Pedagogia della disabilità 2010-11

Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.
Pedagogia della disabilità 2010-11

Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti a.a. 2010-11 periodo marzo-maggio 2011


+308
ANNUNZIATA NATALE
savio anna
Roberta Di Maso
teresamemoli
Francesca Licata
mariarosaria ranieri
giovanni gallucci
Anna Maria Carusone
francesca maria scarpati
federica carandente
liberapalino
ersilietta
mielekatiuscia90
Principia Palomba
cristina romano
Maria Vittoria Ricciola
rosadecristofaro
Giuliana Sicambro
Melania
annadefilippo
elvira pilozzi
Sara Palumbo
Amelia Orlando
concetta di lillo
flaviano immacolata
vincenza de cristofaro
SusyCicale
Annalisa Nunziata
mariarosaria d'agostino
Chiara Catalini
MarialuisaDiCostanzo
AlessandraMori
antonella calabrese
Daiana Marotta
natale camilla85
ChiaraPalumbo
Laura Loina
SorrentinoOlga
simona liardo
Giuseppina Palumbo
Francesca Frongillo
Maria Mercone
nunzia puocci
MiriamFalanga
turco valentina
teresa lunario
silviarippa
alessia cicala*
MariaFCostantino
florentina tufo
AntonellaMunno
Borriello Mariaelena
immacolata
flaviano gessica
sofia fontana
cristina riccardi
RosannaPepe
RosaIncarnato
Rosaria Antonia Conte
di girolamo giuseppina
111000295
Caterina Vettolieri
Rossella Tomeo
maria carmela iazzetta
gaetana fiorillo
Marilena Sabatino
NoemiMaffia
carmen viscovo
Maria Carbone
AnnaDiSarno86
caliendo irene
Rosa De Luca
luciaparadiso
raffaela_bossa
altieri carmela
Benedetta Trupiano
LuciaDeGregorio88
Daniela Vellecchi
Alessia Iovinelli
BarbaraGrande
chiara.forino
mariacantice
AlessiaCarrozzino
Veronica Tonia Mennillo
Paola Ginobello
Lucente Giuseppina
RosannaDiMare
Sonia Cristillo
vera.panico
Gina Losapio
Emanuela Di Maio
RitaAltheaArcopinto
GiovannaCasiello
maria martina femiano
federicanobile
arato andrea carmine
Ioffredo Veronica
ChiaraDiNola
angelazara
Maddalena Manna
mariaderosa
Gaia Violante
ElenaIntignano
Raffaela Fatima Bottiglie
Rosa Palumbo
AntoniettadeGaetano
teresa lasco
maria viro
RobertaCipolletta
fernanda di biasi
Imma Malerba
Rosa Lupoli
enza bernardo
AnnaPagliuca
Raffaella De Paolo
Giusi Balsamo
mariarosariacacciapuoti
felicialuongo
Rosa Vitiello
luciacacciapuoti
luanacirma
Maria Giovanna Sodano
russo rosa 1989
Martina Verde
Tommasina Formicola
maria rosaria paolillo
emanuelaerrichiello
veronicadolce
Maria Luisa Ceriello
Leone Ida
Assunta Pilato
mariateresa pellegrino
SaraGallo
immacgaeta
Serena Pompeo
MariangelaCavallo
alessiacarannante
iolandaborrelli
cosimo fabiana
carlarusso
IvanaTammaro
IVANA D'ANNA
salvatore apredda
Caterina Panico
AlessandraCarfora
marika.roberto
simona amoroso
Marialda D'Auria
Zampella Luana
Roberta Sorrentini
raffaella ammirevole
Federica Spalice
MartinaRitaIzzo
mariarosaria catuogno
dianascione
ornella tregua
Carmela Carbone
martina_stifani
luisa sacco
Enza Sorrentino
emiliafelago
Daniela Del Prete
martina esposito
giovannarennella
Francesca Basile
roberta
teresaferraro
anna raffaella carannante
carmelapignatiello
antonia trinchillo
Maria Rosaria Lombardi
martina saiano
Maria Grazia Ferri
claudia cancro
d'ambrosio ernestina
ANNA SEQUINO
Fabrizia Pinto
orsola maria ferraro
MariaRosaria Lettieri
marcella saiano
Maddalena Antignano
Filomena Cirillo
mariafabiano
TERESA TARANTINO
Alessia Belperio
MariaVerrone
RosaBorrelli
Mariadesimone
Sonia
Adriana Moscatiello
saragiuditta
NUNZIA PINTO
andreozzi domenica
Claudia Lo Zopone
Alda Falco
Virginia Maddaloni
rosariaverde
giuseppa reccia
Di Finizio Maddalena
angelaesposito
Ilaria Galano
Loffredo Michela
talotti laura
Giusypelliccia
Arianna Prato
RosariaLaprovitola
saraamoroso
Alessia Guidotti.
Marianna Belcranio
marasco immacolata
carmela panico
maria reccia
carolina_iacuaniello
silvia
DomenicaMaiello
raffaella
MagdaVisconti
SaraMercadante
pascarella mariateresa
veronica spinosa
Andreozzi Teresa
nicolettabarbato
giusyd'arbitrio
Fabiola pinto
filomena granato
brigidaannunziata
StefaniaPerna
lidia postiglione
ilaria gondola
daniela palumbo
Claudia Matarazzo
AprileAlessia
mariabarbarino
AlessandraPalermo
Schiano di Cola Maria P.
rosa micillo
stefania del villano
linapaudice
nunziomarrone
Giuseppina Picozzi
Rosaria Polverino
Rusciano Deborah C
GiusyDell'Isola
gaetanatartaglione
mara pipola
angela.bazzicalupo
Daniela Caiazzo
Maria Scotto di Cesare
Paola Pignatelli
talyèdirmilli
Annapina Di Fraia
annamariaruopoli
Diana Telese
antonellacecere
Mgrazia Piscopo
MariaPetrone
veronica romano
Ester Giacobbe
lipartiti rosa
RaffaelaVolpe
Marino Francesca Paola
faustapiscopo
amelia prassino
claudia ardito
immadalelio
CinziaDeMartino
Sorgente Simona
mariagraziarusso
marianna durni
Maria Francesca Avolio
martina miccoli
vincenza d'agostino
rossella bonito
martina
Viviana Parascandolo
Viviana Esposito
Carmen.Castellone
VivianaNobili
NicolinaBelluomo
Stefania Lamberti
valentina chiummariello
fabianaspena
Marisa Gallo Cantone
alessia longano
cristiane iodice
papa elisabetta86
tina raillo
CarolinaGalluccio
Simona Sisto
mariagaglione
lidia marinaro
nicla ruggiero
Annunziata Piccolo
irma di capua
FRANCESCA SANNINO
roberta pengue
annabattaglia
Anna Rita Barbati
Diletta M.R Clemente
AlessiaRosa
nadia ritaccio
rachele.carbone
annapaola loffredo
Annamaria d'avino
annapiro
PellicciaAfrodite
Vincenzo Raia
Admin
312 partecipanti

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    avatar
    Admin
    Admin


    Messaggi : 58
    Data di iscrizione : 02.03.11

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  Admin Lun Apr 18, 2011 1:13 pm

    forum integrativo
    Arte e disabilità
    *troverete il Materiale di spunto per il forum Arte e disabilità I parte e II parte in area docente desanctis sezione materiali didattici, pedagogia della disabilità 2010-11 (nuovo) leggetelo e poi commentate una opera d'arte a scelta qui.
    buon lavoro!
    la docente


    Ultima modifica di Admin il Mer Mag 11, 2011 8:58 am - modificato 3 volte.
    Vincenzo Raia
    Vincenzo Raia


    Messaggi : 37
    Data di iscrizione : 03.03.11
    Età : 35
    Località : Somma Vesuviana

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty (spero di aver centrato l'argomento proposto)

    Messaggio  Vincenzo Raia Lun Apr 18, 2011 6:32 pm

    L’immagine che ho scelto e che più mi ha ispirato è stata quella della VENERE DI WILLENDORF. Se devo essere sincero, non ho mai visto questa foto, eppure quando mi è apparsa davanti allo schermo quando ho aperto il power point mi ha subito colpito e mi è venuto in mente il tema trattato dal libro: “Deformazioni“ ( cap 5 Nozioni). La venere di Willendorf o donna di Willendorf che si trova nel museo di Vienna è una statuetta di 11 cm e si tratta di una delle più famose veneri paleolitiche. Più che una figura femminile, la statua spiega le proporzioni alterate. Il seno e la vulva sono molto gonfi. Le braccia sottili sono congiunte sul seno e la testa si direbbe coperta da trecce o da un qualche genere di copricapo. Si pensa che rappresenti la fertilità e il colore rosso con la quale la statuetta è dipinta ricorrerebbe al sangue mestruale. Il capitolo 5 del libro parla appunto dell’immagine della donna che viene fuori dai mezzi di comunicazione. Una donna, nuova, modificata, diversa attraverso le altre forme della bellezza: il grottesco, il brutto, il mostruoso. Vedendo al foto, a dire la verità fa un po’ impressione, ma non bisogna mai fermarsi all’apparenza, dietro quel volto brutto c’è dietro una storia. In tutto il 900 si è parlato di “corpo nudo”, esso non è solotanto oggetto di fruizione estetica ma ciascun individuo lo guarda in base al periodo storico, infatti la statuetta fu rinvenuta nel 1908 dall'archeologo Josef Szombathy, in un sito archeologico risalente al paleolitico, presso Willendorf, in Austria. Vorrei concludere con l’opinione di REMO BODEI, "il brutto è sempre stato considerato come l’ombra del bello e per comprendere il deforme dobbiamo recuperare l’idea di brutto soprattutto nell’arte".

    https://i.servimg.com/u/f27/16/27/47/06/459px-10.jpg
    PellicciaAfrodite
    PellicciaAfrodite


    Messaggi : 24
    Data di iscrizione : 03.03.11

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  PellicciaAfrodite Lun Apr 18, 2011 8:09 pm

    Ad essere sincera,anche a me ha colpito maggiormente l'immagine della "Venere di Willendorf".
    Devo dire che,ogni volta che ho incontrato quest'immagine sui libri d'arte,ha sempre suscitato interesse nei miei confronti.
    Si tratta di una delle rappresentazioni femminili più considerata, anche se, a prima vista, invece di vedere la femminilità, riesco a vedere solamente un corpo deforme; fermandomi all'apparenza vedo una donna dal corpo deforme.
    Ecco, le deformazioni, argomento molto discusso nel libro del corso.
    Dobbiamo comunque sapere le caratteristiche che ha questa statuetta, prima di vedere solamente un corpo deforme.
    Fu realizzata intagliando un frammento di roccia calcarea e venne colorata con una tintura a base di ocra rossa, simbolo della fertilità o portafortuna.
    Particolare rilievo hanno alcune parti del corpo: il seno, la pancia i fianchi ed il pube. Le braccia appogiate al petto sono appena tratteggiate, il volto è occultato, i piedi non sono rappresentati.
    Ciò che si vuole rappresentare è un'immagine simbolica della maternità in senso astratto; un'immagine concettualizzata della fecondità, intesa come capacità procreativa.
    Queste qualità rappresentano i valori principali della civiltà del Paleolitico, che viveva in condizioni di sopravvivenza molto difficili. La possibilità di procreare, era probabilmente un valore sacro, visto come una possibilità di vivere attraverso i figli, oltre la morte.
    Nel libro si parla molto della diversità dei corpi attraverso le forme "altre" della bellezza: il grottesco, il brutto e il mostruoso. L'immagine della donna che viene fuori dai mezzi di comunicazione è nuova,diversa,modificata,deforme.
    Ed ecco che nell'arte, come nella letteratura, un'immagine della donna totalmente diversa: una donna nuda,in cui si mettono in risalto i fianchi,il ventre, il seno in modo da renderla deforma ai nostri occhi, ed invece si vuole solamente esaltare la femminilità e la fertilità della donna.
    A questo punto, secondo me, ci sarebbe da fare una considerazione:un confronto tra questa donna rappresentata dall'arte e tra una donna rappresentata dai media: quest'ultima è una donna totalmente diversa in quanto, non vengono più messi in risalto il "ventre materno" ma un "ventre piatto" , non più dei "fianchi prosperosi" ma dei "fianchi quasi invisibili" da poter trasmettere la bellezza attraverso la magrezza.
    In questo ultimo caso possiamo parlare di un "femminile mancante",deforme(senza curve,senza carne)di fronte ad una totale rappresentazione di "femminilità" rappresentata dalle tante curve di una donna.
    annapiro
    annapiro


    Messaggi : 23
    Data di iscrizione : 04.03.11

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  annapiro Lun Apr 18, 2011 8:53 pm

    tutti i dipinti li trovo estremamente meravigliosi,in quanto abituata ad un concetto di bellezza diverso, quello della perfezione insegnatomi al liceo artististico,come quello di Caravaggio,Botticelli ecc....Trovo invece in queste rappresentazioni nuove molto significative e piene di sensazioni,tra i tanti ho scelto quello di Ribera-ragazzo zoppo:il concetto di bellezza,è raffigurato non esteticamente dalla figura del ragazzo,ma attraverso la bellezza dell'anima,la normalità è secondo me espressa dal suo atteggiamento ovvero dalla postura,dove il bastone ritenuto sussidio per la sua menomazione egli lo mostra come rappresentazione di forza e bellezza,la sua disabilità è letta nel dettaglio o dal titolo,quasi trasparente dall'occhio dell'osservatore,questo dipinto rappresenta una realtà sofferente dove le persone reagiscono al contesto con grande forza d'animo,rappresenta il superamento delle difficoltà attraverso la semplicità di un sorriso,come segno di resilienza
    avatar
    Annamaria d'avino


    Messaggi : 30
    Data di iscrizione : 03.03.11
    Località : napoli

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty 13 bis:arte e disabilità

    Messaggio  Annamaria d'avino Lun Apr 18, 2011 9:35 pm

    Arte e disabilità un binomio da scoprire e da integrare;l'opera che ho deciso di commentare è:VENERE DI WILLENDORF,si tratta di una delle più famose veneri paleolitiche che raffigura una donna,più che di un ritratto realistico di una figura femminile,si tratta di una sua idealizzazione,la vulva e il seno sono gonfi e pronunciati,cosa che suggerisce l'intenzione di rappresentare un significato fortemente connesso con la fertilità.il volto non è visibile ,la testa si direbbe coperta da trecce o da qualche genere di copricapo,appena l'ho vista mi è venuto in mente quel corpo deformato che rappresenta la mostruosità.
    In una delle ultime lezioni abbiamo proprio menzionato il corpo,in particolare quello femminile riferendoci alle tecnologie come miglioramento,e si è parlato del corpo femminile e di quanto questo abbia subito delle notevoli mutazioni dettate dai canoni della società e della moda,di quel corpo alla kate moss che oggi rappresenta una delle icone maggiori all'interno del panorama televisivo.
    A mio avviso dovremmo parlare ed approfondire i canoni di bellezza e di mostruosità,facendo riferimento anche al testo della BRAIDOTTI che viene citato all'interno del libro: corpo tecnologie e disabilità.
    Molto spesso ci troviamo a pensare che il mostro, il brutto sia quello che incarna la disabilità,colui che è diverso,da tenere lontano e questo nell'immaginario collettivo si trasforma in quello che impersonifica il cattivo,ma a volte ci troviamo proprio all'opposto,io mi considero una persona che ha una fisicità normale però molto spesso combatto con gli occhi altrui,con coloro che magari ti vedono altro rispetto a loro e per questo quasi non ti considerano,tutti noi dovremmo essere quello che più ci rappresenta,come quella statuetta che se anche porta il nome di venere,da molti criticata,è li ed è anche una delle più famose; mostruosità?? bisogna partire dal grado zero........
    annapaola loffredo
    annapaola loffredo


    Messaggi : 31
    Data di iscrizione : 06.03.11
    Età : 35
    Località : torre del greco

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty 13 bis:arte e disabilità

    Messaggio  annapaola loffredo Mar Apr 19, 2011 6:52 am

    Sfogliando le tele presentate dalla docente con power point l ‘immaginE che ha colto SUBITO la mia attenzione …è quella del Ragazzo Zoppo di José Ridera( Lo Spagnoletto) La tela mostra innanzi tutto la libertà dell'artista di fronte alla trattazione di un tema reso in modo originale e decisamente fuori dalle etichette rappresentative. Difficilmente ad un”disabile” è stata concessa dall'arte tanta dignità e tanto onore, non tanto per essere entrato nei ranghi della pittura, quanto per come vi è entrato. Ribera osserva il piccolo mendicante come se si trovasse davanti ad un personaggio di alto rango: un condottiero, un sovrano, un grande letterato.

    fonte (la docente): http://www.artfold.org/quadro/36/Ragazzo_Zoppo.html

    La figura del giovane occupa tutto lo spazio della tela ed è osservato da una posizione ribassata che conferisce al suo piccolo corpo deforme maggiore importanza. Il punto di vista ribassato pone in primo piano proprio l'irregolarità dei piedi, resi con una minuzia descrittiva che non ha nessuna intenzione derisoria, né risponde al gusto per il grottesco e per l'insolito che il pittore aveva mostrato in una serie di disegni giovanili. Vi è, semmai, come in altre tele simili ,una sentita partecipazione per la situazione del ragazzo, che non diviene pretesto per un 'indagine crudemente realistica, bensì un' occasione per riaffermare un sentimento di fiduciosa solidarietà per il mondo degli stracci ani e dei diseredati ben presenti nella realtà napoletana del tempo.Tanto più che questo scugnizzo non si è lasciato abbattere dal brutto scherzo giocatogli dalla natura ed anzi riesce a sorridere annullando, con la sua gioviale irriverenza e cordiale comunicatività, quel carattere di convenzionalità tipico della ritrattistica ufficiale e di parata secondo i canoni della quale Ribera ha realizzato, con intenzione anche provocatoria, questo dipinto.il quadro fu eseguito probabilmente per Don Ramiro Felipe de Guzmàn, duca di Medina de la Torres e viceré di Napoli dal 1637 al 1644, che aveva sposato in seconde nozze Anna CarafaAldobrandini, principessa di Stigliano.Un'antica iscrizione sul telaio segnala che la tela si trovava nella raccolta napoletana dei principi di Stigliano da dove, in epoca imprecisata, passò nella collezione del dottor Louis La Caze che la donò poi al Louvre nel 1869. La fama dell' opera è testimoniata dalla copia, oggi di ubicazione sconosciuta, che ne trasse Matisse negli anni della sua formazione.
    Uno storpio dispensatore di grazia
    La critica moderna, interpretando la scritta che si trova sul cartiglio che il ragazzo tiene nella mano sinistra (Da Mihi Elimosinam propter AmoremDei - Dammi l'elemosina per amore di Dio), ha letto nel quadro una simbologia tipica della Controriforma. La massima si ricollegherebbe alla teoria della salvezza dell' anima ottenuta con le buone azioni, in opposizione a quella protestante per cui ci si salva solo con la fede.”il disabile” simboleggia così la misericordia presso i poveri e illustra, insieme alla sua povertà, uno dei modi per pervenire alla santità: povertà e carità erano infatti considerate dalla Chiesa come massime virtù. Il sorriso aperto del fanciullo rammenta invece un'altra idea tipica del tempo, quella del riso sentito come il modo più efficace per superare i mali dell'esistenza: sorridendo mentre riceve l'elemosina, il fanciullo dispensa la grazia utile alla salvezza al generoso benefattore.
    rachele.carbone
    rachele.carbone


    Messaggi : 32
    Data di iscrizione : 03.03.11
    Età : 33
    Località : lusciano

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  rachele.carbone Mar Apr 19, 2011 8:23 am

    Ho scelto il ritratto della ballerina Anita Berber,perché mi ha colpito tanto la foto e il suo modo di vestire così provocante,ma quando ho letto un po’ la spiegazione accanto mi sono incuriosita e ho cercato con varie notizie di conoscerla più a fondo.
    La voglia da parte di questa donna di dare un’immagine sana è tanta e lo dimostra con la sua danza spesso indossando un pesante trucco, che nelle foto in bianco e nero e nei film dell'epoca risulta di un nero intenso, sottolineando così le sue labbra sottili e i suoi occhi,taglia i suoi capelli in un caschetto alla moda, che colora spesso di rosso,ma non si può dire che del tutto ci riesce.
    Berber non riesce a emerge del tutto sotto un’ottica positiva,a dimostrarlo è la sua dipendenza dalla cocaina e la sua bissessualità,che la fanno diventare argomento di pettegolezzo pubblico.
    Leggendo alcune notizie riguardanti Anita Berber mi viene di accostarla un po’ ai transumani(facendo riferimento al capitolo cinque di Corpo,tecnologie e disabilità),ossia coloro che sperano di raggiungere lo stadio postumano ricorrendo a farmaci,terapie anti-invecchiamento, tecniche cognitive,che permettono l’eliminazione di scarsità e malattie nel nostro corpo,in quanto questa danzatrice cerca apparentemente di mostrarsi bella,normale,anche se distrugge il proprio corpo con la droga e si presenta come una bisessuale.
    I transumani grazie alla riorganizzazione dei centri neurali del piacere e/o attraverso prodotti farmacologici,possono godere di un più vario panorama di emozioni,di sensazioni,di felicità continua,ma il rischio è che alcune patologie potrebbero causare alcuni danni all’umanità,persino mettere a rischio la sopravvivenza della specie umana.

    nadia ritaccio
    nadia ritaccio


    Messaggi : 21
    Data di iscrizione : 11.03.11
    Età : 37

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  nadia ritaccio Mar Apr 19, 2011 8:41 am

    ho scelto l'opera di Otto Dix " giocatori di skat" perchè è quella che mi ha maggiormente impressionata e ha suscitato in me un po di scalpore ed inoltre credo che sia una full immersion nell argomento tecnologie estensive in quanto i soggetti dell'opera distrutti e trasfigurati dalle conseguenze della guerra vivono con delle protesi. i volti inespressivi e i corpi aggrovigliati creano un caos e un disordine innaturale infatti vediamo come in uno spazio piccolo che comprende tre soldati cosi vicini tra loro le componenti si confondono per la presenza di molti colori accesi e davvero tanti particolari. tutto questo testimonia l'espressione della tristezza di "sentire addosso" un handicap infatti non a caso il pittore sceglie di "conciare" in modo cosi estremo i soggetti.in tal senso otto dix credo abbia voluto estremizzare e portare a rilievo quest'aspetto fornendo cosi i soldati di qualsiasi tipo di protesi quali gambe di legno,mano meccanica,bastoni,bende,mandibola di ferro, corpi metallici, occhio di vetro, e cosi via. sembrano dei disabili interessati solo al loro gioco e con occhi cinici che quasi mettono terrore, ma forse dietro quell apparente sguardo annullato si nascondono paure, incomprensioni, tormenti di chi vive una vita contrassegnato da un etichetta ahime dettata da altri, dal senso comune da chi non comprende di essere uguale e diverso dagli altri.
    AlessiaRosa
    AlessiaRosa


    Messaggi : 30
    Data di iscrizione : 03.03.11
    Età : 36
    Località : Lago Patria

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Nessuno che sia schiavo del corpo è libero (Seneca)

    Messaggio  AlessiaRosa Mar Apr 19, 2011 9:16 am

    Osservando i vari dipinti (e non solo), il primo che subito mi ha incuriosito è stato "Il Ritratto di Anita Berber" di Otto Dix.
    La prima domanda che mi sono posta è stata: Perchè Dix ha voluto ritrarre proprio lei?!?!
    Era solito per Dix - artista le cui opere più importanti risalgono alla Repubblica di Weimar- porre la sua attenzione su tematiche forti e disegnate con crudezza: come la guerra e la morte al fronte, i reduci storpi nelle città del dopoguerra, le deformità della bruttezza, il rapporto tra eros e morte, oltre a numerosi ritratti e gli autoritratti che realizzerà con costanza per tutta la vita.
    Il ritratto di Anita è caratterizzato proprio da questo miscuglio fra eros e morte: il rosso è il colore dominante che induce alla passione, alla femminilità ma allo stesso tempo il suo viso e il suo corpo,reduci da una vita molto "mondana", come diremmo oggi, inducono alla morte.
    Nonostante tutto, Anita è bellissima in quel ritratto: se non avessi letto un pò della sua vita e di ciò che era scritto vicino all'immagine postata dalla docente,tutto avrei pensato, tranne che facesse uso di droga!

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione 507px-10

    La donna quasi simbolo di perfezione, di bellezza assoluta.
    Non a caso mi rinvengono in mente Remaury e Lipovetsky e la triade: bellezza, salute, giovinezza( anche se in questo caso di salute non possiamo proprio parlare Smile).(Fonte:Nozioni introduttive di Ped. della disabilità cap. 5)
    Nelle rappresentazioni della femminilità, anche come in questo caso, la bellezza è associata all'idea che la donna abbia il "dovere" di coltivarla giungendo così sempre di più a canoni di perfezione, di bellezza sbalorditiva.
    Donne che, se volessimo rapportarci al giorno d'oggi e parlando quindi di canoni estetici rappresentati dalla TV, vengono prese in considerazione come stereotipi da seguire..ed è così che la bellezza finisce di essere tale e si trasforma in bruttezza, a mio parere!Perchè credo che la bellezza sia soggettiva: una donna è bella perchè donna..e quei brufoli in più, quei kg in più..servono a identificarci in questa società dove oramai vige l'essere comune..

    ( Ps: spero di aver centrato l'argomento xD )
    avatar
    Diletta M.R Clemente


    Messaggi : 27
    Data di iscrizione : 04.03.11

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  Diletta M.R Clemente Mar Apr 19, 2011 9:25 am

    l'Arteterapia può essere intesa come l'insieme delle tecniche per così dire "artistiche" come la musica, il teatro, la pittura... utilizzate come mezzi terapeutici, finalizzati al recupero ed alla crescita della persona nella sfera emotiva, affettiva e relazionale. l'arte come terapia è intesa, come mezzo di sostegno dell'Io, ed espressione del Sé, in grado di favorire lo sviluppo di un senso di identità e promuovere una generale maturazione ed integrazione. L'arte rende possibile “vedere”ed “esprimere”molto più di quello che le parole possono fare, poiché si tratta di una comunicazione densa di significato, che viene percepita emotivamente, anche da chi ne è semplicemente spettatore, in modo diretto. Essa incorpora idee, sentimenti, sogni, aspirazioni; mette in evidenza tante emozioni emozioni, da immensa gioia a profondo dolore, dal trionfo al trauma. In tal senso l'arte serve come mezzo di comprensione, di attribuzione di senso e al fine di chiarire esperienze interiori senza parole, che spesso sono insufficienti o mancano nel descrivere i propri vissuti, oppure possono servire da copertura e come tali non permettere un contatto profondo con il proprio mondo interiore. Sono tante le opere d'arte che mi hanno colpito dal momento che esse rappresentano quella che è l'immagine del corpo in relazione ai diversi periodi che si sono susseguiti con il passare del tempo. La venere di Willendorf, per esempio, è l'emblema di quella che era la figura della donna di un tempo... una donne dai lineamenti morbidi che incarnava quella che è l'emblema della salute e della maternità... insomma una donne idealizzata che incarna la fertilità. prima che i mass media irrompessero nella società, questo era l'ideale a cui si faceva riferimento: una donna "prosperosa". Attualmente si rincorre quello che è il concetto della perfezione senza però rendersi davvero conto di cosa significhi realmente. il perfetto è colui che segue la moda, che riesce ad integrarsi con più facilità tra i suoi coetanei perchè segue quelli che sono i canoni che ci detta la società...e qual'è il risultato di tutto ciò?. Siamo succubi della moda, di tutto ciò che è condiviso dalla maggior parte della "massa" e non siamo in grado di formulare quella che è una nostra linea di pensiero, di portarla avanti e, soprattutto, di affermarla d'anti a tutti perchè la paura del giudizio ci rincorre sempre. Tutto ciò è veramente triste. Si parla tanto di educazione, società aperta a tutti, di democrazia... ma dove sono andate a finire tutte questa parole se non si ha nemmeno il coraggio di vivere alla luce del sole per paura di essere derisi?. Io credo che si debba trovare un punto di incontro perchè se tutti quanti scendessero dai pilastri sui quali ci si pone, ci sarebbe sicuramente più interesse, più umiltà nei confronti di persone che differiscono per determinate caratteristiche. Oggi ci sono tanti corpi curati che pensano ad inseguire quella che è una taglia 38, un concorso di bellezza... si tratta di involucri vuoti. E coloro che discostano da tali canoni sono etichettati come veri e propri "mostri". Platone e Plotino parlano della mostruosità mettendo in evidenza che quest'ultima è rappresentata dal "non essere". La venere di Willendorf, con tutta la sua nudità, ha anticipato quello che è un tema ricorrente per tutto il novecento: il tentativo di liberare il fisico dal mascheramento del vestito. Ciò è stato messo in evidenza anche a Giacomo Leopardi che nello Zibaldone, parla del genere umano che nasce nudo rivelandosi in tutta la sua verità...poi interviene la storia che modifica tutto al punto da mettere in evidenza, un impossibilità al ritorno di un nudo primitivo. Pasolini, da vita a quella che è la prosopopea: una tecnica, che permette di poter dar voce ad un determinato oggetto inanimato come i capelli o una determinata parte del corpo. Tutto ha una significato proprio come i lunghi capelli portati dai ragazzi nel '60 (emblema della contestazione giovanile, simbolo di ribellione) che al giorno d'oggi, più che segni di distinzione, sono diventati segni di confusione. L'arte moderna, rovescia quelli che sono i canoni tradizionali del bello, mettendo in evidenza quella che è una vera e propria deformazione delle figure facendo del brutto un vero e proprio punto di riflessione pedagogica perchè sostituendosi alla vecchia bellezza, produce nuove emozioni. Il corpo e le sue rappresentazioni dunque cambiano. Dalla bellezza dirompente e materna della venere, facciamo un salto nel tempo arrivando così negli anni '60 in cui la modella "twiggy" (legnetto) darà vita a quello che è il nuovo modello di bellezza femminile: un corpo esageratamente magro, privo di ogni forma. A questo punto quelli che erano i vecchi canoni di bellezza (si pensi anche a Sofia Loren), sono spazzati via in un battibaleno. Con il ritratto della ballerina di Anita Berber, si mette in evidenza, l'immagine di una donna vittima degli eccessi, che si cela dietro l'immagine falsata della vamp... un incontro-scontro tra lEros ed il Thanatos... tra l'amore, il sentimento che unisce e l'odio, il sentimento che distrugge. La voglia di raggiungere a tutti i costi quella che è l'apparenza desiderata, ma di non essere felici di ciò di vivere in un mondo che non ti fa stare bene in cui sei l'unica protagonista...una sorta di solipsismo...Questo viaggio nel tempo che ci ha permesso di analizzare quello che è il concetto di mostruosità e che ci ha fatto vedere quelle che sono stati i concetti di bellezza e le relative traformazioni del corpo, a mio parere ci conduce ad un punto d'arrivo che è rappresentato dal quadro: " Triumph of death" di Otto Dix. Questo dipinto mi ha colpito perchè suscita un senso di totale caos nel momento in cui lo guardi...un caos che non deve e non può essere interpretato come una "non comprensione" ma come un senso di totale angoscia determinata dalla mostruosità dello scheletro che con tutta la sua forza irropne al centro della scena. Il trionfo della morte per l'appunto che mette in evidenza il decadimento delle opere fatta dall'uomo, e che ci fa comprendere che anche se si parla di un neonato a carponi nell'erba, la coppia di amanti tra i fiori, una vegliarda affaticata, un mendicante cieco, un soldato della prima guerra mondiale in divisa...insomma anche se si parla di figure e dunque di soggetti apparentemente diversi, tutti in realtà siamo uguali e siamo accumunati da uno stesso destino. Un'affermazione che apparentemente, può sembrare pessimista ma, che in realtà, rappresenta quell oche è il nostro presente: nonostante le apparenti diversità in ognuno di noi, c'è un cuore che batte e che ci rende uguali in tutto e per tutto anche se la società con le sue omologazioni e l'arte che mette in evidenza rappresentazioni diverse le une dalle altre, ci fa vedere il contrario.
    Anna Rita Barbati
    Anna Rita Barbati


    Messaggi : 29
    Data di iscrizione : 04.03.11

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  Anna Rita Barbati Mar Apr 19, 2011 9:25 am

    Vedendo le immagini mi ha colpito il quadro che rappresenta i tre militari reduci del primo conflitto mondiale.Al primo manca il braccio destro e il sinistro è stato sostituito da una protesi in legno,tiene le carte con la gamba destra e per poter sentire deve utilizzare un tubo sul tavolo,al secondo,invece il cranio è ricucito col metallo,non ha le braccia e le gambe sostenute con due bastoni di legno e il terzo ha solo il busto e il braccio destro è di legno.Non avevo mai visto questo quadro e come appena l'ho visto davanti subito si è fermata davanti ai miei occhi l'immagine del terzo militare,quello che ha solo il busto;subito mi sono chiesta come ha fatto a svolgere le azioni più stupide e più necessarie e intanto è pure seduto ad un tavolo a giocare a carte proprio per farci capire,secondo me,che l'importante è vivere....
    annabattaglia
    annabattaglia


    Messaggi : 23
    Data di iscrizione : 07.03.11
    Età : 34
    Località : san Giuseppe vesuviano

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty La disabilita nell'arte 1parte

    Messaggio  annabattaglia Mar Apr 19, 2011 9:35 am

    L'immagine che più mi è rimasta impressa è quella di Francis Bacon;sono state proposte due immagini del pittore e guardandole alla mia sinistra vi sono volti di scimmie e un corpo di una donna.
    La prima cosa che mi è venuta in mente è che il pittore volesse mettere in risalto le nostre origini e con l'evoluzione della specie si è arrivati ad oggi con l'immagine che riconosciamo,anche se in alcuni casi,o sempre, quando ci si presenta una diversità da quella che siamo abituati a vedere ci spaventiamo.
    Alla mia sinistra vedo probabilmente un autoritratto,infatti Bacone diceva:<<Vorrei che i miei quadri apparissero come se un essere umano fosse passato su di essi... lasciando una scia di umana presenza e tracce di memoria di eventi passati>>; queste parole possono forse spiegare perché Bacon si serva spesso di immagini preesistenti rielaborandole;forse vede in se un mostro,o forse si vede diverso proprio perchè lui volevo essere diverso.
    Magari il pittore ha riportato nel suo dipinto le sue sofferenze adolescenziali,dato che era evidente la sua omosessualità che faceva infuriare suo padre.
    Infatti è in quasi tutti i suoi ritratti che esprime tristezza..........Anna Battaglia
    avatar
    roberta pengue


    Messaggi : 31
    Data di iscrizione : 04.03.11

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty "Laboratorio Arte e Disabilità"

    Messaggio  roberta pengue Mar Apr 19, 2011 11:51 am

    Guardando le immagini consigliate dalla docente inerente all ' ARTE nella Disabilità ho scelto l ' immagine del ritratto della ballerina Anita Berber di OTTO DIX,motivo di interesse è stato l ' approfondire con grande curiosità la storia di questa ballerina.Anita Berber nacque a Lipsia il 10 giugno del 1899 e mori all ' età di 30 anni a Berlino nel 1929 è stata una ballerina, ma anche attrice e scrittrice tedesca e visse nel periodo della Repubblica di Weimar.Già all ' età di 16 anni debutta come ballerina di cabaret periodo stesso dove intraprende la carriera di modella per riviste di moda e successivamente incomincia a danzare nuda come prima balleria diventando cosi celebre per il suo modo di porsi in modo scandaloso , per la sua bisessualità e per il suo smodato uso di droghe.L ' immagine che colpisce me come tutti e il suo modo di apparire con un trucco pesante e nei film in bianco e nero dell ' epoca appare con un nero intenso che sottolinea cosi le sue labbra sottili e i suoi occhi e questo taglio a caschetto alla moda che colora spesso di rosso come appare nel ritratto di Dix svelano nella sua falsità l ' immagine della "VAMP" della "FEMME FATALE", in quanto simbolo moderno dell ' incontro tra Eros e Thanatos.L ' opera di Dix rappresenta infatti uno dei vertici della sua arte che fanno capo all ' area ritrattistica dell ' epoca.Ancora di più è stato per me motivo di interesse l 'approfondire la storia di questa ballerina leggendo alcune notizie e confrontarle nel testo "Corpo tecnologie e disabilità" del Cap. 5 mi sono collega all ' idea dei transumani che tentando di raggiungere uno stadio postumano grazie all ' aiuto di strumenti avanzati, farmaci, terapie anti-invecchiamento che permettevano cosi l ' eliminazione di malattie dal corpo.Per questo che i transumani pensarono di riorganizzare dei centri neurali del piacere attraverso prodotti farmacologici che potevano godere cosi di un vasto panorama di emozioni ,sensazioni di felicità continua e quotidiane che al tempo stesso ponevano il rischio che alcune delle tecnologie potevano causare gravissimi danni all ' umanità e quindi mettere a rischio la sopravvivenza della specie umana.Per questo motivo sono arrivata a pensare a come in questo caso appariva la ballerina di Dix nel ritratto bella ,curata nei minimi dettagli quindi normale come tutti gli esseri umani ma con una grande ombra che le stava dietro la sua malattia per la droga e la sua bisessualità che piano piano la stava portando alla morte.
    FRANCESCA SANNINO
    FRANCESCA SANNINO


    Messaggi : 30
    Data di iscrizione : 07.03.11
    Età : 33
    Località : NAPOLI

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty GIOCATORI DI SKAT

    Messaggio  FRANCESCA SANNINO Mar Apr 19, 2011 12:15 pm

    L' ARTE PUO' ESSERE DI GRANDE AIUTO PER IL DISABILE, FORSE INIZIALMENTE CI CHIEDIAMO COME PUO' AIUTARCI, MA IN FONDO ANCHE L' ARTE COME TUTTE LE ALTRE COSE HA BISOGNO DI IMPEGNO, FINO IN FONDO PERCHE' ALL' INIZIO IL NOSTRO LAVORO PUO' SEMBRARE NULLO MA ARRIVERA' UN MOMENTO IN CUI QUALCOSA INIZIA A SMUOVERSI, CI VERRANNO IN MENTE TANTE COSE PER PORTARE AVANTI I NOSTRI OBIETTIVI,
    L' IMPORTANTE E' COMINCIARE.....
    ANCHE IL NOSTRO MINIMO PUO' AIUTARE IL DISABILE FACENDOLO USCIRE DALLA SITUAZIONE DI DISAGIO.
    L' ARTE E' DIVENTATA UNA VERA E PROPRIA TERAPIA EDUCATIVA E RIABILITATIVA, PERMETTE ALLE PERSONE DISABILI DI ESPRIMERSI, DI CACCIARE FUORI LA LORO PERSONALITA'.
    PREMETTENDO CHE TUTTE LE IMMAGINI MI HANNO LASCIATO UN ATTIMO A BOCCA APERTA, MI HANNO UN PO' MERAVIGLIATO NELLA LORO STRANEZZA, HO SCELTO DI ESPRIMRMI SU UN' OPERA IN PARTICOLARE:
    GIOCATORI DI SKAT DI OTTO DIX .
    E' UN QUADRO CHE L' AUTORE DEDICA AI SUOI COMPAGNI DI GUERRA RAPPRESENTANDO TRE MILITARI, IN SEGUITO ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE CHE GIOCANO A CARTE.
    SUI TRE SOGGETTI RAPPRESENTATI POSSIAMO NOTARE GLI EFFETTI GHE LA GUERRA HA PRODOTTO:
    a partire da sinistra notiamo il primo, al quale manca il braccio destro e quello sinistro è stato sostituito da una protesi in legno; al posto della gamba sinistra si ritrova un bastone di legno nero e usa quella destra per tenere le carte; e per poter sentire i compagni è costretto a ricorrere ad un tubicino inserito nell'orecchio destro che è collegato ad un piccolo corno sul tavolo e non ha l'occhio destro.
    Il secondo, al centro, ha una parte del cranio ricucita con del metallo; non ha nè le braccia, infatti tiene le carte con la bocca, nè le gambe, diventate due bastoni di legno nero; parte della mandibola è di ferro ,ha un occhio di vetro e ha una placchetta metallica all'orecchio sinistro.
    Il terzo, sulla destra, è solo un busto con una protesi di legno al posto del braccio destro; ha perso sia il naso che la mandibola, sostituita da una metallica.
    QUESTA IMMAGINE MI HA SUSCITATO MOLTO DOLORE, STRAZIO, LA RITENGO UN' IMMAGINE VERAMENTE TROPPO FORTE.
    CREDO CHE QUEST' OPERA SIA UN OTTIMO ESEMPIO A PROPOSITO DI TECNOLOGIE ESTENSIVE IN QUANTO I SOGGETTI DELL' OPERA VIVONO CON DELLE PROTESI CHI ALLA GAMBA, CHI AL BRACCIO.
    TROVO CHE QUESTO DIPINTO SIA MOLTO CONFUSIONALE, E' UN' IMMAGINE PICCOLA, RISTRETTA MA PIENA DI COLORI E DI PARTICOLARI.
    NON NASCONDO CHE QUEST' OPERA MI METTE UN PO' DI TERRORE.

    https://i.servimg.com/u/f29/16/29/26/37/i_gioc10.jpg

    irma di capua
    irma di capua


    Messaggi : 23
    Data di iscrizione : 06.03.11
    Età : 34
    Località : pomigliano d'arco

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  irma di capua Mar Apr 19, 2011 12:49 pm

    L'opera che più ha fatto riflettere forse è stata quella de "La donna barbuta".In questo quadro sono espressi il dramma della donna " virile" e la rassegnazione del marito.
    In una società in cui domina la bellezza,ed è discriminata la diversità,la vita di questa donna sarebbe del tutto impossibile.
    Una donna a tutti gli effetti,una donna con un marito e dei figli,ma con un aspetto diverso da quello di tutte le altre,un qualcosa di "anormale".L'oggetto di riflessione è quindi la normalità,ma per comprenderla bisogna capire la bellezza e la mostruosità(
    concetti che variano a seconda della società).Almeno nella nostra,oggi,è bello ciò che è conforme alla massa,ciò che è uguale ad altri nella forma,ma migliore.
    Tutto quello che è fuori da questi stereotipi,diverso o deforme,è mostruoso.
    Ma in ogni caso,bello o mostruoso,siamo tutti "persone" con sentimenti,emozioni,capacità.
    Inoltre,generalizzando il discorso,"Non bisogna mai definire nessuna persona per sottrazione: non ha,non sa,non sa fare,non può fare".
    Annunziata Piccolo
    Annunziata Piccolo


    Messaggi : 32
    Data di iscrizione : 04.03.11
    Età : 33
    Località : Casapesenna(ce)

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  Annunziata Piccolo Mar Apr 19, 2011 1:12 pm

    ATTRAVERSO L’ARTE SI PUO’ RAPPRESENTARE LA REALTA’FELICE O TRISTE CHE SIA INFATTI UNO DEI MIGLIORI MODI PER RAPPRESENTARE LA DISABILITA’ E’ APPUNTO QUELLO DELL’ARTE…L’IMMAGINE CHE MI HA COLPITO IN PARTICOLARE E’ STATA QUELLA DI OTTO DIX “GIOCATORI DI SKATE”…
    L’OPERA RAPPRESENTA TRE MILITARI CHE DOPO AVER COMBATTUTO NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE GIOCANO A CARTE ,DAL QUADRO SI POSSONO NOTARE GLI ESITI CHE I VARI COMBATTIMENTI HANNO AVUTO SUL LORO CORPO…
    IN UN PRIMO MOMENTO NON AVEVO NOTATO CHE A QUESTE PERSONE MANCAVANO ALCUNE PARTI DEL CORPO PERCHE’ SVOLGEVANO LA LORO ATTIVITA’ CON SERENITA’ ED ECCO CHE CI RITROVIAMO DAVANTI AD UN ALTRO ESEMPIO DI RESILIENZA, RIESCONO A REAGIRE A SITUAZIONI DI DISAGIO ADATTANDOSI E ACCETTANDO LE SITUAZIONI CHE NON POSSONO CAMBIARE,PASSANO COSI DA VITTIME DI GUERRA A SOGGETTI ATTIVI CAPACI DI SVOLGERE QUALSIASI ATTIVITA’,FORSE LO FANNO PER NON APPARIRE DEBOLI E “DIVERSI”AGLI OCCHI DEGLI ALTRI PER NON ESSERE COMPATITI E ISOLATI… QUESTE PERSONE PERO’ VENGONO “ AIUTATE” DALLE COSIDETTE TECNOLOGIE INTEGRATIVE INFATTI VI E’ LA PRESENZA DI PROTESI CHE IN QUESTO CASO SPECIFICO VENGONO USATE PER CORREGERE GRAVI DIFETTI FISICI,INTEGRANDO COSI UNA PARTE DEL CORPO E QUI RICORDIAMO ANCHE IL CASO DI OSCAR PISTORIUS…
    nicla ruggiero
    nicla ruggiero


    Messaggi : 26
    Data di iscrizione : 05.03.11
    Età : 33
    Località : napoli

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  nicla ruggiero Mar Apr 19, 2011 1:56 pm

    È un rapporto straordinario quello che si è instaurato tra la disabilità e le attività artistiche.
    Viene considerato "disabile"in realtà è non solo abile ma anche pieno di talento e capacità.
    Ecco che le barriere e i pregiudizi devono essere eliminati.
    Le persone nonostante un limite fisico o psichico riescono ad esprimere una abilità artistica e trasmettere molte emozioni.
    Tra le immagini che potevo scegliere quella che più mi ha colpito e mi ha sempre suscitato interesse anche quando la vedevo raffigurata sui libri di arte è la Venere di Willendorf.
    Questa statuetta raffigurante una donna è una delle più famose veneri dell'età paleolitica è stata ritrovata in Austria e oggi è in esposizione al museo di Vienna.
    La Venere di Willendorf è di undici centimetri ed è stata realizzata intagliando un frammento di roccia calcarea, quello che colpisce di più sono le forme del corpo molto esagerate ,alcune parti sono molto accentuate e gonfie come il seno,i glutei e il ventre che stanno a significare la fertilità ed anche il colore rosso ocra si ricollega al sangue mestruale.
    Le altre parti del corpo passano in secondo piano,i piedi non sono stati raffigurati per permettere alla statuetta di restare in piedi,le braccia sono sottili e poste sul seno,le mani si intravedono,il volto non è visibile e la testa è coperta da trecce molto perfette.
    La Venere di Willendorf non è propriamente una donna ma rappresenta un immagine simbolica della maternità e la fecondità intesa come capacità di procreare.
    Nel paleolitico la possibilità di procreare per la donna era un valore sacro diciamo che nella società attuale l'immagine di questa statuetta è stata superata,i tempi sono cambiati, quando si pensa a una donna la si immagina snella,alta e con forme più ridotte e infine le donne attuali pensano a una famiglia ai figli come completamento della propria vita ma per la donna è molto importante trovare un occupazione lavorativa cioè trovare un ruolo all'interno della società ed essere pari agli uomini.
    Comunque la statuetta è ricollegabile al corpo grottesco e deforme che tanto si è parlato anche in letteratura poi pian piano si è arrivati ai corpi femminili dei nostri giorni.
    Sempre e comunque viva le donne.

    lidia marinaro
    lidia marinaro


    Messaggi : 18
    Data di iscrizione : 14.03.11

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Contro l'alienazione....

    Messaggio  lidia marinaro Mar Apr 19, 2011 2:11 pm

    La realtà non è quella che appare, perché è mascherata da troppe convenzioni e ipocrisie....i nostri modi di pensare di agire sono influenzati dalla miriade di imput e informazioni dateci dai mass media. Le televisioni, internet, le pubblicità, la stampa ci informano su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato costruendo modelli di moralità e di comportamento da seguire. Si attua un processo di spersonificazione quasi inconsapevole ed automatico. L'omologazione è il risvolto negativo di questo processo di modernizzazione, processo che per molti aspetti ha migliorato le relazioni tra uomini e le vite individuali di questi ultimi facilitando le loro azioni rendendo la loro vita quatidiana migliore, ma del resto li ha resi quasi insensibili, abbasando notevolmente la loro capacità critica.

    A questo proposito credo che l'Espessionismo tedesco e in particolare il movimento del Die Burcke sia emblamatico. "Cinque donne nella strada" è il titolo del quadro che ho scelto, un'opera di Kirchner che è l'esponente più celebre di questo movimento artistico nato agli inizi del '900, che proponeva una rivoluzione del linguaggio che contrapponeva all'oggettività dell'impressionismo la soggettività dell'espressionismo. L'impressionismo rappresentava una sorta di moto dall'esterno all'interno, cioè era la realtà oggettiva a impremersi nella coscienza soggettiva dell'artista; l'espressionismo invece costituisce il moto inverso, dall'interno all'esterno: dall'anima dell'artista direttamente nella realtà senza mediazioni.
    La natura dell'espressionismo è ricca di contenuti sociali e di drammatica testimonianza della realtà, una realtà allora caratterizzata fondamentalmente dalla perdita dei valori ideali come analogamente anche la società odierna.

    La pittura espressionista tedesca deforma l'aspetto della realtà per renderlo più simile a ciò che l'animo avverte. Le cinque donne protagoniste del dipinto sono delle prostitute, hanno corpo e forme spigolose e taglienti che non ispirano assolutamente bellezza e calore umano. I colori sono cupi,la gamma cromatica è molto ridotta, dominano nettamente le tonalità del verde, da cui si stacca solo il nero che costruisce e separa dall’ambiente le cinque figure. Che siano prostitute o donne borghesi Kirchner raffigura quasi in egual modo le donne nei suoi quadri...le immagini i colori sono l'espressione di una ribbelione verso ciò che è comunemente percepito come buono e bello,in quanto aldilà di ciò che è percepito esteriormente vi è un mondo sporco e oscuro o viceversa.
    E' incredibile quanto sia attuale questa immagine....Adesso come allora molto spesso fondiamo le nostre convinzioni su ciò che notiamo in superfice quando invece bisognerebbe andare infondo, scoprire dietro la facciata cosa si nasconde, cosa c'è di autentico, di importante; la verità è nascosta dietro le apparenze è può essere colta solo attraverso una conoscenza più profonda dell'animo umano.

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Kirchner%20cinque%20donne


    I progressi della scienza, le nuove tecnologie non devono essere sempre viste come demoni, fondamentalmente hanno rivoluzionato e migliorato il nostro tenore di vita , ma credo che bisognerebbe restare sempre lucidi e consapevoli di fronte alla gestione delle tecnologie.
    Riallacciandomi al 2° capitolo del libro "Corpo, tecnologie, e disabilità" nel quale si parla proprio delle cosiddette tecnologie estensive(come ad esempio i telefoni cellulari, l'auto, il Pc, denominate "estensive" appunto perchè sono intese come ampliamento del nostro corpo, aumentano le nostre capacità sensoriali) riporto la tesi del sociologo canadese Marshall McLuhan, il quale afferma che il mezzo tecnologico che determina i caratteri strutturali della cominicazione produce effetti pervasivi sull'immaginario collettivo indipendentemente dall'informazione di volta in volta veicolata. I mezzi di comunicazione di massa quindi influenzano le nostre menti e di conseguenza le nostre azioni e ciò potrebbe essere pericoloso se non riuscissimo razionalmente a filtrare i messaggi che riceviamo. E' questo il punto su cui mi soffermo, su cui poco ci si interrogano:i risultati positivi del progresso sono sempre davanti ai nostri occhi, sono oggettivi, mentre quelli negativi sono accuratamente mascherati anche se sono quelli più importanti in quanto riguardano l'intima sfera umana, la capacità di essere davvero liberi che molto spesso viene inibita da ciò che ci viene offorto dai mass media.
    mariagaglione
    mariagaglione


    Messaggi : 29
    Data di iscrizione : 03.03.11
    Età : 33
    Località : napoli

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Ribera "il ragazzo zoppo"

    Messaggio  mariagaglione Mar Apr 19, 2011 2:27 pm

    L'arte è un modo attraverso il quale si può rappresentare la realtà attraverso vari punti di vista.Il dipinto che ha suscitato in me curiosità è stato il ritratto del "ragazzo zoppo" di Ribera.
    La capacità di Ribera sta nel rappresentare l'eroica miseria dell'uomo,ovvero la precarietà del corpo umano, tra la bellezza e la mostruosità.
    Nel quadro l'artista dedica tutta la scena ad un ragazzo del popolo,che viene messo in primo piano con il suo piede malformato.Da ciò non traspare la bellezza esteriore,ma una bellezza del tutto interiore che viene manifestata nell'atteggiamento sorridente del ragazzo,nonostante la sua difficoltà fisica.
    Nel guardare il quadro il ragazzo non mi ha trasmesso emozioni negative nel pensare alla sua disabilità ,ma la cosa che più mi ha colpito è il sorriso,perchè nonostante il suo essere zoppo sorride alla vita.
    Credo che Ribera attraverso questo ragazzo volesse dimostrare che è proprio questa la bellezza, ovvero la voglia di vivere,di non arrendersi alle difficoltà e di sperare in qualcosa di meglio dalla vita.
    Molti di noi nonostante abbiano tanto sono infelici,perchè desiderano sempre di più,mentre dovremmo apprezzare quello che abbiamo e soffermarci sul valore delle cose,perchè un sorriso ,come nel caso del ragazzo,credo valga molto più di qualsiasi cosa.
    Inoltre Ribera attraverso l'immagine dello storpio simboleggia la misericordia per i poveri,il fanciullo nel sorridere riceve l'elemosina,e in questo modo dispensa la grazia utile alla salvezza del benefattore.Ciò si collega alla teoria sulla salvezza dell'anima che avviene attraverso le buone azioni.
    Trovo significativo il fatto che Ribera rappresenta la disabilità non attraverso la drammaticità ma attraverso un sorriso ,l'essere dolce,rappresentando la dignità dell'essere umano.
    Simona Sisto
    Simona Sisto


    Messaggi : 17
    Data di iscrizione : 03.03.11
    Età : 33
    Località : Napoli

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty VENERE DI WILLENDORF

    Messaggio  Simona Sisto Mar Apr 19, 2011 2:28 pm

    TRA LE IMMAGINI VISTE, QUELLA CHE HA CATTURATO MAGGIORMENTE LA MIA ATTENZIONE è STATA LA STATUETTA DELLA VENERE DI WILLENDORF, COSì CHIAMATA PERCHE' RITROVATA PROPRIO A WILLENDORF, IN AUSTRIA.
    ANCHE SE NON C'è LIBRO DI STORIA DELL'ARTE CHE NON LA RIPORTI E DI CERTO MI SONO IMBATTUTA IN LEI PIù E PIù VOLTE, HO VOLUTO COMUNQUE DOMUMENTARMI SUL SUO CONTO.
    CIO' CHE MI HA COLPITO è CHE IL NOME LE è STATO ATTRIBIUTO IN MANIERA IRONICà, QUASI COME SE PROPORZIONI DI QUEL GENERE FOSSERO UNA CARICATURA O UN INSULTO AL GENERE FEMMILE PER ECCELLENZA, QUASI COME QUELLA STATUETTA RAPPRESENTASSE TUTTO CIO' CHE NON DOVREBBE ESSERE UNA "VENERE".
    BASTA PERO' ADDENTRARSI UN Pò PIù A FONDO TRA I DOCUMENTI PER SCOPRIRE, IN REALTà, CHE E' PROPRIO QUELLA ROZZA E DEFORME STATUETTA A RAPPRESENTARE "IL FEMMINILE".
    L'AUTORE INFATTI ACCENTUANDO LE SUE FORME, VUOLE PER L'APPUNTO SOTTOLINEARE LE PECULIARITà DI OGNI DONNA: IN RISALTO SONO STATI INFATTI MESSI I SENI, IL VENTRE, LA VULVA E IL COLORE USATO è L'OCRA ROSSA, TUTTI SIMBOLI CHE RIPORTANO ALLA FERTILITà, ALLA MATERNITà...
    SECONDO ALCUNI CRITICI, INFATTI, PRESSO LE SOCIETà PRIMITIVE MA ANCHE COMUNQUE IN TEMPI PIù RECENTI, LA CORPULENZA E L'OVVIA FERTILITà DELLA DONNA POTEVANO RAPPRESENTARE UN ELEVATO STATUS SOCIALE, SICUREZZA E SUCCESSO.
    OLTRE CHE AD ARRICCHIRE IL MIO PATRIMONIO CULTURALE, QUESTA RICERCA MI HA DATO MOLTO SU CUI RIFLETTERE...
    COME COLUI CHE HA VOLUTO DERIDERE LA STATUETTA DEFINENDOLA "VENERE", ANCHE NOI, PURTROPPO, TALVOLTA SENZA VOLERLO, ETICHETTIAMO, DERIDIAMO, ESCLUDIAMO, TUTTO CIO' CHE NON RISPECCHIA E NON SI UNIFORMA AI CANONI ATTUALMENTE ADOTTATI DALLA NOSTRA SOCIETA', IN CUI FONDAMENTALE SEMBRA ESSERE SEMPLICEMNTE L'APPARENZA.
    E' INFATTI PER APPARIRE, PER UNIFORMARSI A QUEI SEMPRE MENO UMANI CANONI DI PERFEZIONE, CHE SEMPRE PIù SPESSO, LE DONNE DEL NOSTRO TEMPO RICORRONO ALLA CHIRURGIA ESTETICA, A DIETE IMPROPONIBILI, A QUALSIASI COSA PUR DI SENTIRSI E SEMBRARE BELLE.
    TRA I "SOGNI CHE IL DENARO PUò COMPRARE IL MIRAGGIO DI UN CORPO PERFETTO E' ORMAI TRA I PIù ACCESSIBILI" [R.CAMPI, M. FINI, S.LORINI, L. ROSSI, ILFORMATICA E HANDICAP.IL CONTRIBUTO DELL'INFORMATICA ALL'UOMO PER IL SUPERAMENTO DELL'HANDICAP]
    SECONDO ALCUNI STUDIOSI,INFATTI, IL MODELLO DI PERFEZIONE E' QUELLO DELLE MACCHINE...MA E' DAVERRO COSì?
    CARATTERISTICA DELL' ESSERE UMANO E' INFATTI PROPRIO LA DIVERSITA', L'IMPERFEZIONE, LA CERTEZZA CHE NON ESISTA AL MONDO UN ESSERE UGUALE A TE STESSO.
    NON SO VOI, MA IO ALLA MIA DIVERSITà, ALLA MIA UNICITA, ALLA MIA FEMMINILITA' MA, SOPRATTUTTO, ALLA MIA UMANITA', NON RINUNCERO' MAI!
    CarolinaGalluccio
    CarolinaGalluccio


    Messaggi : 32
    Data di iscrizione : 03.03.11
    Età : 34
    Località : Mondragone

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  CarolinaGalluccio Mar Apr 19, 2011 2:41 pm

    L'immagine che mi ha colpita è quella della ballerina Anita Berber...dall'immagine si vede che Dix ha voluto sottolineare i suoi occhi e le sue labbra sottili...poi il rosso colore della femminilità della passione...facendo una ricerca su wikipedia: Anita Beber debutta come ballerina di cabaret e nello stesso periodo intraprende la carriera di modella è la prima ballerina a danzare nuda nella Germania di Weimar.diviene celebre per il suo essere scandalosa e per il suo uso di droga..oltre ad essere una cocainomane era anche un alcolista muore all'eta di 30 anni...pensando alla nostra realtà mi è venuta in mente Kate Moss diventata importante per i suoi scandali e per la sua magrezza...oggi per avere sucesso bisogna essere magri...la margrezza è diventata simbolo di bellezza è cruciale per raggiungere il sucesso il benessere è nella maggior perte dei casi vengono attribuite virtu che forse non ci sono neanche....Leggendo il capitolo 5 (di nozioni introduttive) un'affermazione dela Braidotti mi ha colpito:"alla fine dai due lati del mondo si muore per la stessa malattia:la fame per mancanza o per eccesso..."è un affermazione che mi ha fatto riflettere molto..C'è chi non ha cibo come i bambini del Terzo mondo, c'è invece chi mangia tantissimo diventando obeso e poi il cosidetto disordine alimentare che va a determinare problemi con il proprio corpo come anoressia e bulimia..quindi si muore per la stessa malattia la fame!Oramai ci troviamo in un epoca in cui i media non fano altro che diffondere da per tutto l'idea che un corpo femminile è bello solo se è magro...ma la magrezza non è solo bell ma un prototipo di bello che diventa mostruoso!Da qui vorrei citare Karl Popper nel testo"CATTIVA MAESTRA TELEVISIONE" metteva in risalto l'esigenza di una patente per fare televisione....Le asolescenti sopratutto si credono che il corpo magro è tutto è successo è bellezza ma purtroppo con questo non si gioca è bello essere megri ma non troppo perchè altrimente di diventa mostruosi, con il corpo non si scherza perchè quando incominci ad avere un corpo malato diventa difficile tornare indietro...
    avatar
    tina raillo


    Messaggi : 39
    Data di iscrizione : 10.03.11
    Età : 35
    Località : portici

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  tina raillo Mar Apr 19, 2011 2:49 pm

    L'opera che ho scelto è la "Venere di Willendorf",opera a me molto familiare,dato che fu il mio argomento all'esame di maturità in storia dell'arte. Si tratta di una stuatuetta di circa 11 cm raffigurante una donna,una delle più famosi veneri paleolitiche. Attualmente si trova in un museo di Vienna ma fu ritrovata in un sito archeologico risalente al paleolitico,in un comune della bassa Austria,per l'appunto Willendorf.Non si sa quasi nulla delle sue origini, del modo in cui è stata scolpita, o del suo significato culturale.Infatti ad essa sono stati attribuite varie interpretazioni tra cui il fatto che si tratta di un autoritratto che spiegherebbe le forme alterate come semplice questione prospettica o,secondo alcuni archeologici,che si tratta di un amuleto portafortuna dato che i piedi della statua non sono fatti in modo tale da consentire alla statuetta di stare in piedi.Anche io ho provato a dare una mia interpretazione,vale a dire si tratta probabilmente di un immagine simbolica della maternità, una concettualizzazione della fecondità, intesa come capacità procreativa, e vigoria fisica.La possibilità di procreare era, probabilmente, un valore sacro difficile da raggiungere per le difficili condizioni di vita dell'uomo preistorico, che però ambiva alla possibilità di vivere attraverso i figli, oltre la morte. La vulva e il seno sono gonfi e molto pronunciati, cosa che suggerisce l'intenzione di rappresentare un significato fortemente connesso con la fertilità. Le braccia sottili sono congiunte sul seno, e il volto non è visibile; la parte più rifinita e curata è la capigliatura, che sorprende per la sua perfezione. I riccioli sono resi da questi nodi, regolari, distanziati da piccoli fori tra l'uno e l'altro, che creano un effetto decorativo. Quasi come se l'autore di tale scultura abbia voluto far intendere a tutti le sue intenzioni,rendendo possibile anche a un non vedente,dunque,di percepire,solo toccando,la femminilità,la vera femminilità diversa dall'attuale schiavitù che costringe molte ragazze a non mangiare e le convince che solo in questo modo si arrivi alla vera bellezza!Oggi assistiamo all’esibizione del corpo, che deve essere magro, non tanto per espiare il peccato originale né per esaltare una sottoalimentazione, quanto per adeguarsi a una norma sociale: oggi il corpo obeso rimanda infatti a tutta una serie di luoghi sociali psichici e medici. L’obeso, attraverso la sua “lipofilia”, manifesta un segno di malessere sociale; nelle
    nostre società il corpo obeso è il marchio di basso livello socioeconomico che si caratterizza per un’alimentazione
    ipercalorica associata a una cattiva igiene di vita. L’obeso perde così il “controllo sociale” sul proprio corpo e viene colpevolizzato, tanto sul piano etico quanto in ambito medico.Questo mio concetto lo dimostra questa immagine:

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione 84889f10


    Ultima modifica di tina raillo il Mar Apr 19, 2011 4:22 pm - modificato 1 volta.
    avatar
    papa elisabetta86


    Messaggi : 20
    Data di iscrizione : 08.03.11

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Arte e disabilità

    Messaggio  papa elisabetta86 Mar Apr 19, 2011 3:08 pm

    L'opera che mi ha colpito e impressionato maggiormente è stata La Donna Barbuta.E' il famoso ritratto di Maddalena Ventura,una donna alla quale cominciò a crescere la barba durante la gravidanza.La donna è intenta ad allattare il suo bambino,munita di una faccia totalmente virile,di una folta barba e di un torace anch'esso peloso da cui sporge una mammella,alle sue spalle è raffigurato il volto tragico e rassegnato del marito.Ciò che ritrovo in quest'opera sono le dicotomie:Diversità/Normalità Bellezza/Mostruosità.Infatti il pittore raffigura un'aberrazione della natura,la donna per com'è ritratta rappresenta la diversità in contrasto con la normalità considerato che la barba è un attributo caratterizzante dell'uomo e quindi implica un allontanamento dall'immaginario comune dell'idea della donna sia per come era vista nei tempi passati e sia per come è vista oggi.Pertanto la donna,da sempre simbolo della bellezza,della maternità e fecondità,si trasforma in un essere brutto...mostruoso perchè presenta caratteristiche diverse rispetto alla normalità,rispetto a quei canoni che venivano e vengono attribuiti alla donna.Quindi la non-normalità viene a essere intesa come diversità e viceversa,ciò trasformandosi in non-bellezza e quindi mostruosità.Ed è proprio questo che accade nella società di oggi dove la bellezza è standardizzata e la diversità discriminata
    avatar
    cristiane iodice


    Messaggi : 26
    Data di iscrizione : 21.03.11
    Età : 37
    Località : portico di caserta

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty arte e disabilità

    Messaggio  cristiane iodice Mar Apr 19, 2011 3:54 pm

    Art - Handicap - Art
    di Sibilla Hellrigl
    L’immagine della disabilità nell’arte:
    un breve itinerario storico.
    Un corpo sano (quindi
    perfetto) in mente sana
    è fin dall’antichità prerogativa
    dei canoni di estetica
    e di conseguenza un
    corpo “non sano” implica
    una mente non sana.
    Un’eccezione sono le
    antiche statue corrose dal
    tempo, deformate nella
    loro estetica, ma che vengono
    comunque accettate
    dallo spettatore come
    ideali di una corporeità
    perfetta. Nessuno spettatore
    può guardare
    un’opera del tutto oggettivamente
    dimenticando
    le proprie esperienze e la
    propria mentalità dettate dall’epoca in cui vive.
    L’arte realistica ha sempre compreso nella sua
    iconografia rappresentazioni dell’immagine umana
    deformata fisicamente o psichicamente. Senza
    intenzioni diagnostiche artisti più grandi hanno
    incluso immagini di persone con tratti deformati
    e tra questi si possono elencare Bosch, Bruegel
    il Vecchio, Holbein, Dürer, Velázquez, Botticelli,
    i fratelli Caracci, Messerschmit, Caravaggio,
    Hogarth, Goya, Gericault, Wiertz, Van Gogh,
    Munch, Ernst, Dix e Bacon.
    Sia nella mitologia che nell’arte le deformazioni
    descritte e rappresentate non sono immaginarie,
    ma derivazioni di patologie, come dimostrano
    diversi studi. Lo scopo di queste rappresentazioni
    cambia con le epoche: nell’antichità
    figure con deformità fisiche, ad esempio nani,
    erano divinità protettive o di fertilità. Le più antiche
    immagini risalgono all’epoca egizia, intorno
    al 2400 a.C., come testimonia un ritrovamento
    nella necropoli di Saqqara dove è stata rinvenuta
    la statuetta di un gobbo, probabilmente un amuleto
    portafortuna. Lo scopo della rappresentazione
    del nano Seneb del 2500 a.C. con la sua famiglia
    è un mistero, ma fa dedurre che fosse bene
    integrato nella vita sociale sia perché il popolo
    comune non poteva permettersi di farsi ritrarre,
    sia perché la moglie, raffigurata al suo fianco,
    presenta delle proporzioni normali. La condodystrofia
    si ritrova in diverse rappresentazioni di
    divinità egizie. La stele del XIV sec. a.C. dell’epoca
    di Amenophis III raffigura Ruma, il guardiano
    della dea Astarte, che assieme alla sua famiglia
    presenta dei doni. Dalla raffigurazione e
    dai ritrovamenti di mummie si può dedurre che
    il guardiano fosse paralitico ad una gamba in
    seguito ad un’infezione di poliomielite. Questa
    50
    51
    storiae29
    immagine rara si dimostra
    straordinaria poiché
    gli artigiani egizi
    addetti alla pittura erano
    tenuti a rappresentazioni
    con canoni stilistici
    prestabiliti. Inoltre
    testimonia che le menomazioni
    mentali o fisiche
    nella cultura egizia
    non erano considerate
    come difetto, anzi le
    persone con handicap,
    sulla base di interpretazioni
    mitologiche o religiose,
    riuscivano a
    raggiungere anche uno
    stato sociale molto elevato.
    Nonostante la mitologia
    greca e romana
    abbondasse di personaggi
    con deformazioni,
    nei testi d’arte le testimonianze
    sono rare.
    Sia in Grecia che nella
    Roma antica la società
    era basata soprattutto sull’esercito, composta quindi
    da persone “integre”. Alle persone con handicap
    sopravvissute era assegnato l’artigianato e
    poiché era usanza comune lavorare seduti, le immagini
    a noi pervenute non evidenziano l’handicap.
    Una delle poche rappresentazioni conservate
    è un mendicante gobbo, ma ignoto ne rimane il
    retroscena. Con la divulgazione del Cristianesimo
    appaiono immagini che dovevano servire a
    predicare il Vangelo alla gente semplice. Nell’era
    carolingia e ottomana troviamo diverse testimonianze
    in cui personaggi con handicap sono inclusi
    nelle storie che raccontano i miracoli e le
    parabole del Vangelo come ad es. il miracolo del
    cieco, del muto o del paralitico. Sono illustrazioni
    che assumono efficacia per il linguaggio gestuale
    e si avvicinano al popolo, perché riprendono gli
    aspetti più marginali della società. I miracoli rimangono
    la tematica prediletta della Chiesa in tutte
    le epoche per predicare il Vangelo per immagini.
    Una delle rare immagini avulse dal contesto
    religioso la troviamo nel codice Sachsenspiegel
    del 1375 in cui vengono presentate diverse tipologie
    di handicap: un lebbroso, un muto, un cieco e
    un amputato agli arti. Si può presumere che la
    motivazione di questa illustrazione sia soddisfare
    il senso di curiosità e illustrare i soggetti esclusi
    dalla società e quindi dipendenti dall’elemosina.
    Nelle rappresentazioni religiose il mendicante
    disabile, quasi sempre presente, non è mai la
    figura principale ma è solo aggettivo per sottolineare
    maggiormente la grandezza del personaggio
    rilevante. Questo effetto viene aumentato dalle
    proporzioni piccole in confronto al santo e dalla
    diagonale che si sviluppa dal basso, dal mendicante,
    in alto verso il santo. In quasi tutte le immagini
    si può notare un contatto superficiale nei
    confronti del mendicante con handicap, poiché
    non esiste né contatto fisico né contatto visivo.
    Nonostante fosse descritto un miracolo, questo
    era rappresentato sempre all’esterno di un’architettura
    ecclesiastica, e la figura del santo fungeva
    da barriera tra esterno e interno della
    chiesa. Un’immagine esemplare è il
    “Miracolo di S. Pietro” di Masolino.
    La diagonale, formata dai mendicanti
    al lato della strada, punta verso il santo,
    monumentalizzando la sua figura.
    San Pietro prosegue imperterrito
    la sua strada senza neppure sfiorare
    52
    53
    54
    50. Pieter Bruegel il Vecchio, La caduta dei
    ciechi.
    51. Nano Seneb con Famiglia, Egitto 2500 a.C.
    52. Gobbo, necropoli di Saqquarra, Egitto
    1500 a.C.
    53. La guarigione del cieco, Codice Egnerti
    980 d.C. circa.
    54. L’appestato, il sordomuto, il cieco,
    l’amputato, miniatura in “Sachsenspiegel”,
    1375.
    30 storiae
    con lo sguardo le persone che si aspettano un suo
    miracolo.
    Altra tematica dell’iconografia religiosa è l’incombenza
    della morte in rapporto alla persona
    con handicap. L’affresco “Il trionfo della morte”
    di Francesco Traini (1321-1365) nel Campo Santo
    a Pisa è sicuramente attinente con gli episodi dell’epidemia
    di peste e di lebbra di quel periodo.
    Ciò non toglie che Traini inserisca mendicanti
    con handicap in diretto rapporto con la morte,
    suggerendo che la morte è la salvezza dei più
    “disgraziati”, evidenziando così il
    pensiero latente di eutanasia nella
    società nei confronti delle persone
    “diverse”.
    Il rinascimento cambia la visuale
    del mondo e pone al centro
    l’uomo; questo cambia il modo
    di rappresentarlo nell’arte. Il senso
    di “estetica” cambia e comincia
    ad avere un fondarsi sulla perfezione
    anatomica rafforzata dagli
    studi di anatomia e di fisiognomica
    di Leonardo. Alle opere
    commissionate dalla chiesa con
    motivi esclusivamente religiosi e
    educativi si affiancano opere con
    tematiche profane. Ora le persone
    non vengono più rappresentate
    solo per motivi didattici ma anche
    per descrivere i diversi aspetti
    del carattere dell’uomo e per critiche
    indirette alla società e alla
    chiesa.
    Hyeronimus Bosch usa la rappresentazione
    della “Nave dei folli”
    per criticare usi e costumi del
    clero. Era una prassi molto comune raccogliere persone
    non desiderate, imbarcarle su delle navi e abbandonarle
    su isole deserte. Bosch imbarca personaggi
    di alto rango e rappresentanti del clero, persone
    che decidevano sulla sorte dei più disgraziati,
    e sottolinea il loro carattere con deformazioni fisiche.
    Nella “Salita al calvario” circonda Cristo e
    S.Veronica con personaggi inquietanti. Ripete le deformazioni
    fisionomiche per sottolineare
    il carattere malvagio di ogni
    personaggio. Probabilmente si ispira
    agli studi di Leonardo o forse
    anche ad una vecchia tradizione
    tedesca in cui usavano rappresentare
    gli aguzzini di Cristo in modo
    malvagio per aumentare la drammaticità
    dell’evento e sottolineare l’innocenza
    dei protagonisti. Bosch
    aveva grande talento nel descrivere,
    e molte malformazioni da lui
    rappresentate derivavano da malattie,
    da eventi di vita od erano congenite.
    Il suo interesse era rivolto
    anche alle varie forme di amputazione
    dovute all’ergotismo, malattia
    diffusissima per l’intossicazione
    da grano deteriorato, comunemente
    conosciuto come “Fuoco di
    S. Antonio”. Nei suoi disegni studia
    le molte varietà di protesi in
    sostituzione all’arto amputato e le
    conseguenti possibilità di movimento.
    Non sono comunque studi
    dovuti ad un interesse umano per
    la situazione dei più poveri ma si serviva di queste
    figure per rappresentare la parte più oscura dell’uomo.
    L’esito finale di questi studi sono le sue figure
    di mostri.
    Un’eccezione è Pieter Bruegel
    il Vecchio, che nasce intorno al
    1525, non dipinge scene che abbiano
    per tema principale gli
    eventi religiosi, neppure ritratti di
    personaggi importanti e non si
    attiene al senso dell’estetica che
    comincia a diffondersi nel 1500.
    La sua tematica principale è la
    vita contadina collocata nel paesaggio
    naturale. La sua raffigurazione
    di metafore e proverbi olandesi
    accenna sia alla critica politica
    che a quella sociale. In questo
    contesto inserisce diverse volte
    55
    56 55. Hyeronimus Bosch, Salita al calvario.
    56. Hyeronimus Bosch, La nave dei folli.
    storiae31
    persone con handicap fisico. Il “Combattimento
    fra carnevale e quaresima” è una scena di vita
    quotidiana (“Strassenbild”) della quale fanno naturalmente
    parte anche dei mendicanti storpi.
    Sono inseriti nel paesaggio stradale come qualsiasi
    altro elemento e sono metafora di un aspetto
    umano: senza gambe si è costretti a muoversi a
    quattro “gambe” e quindi si diventa anello di congiunzione
    tra l’essere animale e l’essere umano.
    Nel dipinto “Gli storpi” del 1568, Bruegel li raffigura
    isolati da un muro, in primo piano e ognuno
    con un copricapo diverso: un vecchio proverbio
    olandese dice che le bugie camminano con le
    stampelle (le bugie hanno le gambe corte!) , quindi
    che le persone di alto o basso rango sono tutte
    egualmente ipocrite. A Bruegel non importava dipingere
    lo storpio di per sé come individuo unico,
    ma come rappresentante di un gruppo sociale
    amareggiato e rabbioso per un bagaglio di esperienze
    negative dovute ad una società senza comprensione.
    Nel dipinto “ La parabola dei ciechi”
    del 1568 riprende il tema dei proverbi: se dei ciechi
    si fanno guidare da un cieco immancabilmente
    vanno a finire tutti nel fosso. L’attenzione del dipinto
    è rivolta al movimento di caduta dei personaggi
    che sono raffigurati senza pathos, ma piuttosto
    ironicamente. Nonostante questo però, per
    la prima volta viene concesso a delle persone con
    un deficit fisico un proprio agire. Il secondo cieco
    accorgendosi della caduta del primo sembra
    avvertire i personaggi in seguito; il terzo è in atteggiamento
    di titubanza, di arresto. Straordinario
    è lo studio della cecità rappresentato in vari
    modi: dal dipinto è possibile diagnosticare tutt’oggi
    la causa della menomazione. [...]
    La collezione delle curiosità a Schloss Ambrass
    a Innsbruck contiene quadri di un pittore anonimo
    della Corte di Baviera che per il modo di rappresentazione,
    si possono definire letteralmente
    scioccanti. Il quadro di uno scrivano di corte paralitico
    sconcerta per il modo in cui è stato ritratto:
    il soggetto è rappresentato nudo (cosa assolutamente
    non usuale in quel periodo) disteso su
    un tavolo per evidenziare le deformazioni causate
    da una probabile poliomielite.
    La violenza che la persona ha subìto nell’essere
    dipinta, traspare dal suo sguardo pieno di
    59
    57
    58
    57. Hyeronimus Bosch, Studi di protesi.
    58. Pieter Bruegel il Vecchio, Combattimento tra carnevale e quaresima.
    59. Pieter Bruegel il Vecchio, Gli storpi.
    32 storiae
    odio indirizzato al pittore ed è paragonabile alle
    prime fotografie del 1900 scattate a degli indigeni
    americani, costretti con il viso verso l’obiettivo
    e ripresi come un trofeo di caccia. Unico particolare
    che restituisce un briciolo di dignità allo
    scrivano è il collare bianco, caratteristica di chi
    viveva alle corti. Tenere dei nani e persone con
    lieve handicap mentale come buffoni di corte era
    un uso molto comune in tutta l’Europa. Lo testimoniano
    i dipinti di Veronese e Tiepolo in cui
    sono raffigurate persone nane non per se stesse o
    per introspezione umana, ma unicamente per sottolineare
    la ricchezza e la brillantezza dei personaggi
    committenti.
    Radicalmente diversi sono i dipinti di Diego
    Velázquez: i suoi ritratti di nani e buffoni (1637-
    1645) sono uno studio accurato e sensibile della
    condizione umana di queste persone che erano lo
    zimbello di tutti. Velázquez dipinge i suoi personaggi
    in primo piano, collocati in un mondo ristretto,
    delineato dal formato della tela rettangolare.
    In modo eccellente riesce a caratterizzare ogni
    individuo senza farsi coinvolgere emotivamente,
    senza commiserazione e ironia, ma ponendoli in
    una luce di umanità stoica. Lo sguardo acuto dei
    personaggi che Velázquez riproduce in queste tele
    fa dedurre che, nonostante il loro deficit, percepiscano
    meglio di qualsiasi altro ogni retorica convenzionale
    di una società presuntuosa. Velázquez
    li innalza allo stesso livello dei filosofi che dipinge
    negli anni dal 1637 al 1641.
    Nel barocco, con l’affermarsi della borghesia,
    ai dipinti con motivi religiosi o mitici si affiancano
    anche le pitture di genere. Sono quadri che
    raffigurano in modo reale e crudo scene popolane
    e che erano molto ricercati perché rassicuravano
    la gente benestante. Il dipinto di Ribera
    “Ragazzo con piede torto “del 1642 su commissione
    del principe Stigliano di Napoli ne è uno
    degli esempi. La luce cade sul viso ridente del
    ragazzino, di sfuggita sulla mano ritorta e sulla
    mano con il foglio di richiesta per l’elemosina e
    infine sulla malformazione del piede aumentando
    di intensità. Non si nota una sensibilità umana
    da parte del pittore verso il ragazzino, ma solo
    pietà superficiale mista a curiosità morbosa.
    Nel 1794 Pinel assume la direzione dell’Ospedale
    “La Salpetrière” e scrive “Il trattato
    della mania” in cui descrive le manie come
    malattia e non come comportamento vizioso.
    A Géricault che frequenta l’ospedale, intorno
    al 1822, per studiare vari stadi di agonia dal
    vero, viene chiesto da Georget, medico che si
    interessa delle manie a sfondo criminale, di ritrarre
    diversi monomaniaci. Nei dipinti di Géricault
    si denota un grande interesse personale,
    probabilmente dovuto a delle esperienze dirette
    e indirette. I suoi ritratti non sono solo descrizioni
    cliniche fisiognomiche e patologiche,
    ma rispettano le varie individualità evidenziando
    anche le cause della malattia. I dipinti di Gericault
    confrontano
    lo
    spettatore
    in modo diretto
    con le
    proprie paure:
    la follia
    non è un
    problema
    per il folle
    perché non
    ne è cosciente,
    ma
    lo è per chi
    non ne è direttamente
    coinvolto
    perché è un
    pericolo incombente
    all’orizzonte.
    Gericault
    presenta anche
    una grande
    sensibilità
    60
    61
    60. Diego Velàzquez, Don Sebastiano de la Morra.
    61. Jusepe de Ribera, Ragazzo con piede torto.
    62. Theodore Gericault, Monomaniaca.
    63. Georg. Grosz, La Vergogna.
    64. Francis. Bacon, Autoritratto.
    storiae33
    per la situazione sociale dei bassifondi di Londra che
    descrive in tre litografie del 1821. In queste tre litografie
    “Mendicante davanti al panettiere”, “Donna
    paralitica”, “Il suonatore di cornamusa” evidenzia
    che la miseria e la sofferenza non dipendono né dai
    gesti, né dalla mimica, né dallo spettacolo ma unicamente
    da situazioni normali.
    Con la fine dell’Ottocento il senso estetico nelle
    rappresentazioni figurative ha subito un radicale
    cambiamento dovuto ad una nuova concezione
    di vita. Con la prima guerra mondiale nell’arte
    le persone con deformazioni vengono sostituite
    da persone invalidate dagli eventi della
    guerra, ma sono comunque rare.
    Caricature e opere rappresentanti persone con
    handicap vengono usate da persone “normodotate”
    per denunciare una situazione sociale e politica
    insostenibile, come ad esempio nei disegni
    e dipinti di Otto Dix e Grosz; contemporaneamente
    sono indice di un malessere comune e anche
    personale come nei dipinti di Beckmann.
    Un capitolo a sé sono le rappresentazioni di
    deformazioni immaginarie negli autoritratti che
    risultano profetiche. Un caso singolare è l’autoritratto
    di Victor Brauner del 1931 in cui si ritrae
    con un occhio strappato, una mutilazione realmente
    subita otto anni dopo l’esecuzione del dipinto.
    Modigliani nel suo autoritratto del 1919 si dipinge
    con le guance infossate, lo sguardo svuotato
    delle pupille, senza speranza, rivolto verso lo
    specchio e contemporaneamente verso lo spettatore.
    Pochi mesi dopo muore! In Bacon le deformazioni
    di ritratti e figure, sintesi di stadi diversi
    64
    63
    62
    di movimento, non sono dimostrazione di un dramma,
    ma risultato spaventoso di una diagnosi della
    realtà resa visibile. Bacon non intende moralizzare
    ma evidenziare la condizione umana e la presenza
    costante della morte.
    Le paure che prendono forma nei suoi dipinti
    sono le nostre paure, ma anche la paura specifica
    del pittore.
    alessia longano
    alessia longano


    Messaggi : 24
    Data di iscrizione : 09.03.11
    Età : 33
    Località : portici

    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  alessia longano Mar Apr 19, 2011 4:02 pm

    l'immagine che ho scelto è la VENERE DI WILLENDORF . questa figura mi ha colpito subito per la sua deformazione.si evidenziano gli attributi femminili come il seno e devo dire che sembra quasi che la donna fosse incinta. molto evidenti sono i suoi capelli ricci che coprono la testa, le braccia sono attaccate al seno. l'immagine, dal mio punto di vista, rappresenta una donna sofferente, non felice del suo stato,ciò che mi fa pensare questo è la presenza dei capelli che coprono il viso. il suo seno prosperoso rappresenta il cambiamento della donna quando diventa madre. oggi, purtroppo , non si vedono più le forme di una donna, ma si vedono ventre piatto seno piccolo e gambe perfette

    Contenuto sponsorizzato


    13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione Empty Re: 13.bis Arte e disabilità (chiude 13 maggio) caricata questa lezione

    Messaggio  Contenuto sponsorizzato


      La data/ora di oggi è Dom Mag 12, 2024 6:22 am