiero.
    Non sono una grande intenditrice di arte, ma la pittura di Bacon come quella di Dix, mi affascina in particolar modo. Se l’obiettivo di Francis Bacon era quello di sconvolgere l’osservatore, devo dire che è riuscito perfettamente nel suo intento.
    Tutte le sue opere sono caratterizzate dalla presenza di corpi e volti sfigurati e deformi. A primo impatto i suoi dipinti possono sembrare mostruosi, ma poi osservandoli con cura diventano improvvisamente attraenti. Almeno questo è quello che ho provato io nel guardarli. Mi sono successivamente chiesta cosa abbia potuto spingere Bacon a dipingere in quel modo. Per comprendere al meglio le sue opere è necessario infatti dare una piccola occhiata alla sua biografia.
    Da piccolo era fortemente attratto dagli abiti femminili, rivelando già da allora un evidente omosessualità. Non ebbe un’infanzia felice in seguito alle rigide imposizioni del padre. In casa vigeva il rigore di un campo militare e Francis Bacon poteva vedere i suoi genitori solo una mezz’ora.
    Suo padre era molto severo e molto spesso aveva scoppi d’ira per motivi di grande banalità e soprattutto quado venne a sapere dell’omosessualità di suo figlio Francis, egli reagiva con punizioni brutali.
    Credo che questi aspetti difficili della sua esistenza contribuirono molto sul suo stile artistico. Le sue opere ritraggono esseri mostruosi, molto lontani dai tratti umani.Alcuni di essi sembrano quasi gridare delle urla strazianti. Altre opere invece sono ricche di masse informi tormentate a tal punto da essere considerato da molti il maestro della deformità.
    Il periodo storico in cui è vissuto Bacon, è la seconda guerra mondiale e le sue opere sembrano mostrare appunto un uomo sopravvisutto, un uomo distrutto e dilaniato che riflette la sua essenza, il suo animo in un corpo deformato e scomposto.
    Un uomo che vive in un epoca che sempre più lo svuota, lo sventra dei suoi valori più importanti, di quei valori fanno di lui un uomo o meglio un essere umano. Quei valori dunque che lo differenziano dagli animali e dalle bestie.
    Ed è proprio per questo motivo che mi piacciano le opere di Francis Bacon. La sua arte macabra riflette un po’anche la società contemporanea. Una società ormai marcia, putrida, priva di valori e dove nessuno ha più rispetto di nessuno.
    Seppure Bacon non avesse alcun tipo di disabilità, egli era comunque un emarginato perchè omosessuale. Allora come oggi l’omosessualità è sempre stato un fattore di discriminazione. Neanche il suo stesso padre accettava la sua sessualità e le sue punizioni durissime incisero profondamente sul suo modo di essere. Ancora oggi gli omosessuali vengono posti ai margini della società e sono continuamente coinvolti in atti di bullismo e di schernimento e questo nel 2011 è inaccettabile. L’omosessualità viene da molti considerata come una malattia, una sorta di disabilità.
    L’idea negativa che le persone hanno nei confronti degli omosessuali incide molto nel loro cuore e nel loro anico, provocando dei danni altissimi.
    Ritornando a Bacon, voglio mostrarvi una sua opera che però non è presente nel materiale didattico pubblicato dalla Professoressa Briganti. Si tratta del Trittico n. 3. Cioè che più salta alla vista è il rosso dello sfondo. Un rosso molto intenso, quasi come il colore del sangue. Sulla destra possiamo vedere un tavolo con su un essere mostruoso, deforme, urlante. Sembra quasi disperato e tormentato. E' un uomo. Ma non è ritratta la sua fisionomia, ma la sua anima, la sua essenza. Un uomo vuoto, orribile e privo di valori.
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    teresa lunario


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    Messaggio  teresa lunario Mer Mag 11, 2011 9:45 pm

    Tra le immagini viste quella che più mi ha colpito è stata " La Venere di Willendof". È una delle più famose veneri paleolitiche. È stata trovata in Austria ed è conservata al Museo di Storia naturale di Vienna.
    Ciò che si evidenzia e colpisce di più è la deformazione di questo corpo, dove vi è una forte accentuazione di alcune parti rispetto ad altre, come il sesso, il seno, i glutei, il ventre. Altre parti, invece, sono trascurate o mancano del tutto: infatti, non ci sono i piedi, le braccia si vedono poco e manca la faccia. In tale opera d’arte vengono quindi esaltate solo alcune parti del corpo che rappresentano la femminilità e la fecondità della donna e non, come può sembrare a prima vista, l’immagine di un corpo deforme. A tale immagine è affiancata, non a caso, quella di una donna in cui vi è una totale assenza di curve, senza carne. Ed è proprio a tale immagine che possiamo attribuire il termine “ deforme".
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    turco valentina


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    Messaggio  turco valentina Mer Mag 11, 2011 10:19 pm

    il dipinto che mi ha sensibilmente colpito è stato quello di Anita Berber, ballerina attrice e scrittrice tedesca.
    ritratta da Otto Dix nel dipinto " la ballerina Anita Berber".
    all'età di 16 anni debutta come ballerina di cabaret, e modella di riviste di moda.è stata la prima ballerina a danzare nuda nella germania di Weimar.
    diviene subito famosa per il suo essere scandalosa, per il suo uso di droghe e perchè bisessuale. danzava spesso nuda con un pesante trucco, nelle scene di alcuni film è sempre nuda.
    oltre a fare uso di droghe Anita è anche un'alcolista.
    i mass media, sono oggi sempre più fondati sul mondo dell'apparenza e dell'esteriorità.
    numerosi studi indicano che questi mezzi giocano unn ruolo importante sui problemi legati all'immagine corporea negativa, al modo scorretto di alimentarsi e alle pratiche non aslutari per il controllo del peso corporeo.
    i protagonisti delle pubblicità le modelle che compaiono sui giornali forniscono modelli estetici spesso irrealizzabili per la maggior parte della popolazione.
    la magrezza eccessiva viene glorificata mentre la corposità è vista come non salutare e brutta.
    da un lato la tv diffonde l'idea che una donna è bella solo se magra e dall'altro lotta contro il grasso giudicato come brutto. ma grande risalto viene dato al consumo di snack, dolciumi e alcolici.
    il 70% delle ragazze adolescenti ritiene che le riviste di moda siano un'importante fonte di informazione per la forma fisica e la bellezza.
    sarebbe opportuno che i genitori durante la visione della tv da parte dei loro figli li accompagnassero nella comprensione dei contenuti dei messaggi.
    tutti i messaggi sbagliati trasmessi ai giovani possono diventare, e forse gia lo sono, vere e proprie emergenze. tutti questi canoni di bellezza sbagliati portano all'anoressia alla bulimia, al consumo di alcolicii e comportamenti sbagliati.
    e proprio nel quadro di Anita Berber si possono vedere quei canoni di bellezza negativi: la sua eccessiva magrezza che l'abito evidenzia, il suo trucco pesante, il suo essere vamp, il suo viso scarnito, ma il fatto di essere una protagonista della televisione la fa diventare un modello da seguire per arrivare al successo.
    questo accade per le modelle presenti oggi in tv e sulle riviste.
    gli adolescenti sono molto influenzati da questa moda, dall'essere muscolosi, magri, e modelli e per arrivare a questo obiettivo sarebbero capaci di tutto. per esempio se pensiamo ai ragazzi che adorano avere i muscoli, l'addome piatto, che per arrivare a tale scopo al più presto e con risultatio ben evidenti sono propensi a fare uso di sostanze nocive per la loro salute.
    ma questo non è solo un problema adolescenziale, oggi essere alla moda ed avere un corpo statuario è un'ossessione di quasi tutta la popolazione occidentale.
    ormai l'immagine che viene fuorii dai mezzi di comunicazione e nuova complessa e deforme.
    Rosi Braidotti rappresenta il cibo da diverse prospettive: il cibo come piacere e il cibo come disordine alimentare che determina problemi con il proprio corpo, come anoressia e bulimia.
    la rovina contemporanea, sempre secondo la Braidotti, è percepita proprio nel cibo visto come un consumo e suggerisce di pensare alle ricche tavole piene di cibo di un tempo che venivano vissute come una forma di religione. un altro esempio è il cibo come forma di droga, mangiare fino a morire.
    il problema che riscontra la Braidotti è che alla fine, da entrambi i due lati del mondo si muore per la stessa malattia: la fame, per mancanza o per eccesso.
    è stato dimostarto che il confronto fra il proprio aspetto e quello dei modelli stereotipati di bellezza rappresentati da top model, fotomodelli ritratti sui giornali provoca una diminuzione del tono dell'umore. gli adolescenti affermano di essere influenzati dai giornali, e nel pensare di mettersi a dieta e nel provare a perdere peso, questo diviene un'ossessione, che può portare all'anoressia. l'anoressia è oggi un'emergenza nei paesi occidentali.
    Anita Berber è morta all'età di 30 nanni, una carriera molto breve, distrutta con le sue stesse mani,quindi penso sia meglio avere qualche chilo in più, vivere senza ossessioni e regalarsi il piacere di vivere nel migliore dei modi, senza rinunciare ai piaceri della vita, invece di fare una vita breve e per di più rinunciando ai piaceri che la vita ci dona.
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    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione - Pagina 12 Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  turco valentina Mer Mag 11, 2011 10:22 pm

    il dipinto che mi ha sensibilmente colpito è stato quello di Anita Berber, ballerina attrice e scrittrice tedesca.
    ritratta da Otto Dix nel dipinto " la ballerina Anita Berber".
    all'età di 16 anni debutta come ballerina di cabaret, e modella di riviste di moda.è stata la prima ballerina a danzare nuda nella germania di Weimar.
    diviene subito famosa per il suo essere scandalosa, per il suo uso di droghe e perchè bisessuale. danzava spesso nuda con un pesante trucco, nelle scene di alcuni film è sempre nuda.
    oltre a fare uso di droghe Anita è anche un'alcolista.
    i mass media, sono oggi sempre più fondati sul mondo dell'apparenza e dell'esteriorità.
    numerosi studi indicano che questi mezzi giocano unn ruolo importante sui problemi legati all'immagine corporea negativa, al modo scorretto di alimentarsi e alle pratiche non aslutari per il controllo del peso corporeo.
    i protagonisti delle pubblicità le modelle che compaiono sui giornali forniscono modelli estetici spesso irrealizzabili per la maggior parte della popolazione.
    la magrezza eccessiva viene glorificata mentre la corposità è vista come non salutare e brutta.
    da un lato la tv diffonde l'idea che una donna è bella solo se magra e dall'altro lotta contro il grasso giudicato come brutto. ma grande risalto viene dato al consumo di snack, dolciumi e alcolici.
    il 70% delle ragazze adolescenti ritiene che le riviste di moda siano un'importante fonte di informazione per la forma fisica e la bellezza.
    sarebbe opportuno che i genitori durante la visione della tv da parte dei loro figli li accompagnassero nella comprensione dei contenuti dei messaggi.
    tutti i messaggi sbagliati trasmessi ai giovani possono diventare, e forse gia lo sono, vere e proprie emergenze. tutti questi canoni di bellezza sbagliati portano all'anoressia alla bulimia, al consumo di alcolicii e comportamenti sbagliati.
    e proprio nel quadro di Anita Berber si possono vedere quei canoni di bellezza negativi: la sua eccessiva magrezza che l'abito evidenzia, il suo trucco pesante, il suo essere vamp, il suo viso scarnito, ma il fatto di essere una protagonista della televisione la fa diventare un modello da seguire per arrivare al successo.
    questo accade per le modelle presenti oggi in tv e sulle riviste.
    gli adolescenti sono molto influenzati da questa moda, dall'essere muscolosi, magri, e modelli e per arrivare a questo obiettivo sarebbero capaci di tutto. per esempio se pensiamo ai ragazzi che adorano avere i muscoli, l'addome piatto, che per arrivare a tale scopo al più presto e con risultatio ben evidenti sono propensi a fare uso di sostanze nocive per la loro salute.
    ma questo non è solo un problema adolescenziale, oggi essere alla moda ed avere un corpo statuario è un'ossessione di quasi tutta la popolazione occidentale.
    ormai l'immagine che viene fuorii dai mezzi di comunicazione e nuova complessa e deforme.
    Rosi Braidotti rappresenta il cibo da diverse prospettive: il cibo come piacere e il cibo come disordine alimentare che determina problemi con il proprio corpo, come anoressia e bulimia.
    la rovina contemporanea, sempre secondo la Braidotti, è percepita proprio nel cibo visto come un consumo e suggerisce di pensare alle ricche tavole piene di cibo di un tempo che venivano vissute come una forma di religione. un altro esempio è il cibo come forma di droga, mangiare fino a morire.
    il problema che riscontra la Braidotti è che alla fine, da entrambi i due lati del mondo si muore per la stessa malattia: la fame, per mancanza o per eccesso.
    è stato dimostarto che il confronto fra il proprio aspetto e quello dei modelli stereotipati di bellezza rappresentati da top model, fotomodelli ritratti sui giornali provoca una diminuzione del tono dell'umore. gli adolescenti affermano di essere influenzati dai giornali, e nel pensare di mettersi a dieta e nel provare a perdere peso, questo diviene un'ossessione, che può portare all'anoressia. l'anoressia è oggi un'emergenza nei paesi occidentali.
    Anita Berber è morta all'età di 30 nanni, una carriera molto breve, distrutta con le sue stesse mani,quindi penso sia meglio avere qualche chilo in più, vivere senza ossessioni e regalarsi il piacere di vivere nel migliore dei modi, senza rinunciare ai piaceri della vita, invece di fare una vita breve e per di più rinunciando ai piaceri che la vita ci dona.
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    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione - Pagina 12 Empty *"Il ritratto di Anita Berber" di Otto Dix.*

    Messaggio  MiriamFalanga Mer Mag 11, 2011 10:53 pm

    L'opera che ha maggiormente colpito la mia attenzione è "Il ritratto di Anita Berber" di Otto Dix, un' immagine stupefacente sia per il colore rosso su cui questa donna viene ritratta e sia sulla postura che la stessa assume. Il ritratto infatti è stato disegnato in prospettiva quasi laterale, scelta fatta apposta dall'artista per aumentare lo slancio della donna in questione, la quale con una mano poggiata sull'anca tende a trattenere in vestito, proprio per far trasparire la sua sensualità, tipica di ogni figura femminile.
    Il suo viso è di un bianco quasi cadaverico, ma arricchito di colori pesanti come il nero, sugli occhi, e il rosso sulle labbra. La sua espressione è cupa, sembra infatti per certi versi rappresentare una statua più che una donna, l'abito rosso che indossa è molto semplice, ma allo stesso tempo le scivola sul corpo in maniera morbida, come sevolesse ostentare le forme forse per certi versi un pò troppo eccessive a quei tempi.
    Infatti Anita, la donna in questione è stata un’attrice, una ballerina, una scrittrice vissuta durante gli anni della Repubblica di Weimar.
    Il ritratto essendo appunto un oggetto non è in grado di mostrare la “VERA”realtà che nasconde dietro. Esso può solo limitarsi a rilevare le "apparenze delle sensazioni", no l’essenza. La vita di Anita infatti non è stata per niente facile, è nata da genitori che poco dopo la sua nascita hanno divorziato, e perciò inizia sin da piccola ad intraprendere gli studi di danza che la porteranno poi a debuttare come ballerina di cabaret,a lavorare come modella e successivamente a danzare completamente nuda in alcuni “siti” della Germania di quel tempo.
    Tutti infatti poco dopo iniziarono ad etichettarla come donna scandalosa, ambigua, volgare.
    Purtroppo non avendo trascorso una vita facile non è mai riuscita a crearsi un certo equilibrio, infatti la caratteristica fondamentale che la contraddistingue e la ricorda ancora adesso è la sua frenetica e agonizzante dipendenza dall' alcool, dalle droghe, quali cocaina e persino dell’eroina, e le sue tendenze omosessuali. La sua bisessualità viene ricordata proprio perchè molto spesso venne vista girare per le strade di Berlino coperta solo da uno scialle e da una spilla, nella quale nascondeva spesso la dose di coca.
    Ma fondamentale comunque era il pensiero comune di molte persone che la vedevano condurre una vita forse un po’ “sballata, Anita veniva etichettata dalla gente quasi come una prostituta.
    Morì tuttavia giovanissima, per tubercolosi, e venne per l'appunto ricordata perchè alla sua morte fu trovata circondata da siringhe di morfina e da statuette di Cristo e della Madonna.
    Da questa breve riflessione, e dall'immagine proposta, è possibile notare come anche negli anni passati l’essere umano, ma in particolar modo la donna si sia trovata ad affrontare problemi di “vita sociale”, come:”l’inserimento in società,riconosciuta come pari all’uomo, con gli stessi diritti e gli stessi doveri.
    Vengono comunque fuori, anche ammirando un quadro come questo, problematiche legate al fenomeno della disabilità, come:” L’ etichettamento, la categorizzazione, ma soprattutto l’emarginazione” ,fenomeni che purtroppo cavalcano l’onda di quest’epoca sempre maggiormente. Essi tendono infatti a classificare e/o collocare una persona in una determinata categoria, casta, genealogia, senza rispettarne le identità, le personalità, lo stato d’animo.




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    Messaggio  nunzia puocci Gio Mag 12, 2011 8:29 am

    tra le immagini anzi le opere d'arte che ci sono state presentate quella che più mi ha colpito è LA VENERE DI WILLENDORF...una delle statuine antropomorfe più famose del mondo. Risalente al paleolitico superiore,dalle dimenzioni piuttosto modeste 11 centimetri di altezza, venne ritrovata dall'archeologo Joseph Szombathy nel 1908, nei pressi della città di Willendorf in Austria.la Venere di Willendolf è considerata una delle prime rappresentazioni femminili. Il grado di accuratezza con cui vennero realizzate alcune parti del corpo, la rendono, a tutti gli effetti, un'opera d'arte. L'esecutore la realizzò intagliando un frammento di roccia calcarea con semplicissimi attrezzi di pietra. Che una volta terminata, venne colorata con una tintura a base di ocra rossa.Particolare rilievo hanno alcune parti del corpo: il seno, la pancia i fianchi ed il pube.altre parti invece come le braccia il viso vengono raffigurate a mala pena in quanto ciò che veramnete simboleggia questa statua è la rotondità del seno e la pancia e i fianche che simboleggiano la maternità,fertilità e portafortuna.ed è proprio il contrasto che viene raffigurato nell'altra foto di una donna che tutto sembra fuorchè una donna in quanto priva di curve...che denominerei DEFORME...13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione - Pagina 12 PIC1803O
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    Maria Mercone


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    Messaggio  Maria Mercone Gio Mag 12, 2011 8:37 am

    L’arte, grazie alla quale esterniamo le nostre emozioni, è ciò che in un particolare momento riusciamo a far emergere solo in una forma creativa ed è ciò che spesso ha tramandato ai posteri un attimo fuggente colto dall’autore. Essa viene usata anche in pedagogia, intesa come una forma di terapia, riabilitativa ed educativa la quale propone un percorso che va a sviluppare la libera espressione, la maturazione della personalità, la consapevolezza, la formazione e la conoscenza di se. Possiamo dire che l’arte è un valido aiuto per esprimersi, quindi un buon supporto per disabili. E’ così che possiamo capire che un disabile può essere abile, poiché a questo punto ci dimostrerà il suo talento e la sua capacità; per scoprire il vero valore della relatività in cui anche una persona con un limite non si ferma, ma riesce con una grande forza adesprimere le sue emozioni e a far vibrare in noi nuovi sentimenti come solo una rappresentazione artistica può fare. Però molte volte si dipinge anche quello che è diverso, ciò che la società critica in quel determinato periodo come ha fatto Otto Dix che nel 1925 dipinse Anita Berber, etichettata come: cocainomane, schiava sessuale ed infine alcolista. La ventinovenne ballerina porta dietro di sé un concetto di mostruosità proprio per la vita che conduceva. Le piaceva frequestare night club e i casinò di Berlino spesso avvolta solo da una pelliccia di zibellino, rendendo pubblica la sua vita e, di conseguenza, anche la sua bisessualità. Per l’inizio del ventesimo secolo era una cosa inammissibile, poiché la donna era vista come una buona massaia che cresceva i figli e si prendeva cura del marito, ella doveva essere non solo fedele a quest’ultimo, ma anche supportarlo nelle sue scelte. L’autore del dipinto, secondo me, vuole farci notare come una donna che a quel tempo conduceva una vita fuori dai canoni della società, a contatto con la borghesia, si potesse trasformare, ma, nonostante ciò, non poteva trasformare i suoi occhi dai quali traspariva la vita che conduceva. Rappresentando una donna l’autore ha voluto mostrarci una “maschera”, che nasconde una donna diversa rispetto a quella della società di quel tempo che, per ovvi motivi, doveva indossarla. Per me il pubblico non ha capito cosa l’autore volesse trasmettere, intendendo che voleva dipingere una donna borghese, una ballerina, una donna che, con la sua eleganza, doveva essere il simbolo della società. A mio parere questo quadro trasmette molta tristezza, perché ci dà l’immagine di una donna condannata dalla società e perciò costretta a nascondere sé stessa. Quindi una donna che ha avuto tutto dalla vita e che per avere di più conduceva quello stile di vita dissoluto senza apprezzare le piccole cose, questo dipinto mi ha molto colpito, poiché dietro la banalità dll’apparenza si nasconde tanto.
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    Francesca Frongillo


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    Messaggio  Francesca Frongillo Gio Mag 12, 2011 9:20 am

    La venere di WILLENDORF è una delle statuine antropomorfe più famose del mondo.
    Questa statuetta fu rinvenuta nel 1908 dall'archeologo TOSEF SZOMBOTHY, su un sito archeologico presso willenford in Australia e scolpita in pietra calcaria ed è dipinta con ocra rossa.
    Più che di un ritratto realistico di una figura femminile si tratta di una sua idealizzazione o secondo altre versioni di un autoritratto.
    La vulva e il seno sono gonfi e molto pronunciati,cosa che suggerisce un'intenzione di rappresentare un significato fortemente connesso con la fertilità ed anche il colore rosso ocra,con il quale la statuetta è dipinta,ricorderebbe il sangue mestruale.
    Le braccia sottili sono congiunte sul seno e il volto non è visibile.
    Questa statuetta è stata in passato oggetto di molte crtiche proprio perchè definita una "venere",ma come tutti sappiamo una venere era la rappresentazione di bellezza e secondo molti questa raffigurazione non corrisponde ai canoni di quella che era definita la bellezza.
    Ma che cos'è la bellezza???
    Il contesto culturale nel quale siamo inaseriti è un elemento determinante per la formazione di quelli che sono i nostri ideali.
    Le prime fonti di informazioni quali le riviste,i mass media e i mezzi multimediali sono sempre più fondati sul mondo dell'apparenza e dell'esteriorità.
    L'essere magro e il rigido controllo del peso vwengono molto glorificati mentre la corposità viene sempre vista come immorale non salutare e sopratutto brutta.
    L'ostinazione alla bellezza e sopratutto alla magrezza,prostaci tutti i giorni dai mezzi di comunicazione,non ha creato pochi problemi ma ha fatto si che aumentassero molti disturbi alimentari che rendono problematica la vita sopratutto delle giovani che ambiscono ad un corpo come quello propostoci dalle modelle.
    Quindi la magrezza non è solo bellezza,infatti a questa sono legate le malattie:come la bulimia e l'anoressia.
    Le modelle anoressiche rappresentano un prototipo di bello che diventa mostruoso.
    Oggi si vuole esse magre a tutti i costi sfidando la morte per sentirsi cosi parte integrante della società ed oggetto del desiderio di un uomo.
    Sembra retorico dire che la bellezza delle persone dovrebbe basarsi su ben altro non sull'appparenza,andare al di la della magrezza ma soffermarsi maggiormente alla testa ma sopratutto al cuore delle persone aspetti che vengono spesso sottovalutati o non presi addirittura in considerazione.
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    silvia


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    Messaggio  silvia Gio Mag 12, 2011 9:32 am


    Fresco di giornata un articolo interessante legato ad una pubblicità-shock, so che questo post andrebbe nel forum immagini/bellezza...ma visto che è chiuso lo inserisco quì ;-) mi sembra attinente a diversi argomenti trattati e personalmente mi spinge ad interrogarmi su quale sia il giusto confine e rapporto tra informazione, nell'ottica anche della prevenzione, e modalità di comunicazione.
    Di seguito l'articolo, nel link in fondo il video incriminato.

    "Così diventano i bambini diabetici", è polemica sulla pubblicità-shock
    Lite fra associazioni. "Offende i malati". "No, serve per prevenire i danni". Protestano anche i genitori. L'autore Armando Testa: "Messaggio forte". Toscani: una scelta giusta
    di PAOLA COPPOLA e IRENE MARIA SCALISE
    giovedì 12 maggio 2011

    ROMA - Un bambino con il volto da adulto. Diverso dagli altri in una vita apparentemente normale. A casa, di sera, la madre (la Ricerca) gli toglie la maschera. Ma il suo viso non si vede perché non esiste una cura alla sua malattia, la forma più grave di diabete, il diabete mellito di tipo 1. Fa discutere lo spot della Fondazione Italiana Diabete Onlus, realizzata dall'agenzia Armando Testa per sensibilizzare a sostenere la ricerca con la raccolta del 5 per mille. Le famiglie dei bambini e le associazioni che le rappresentano chiedono che sia ritirato.

    "Sono immagini che rischiano di vanificare il lavoro svolto in 30 anni di attività", accusa Antonio Cabras, presidente della Federazione nazionale diabete giovanile. "Ci battiamo per aiutare questi bambini a realizzare il migliore stile di vita possibile". E punta il dito contro quel volto "deturpato" che nel filmato "li trasforma in autentici mostri". Fine giusto per un messaggio fuorviante, perché dà una immagine falsa del quotidiano dei nostri figli, dicono tanti genitori. In Italia circa 20mila persone, tra 0 e 14 anni, soffrono di questo diabete, con un'incidenza in forte aumento. La Federazione ha segnalato lo spot al ministro per le Pari opportunità, a quello delle Politiche sociali al Garante per l'infanzia e a quello per la concorrenza e il mercato chiedendo un intervento.

    Non si aspettava tante polemiche Nicola Zeni, presidente della Fondazione Italiana Diabete, perché "la campagna vuole

    rappresentare le difficoltà che un bambino deve affrontare: lo dico da padre di un bambino di 9 anni che si è ammalato quando aveva 18 mesi. La "maschera" sono le difficoltà che costringono i bambini a una rapida crescita psicologica, perché devono affrontare controlli, iniezioni e sacrifici. Ogni altro significato è frutto di una errata lettura". Però, avverte Zeni, esiste un rifiuto della malattia, che tanti chiamano "condizione", mentre "il diabete è tra le prime cause di morte al mondo: la ricerca come quella del professore Camillo Ricordi, esperto mondiale delle nuove terapie, potrà guarirli".

    Difende lo spot il suo coautore Gian Armando Testa: "L'obiettivo era dare una spallata per spiegare che il diabete è grave e subdolo". Ma un bambino sa cogliere la metafora? "È un messaggio pensato per sopravvivere nel mare magnum della comunicazione: al bambino diciamo che il diabete è un peso che si porta nella quotidianità ma gli diamo una speranza perché la maschera verrà tolta".

    "Non esistono in assoluto immagini shock", taglia corto Oliviero Toscani. "Nella comunicazione c'è semplicemente la fotografia di una realtà che ci circonda che è lo specchio del mondo reale". E Agostino Toscana, direttore creativo esecutivo Saatchi & Saatchi: "Quando una pubblicità è criticata mi schiero a favore perché davanti agli spot diventano tutti moralisti mentre davanti alla "pornografia del dolore" televisiva nessuno alza la voce". Il tam tam su Facebook raccoglie l'imbarazzo dei genitori impegnati a trasmettere ai figli malati autonomia, serenità, fiducia nel futuro. "La pubblicità per la ricerca si può fare senza offendere la sensibilità di chi è coinvolto", dice Valentino Cherubini che coordina il gruppo di studio sul diabete giovanile della Società italiana di endocrinologia e diabetologia. E aggiunge: "Chi vede lo spot può sentirsi defraudato del diritto di essere una persona normale". Massimo Cipolli, presidente dell'associazione Giovani Diabetici Italia: "Vorrei vedere riconosciuto un merito a chi è costretto a crescere in fretta, mentre si perde del tutto il messaggio positivo".

    http://www.repubblica.it/cronaca/2011/05/12/news/bambini_diabetici-16118540/?ref=HREC1-4



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    Messaggio  Giuseppina Palumbo Gio Mag 12, 2011 10:04 am

    L'immagine che mi ha colpito maggiormente è la VENERE DI WILLENDORF.Essa è detta di Willendorf,perchè proviene dall'omonima stazione preistorica dell'Austria Inferiore a circa 20 km da Krems.Questa statuetta Preistorica rappresenta non una donna particolare,ma la "donna"come ideale.Molto particolare in questa Venere è l'accentuazione degli attributi femminili,essi sono molto appariscenti ciò non può avere che un significato simbolico e magico.Simbolicamente è l'esaltazione della donna come madre,come creatrice di un nuovo essere umano destinato a perpetuare la specie;è l'esaltazione stupefatta del grande mistero della nascita e della sua importanza per il mondo.Osservando la Venere mi sono ricordata del capitolo 5 "DEFORMAZIONI" del libro nozioni introduttive di pedagogia della disabilità.In primo luogo mi ha appassionato il discorso che riguarda il "nudo",il corpo svestito in letteratura è opposto al corpo che deve essere senza abiti o maschere,quindi altro.In tutto il Novecento è visibile il conflitto tra liberare il fisico dal mascheramento del vestito.Mi ha colpito soprattutto ciò che afferma Leopardi nello Zibaldone,il corpo nudo dice la verità,il corpo vestito segue gli inganni della fantasia.
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    Messaggio  simona liardo Gio Mag 12, 2011 10:10 am

    L’arte è uno delle massime espressioni comunicative che ti permette di esprimere emozioni sensazioni stati d’animo presenti in te che puoi trasmettere agli altri. Ad esempio tra le varie immagini mostrate in aula ho deciso di scegliere quella della ballerina Anita Berber, innanzitutto sinceramente questa scelta è data anche dal mio totale interesse per la danza ed inoltre aggiungo che è impossibile non fare attenzione alla TRASGRESSIONE IMPERSONIFICATA dalla figura di questa donna. La dimostrazione è che Anita Berber donna del passato vissuta nel periodo della prima guerra mondiale dove la figura della donna viene in questo periodo sminuita riesce a dimostrare il contrario attraverso la sua personalità FORTE ma al tempo stesso CONTRADDITTORIA, donna diabolica ma al tempo stesso angelica. E’ una figura che non è passata inosservata, ed è anche per questo che è diventata rappresentazione artistica. Donna icona per la sua irresistibile bellezza, riconosciuta per i suoi balletti stravaganti e per i suoi trucchi appariscenti ha vissuto una carriera ricca di esperienze ma che poi è decollata ad una fine fragile e imprevista. Una vita che poteva essere vissuta in maniera diversa raggiungendo i punti più alti del successo e che invece si è conclusa tragicamente per colpa di dipendenze a cui non si deve fare considerazione. Io credo che questo quadro sia molto significativo ma anche molto attuale in quanto è proprio attraverso la contrapposizione di questa doppia personalità di Anita Berber che mi permette di percepire che nella vita ti ritrova sempre davanti ad un bivio dove sei tu a scegliere se fare di quella vita un cammino in salita o altrimenti lasciarti andare a trasgressioni negative che ti portano ad un fallimento rapido. Questo è un messaggio molto profondo che deve essere appreso da tutti soprattutto da noi giovani.13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione - Pagina 12 Search%3Fq%3Danita%2Bberber%26hl%3Dit%26biw%3D1020%26bih%3D567%26gbv%3D2%26tbm%3Disch&itbs=1&iact=rc&dur=235&page=1&ndsp=19&ved=1t:429,r:1,s:0&tx=50&ty=122
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    Messaggio  SorrentinoOlga Gio Mag 12, 2011 1:35 pm

    Arte e disabilità !
    Prima di tutto credo che sia un rapporto straordinario tra l'arte e disabilità. Va nel profondo della dimensione umana. Disorienta aacorgersi che chi viene considerato "dis-abile" in realtà è non solo abile , ma anche pieno di talento e capacità. Ecco allora che ogni barriera e pregiudizio deve per forza cadere. Si scopre il valore della relatività. Di fronte a chi nonostante un limite fisico o psichico riesce ad esprimere con tanta forza un abilità artistica e a trasmettere emozioni così profonde, la maggior parte delle persone non può che riconoscere la sua "disabilità". Si mescola tutto, allora. E scopriamo che è la diversità il vero motore, il vero cardine intorno al quale ruota tutto l'universo umano. Questa sezione è ricca di esperienze e testimonianze esemplari: teatro, danza, pittura, tante discipline che rappresentano strumenti di comunicazione , di espressione, di conoscenza della dimensione personale più vera, più autentica. Perchè sul palcoscenico non ci sono personaggi , ma persone capaci come nessun altro di raccontarsi. E mentre si raccontano danno agli spettatori lezioni di vita, insegnando che cosa sono il coraggio e la volontà di vivere.

    L'immagine che mi è piaciuta maggiormente è Venere di Willendorf. Guardando la sua immagine la prima cosa che mi viene da dire che si tratti di un corpo deforme. Collegandomi al libro nozioni pag 73 paragrafo 2. Posso dire che prima di parlare della bellezza e delle sue complesse sfumature è necessario visionare la parte opposta del bello cioè l'altro, genericamente considerato come mostruoso. Bodei afferma che il brutto è stato considerato sempre come l'ombra del bello. Inoltre l'ideale della femminilità greco-romano valorizzava le curve dei fianchi e le proporzioni tra le parti superiori e inferiori del corpo ciò che vediamo anche nell'immmagine di Venere di Willendorf. Invece nel nudo gotico , la curva principale era quella del bacino ( non più quella dei fianchi), i seni erano ridotti , giungendo ad una evidente sproporzione tra la parte superiore e la parte inferiore del corpo. Inoltre per comprendere il deforme dobbiamo prima recuperare l'idea di brutto , soprattutto nell'arte. Nell'età moderna si scopriva invece che la bellezza non era misurabile, il brutto cominciava a essere recepito come qualcosa che esisteva in natura , come l'esistenza di animali strani o bellissimi ma velenosi. Per cui la creazione era qualcosa di misterioso, che mescolava il bene e il male. L'arte romantica rimescolava il brutto tradizionale , per scoprire nuove forme del bello. Mentre l'arte moderna produceva opere in cui dominava la deformazione delle figure, le frasi assurde nei quali il brutto era diventata la vera bellezza, perchè il bello non era problematico e non produceva più nessuna emozione estetica.

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    Messaggio  Laura Loina Gio Mag 12, 2011 2:38 pm

    L'immagine che ho deciso di commentare è la Venere di Willendorf perchè ricordo di quando la studiai a scuola e di tutti i commenti che scaturì in me e nei miei compagni di classe.
    La Venere di Willendorf è una statuetta di 11 cm d'altezza raffigurante una donna, si tratta di una delle più famose veneri paleolitiche che si trova al museo di Vienna. Ciò che mi colpì di più ad allora e ciò che continua a colpirmi ancora oggi è questa deformazione-esagerazione dell'anatomia. Le forme del corpo sono molto esagerate e nell'insieme ha un aspetto piuttosto massiccio. Ciò che domina nella raffigurazione sono gli enormi seni, il ventre e il pube. Questa accentuazione dei caratteri sessuali fà ovviamente ritenere che l'immagine si lega alla fertilità femminile, più che di un ritratto realistico si tratta di una idealizzazione.
    Simbolo di fecondità, questa statuetta sembrerebbe testimoniare l'importanza che l'uomo preistorico tributava alla riproduzione ed alla continuità della specie.
    A mio parere le cose sono molto cambiate col passare di tantissimi anni, se per l'uomo preistorico l'ideale di bellezza era quello raffigurato dalla venere di Willendorf, oggi si può dire che i canoni di bellezza sono completamente cambiati,infatti, si da molta importanza all'aspetto fisico, che deve essere perfetto, spesso si ricorre alla chirurgia estetica per assomigliare a quei modelli di bellezza come le modelle che spesso cadono nell'anoressia.
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    Messaggio  ChiaraPalumbo Gio Mag 12, 2011 3:23 pm

    L'arte è l' espressione estetica con forme creative,si basa su accorgimenti tecnici,abilità e norme di vita comportamentali essa è legata allo studio e all'esperienza.L'arte con il suo linguaggio ci permette di comunicare ,ci trasmette emozioni e messaggi ed interpretazioni non solo collettive ma anche e singolari.Il quadro che maggiormente ha catturato la mia attenzione è "ragazzo zoppo".In primo piano è raffigurato questo giovane medicante,il punto di vista che va dal basso verso l'alto ci fa notare la descrizione minuziosa dei piedi e l' irregolarità del corpo.Questa descrizione accurata non ha nessuna intenzione derisoria o grottesca ,ma l' artista vuole far emergere la propria partecipazione del ragazzo,è un occasione per affermare un sentimento di fiducia e solidarietà per la realtà dei mendicanti di quel tempo.La postura e la posizione eretta fanno percepire che questo scugnizzo sia difronte a qualche uomo importante:un nobile,un letterato un soldato.Il fatto che il giovane sorride pur avendo un corpo deforme sembra abbattere ed annullare la mostruosità e a comunicare vitalità.E'difficile trovare raffigurato uno storpio in prima scena rispetto al contesto in una tela,all'arte appare concessa dare questa dignità e onore al giovane.La critica moderna ha dato un interpretazione riguardante il foglio nella mano sinistra."Elimosinam propter Amorem Dei "- Dammi l'elemosina per amore di Dio), simbologia la tipica forma della Controriforma.Essa si collegherebbe alla teoria della salvezza dell' anima ottenuta con le buone azioni. Lo storpio simboleggia così la misericordia presso i poveri e illustra, insieme alla sua povertà, uno dei modi per pervenire alla santità: povertà e carità erano infatti considerate dalla Chiesa come massime virtù. Il sorriso aperto del fanciullo rammenta invece un'altra idea tipica del tempo, quella del riso sentito come il modo più efficace per superare i mali dell'esistenza: sorridendo mentre riceve l'elemosina, il fanciullo dispensa la grazia utile alla salvezza al generoso benefattore.Lo stesso i colori e la luce del viso del giovane risaltano le sue particolarità .Questo dipinto provocatorio per ogni tempo mi ha sempre colpita fin dal liceo ,perchè per me sottolineava il tema della rivendicazione e della ribellione agli stereotipi e ai modelli di regolarità e perfezione,e mi fa riflette sull' argomento dell' accettazione della diversità.
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    Messaggio  natale camilla85 Gio Mag 12, 2011 3:30 pm

    Guardando le immagini consigliate dalla docente inerente all'Arte nella Disabilità ho scelto:"La Donna Barbuta" di Ribera.Una delle più curiose opere dell'arte spagnola fu realizzata da Josè de Ribera nel 1631 quando il pittore risiedeva a Napoli:è il famoso ritrattodi maddalena ventura con suo marito e suo figlio,meglio conosciuto come la mujer barbuda.
    In questo dipinto la bellezza risiede nell'allattamento,che è un atto d'amore di una madre verso il proprio bambino,ma la figura non illustra una donna,bensì ciò che appare ai nostri occhi è l'immagine di un uomo che allatta e ovviamente questo non risponde ai canoni della normalità.Quanto alla mostruosità,non è un quadro che sconvolge in modo particolare e non credo abbia sconvolto il pubblico dell'epoca;sappiamo che la donna barbuta è sempre stata considerata un fenomeno da barraccone che si esibiva nei circhi.La bellezza infatti è un concetto relativo non assoluto e la vera bellezza del quadro sta nel fatto che la donna sta allattando il suo bambino,barba o non barba è una mamma,seconde me una persona deve essere guardata nella sua interezza e non solo nell'aspetto fisico.
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    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione - Pagina 12 Empty Approfondimenti storici sul razzismo

    Messaggio  SaraGallo Gio Mag 12, 2011 3:36 pm

    Le immagini che ci hanno più colpito sono QUESTE:



    Immagine coppia di bambini uno bianco e l'altro nero, immagini mondo

    Per questo abbiamo deciso di fare un approfondimento storico sul razzismo:
    Ogni qualvolta si discute di questioni razziali si sollevano temi e concetti di diversa natura: politico,sociale,psicologico, e biologico.Il credere che “una razza umana” sia superiore di un’altra è il concetto anzi la teoria che ha pervaso il mondo per molti anni.
    Razzismo tra il 500 e 600Già a partire dal 1500-1600 ci sono teorie razzistiche e la loro diffusione è successiva al lungo dibattito innestato dalla scoperta dell’America(1492).Ci sembra opportuno riflettere su alcune nozioni storiche tratto dal: Il razzismo; genesi di un ideologia. Mazzoni.
    La scoperta dell’America ed il contatto con i popoli per cultura e tradizioni, oltre che per aspetto fisico ,profondamente differenti dall’uomo europeo( quello che potremmo definire “l’altro,il selvaggio americano,il nero africano… etc.”) ,pone all’uomo europeo notevoli quesiti di ordine teorico prima ancora che pratico. Come spiegare la differenza (sia fisica ,sia morale ) fra l’uomo europeo e il cosiddetto ”selvaggio” alla luce della comune appartenenza alla specie umana?
    La prima soluzione conforme con il testo biblico(Genesi) afferma la discendenza di ogni razza umana da un unico progenitore :monogenismo.
    Il monogenismo spiega la differenza tra le varie razze umane unicamente sulla base dell’azione di fattori climatici e ambientali. Il clima ad esempio spiegherebbe la differenza del colore della pelle e anche la disposizione morale ed intellettuale delle diverse razze umane. Esempio:

    Clima freddo :poco intelligenti ,rozzi ,insensibili .

    Clima caldo: molli ,passionali ,incostanti.

    Clima temperato: popolazione superiore in quanto presenterebbero mitigati gli eccessi degli altri due gruppi.

    Ma nel 500 si afferma una teoria antagonista al monogenismo detta: poligenismo.
    Il poligenismo non sarebbe unico il progenitore per tutte le razze umane ,ma ogni razza avrebbe un proprio progenitore e con ciò viene affermata la differenza biologica tra le razze umane. Ne consegue che mentre il monogenismo guardava a fattori estrinseci (ambientali )e come tali modificabili, il poligenismo evidenzia una posizione non modificabile in quanto legata a fattori intrinseci, cioè biologici.Il poligenismo rende le differenze insanabili, in quanto imputate alla differente origine delle razze: così, chi è superiore è destinato a rimanere eternamente superiore e chi è inferiore è destinato a rimanere eternamente inferiore.

    Razzismo tra 700 e 800
    Il termine "razza" ha diversi significati, tutt'oggi non del tutto distinti l'uno dall'altro, usato sin dal Rinascimento per denotare tratti caratteristici di gruppi sia umani che animali. "Razzismo" si riferisce ad una visione del mondo che riconduce il comportamento ed il carattere degli uomini alla "razza" cui si asserisce che l'individuo o il gruppo appartenga. L'influenza del razzismo nell'epoca moderna deriva dal fatto che esso è divenuto una specie di religione secolare, basata sulla scienza e sulla storia.
    E' possibile tracciare l'evoluzione del razzismo attraverso ben definite fasi storiche. I fondamenti teorici furono gettati durante il Settecento e la prima metà dell'Ottocento. A partire dalla seconda metà dell''800 sino alla fine della prima guerra mondiale il razzismo andò crescendo d'intensità, assumendo un più netto e definito orientamento. I numerosi tentativi di classificare l'uomo in modo scientifico ebbero inizio con Linneo (1707-78). Egli divise l'umanità in quattro razze: bianca, rossa , gialla e nera aggiungendovi anche caratteristiche sociologiche e psicologiche.
    Il risveglio romantico della storia, nel'700, fu d'importanza basilare per lo sviluppo dell'ideale razziale. Furono allora postulate le leggi dello sviluppo organico, poi trasferite all'antropologia e alla linguistica, le quali dovevano avere entrambe un ruolo determinante nello sviluppo del pensiero razzistico. Mentre per “Montesquieu e Buffon” lo sviluppo storico era condizionato da fattori ambientali come geografia e clima, le differenze tra i popoli (puramente casuali) e la concezione "organica" della storia scavavano un abisso profondo tra gli uomini e tra le nazioni, abisso che, si affermava, non era prodotto delle umane vicende, ma rivelava un piano divino.
    Si consideri, ad esempio, la concezione elaborata da Herder (1744-1803), che doveva avere vasta eco in tutta Europa. La natura e la storia sono le forze creative dell'Universo. La spontaneità naturale, istintiva, è alla radice delle caratteristiche di ciascun popolo nel suo cammino attraverso il tempo. Oltre che nella letteratura del passato, il popolo si esprime altrettanto schiettamente nella lingua nazionale e nella poesia popolare. L'individuo esiste solo come parte di un Volk (insieme indissolubile di popolo e nazione) così concepito. Nella concezione herderiana la nazionalità veniva dunque ad assumere una dimensione estetica, storica e linguistica che ne faceva un'entità separata da qualsiasi forma transitoria di organizzazione politica. Il fatto che il "Volk organico" avesse la prevalenza sullo stato si dimostrò decisivo per tutto il successivo pensiero razzistico. Herder, non credeva, tuttavia, nella supremazia nazionale, poiché, come illuminista, l'amore per il proprio Volk non gli impediva di rispettare tutti gli altri.
    L'insistenza di Herder sul linguaggio come espressione di un passato comune accomunò un'intera generazione di filologi a cavallo tra '700 e '800, i quali respingevano però in massima parte gli interessi umanistici di Herder per concentrarsi invece sulla ricerca scientifica delle affinità genetiche tra le lingue. L’ esame comparato delle lingue, sia antiche che moderne, condusse a postulare una protolingua comune (arioeuropeo), importata in Europa dall'Asia all'epoca delle migrazioni dei popoli "ariani" il termine "ariano". Sennonché la ricerca scientifica delle parentele linguistiche indusse assai presto alla formulazione di giudizi di valore, venendo così a saldarsi con la visione organica della storia tanto popolare tra i romantici. Poiché la lingua esprimeva l'esperienza di un popolo, si pensava che il passato degli ariani, i quali avevano dato all'Europa le sue lingue, riflettesse la supposta superiorità dell'Europa contemporanea.
    Attraverso la linguistica i romantici trovarono un legame con la preistoria ariana dei popoli germanici. I linguisti descrissero gli ariani come forti e virili contadini, dalla sana vita familiare. La scienza linguistica dava così origine ad in mito storico; la ricerca scientifica conduceva ad avanzare pretese di superiorità morale.

    F. J. Gall fondò la frenologia sul principio che le predisposizioni morali e intellettuali degli uomini potevano essere determinate attraverso la configurazione dei loro crani.

    manca immagine dei cranei
    Le misure del cranio divennero essenziali, per la c.d. "biologia razziale", allo scopo di determinare il "tipo ideale".

    Durante il'700 rimasero in primo piano i fattori ambientali. Ma quei pensatori che si preoccupavano di esaltare lo sviluppo storico "organico" di un popolo, però, avevano già negato l'importanza dei fattori ambientali, Essi ricevendo un potente sostegno da Kant, che si servì del “concetto antropologico” unicamente per staccarlo dall'influenza del clima o della geografia. La purezza di una razza era essenziale e doveva essere mantenuta nonostante le circostanze esterne. Per Kant, i Negri e i Bianchi costituivano razze separate dato che non era mai accaduto che si mescolassero nel corso della storia. Kant, comunque, non postulò mai la superiorità di una razza su tutte le altre: come Herder, egli apparteneva all'illuminismo.
    Una volta che l'importanza dei fattori ambientali era stata messa in dubbio in nome della purezza razziale, gli antropologi iniziarono ad occuparsi sempre più dell'origine delle razze. Alcuni credevano, seguendo il racconto della Genesi, ad un'origine comune di tutte le razze (monogenisti), mentre altri ritenevano che le differenze fisiche tra gli uomini fossero troppo grandi per essere ricompresse in un'unica specie (poligenismo). Questa concezione fu sostenuta dapprima nel'700 da coloro che volevano sbarazzarsi del pensiero religioso e biblico, per diventare poi, nell''800, un mezzo ulteriore cui ricorrere per distinguere una razza pura da tutte le altre. Gli antropologi, così come gli storici e i linguisti, ipotizzarono la presenza di un'essenza ereditaria, manifestatesi nelle peculiarità visibili che contrassegnano i membri di una razza.
    Queste idee venivano diffuse attraverso una serie di società culturali, come la Société Ethnologique di Parigi (1839), la quale proclamava che le razze dovevano essere distinte per "organizzazione fisica, carattere morale e intellettuale, e tradizioni storiche". La supposta identità di razza e di cultura era anche sulla base del programma dell'Ethnological Society di Londra (1834). Antropologi e linguisti avevano già preparato la strada ad una corrente che considerava tutte le razze straniere come occupanti una qualche posizione intermedia tra gli uomini e le scimmie. Dalla metà dell''800 in poi molte società scientifiche, come l'Anthropological Society di Londra (1863), assunsero atteggiamenti nettamente razzistici verso i popoli che erano oggetto delle loro ricerche. Uomini come J. Hunt adottarono l'argomento poligenista secondo cui le suture craniche del Negro si chiudono prima di quelle dell'uomo bianco, limitando così il suo sviluppo mentale.
    Il razzismo prendeva slancio fra i popoli europei radicandosi saldamente in una parte della popolazione colta e istruita.


    SVILUPPO DELL'IDEOLOGIA RAZZISTICA SINO ALLA GRANDE GUERRA.L'Essai sur l'inégalité des races humaines (1853-1855) del conte A. de Gobineau è basato sull'antropologia e la linguistica quali si erano venuti sviluppando verso la metà del secolo, alle quali egli aggiunse un'accentuazione politica e culturale: le sue teorie razziali miravano a spiegare gli sconvolgimenti sociali e politici del suo tempo. Nelle sue mani il razzismo divenne una spiegazione della decadenza dell'età moderna e, sotto quest'aspetto, egli preannunciò lo sfruttamento politico che del razzismo si sarebbe fatto in tempi successivi. A tal proposito Gobineau classificò le razze nere, gialle e bianche a seconda della struttura sociale e della società che avevano prodotto. Le razze gialle si erano mostrate abili nel commercio e nell'industria, ma incapaci di guardare al di là di siffatte conquiste materiali. Le razze nere erano incapaci di produrre società stabili ed erano sempre bisognose di controllo esterno. Soltanto la razza bianca rappresentava tutto ciò che egli riteneva nobile: una superiore spiritualità, l'amore per la libertà e un codice personale fondato sull'onore. Klemm divise l'umanità in razze attive e passive.
    Questo tema venne divulgato più tardi in Geschlecht und Charakter di O. Weininger (1903), nel quale si dava ad intendere che gli Ebrei erano la razza femminile e passiva mentre l'ariano era mascolino e creativo.
    Il libro di Weininger divenne un punto di riferimento della successiva letteratura razziale.
    Il tipo ariano ideale aveva una pelle chiara, mentre i capelli biondi e gli occhi azzurri riflettevano la forza vitale simboleggiata dal sole. Idee del genere si dirigevano contro le razze che non partecipavano al tipo ideale. Nella seconda metà dell''800 un razzismo di questa sorta venne applicato dai tedeschi nei confronti dei francesi e viceversa, ma fu soprattutto l'antisemitismo ad alimentare le idee razzistiche. La ragione di ciò era semplice:
    gli Ebrei sembravano rappresentare una cultura straniera nel cuore dell'Europa.

    Finché gli Ebrei erano stati costretti a vivere nei ghetti, pochi autori avevano mostrato interesse per loro, ma, con l'emancipazione ebraica all'inizio dell''800, l'atteggiamento cambiò. L'emancipazione era stata concessa sulla base del presupposto che gli Ebrei si sarebbero liberati di quelle che l'illuminismo aveva considerato le loro qualità negative: la preferenza per le attività commerciali e le superstizioni della loro religione. Non appena gli Ebrei, però, ottennero il diritto di cittadinanza e cominciarono a competere con successo nelle attività economiche e nella vita sociale, i loro nemici, li accusarono di perseverare nelle loro abitudini "ebraiche" malgrado l'emancipazione.
    Un tale sentimento antiebraico non doveva però condurre necessariamente al razzismo poiché c'erano coloro che continuavano a credere che il "buon ebreo" potesse liberarsi delle sue qualità "giudaiche". Coloro invece che credevano nelle differenze razziali cominciarono a patrocinare la guerra razziale. Nella seconda metà del secolo, il darwinismo dette un fondamento scientifico alle idee di guerra e di lotta e, una volta di più, gli atteggiamenti irrazionali maturati in precedenza si dimostrarono più importanti della teoria scientifica alla quale pretendevano di collegarsi. Il darwinismo sociale proclamò che la sopravvivenza dei più idonei, insieme col diritto della forza, costituiva il principio in base al quale governare la vita degli uomini e degli Stati. La razza doveva dimostrarsi abbastanza "idonea" da vincere la lotta. Soprattutto in Germania che una siffatta eugenetica (perfezionamento della specie umana attraverso selezioni artificiali operate tramite la promozione dei caratteri fisici e mentali ritenuti positivi e la rimozione di quelli negativi) razziale divenne popolare. Sistemi furono escogitati per permettere agli ariani di riprodursi in condizioni ideali. Il culmine di questo sviluppo si ebbe nella Germania nazista, con il tentativo delle SS di assicurare la purezza razziale attraverso l'accoppiamento controllato di autentici e selezionati partners ariani. Programmi del genere prevedevano anche l'eutanasia, che i nazisti dovevano praticare in seguito. Divenne un luogo comune dell'eugenetica razziale il principio che, nell'interesse della sopravvivenza razziale, il malato incurabile, il pazzo fisicamente deforme dovessero essere sterminati.


    immagine Bambino disabile tedesco destinato ai crematori di Hitler
    Le teorie politiche, sociali, psicologiche e biologiche citate fin ora hanno permeato e alimmentato l'odio e l'intolleranza nei confronti dello "straniero", fino ad arrivare all'orrenda idea di sterminare uno stesso essere umano solo perchè considerato "diverso" attraverso l'olocausto della seconda guerra mondiale. La domanda che ci dovremmo porre è: diverso da chi e da cosa? Avendo tutti delle braccia, delle gambe, degli occhi, dei capelli, un cuore, una testa ecc siamo di conseguenza tutti uguali, ma unici. E' assurdo pensare che tutt'oggi ci possano essere delle discriminazioni razziali nelle persone di colore. Dovremmo incominciare a guardare con gli del cuore e non più con gli occhi degli altri infangati dai pregiudizi. Forse se iniziamo a dare il buon esempio noi in primis partendo dai nostri figli, nipoti ecc. fra quattro o cinque generazioni probabilmente il razzismo rimarrà solo un brutto ricordo. Tuto ciò nella speranza che si possa avverare un'utopia.
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    Messaggio  Daiana Marotta Gio Mag 12, 2011 5:10 pm

    Questo laboratorio, ha fatto in modo che riuscissi non a guardare, ma a vedere, percepire, osservare per bene le immagini, ricavandone il vero significato trasmesso oppure semplicemente trovare una mia personale interpretazione. Ho posto l’attenzione su più quadri e perlopiù sulla storia che si celava dietro l’immagine espressa dal pittore o pittrice stessi.

    Il primo quadro è: Il Ragazzo Zoppo di José Ridera Lo Spagnoletto.

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione - Pagina 12 Ragazz10

    Poche volte, gli artisti hanno dedicato spazio a soggetti come questo ragazzo o meglio non è mai stata concessa tanta dignità e tanto onore. Ribera rappresenta il protagonista come se si trovasse davanti ad un personaggio di un’alta classe sociale: un condottiero, un sovrano, un grande letterato. Volendo fare una piccola analisi nella profonda descrizione del quadro, possiamo aggiungere che il ritratto è come se fosse dipinto dal basso in modo da farsì che l’attenzione subito si ponga sulla “diversità” del ragazzo, ma nello stesso tempo rende lo stesso personaggio maestoso e potente. Personalmente la vedo come una sentita partecipazione a questo lato della società napoletana del tempo del pittore. Potrebbe essere visto come un' occasione per riaffermare un sentimento di fiduciosa solidarietà per il mondo diseredati. Il ragazzo viene rappresentato con il sorriso sulle labbra che come ho letto durante le mie ricerche, viene inteso come l’unico modo per superare i mali che potevano affliggere i membri della società del 1642.



    Questo non è un vero e proprio quadro, bensì mi ha colpita la storia che caratterizza la pittrice:
    Frida Kahlo


    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione - Pagina 12 Dr_far10

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione - Pagina 12 La_col10

    Rappresenta un desiderio continuo di gioia di vivere che ci sorprende sapendo che all'età di diciotto anni, in seguito ad un incidente, viene impalata da una sbarra di metallo dell'autobus su cui ritornava da scuola insieme ad Alex, suo compagno e amico: la sua spina dorsale viene fratturata in tre punti nella regione lombare, il bacino schiacciato, il piede destro spezzato, le pelvi rotte trapassate da parte a parte dal corrimano, situazione che le impedirà di conoscere la maternità, se non per pochi mesi, perché avrà solo aborti.
    Per il suo immobilismo, gli fu regalato un letto a baldacchino con uno specchio sulla parte superiore, in modo tale che si potesse vedere dal letto stesso. E proprio in questa immobilità forzata e duratura Frida troverà nella pittura il tramite, lo strumento per esprimere tutta se stessa con quel suo linguaggio particolare.
    Per l'intera vita porterà con sé un dolore continuo e lacerante ma nonostante le trentadue operazioni, Frida Kahlo vivrà la sua vita con quella allegria che ha sempre ostentato in pubblico per nascondere invece la tristezza, il dolore, l'angoscia e la sofferenza che manifesterà sempre e comunque nei suoi quadri: un misto di dolore ma anche di forza, quella sola forza capace di reagire anche a situazioni che non hanno rimedio.
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    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione - Pagina 12 Empty IL RAGAZZO ZOPPO..

    Messaggio  antonella calabrese Gio Mag 12, 2011 6:05 pm

    La cosa che mi ha maggiormente colpito della lezione di oggi, è stata vedere diversi dipinti che mostravano soggetti disabili, con malformazioni..un tema che nell’arte non è così frequente..
    Ho scelto il quadro di Rubera "il ragazzo zoppo" perchè la prima cosa che ho notato, è stata che l’autore ha dato al suo personaggio una sorta di dignità, di fierezza..come si evince dal suo sguardo fermo, deciso.
    I principali soggetti che dipinge questo pittore sono generalmente santi che mostrano un corpo alquanto sofferente: l’artista dipinge liberamente il brutto, lo storpio,la sofferenza..senza porsi troppi problemi, e questo è insolito vista l’epoca in cui opera, un periodo che vede come protagonista l’elite, e che esalta la bellezza e la perfezione.
    Mi ha sorpreso vedere la faccia sorridente del ragazzino che contrasta con un paesaggio tutt’altro che bucolico; credo che questo sia un messaggio molto chiaro: il protagonista sorride, nonostante la sua malformazione; secondo me in lui si rispecchia un po’ tutta la società napoletana, che cerca di vivere al meglio senza lasciarsi affondare dalle avversità.
    Ribera non vuole assolutamente suscitare divertimento nel pubblico, ma piuttosto far emergere un sentimento di solidarietà.
    Forse è proprio da qui che dovremmo prendere spunto un po’ tutti noi: imparare ad affrontare e ad amare la vita a prescindere dalle difficoltà o dai momenti bui che, inevitabilemente, incontriamo nel nostro percorso; proprio come fa il ragazzino che mostra tranquillità e dignità, nonostante la sua malformazione e va incontro alla vita e alle sue difficoltà con la migliore delle armi: il sorriso!!!!!!
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    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione - Pagina 12 Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  AlessandraMori Gio Mag 12, 2011 6:25 pm

    La mia attenzione è stata attirata dal ritratto di Anita Berber di Otto Dix.
    E'stata una ballerina, attrice e scrittrice tedesca, vissuta nel periodo della Repubblica di Weimar e ritratta da Otto Dix nel celebre dipinto "La bellerina Anita Berber".
    In questo ritratto Anita cerca di mostrarsi normale e sfociare la sua bellezza e femminilità ma in realtà dietrò tutto ciò era una donna fragile che faceva uso di cocaina e di alcool , infatti dallo sguardo e dalle labbra si nota una certa tristezza e gli eccessi fatti nella sua vita!
    Questa donna da subito l ho accostata alla modella anoressica Isabel Caro, anche se sono 2 percorsi diversi , ciò che le accomuna sono forse gli occhi e la loro forza!
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    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione - Pagina 12 Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  MarialuisaDiCostanzo Gio Mag 12, 2011 6:43 pm

    Vorrei iniziare dicendo che come sempre quest'esperienza mi da tanto...infatti è bello poter esprimere i propri pensieri riguardo argomenti, esprimere il proiprio punto di vista senza essere criticati da nessuno..in questo contesto potremmo quasi parlare di democrazia dove tutti sono uguali e si rispettano! magari fosse così nella realtà quotidiana..!!adesso ritorno al tema del laboratorio.. [ Smile ]
    Trattando l'argomento dei soggetti con disabilità nell'arte mi sono molto incuriosita ed interessata e quando sono rientrata ho rivisto le immagini e ho cercato di approfondire il significato di quello che hanno maggiormente catturato la mia attenzione, in particolare il quadro di Ribera "il ragazzo zoppo" "la donna barbuta", Otto Dix "I GIOCATORI DI SKAT" .I dipinti mi hanno fatto nuovamente riflettere sulla condizione dei disabili nella nostra società nella quale la discriminazione ed il pregiudizio nei confronti di chi ha un corpo “diverso” sono duri a morire. La moderna ossessione di corpi sempre giovani, privi di imperfezioni,ricostruiti, viene messa in crisi dall’apparire di corpi che non rispondono a questi canoni. Ecco perchè è difficile costruiire una relazione con un ragazzo che ha un piede storpio oppure con un ragazzo che non ha nè le mani,nè piedi ,a cui manca un occhio o possieda quelle sembianze che lo classificano come deforme, invalido, disabile...
    Leggendo l'opera di Ribera ho capito cosa veramente il quadro vuole esperimere e cioè : "Lo storpio simboleggia la misericordia presso i poveri e illustra, insieme alla sua povertà, uno dei modi per pervenire alla santità: povertà e carità erano infatti considerate dalla Chiesa come massime virtù. Il sorriso aperto del fanciullo rammenta invece un'altra idea tipica del tempo, quella del riso sentito come il modo più efficace per superare i mali dell'esistenza: sorridendo mentre riceve l'elemosina, il fanciullo dispensa la grazia utile alla salvezza al generoso benefattore" ed è appunto cio che ho provato appena ho guardato l'immagine. Ho avuto la sensazione di vedere un ragazzo spensierato, povero si, lo si vede da quello che indossa, ma comunque felice di essere al mondo, e questa è una cosa molto importante perchè è rassicurante, e non è cio che potremmo pensare di una persona con problemi motori... leggendo l'opera di Ribera ho capito cosa veramente il quadro vuole esperimere e cioè : "Lo storpio simboleggia la misericordia presso i poveri e illustra, insieme alla sua povertà, uno dei modi per pervenire alla santità: povertà e carità erano infatti considerate dalla Chiesa come massime virtù. Il sorriso aperto del fanciullo rammenta invece un'altra idea tipica del tempo, quella del riso sentito come il modo più efficace per superare i mali dell'esistenza: sorridendo mentre riceve l'elemosina, il fanciullo dispensa la grazia utile alla salvezza al generoso benefattore".
    Il quadro di Otto Dix "I giocatori di skat", rappresenta tre militari reduci di guerra, dove sono evidenti gli effetti che la guerra ha prodotto su di loro. Un rappresentazione che va davvero oltre l'immaginazione. Ciò che mi ha stupita è proprio l'espressione dei tre giocatori dal quale si intravede, i dal volto deturpato, un sorriso come se niente fosse accaduto, come se loro fossero lì da sempre, senza che il tempo i fatti o altro abbiano cambiato nulla. Forse l'intento dell'autore, rappresentando dei reduci di guerra che giocano a carte, è stato quello di lanciare un messaggio, ossia, che nonostante tutto la vita continua.
    Il quadro de "La donna barbuta" è stato molto discusso non avendo nulla di femminile ma è un fatto reale!L’opera ritrae Maddalena Ventura, una donna abruzzese realmente esistita, dai tratti a dir poco mascolini e con una folta barba mentre allatta uno dei suoi figli, e questa donna,nonostante la sua fisionomia maschile viene ritratta mentre allatta il suo bambino... inizialmente sono rimasta un pò sconvolta, ho sorriso ma poi ho pensato e ho capito che come ogni mamma,anche quella donna stava compiendo uno dei gesti più belli che esistono verso il suo bambino... l'unica mostruosità è non accettare l'esistenza di queste cose e condannarle a priori. Poi inoltre vorrei aggiungere che questo quadro è di forte attualità perchè con tutte le coppie di fatto esistenti che hanno adottato bambini o addirittura di quella donna che è diventata uomo grazie ad un trapianto che sta con un altra donna e che si è fatta fare l'inseminazione perche la sua compagna è sterile nulla piu sconvolge!
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    Messaggio  Chiara Catalini Gio Mag 12, 2011 6:57 pm

    L'immagine che più delle altre mi ha colpito è "Lo storpio" di Ribera. L’autore affronta spesso ciò che è diverso, non bello, e lo esprime non per meravigliare ma per portare all’attenzione degli osservatori quella parte di umanità che solitamente la società vuole ignorare. Quindi è sul concetto di disabilità che ci dobbiamo soffermare intesa come incapacità, dovuta ad una menomazione, di svolgere determinate funzioni e compiti nel modo considerato "normale" per un individuo. La tela è del 1642 ed è da sottolineare come già in quel periodo veniva rappresentato un tema tanto delicato, lontano decisamente dai canoni di bellezza tipici di quel tempo. Oltre ad essere disabile il ragazzo raffigurato è appartenente ad una classe sociale molto bassa alla quale pochissimi autori di quel periodo hanno dedicato dipinti. Una delle più grandi autrice che affronta il tema della disabilità è la Murdaca la quale si sofferma in particolar modo sulla complessità e umanità della persona disabile e sul suo inserimento nella società. Essa afferma infatti che è il contesto sociale a determinare la condizione di handicap, sono gli ostacoli e le barriere fisiche a favorire il processo di esclusione. L'ambiente può essere una barriera o un facilitatore in quanto può migliorare il contesto diminuendo la disabilità. Occorre una nuova cultura della disabilità e una nuova conoscenza di essa, attenta non solo all'assistenza del soggetto disabile ma anche centrata sul riconoscimento della persona in evoluzione e sull'integrazione di essa. L'obiettivo è la valorizzazione della persona umana con il rispetto delle differenze, considerazione presente nella riforma scolastica del 2003. L'integrazioene deve essere un processo continuo non un punto d'arrivo, una ricerca continua i soluzioni per preservare i diritti dei disabili. Inoltre é importante anche il concetto di cura che deve essere presente in ogni agire educativo, come progressiva emancipazione delle persone coinvolte.
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    Messaggio  mariarosaria d'agostino Gio Mag 12, 2011 7:21 pm

    sono appassionata d'arte ed in quanto tale trovo tutte le opere stupende.Scelgo comunque di commentare il ragazzo zoppo dove prevale non la bellezza estetica ,ma ha un certo rilievo la bellezza interiore.Ho scelto tale opera perchè il protagonista rappresenta a mio avviso un esempio di resilienza dato che sembra quasi che l'ausilio del bastone sia una parte stessa del ragazzo.Il ragazzo non appare vinto dal suo problema ,ma appare tranquillo ,oserei dire DOMINATORE DEL SUO PROBLEMA.è UN GRANDE ESEMPIO DI RESILIENZA E DA CIò è POSSIBILE COGLIERE UN GRANDE MESSAGGIO DI SPERANZA E UN INVITO A LOTTARE PER USCIRE VINCENTI DA UNA SITUAZIONE DISAGIATA COME QUESTO PROTAGONISTA.
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    Messaggio  Annalisa Nunziata Gio Mag 12, 2011 7:32 pm

    L'immagine che mi ha colpito di più è stata la "Venere di Willendorf",una statuina preistorica in pietra alta 11 cm.Attualmente si trova al museo di Vienna.Questo è un esempio di come era importante la figura della donna.La statua rappresenta una donna,mettendo in risalto le sue forme e rappresentando il simbolo della fertilità.La Venere di Willendorf mostra anche una visione distorta della donna e nn si ferma all'apparenza.Infatti la donna dovrebbe essere considerata non solo per l' aspetto fisico ,ma bisogna andare oltre perchè dietro all' aspetto fisico si nasconde ben altro,tantissime qualità e quindi non bisogna soffermarsi all' apparenza!
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    Messaggio  SusyCicale Gio Mag 12, 2011 8:04 pm

    Ho scelto di commentare il ritratto di Anita Berber,dipinto da Otto Dix,pittore tedesco,esponente di spicco della "Neue Sachlichkeit"..le opere di Dix più note sono state dipinte durante gli anni della fragile Repubblica di Weimar,incentrate su tematiche forti e disegnate con crudezza,come la guerra e la morte al fronte,le deformità della bruttezza,il rapporto tra eros e morte..
    Mi ha incuriosito sin dall'inizio il dipinto,il trucco e il viso marcato lasciavano trapelare qualcosa di più,secondo una mia prima visione e analisi..di primo impatto colpisce la figura di questa donna affascinante ed elegante,avvolta in un bellissimo e aderente abito rosso,in una posa da vamp..
    In un primo momento mi sono chiesta quale fosse il motivo per il quale Dix avesse scelto di ritrarre questa donna..volevo capire cosa ci fosse al di là delle apparenze..cosa non si percepisse dopo un primo sguardo all'immagine del quadro..nel leggere di lei scopro un trascorso forte,trasgressivo,inusuale..
    Mi sono chiesta chi fosse Anita Berber..chi fosse stata questa danzatrice non bella,ma che affascinava gli uomini..
    Le risposte che ho trovato sono molteplici:una giocatrice d’azzardo,una cocainomane,una bisessuale,la pioniera dell’erotizzazione della danza.Ma a quanto pare era anche una che aveva deciso la vita che voleva:l’alcool,la droga,una libertà sessuale senza freni,infrangendo tutte le regole che il suo paese si portava dietro dall’epoca guglielmina,simbolizzate in quelle Germanie di bronzo.Una che pagò di persona,con la propria vita,un falso riscatto,un’assurda redenzione.Era un'attrice e danzatrice,Anita Berber è stata uno dei personaggi più scandalosi della Repubblica di Weimar.
    Forse per questo il pittore ha scelto di ritrarre proprio lei..secondo il mio punto di vista Dix sceglie questa donna in quanto personalità forte ma nello stesso tempo fragile,perduta in un amore additato,a quei tempi oggetto di polemica..è la vita misteriosa e il suo modo di essere fuori dagli schemi ad attrarlo..penso che il pittore abbia visto in questa donna una bellezza che andasse oltre i soliti stereotipi e canoni,una bellezza che prende in maniera diversa,che affascina nonostante atipica..come se volesse andare oltre la normalità..una normalità che oggi è data dalla moda e dalla preferenze della maggioranza della societa' stessa..
    Forse la sua idea era quella di rappresentare qualcosa che si differenziasse dall'epoca in cui viveva,quasi come una trasgressione alle regole,qualcosa che andasse oltre i pregiudizi e le credenze..
    L'immagine di una donna non più schematizzata,vista non più perfetta ma con caratteristiche differenti..diversamente da ciò che accade oggi giorno..in una società in cui la bellezza è tutto,e in cui si crede che ogni persona debba avere il diritto,e quasi un obbligo di coltivarla..in cui la perfezione deve essere raggiunta a tutti i costi..cadendo nella banalità più assoluta,dove tutti sono uguali a tutti,senza differenzazioni,e quindi la bellezza si trasforma in bruttezza,proprio per la troppo somiglianza che si viene a creare tra gli individui..in un'epoca in cui si tende ad attribuire alle persone con aspetto attraente anche presunte virtù interiori come l'onestà e la bontà..

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    Messaggio  vincenza de cristofaro Gio Mag 12, 2011 9:00 pm

    L'immagine che ha catturato la mia attenzione sfogliando le varie opere d 'arte è stata quella della "donna barbuta" del Ribera .L'immagine raffigura Maddalena Ventura con suo marito e suo figlio .La donna è ritratta con una lunga barba nera e un torace peloso che allatta il suo piccolo ,sul suo viso si nota il dramma di una donna virile mentre su quello del marito un'amara rassegnazione,in alto invece è raffigurata una conchiglia o forse un arcolaio con fili di lana che rappresenta una tipica occupazione femminile,in contrappasso con la mascolinità della donna.
    Osservando attentamente il dipinto ho notato alcune caratteristiche cioè la diversità di una donna barbuta caratteristica di un uomo e la mostruosità di un uomo che alllatta un bambino caratteristica di una donna.
    ciò mi fa pensare che una rappresentazione ci una donna cosi nella nostra società non avrebbe mai successo perchè oggi ci si sofferma su un immagine di una donna perfetta .Ma secondo il mio parere non bisogna guardare solo alla bellezza esteriore ma soprattutto a quella interiore che comprende molti aspetti spesso quelli oscuri ai nostri occhi.

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