Pedagogia della disabilità 2010-11

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Pedagogia della disabilità 2010-11

Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti a.a. 2010-11 periodo marzo-maggio 2011


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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Empty lab 18 aprile la giornata del film

    Messaggio  annabattaglia Mar Apr 19, 2011 11:47 am

    Voglio iniziare il mio forum col ringraziare la professoressa per averci suggerito il film:"ROSSO COME IL CIELO",che fino ad oggi non conoscevo.
    La curiosità mi ha spinta a vederlo,davvero molto bello,commuovente.
    Il film racconta una storia vera ed è tratto dai racconti di colui che nella vita è stato il protagonista di questa particolare fiaba, Mirco Mencacci, oggi uno dei più importanti montatori cinematografici del suono.
    Siamo nel 1971 a Genova e Mirco è un bambino di 10 anni. Ama il cinema,soprattutto l’western, ma, giocando con un fucile del padre, un incidente gli toglie la vista.
    In quegli anni chi era cieco non poteva proseguire gli studi in una scuola pubblica, ma doveva rifugiarsi in quegli speciali istituti per ciechi.Ai genitori non rimangono alternative di separarsi da lui per quello che era definito come il suo bene;spiega il direttore che la libertà ni è un lusso che noi ciechi possiamo permetterci.
    Nel frattempo il bambino coltiva una passione,anche se ostacolato poichè non è possibile illudere questi bambini.
    Perchè a querte persone spezzano le ali????
    Non hanno anche loro il diritto ad una vita normale??
    Per fortuna che oggi le leggi sono cambiate;e proprio come ci insegna la Murdaca bisogna innalzare le qualità di vita dell'individuo/disabile,ed è migliorare i loro servizi
    che si può migliorare le loro condizioni di vita.
    Un esempio della nostra socità contemporanea è Andrea Bocelli,uno dei più famosi cantanti italiani in tutto il mondo CIECO.............
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Empty Re: 13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

    Messaggio  filomena granato Mar Apr 19, 2011 11:51 am

    purtroppo il film che ho scelto, già è stato segnalato da altre ragazze ma, non posso far a meno di parlarne anche io, perchè è uno dei film più belli che abbia mai visto ed è FORREST GUMP! Forrest Gump è uomo con quoziente intellettivo inferiore alla media, cinque miseri punti sotto la media che fanno la differenza. Da piccolo, problemi alla schiena lo costringono ad indossare imbragature di metallo alle gambe... La sua vita cambia quando finalmente se ne libera, ed incomincia a CORRERE. da qui la vita di quest'uomo diventa una grande avventura, anzi una vera e prorpia storia...E come i Grandi Eroi, Forrest la Storia la fa di persona. diventa uomo soprattutto seguendo i consigli della madre ( da notare la sua frase tipica...«Mamma diceva sempre...»), persona importante nella sua vita e non smette di dimostrare la sua grande personalità...si arruola nell'esercito, salva il suo tenente durante la guerra in vietnam, si imbatte su una nave e diventa ricco grazie ad una società creata con un suo amico. c'è un persona, però che non ha mai abbandonato il cuore di Forrest, oltre la madre, ed è jenny, la donna della sua vita che ha conosciuto durante la sua infanzia. il suo amore è talmente forte da non poterla dimenticare; per lei ha fatto di tutto, anche se il suo amore non era ricambiato dalla giovane Jenny!il loro, era un destino sfuggente, si incontravano per poi perdersi di nuovo...ogni volta per Forrest era un emozione indescrivibile!!durante i lori incontri i due hanno rapporto che preserverà a Forrest una grande sorpresa...infatti dopo anni che non si vedevano, i due si rincontrano ed è in quel momento che Forrest scopre di essere padre del piccolo Forrest, ma un'altra notizia sconvolgerà ancora la sua vita: Jenny gli rivela di essere affetta da un grave virus che i medici non conoscono. Fatta questa rivelazione, Jenny chiede a Forrest di sposarla. quest'ultimo naturalmente accetta subito e organizza il matrimonio. il destino però dopo pochi giorni porta via Jenny per sempre dalla sua vita.ed è solo in quest’occasione che Forrest piange. E'straordinario cm le gesta di un semplice uomo abbiano cambiato la vita a molte persone, da ricordare è il salvataggio del tenente Tenente Dan Taylor, che perde l'uso delle gambe, ma sarà sempre riconoscente al coraggioso Forrest. l'episodio di Jenny e del generale sono la testimonianza di come l'amore, sia per lui, fonte di vita; ed è stesso lui che dice :« Non sono un uomo intelligente, ma so l'amore che significa ». il tema dell'intelligenza fa da sfondo a questo bellissimo film: fin dall'inizio è stato specificato che Forrest è più "stupido" degl'altri, ma ciò non prova il fatto che lui vivrà una vita migliore rispetto a chi, invece rispecchia il giusto quoziente d'intelligenza!infatti studiando meglio il protagonista notiamo come Forrest è in grado di adattarsi a qualsiasi aspetto della vita, superando, così ogni limite, e riuscendo a diventare per altri esempio di coraggio, volontà, semplicità, di amore e amicizia e chi più ne ha più ne metta!!E' come se quest'uomo abbia agito, forse anche inconsapevolmente, sempre nel bene e con un obiettivo diverso da raggiungere...lo faceva per gli altri, ma soprattutto lo faceva per lui!!prendiamo come esempio la scena in cui Forrest decide di correre ininterrottamente, per ben tre anni; Diviene ancora più famoso e la gente lo prende come esempio e guida (addirittura spirituale), anche se lui ammette più volte di non sapere per quale motivo corra. E' notevole come quest'uomo si faccia ammirare per dei gesti che per lui sono semplicissimi e istintivi. sarà l'educazione acquisita dalle madre o le tantissime esperienze vissute, che quest'uomo sia diventato una fonte di saggezza e, perchè no, anche di intelligenza!! l'essere diverso dagl'altri non è sempre sinonimo di disadattamento, per molte persone forse è proprio il loro essere diversi che li rende più forti e man mano, più pronti a vivere al meglio la vita...Penso che le ingiustizie, in questo mondo ci saranno sempre, perchè sono barriere che purtroppo sono difficili da abbattere, ma se ci sarà la forza di vivere, come ha dimostrato Forrest, TUTTO E' POSSIBILE e anche perchè....« La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita! »...rilascio qui un video preso da youtube, che rappresenta la scena di cui ho parlato prima, cioè la corsa di Forrest...



    simbolica è poi la piuma bianca che compare all'inizio e alla fine del film...ho interpretato la figura della piuma come una sorta di scrigno...vuoto all'inizio ma poi, una volta nelle mani del protagonista, ricca di emozioni e sensazioni, e infine di nuovo in volo per essere testimonianza di chissà quale meravigliosa avventura...

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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Empty Re: 13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

    Messaggio  Imma Malerba Mar Apr 19, 2011 12:27 pm

    Il film che ho scelto per questo nuovo laboratorio è "Le chiavi di casa".Premetto che non ho mai amato vedere questi film che trattassero temi così toccanti,che ti facessero entrare così a fondo in una realtà che non conosciamo affatto,per la mia troppa sensibilità....ma con questo nuovo corso ho rivisto questo film da una prospettiva diversa.Le chiavi di casa è un film del 2004 diretto da Gianni Amelio,liberamente tratto dal libro autobiografico "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia.I protagonisti del film sono:Gianni,interpretato da Kim Rossi Stuart,è un giovane padre che ha abbandonato il proprio figlio subito dopo la nascita e il bambino Paolo,interpretato da Andrea Rossi, che è nato affetto da handicap mentre la giovane compagnia di Gianni è morta di parto.Quindici anni dopo l'uomo decide di fare la conoscenza del figlio,e l'occasione è data proprio da un viaggio per portare il bambino in una clinica a Berlino a seguire alcune terapie.Durante il soggiorno nella città tedesca si vedranno le varie situazioni che sia il bambino affetto da handicap che il genitore dovranno affrontare.Una delle cose che mi ha davvero colpito è stato il modo in cui è stato rappresentato il bambino...Il gran senso dell'umorismo,la volontà dimostrata anche solo affermando delle parole come l'andare a giocare a pallone,oppure il fatto di non volersi mai liberare del suo bastone per poter camminare.La cosa però più emozionante è stata vedere la volontà di Paolo nel sostenere moralmente il proprio padre in questa situazione come se volesse tranquillizzarlo.
    Nelle prime lezioni del corso abbiamo parlato della resilienza,ossia uscire vincente da una situazione negativa come ad esempio la ballerina Simona Atzori.In questo bambino infatti ho visto proprio la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici,connessa al riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà,avendo anche delle prospettive future.
    Durante il soggiorno nella città tedesca Gianni farà la conoscenza di Nicole interpretata da Charlotte Rampling,una donna matura con una figlia affetta da handicap che gli farà capire la grandezza dell'impegno che lo attende.Mi voglio soffermare proprio su questo e su una citazione fatta nel film ossia "I veri problemi di alcune malattie sono i genitori".Penso infatti che i genitori debbano essere i primi a dover accettare la malattia del proprio bambino perchè è proprio da questo che poi parte un percorso "speciale" di una vita diciamo diversa...Nel film a poco a poco Gianni e Paolo impareranno a conoscersi e a confrontarsi e ciò deve far capire che insieme,con la forza di volontà e con la voglia di vivere si supera qualsiasi difficoltà!!!
    https://www.youtube.com/watch?v=A4Kfvfio75w
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    https://www.youtube.com/watch?v=A4Kfvfio75w
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Empty Lezione virtuale

    Messaggio  mariagrazia villoni Mar Apr 19, 2011 12:46 pm

    Ci sono tantissimi film che trattano il tema della disabilità, ma quello che mi ha colpito maggiormente è il film "Il mio piede sinistro" (My left foot), perchè pur avendomi emozionata tantissimo non è stato pietistico. Il film è tratto dal romanzo biografico di Christy Brown. Christy brown,appena nato, è vittima di una paralisi dovuta ad una grave lesione cerebrale, che non gli permette di parlare e di muoversi con l'unica eccezione del piede sinistro. I medici non danno molta speranza sulla sua sopravvivenza,ma nonostante tutto la sua numerosa famiglia accettò Christy malgrado il suo handicap. Con il trascorrere degli anni Christy migliorò tantissimo grazie ai suoi tentativi di comunicare utilizzando il piede sinistro, come quando andò a chiamare i vicini per soccorrere la madre caduta dalle scale. A diciasette anni grazie all'aiuto della dottoressa Eileen cole, della quale si innamora perdutamente, Christy compie notevoli progressi che gli consentono di avere successo nel campo della pittura, fino ad arrivare a scrivere un libro che racconta la sua vita. La scena che per me è stata più toccante, è quella in cui Christy regala un fiore alla donna che ama e lo fa con grande sforzo e fatica.
    Questo film drammatico di Sheridan, ambientato in Irlanda nel 1989 vuole trasmettere un messaggio di speranza per coloro che, come Christy sono disabili. Quale film meglio di questo narra della resilienza, la fatica di emanciparsi verso una vita non preclusa, ma piena di soddisfazioni e amore. Sono molti i sinonimi della resilienza, come flessibilità,mobilità ma soprattutto adattamento perchè la resilienza e sopratutto questo, ossia adattarsi alla propria situazione e accettarsi per quella che si è. Affrontare le situazioni difficili e superarle rappresenta una risorsa per il disabile, che gli permette di costruire un percorso di vita stabile e positivo. L'ambiente svolge un ruolo importante, infatti la resilienza viene fortificata in quei contesti in cui vengono incentivate le relazioni e le esperienze perchè esse permettono di valorizzare se stessi.
    Ciò che mi ha stupito in questo film, ma anche quando abbiamo affrontato la resilienza, attraverso l'esempio dell'Atzori, è come un handicap può fare da incentivo per posizionarsi sopra gli altri, raggiungendo obiettivi e traguardi che si trovano oltre le barriere.
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Empty Re: 13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

    Messaggio  Maria Francesca Avolio Mar Apr 19, 2011 1:53 pm

    Uno dei film che più mi ha colpito è RAIN MAN-l' uomo della pioggia.
    Regia e sceneggiatura di Ronald Bass e Barry Morrow. Film del 1988 diretto da Barry Levinson interpetrato da Tom Cruise e Dustin Hoffman.
    Racconta di un giovane commerciante di auto Charlie Babbit(Tom Cruise)che scopre dopo la morte del padre che l' unico erede del patrimonio familiare è Raymond(Dustin Hoffman)uomo con autismo,scopre che Raymond è suo fratello maggiore che a causa di alcuni problemi il padre lo ricovera in una clinica di Cincinnati.
    Durante il viaggio per Los Angeles che si allunga per necessità del fratello che ha sia paura di volore e sia degli incidenti. Charlie inizia a conoscere suo fratello soggetto che ripeteva gesti meccanici ma anche con una grande memoria aveva un equilibrio fragile e i suoi gesti erano rituali che lo portavano alla salvezza nella sua quotidianità.Charlie si affeziona a lui grazie anche alla fidanzata Susanna scoprendo che la canzone che sentiva da bambino non era frutto della sua immaginzione ma era suo fratello maggiore.Dopo il viaggio riporterà Raymond in clinica rinunciando a tutto e promettendo al fratello di andarlo a trovare appena possibile.
    L'autismo è uno degli argomenti trattati in aula.
    Nel film si è notato la difficoltà di queste persone nel stare nella società e di quanto è fondamentale l'aiuto della famiglia,ma anche l' amore che possono dare alle persone care.
    I loro gesti ripetitivi non sono altro che un difendersi dalle difficoltà che trovano nella loro quotidiano.
    Questo film mi ha veramente emozionata ed è importante porre l' accento su questo problema per aiutare le famiglia che hanno bisogno di aiuto e di sensibilizzare le varie agenzie affinchè i soggetti con autismo siano in grado di entrare a far parte nella società.
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Empty Re: 13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

    Messaggio  Viviana Parascandolo Mar Apr 19, 2011 2:09 pm

    Nella scelta del film ,nonchè nell'elaborazione ,ho trovato un pò di difficoltà perchè scorrendo le varie pagine di internet ne ho trovati tantissimi degni di nota ma sinceramente non ero sicura della scelta da fare e di come impostare il tutto.Alla fine ho deciso di prendere una scelta e di mettermi in gioco parlandovi del film "Buon Compleanno Mr Grape".Il film è ambientato a Endora ,un piccolo centro dell’Iowa dove la vita scorre più monotona che tranquilla,e si struttura intorno alla vita della famiglia Grape.Quest'ultima ha parecchi problemi da affrontare tra cui un bambino disabile di nome Arnie e una madre obesa che si rifiuta di uscire di casa da ben sette anni,cioè dopo la morte del marito.Colui che si farà carico di questa situazione è Gilbert,figlio maggiore che ,per portare avanti la famiglia, fa il commesso in un piccolo drugstore e ,di tanto in tanto, subisce le attenzioni di una donna sposata cui consegna la spesa a domicilio.
    In questo forum io vorrei in particolar modo analizzare il rapporto fraterno che c'è tra Gilbert e Arnie nonchè la disabilità di quest'ultimo(1) e la situazione della madre Bonnie(2).
    (1)Il rapporto che c'è tra i due fratelli e la sua profondità si può constatare da questo mini dialogo che vi voglio riportare:
    "Gilbert: Che cosa ti dice Gilbert? Se qualcuno prova a toccarti o anche solo a metterti un dito addosso, cosa devi fare?
    Arnie? Uhm?
    Gilbert:Tu vieni da me e io sistemo la facenda, d'accordo? E perché sistemo la facenda?
    Arnie: Gilbert.
    Gilbert: Uhm?
    Arnie: Perché tu sei Gilbert.
    Gilbert: Perché io sono Gilbert e nessuno può far male ad Arnie, giusto? Bene. Vuoi un pò di caramelle?"
    Arnie ha un ritardo mentale ed è da tutti considerato come un "miracolo vivente": secondo i medici infatti sarebbe dovuto morire intorno ai dieci anni,ne ha quasi diciotto ed è ancora vivo ma potrebbe andarsene da un momento all'altro.Nel 1980 l’OMS pubblicò un primo documento dal titolo International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps (ICIDH). In tale pubblicazione veniva fatta l’importante distinzione fra "menomazione" (impairment) che veniva definita come "perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione psico-logica, fisiologica o anatomica" e gli altri due termini.
    Questi venivano rispettivamente definiti: "disabilità" (disability) come "qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a menomazione) della capacità di compiere un’attività nel modo o nell’ampiezza considerati normali per un essere umano" e "handicap" come la "condizione di svantaggio conseguente a una menomazione o a una disabilità che in un certo soggetto limita o impedisce l’adempimento del ruolo normale per tale soggetto in relazione all’età, al sesso e ai fattori socioculturali".ICIDH prevede per le menomazioni e le disabilità 9 macro-categorie mentre per gli handicaps 7:
    ICIDH - Menomazioni
    Menomazioni della capacità intellettiva
    Menomazioni del linguaggio e della parola
    Altre menomazioni psicologiche
    Menomazioni auricolari
    Menomazioni oculari
    Menomazioni viscerali
    Menomazioni scheletriche
    Menomazioni deturpanti
    Menomazioni generalizzate, sensoriali e di altro tipo
    ICIDH - Disabilità
    Disabilità nel comportamento
    Disabilità nella comunicazione
    Disabilità nella cura della propria persona
    Disabilità locomotorie
    Disabilità dovute all’assetto corporeo
    Disabilità nella destrezza
    Disabilità circostanziali
    Disabilità in particolari attività
    Altre restrizioni all’attività
    ICIDH - Handicap
    Handicap nell’orientamento
    Handicap nell’indipendenza fisica
    Handicap nella mobilità
    Handicap occupazionali
    Handicap nell’integrazione sociale
    Handicap nell’autosufficienza economica
    Come potete notare ho fatto delle sottolineature proprio per evidenziare quelli che sono gli aspetti presenti nella figura di Arnie.
    Quest'ultimo infatti non è in grado di farsi il bagno autonomamente tanto che quando il fratello lo lascia da solo per raggiungere una ragazza, rimane lì immobile ad aspettarlo fino al mattino seguente.Lo spavento per lui è stato talmente grande da sviluppare una fobia per l'acqua.
    Arnie non è del tutto consapevole delle sue azioni infatti ad un certo punto del film egli si allontana e corre ad arrampicarsi ancora sul pluviometro della città, questa volta però lo sceriffo non può essere nuovamente clemente con lui e decide di arrestarlo.
    (2)A questo punto della storia entra in azione la figura della madre,donna con problemi di obesità che si sono sviluppati dopo il suicidio del marito.Per 7 anni è rimasta chiusa in casa,non attenta ai problemi dei figli se non a quelli di Arnie ,al quale era molto legata.Essa infatti dopo 7 anni chiusa in casa per sua volontà,trova il coraggio di uscire per tirar fuori il suo bambino dalla prigione. Catapultata improvvisamente in una realtà da cui era scappata ,Bonnie si accorge dei commenti e del modo in cui le persone la guardano ,al punto di richiudersi ancora di più in se stessa tanto da non voler partecipare alla festa di 18 anni del suo adorato figlio Arnie.In questo caso siamo di fronte ad un grado di obesità molto grave perchè la madre è arrivata al punto di colmare la sua tristezza ,il suo senso di perdita e di vuoto attraverso un rapporto malsano con il cibo.La sua situazione diventa talmente grave da comportarle una disabilità nei movimenti,perchè non riesce a svolgerli nel modo e nell'ampiezza considerati normali per un individuo.Il solo salire le scale per lei comporta uno sforzo davvero notevole tanto che stremata da ciò si getta sul letto.L'obesità spesso si collega a fattori come(vi sottolineo quelli presenti nella mamma):
    -condizioni genetiche
    -fattori ambientali
    -disfunzioni ormonali
    -la psiche del paziente
    Tale patologia dunque non deve essere sottovalutata anzi dovrebbe essere affiancata,soprattutto in questo caso,da supporti psicologici.


    Ecco il trailer:



    Vi consiglio di vedere anche queste due scene finali di cui vi posto il link perchè non riesco ad inserirle qui:
    https://www.youtube.com/watch?v=tbcaMvof2i4
    https://www.youtube.com/watch?v=2E0I4_8h1-w



    Riconoscimenti inerenti a questo film potete trovarli al sito:
    http://www.imdb.com/title/tt0108550/awards

    Fonti:
    http://www.humantrainer.com/articoli/interpretazione-analitica-film-buon-compleanno-mr-grape.html
    Briganti F., Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità: le potenzialità della resilienza, Edizioni Manna, Napoli, 2010.
    http://www.segnalo.it/Cineteca/13HAND.html
    http://it.wikiquote.org/wiki/Buon_compleanno_Mr._Grape

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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Empty 13. LEZIONE VIRTUALE 18 APRILE !!!

    Messaggio  linapaudice Mar Apr 19, 2011 2:46 pm

    IL FILM CHE HO DECISO DI TRATTARE è “EDWARD MANI DI FORBICI “ , FILM DI TIM BURTON DEL 1990, CON JONNY DEPP . Tutto è iniziato grazie ad UN anziano inventore che viveva da solo in un castello in cima a una piccola montagna.
    Passeggiando in mezzo alle proprie macchine, un giorno, ha l'intuizione di sfruttarne una per creare un essere umano vivo e vegeto. In poco tempo, quest'uomo riesce nel proprio intento, e chiama Edward il ragazzo a cui dà la vita. Una tragedia improvvisa, però, incombe su entrambi: il vecchio uomo muore prima di dare alla creazione un paio di mani, al posto delle quali ha un insieme di forbici molto taglienti. DOPO TANTI ANNI , EDWARD , CONOSCE PEGGY UNA RAPPRESENTANTE DI COSMETICI , CHE INIZIALMENTE TURBATA E SPAVENTATA DALLA SUA PRESENZA E DALLE SUE FORBICI, COME MANI , SI ACCORGE DELLA SUA BONTà E LO ACCOLSE IN CASA SUPERANDO TALE OSTACOLO , TROVANDOGLI INOLTRE ANCHE UNA POSIZIONE SOCIALE DA PARRUCCHIERE . Ed è qui che iniziano le fantastiche avventure di Edward, per il quale tutto è difficile proprio a causa delle sue particolarissime mani. Questo ragazzo, inizialmente emarginato perchè diverso, ma è proprio la sua diversità a renderlo affascinante e utile agli occhi di tutte quelle persone che inizialmente lo avevano emarginato, utilizzando le sue lame come giardiniere e parrucchiere. La tristezza del film sta nel fatto che la gente prima lo ha "sfruttato" per le sue abilità e poi lo ha allontanato.
    Il finale di questo film è molto triste poichè Edward ritorna a vivere da solo lontano dalla donna che ama (Kim).DA QUESTO FILM COSI’ PROFONDO E SIGNIFICATIVO , EMERGONO TEMATICHE , AFFRONTATE PROPRIO NEL CORSO COME : LE PARALISI AD ESEMPIO , IL CASO DI PISTORIUS L’ ATLETA CHE UTILIZZò DELLE FLEX FOOT , DELLE PROTESI IN FIBRA DI CARBONIO AL POSTO DELLE GAMBE , PER INTEGRARE QUELLA PARTE DEL CORPO MANCANTE A CAUSA DI UNA MENOMAZIONE FISICA CONGENITA O PROGRESSIVA ; LA DIVERSITà E L’EMARGINAZIONE .
    TALE FILM è MOLTO INTENSO IN QUANTO VUOLE FAR CAPIRE L’IMPORTANZA DELLA PERSONA IN SE , DELLA SUA BONTà , SEMPLICITà METTENDO DA PARTE , PER UN ATTIMO , LA DIVERSITà NELL’ASPETTO FISICO .
    DIVERSAMENTE DA QUESTI VI è UN ARTICOLO TRATTO DAL “IL SOLE 24 ORE “ Riabilitazione post ictus:
    Braccio di Ferro italiano
    aiuta a muovere le mani
    .
    Si chiama "Braccio di Ferro",‭ ‬ma spinaci e cartoni animati non c`entrano:‭ ‬si tratta di un robot ideato per aiutare chi è stato colpito dall`ictus a ricominciare a usare correttamente i propri arti.‭ ‬Lo ha progettato un gruppo di ricercatori del ‭Dipartimento di Informatica Sistemistica e Telematica (DIST) dell`Università di Genova in collaborazione con l`Istituto Italiano di Tecnologia e con il Centro di Formazione e Riabilitazione ‬ART, entrambi di Genova, per insegnare a‭ ‬10‭ ‬pazienti emiplegici a muovere di nuovo le braccia.‭ Dallo studio, ‬pubblicato sul Journal of NeuroEngineering and Rehabilitation, emerge che il robot produce miglioramenti significativi anche in pazienti in condizioni croniche, ovvero a più di 1 anno dall`ictus, e che un certo beneficio dallo stesso strumento è stato rilevato anche nel recupero delle funzioni motorie di pazienti affetti da sclerosi multipla.
    "Il robot è un braccio meccanico che il paziente impugna a una estremità - spiega Vittorio Sanguineti, autore della ricerca con Pietro Morasso e Psiche Giannoni -. Un monitor visualizza in ogni istante la posizione dell`impugnatura: afferrato il robot, il paziente esegue dei movimenti guidato dalle istruzioni che appaiono sul monitor.‭Il robot è programmato in modo da generare, all`impugnatura, delle forze che `aiutano` il paziente a compiere l`esercizio e lo correggono se sbaglia.. Via via il paziente migliora la sua performance eseguendo il movimento senza aiuto. I primi tentativi di usare robot come ausili per la riabilitazione risalgono alla fine degli anni `90, spiega Sanguineti: "Il nostro progetto si richiama ad esperienze precedenti di altri gruppi di ricerca soprattutto statunitensi. Il primo prototipo del nostro sistema risale al 2005, ed è stato via via perfezionato. Ne abbiamo anche prodotto una versione bimanuale per l`esercizio di entrambi gli arti".
    Al momento esistono quattro di questi dispositivi: uno al NeuroLab del DIST dell`Università di Genova, uno alla Fondazione Don Gnocchi di Milano, uno alla Fondazione Maugeri di Veruno (Novara) e infine uno presso l`Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, quest`ultimo in configurazione bimanuale. "Il sistema è in fase di commercializzazione - conclude Sanguineti - e se ne sta già progettando anche una versione pediatrica".
    di ‭Miriam Cesta (ha collaborato Clara Serretta) (17/03/2010)
    PER CONCLUDERE , DOBBIAMO CONSIDERARCI TUTTI DEI DIVERSI , IN QUANTO OGNUNO HA DELLE CARATTERISTICHE DIFFERENTI A PARTIRE DAL SEMPLICE COLORE DEGLI OCCHI, CIò SIGNIFICA CHE NON BISOGNA CONSIDERARE LA DIVERSITà FISICA COME UN HANDICAP

    https://www.youtube.com/watch?v=5NwQvmuen08
    https://www.youtube.com/watch?v=rXzD6puP6C8&feature=player_embedded
    PRESE DALLE FONTI DELLA PROFF.
    https://www.youtube.com/watch?v=nE4BS7niKQk&feature=related






    Ultima modifica di linapaudice il Mar Apr 19, 2011 2:56 pm - modificato 2 volte.
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    mara pipola


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    Messaggio  mara pipola Mar Apr 19, 2011 2:51 pm

    Il film che ho scelto di visionare è Gaby.Una storia vera.
    Nata, in Messico, da una coppia di ricchi ebrei, Michel e Sari Brimmer, Gaby è venuta al mondo con un terribile menomazione, causata da paralisi cerebrale non può parlare, né camminare, né muovere le mani; l'unico arto funzionante è il piede sinistro. I genitori, che pure l'amano teneramente, non riescono ad aiutarla veramente, e così pure l'infermiera, che l'assiste. Ma quando la bimba ha circa 3 anni, una modesta popolana, Florencia, venuta a lavorare in casa con umili mansioni, riesce a farle comprendere come può comunicare con gli altri, muovendo il piede sinistro per rispondere sì o no alle domande, che le vengono poste. La bambina è molto intelligente e capisce subito ciò che le viene suggerito; da quel momento comincia per lei una vita diversa, perché non è più completamente isolata. I genitori, trovato un così insperato aiuto, accettano subito Florencia come infermiera della piccola, e da quel momento le due creature saranno sempre unite. E la donna, infatti, che nutre, lava e veste Gaby, poi inizia a studiare insieme a lei; guida la sua carrozzella; l'accompagna e l'aiuta, durante le lezioni che la bambina frequenta. Gaby usa una macchina da scrivere elettrica e batte i tasti con le dita del piede. In classe, finalmente, trova un amico, Fernando, anch'egli affetto da paralisi cerebrale, ma colpito meno gravemente di lei. Oltre che un'amicizia, quando i due crescono, nasce fra loro un tenero e timido amore, alle cui espansioni impacciate Florencia assiste commossa e discreta. Terminato il ciclo di studi inferiori nella scuola che frequentano, i due giovani non hanno più niente da imparare, perciò aspirano ad affrontare un esame di ammissione alla scuola pubblica superiore. La madre di Fernando, possessiva e autoritaria, non approva questo programma, e riesce a scoraggiare il figlio, che all'ultimo momento non si presenta alla prova. Gaby, invece, incoraggiata dalla mamma e da Florencia, sostiene coraggiosamente l'esame e viene promossa. Ma il legame con Fernando è finito, e la ragazza è terribilmente sola, anche se riesce a proseguire gli studi, e oramai frequenta l'università; il fatto di avere un fratello non le giova molto, perché costui è perfettamente sano e conduce una vita molto diversa dalla sua. Durante una lezione, Gaby conosce un giovanotto simpatico e intelligente, Luis, col quale fa amicizia e che l'aiuta a far pubblicare qualche suo scritto, finché la ragazza gli offre il suo amore, e lui, molto onestamente, rifiuta un legame, che non si sente di accettare. Amaramente delusa, Gaby ha una crisi di profondo sconforto, durante la quale spacca col piede una vetrata e si ferisce, fortunatamente, però, non in modo irreparabile. Superato l'abbattimento, Gaby chiede a Dio la forza di accettare se stessa con tutte le sue limitazioni fisiche e comprende che, come le ha detto un giorno suo padre, il suo spirito e la sua intelligenza sono liberi e le possono aprire davanti un mondo. Frattanto Michel Brimmer muore di un attacco cardiaco e sua moglie, distrutta dal dolore e seriamente ammalata, si trasferisce negli Stati Uniti per farsi curare. Ritornata a casa dopo un certa tempo, muore per un cancro. Gaby è diventata una celebre e ammirata scrittrice e nel suo lavoro ha trovato conforto. Rimasta ormai definitivamente sola con Florencia, perché suo fratello si è stabilito in Israele, Gaby, insieme alla sua amica e infermiera, adotta una bambina, e così con queste due creature riesce a armare una famiglia e a riempire la sua vita d'amore.
    Il tema che mi è venuto in mente pensando a questo film è quello della resilienza,ossia l’affrontare situazioni dolorose o di disagio , la capacità di uscire vincenti da situazioni negative e avverse della vita.
    Argomento del nostro primo laboratorio,quando la prof. Ci ma mostrato video come quelli di Simona Atzori o altri ballerini ch, nati senza arti ,non si sono mai arresi,anzi nonostante le loro difficoltà,che quotidianamente incontrano anche nelle cose più banali per noi,continuano a mostrare grande voglia di vivere,andando oltre ciò che è la loro disabilità e soprattutto accettandosi per quel che sono.
    La protagonista del film,Gaby,ne è un altro bellissimo esempio. Essendo,sin dalla nascita,affetta da paralisi celebrale,trova la forza e la volontà di vivere grazie anche alla sua amica infermiera Florencia.
    E parlando di quest altro personaggio voglio qui introdurre un altro argomento importante affrontato nel nostro corso:il concetto di cura.
    Termine,che non deve essere inteso come soluzione della disabilità,ma come progressiva emancipazione. Riprendendo Jonas:” atto di umana comprensione capace di aiutare la persona con deficit a ridare senso e significato alla sua personale esperienza,a ricordarsi di sé,della unicità della sua storia per accettarsi e convivere con la propria specialità”.
    Altro elemento su cui voglio soffermarmi è la frase riportata nella recensione: “il fatto di avere un fratello non le giova molto, perché costui è perfettamente sano e conduce una vita molto diversa dalla sua”.
    Ciò permette di riflettere su un altro tema affrontato la diversità e la disabilità.
    Sempre più spesso accade che la disabilità viene confusa con la diversità ma sono due termini che non possono essere collegati. La “diversità” è un termine che acquisisce una dimensione negativa perché la società tende ad identificare e quindi ad etichettare diverso una persona che magari manca di determinate abilità,non riconoscendolo quindi nella sua interezz, ma solo in qualche suo aspetto. Ma quella persona pur avendo una disabilità ha anche delle abilità diverse dagli altri,da scoprire da far emergere.
    A questo proposito è,quindi, giusto parlare di diversabilità e non di disabilità perché quest ultimo termine mette in evidenza solo il fatto che a una persona manchino delle abilità e non considera che ne possa avere delle altre.
    Si ritiene più corretto parlare di diversabilità ma è comunque una parola che contiene imprecisionii.
    Voglio concludere citando una frase molto bella che è riportata nel libro:”Ricorda sempre che sei unico esattamente come tutti gli altri”(Anonimo)
    Credo sia un messaggio breve,ma profondo,una lezione di vita per tutti. Dovremmo iniziare a considerare tutti allo stesso modo,senza chiamare chi consideriamo “normale” per nome, mentre chi è affetto da disabilità con etichette che riprendono il loro problema.


    fonte:http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=5198&film=GABY-UNA-STORIA-VERA

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    Messaggio  Elena Napolitano Mar Apr 19, 2011 4:13 pm

    Il film che mi ha colpito maggiormente è stato :'' Anna dai miracoli''.
    Helen Kellen, una ragazzina sorda e cieca, viene cresciuta dai genitori con una serie di vizi, capricci assecondati fino a farla divenire la regina della casa. Dopo svariate badanti, arriva Annie, una istitutrice a metà tra lo psicologo e il maestro che ha avuto problemi di vista. La nuova assistente ingaggia una vera e propria guerra con la bimba: dopo aver convinto i genitori, che poi verranno allontanati, la maestra può spingere la bimba sul "bordo del molo", fino ad una scena "miracolosa" in cui la ragazzina, in un'improvvisa epifania, capisce cosa è l'acqua, come si chiama, intuisce il rapporto parola-oggetto (virtuale-reale) ed il mondo le si disvela. Chiede i nomi di ogni oggetto, ambiente, elemento: il miracolo è avvenuto.
    Nonostante non ci sia un vero e proprio lieto fine, poiché in fondo la bimba rimane sorda e cieca, la vicenda finisce comunque bene poiché Helen riesce ad uscire da un autismo egocentrico e dominante per entrare nel miracolo della comunicazione, la relazione.
    Anna dei miracoli è un racconto a tinte forti, claustrofobico di proposito e girato con grande forza espressiva: il film è noto per le scene, molto potenti, in cui l'educatrice "lotta" con la bambina per insegnarle come stare al mondo e farle capire che si trova non in un insieme casuale di "cose", ma in un mondo organizzato.
    E un confine molto labile quello tra la realtà interiore delle persone affette da autismo, che si isolano in una vita mentale propria tendendo ad escludere persone ed oggetti a loro estranei.
    L'autismo è una forma di handicap grave che colpisce precocemente i bambini, che tra i 18 mesi e i 3 anni di età subiscono una severa regressione nelle capacità di comunicare; il numero dei vocaboli acquisiti fino a quel momento inizia a ridursi, e nella maggior parte dei casi in forma grave fino anche alla perdita totale del linguaggio.
    Questo grave scompenso colpisce purtroppo tutta la sfera della comunicazione. I bambini che si richiudono completamente in se stessi, non riescono più a sopportare gli stimoli che arrivano loro dal mondo circostante.
    Anche il contatto oculare con altre persone diventa un'esperienza difficilmente sopportabile, ed è importante sottolineare, che esso è una delle prime forme di comunicazione.
    È proprio l'incapacità, o nei casi meno gravi, semplicemente la difficoltà di comunicare su molti aspetti che accomuna i malati d'autismo, unita ad altri deficit, e disturbi quali l'interazione sociale, l'iperattività, significativi problemi comportamentali, disturbi intestinali, enorme difficoltà nel gestirsi ai cambiamenti d'ogni genere, e una risposta non adeguata al dolore o al tatto, questi ultimi si uniscono ad altri aspetti riconducibili a problemi sensoriali.
    La loro difficoltà, nell'interagire con altri individui, quali i propri coetanei, li porta ad isolarsi sempre più.
    Va inoltre ricordato che ci sono differenti espressioni dell'autismo nei soggetti. L'opinione pubblica, è fuorviata, o perlomeno male informata attraverso il cinema e la televisione.
    Quando questi si sono interessati alla patologia, si sono quasi sempre riferiti ad una categoria particolare di autistici identificati come Asperger (autistici ad alto funzionamento).
    E' il caso del film "Rain Man" e della Serie Televisiva "E poi c'è Filippo".
    Questo purtroppo ha contribuito a diffondere un concetto sbagliato della patologia autistica e dei disturbi a lei riconducibili che in alcuni casi, si manifesta con aspetti e sintomatologie molto più gravi e drammatiche, nella realtà, quali l'epilessia.
    Ancora oggi, è una patologia, su cui la medicina tradizionale ha scarsa conoscenza, sia per ciò che riguarda le cause, sia per i metodi di riabilitazione applicabili.
    Recenti ricerche tra le famiglie hanno evidenziato un dato a prova di tutto questo, ma allo stesso tempo sconcertante.
    Nella sola Lombardia, quasi il 50% delle famiglie intervistate a campione, ha dichiarato che quasi tutte le informazioni riguardanti, l'autismo le ha reperite personalmente attraverso i propri mezzi(internet, genitori, associazioni), e non dalle istituzioni preposte. Il soggetto autistico è un'isola a sé per ciò che riguarda la forma d'espressione della patologia, questo vieta sin da subito la possibilità di creare gruppi omogenei, per valutazioni approfondite inconfutabili da tutti.
    Tuttavia l'intervento precoce è indispensabile, e va unito a terapie comportamentali, personalizzate sul soggetto, la carenza anche solo di una di loro, metterebbe a repentaglio il suo recupero, cronicizzando la patologia.
    L'autismo una patologia così complessa che quando la vivi sulla propria pelle ci sono due opzioni o molli tutto oppure ti rimbocchi le maniche e vedi cosa effettivamente c'e da fare. Il problema sussiste per questa seconda categoria di genitori quelli che non vogliono arrendersi alla patologia dei propri figli e cercano in tutti i modi di creare,esternamente ed internamente, un ambiente al quale il bambino possa accedere in tranquillità e imparare il più possibile. Molte, forse, troppe volte si ritrovano ad affrontare una realtà che ha dell'incredibile,scuole non altamente preparate, insegnanti poco formati e ambiente scolastico non sempre favorevole ai nostri bambini. Certo ci sono anche delle scuole che funzionano ma se facciamo una stima sono quelle classiche mosche bianche che si trovano con colpi di fortuna e con personale che ha veramente voglia di lavorare. Quanto ancora dobbiamo aspettare per avere un personale qualificato per far si che questi bambini autistici possano ottenere il meglio? La mia non vuole essere una polemica ma una realtà dei fatti sono ancora troppo poche le persone altamente preparate e quindi mi domando invece di far tagli sulla scuola perché non fare una cernita delle persone che lavorano male e mettere invece quelle che effettivamente hanno voglia di lavorare?Perché lo Stato non ci tutela in questo? Siamo forse figli di un dio minore e quindi facilmente messi da parte? Fin qundo un genitore deve subire tutto questo? Non so rispondermi ma certo non possiamo subire sempre e passivamente in questo modo.
    Allego varie scene del film Anna dai miracoli tratte da youtube.



    cheers
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    Messaggio  immacolata Mar Apr 19, 2011 4:30 pm

    citato da http://www.danielaros.it/daniela-rossi-libri/55
    QUESTO FILM RACCONTA DI UNA MADRE LA CUI VITA VIENE RIVOLUZIONATA DALLA SCOPERTA CHE IL SUO BAMBINO E' SORDO.L' IMPERFEZIONE , COSI ELENA DEFINISCE LA DIFFICOLTA' DEL FIGLIO;ANCHE SE NON SONO MOLTO D'ACCORDO NELL USARE QUESTA PAROLA (IMPERFEZIONE)POICHE NESSUNO E' PERFETTO MA SIAMO UNICI ESATTAMENTE COME TUTTI GLI ALTRI E DURANTE IL CORSO HO AVUTO MODO DI STUDIARE IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE E QUELLA CHE SI ACCOSTA DI PIU E' MENOMAZIONE OSSIA :QUALSIASI PERDITA O ANOMALIA A CARICO DI UNA STRUTTURA O DI UNA FUNZIONE PSICOLOGICA,FISIOLOGICA O ANATOMICA.LA MENOMAZIONE RAPPRESENTA L'ESTERIORIZZAZIONE DI UNO STATO PATOLOGICO E IN LINEA DI PRINCIPIO RIFLETTE I DISTURBI MANIFESTATI A LIVELLO D'ORGANO.MENOMAZIONE E' INFATTI UN DANNO ORGANICO (COME IN QUESTO CASO) O FUNZIONALE RELATIVO AD UN SETTORE SPECIFICO.ELENA E' UNA GIOVANE MANAGER IN CARRIERA CHE DIRIGE CON RIGORE UN'AZIENDA LEADER DEL MADE IN ITALY,EREDITATA DAL PADRE.LEI E IL SUO COMPAGNO DESIDERANO DI AVERE UN FIGLIO.NASCE ALESSANDRO,NEI PRIMI MESI IL PICCOLO APPARE TRANQUILLO , SEMBRAVA AVERE UN CARATTERE INDIPENDENTE ED ELENA NE ERA ORGOGLOSA.MA CON IL TEMPO SCOPRE CHE ALESSANDRO E' NATO CON UN GRAVE DIFETTO CONGENITO"IPOACUSIA". LA PRIMA REAZIONE DELLA MADRE E' QUELLA DI VOLER RISOLVERE A TUTTI I COSTI E SUBITO IL PROBLEMA PERCIO' ACCOGLIE LA DIAGNOSI FRETTOLOSA DI UNO SPECIALISTA .AL MOMENTO DELL INTERVENTO ELENA HA UN IMPROVVISO RIPENSAMENTO.SI LASCIA GUIDARE DA UN ISTINTO MATERNO.GLI OCCHI DI ALESSANDRO SEMBRANO CHIEDERLE DI PORTARLO VIA E LEI OBBEDISCE.FUGGE DALLA CLINICA E SENZA AVVERTIRE IL COMPAGNO STEFANO SI RIFUGIA CON ALESSANDRO A VIAREGGIO,NELLA CASA DI FAMIGLIA DOVE HA PASSATO I MOMENTI PIU FELICI DELLA SUA VITA .HA BISOGNO DI RESTARE SOLA E DI CAPIRE .DOPO QUESTA PAUSA INIZIA UNO SPOSSANTE PELLEGRINAGGIO TRA MEDICI CHE MOSTRANO DI AVERE PARERI COMPLETAMENTE DIVERSI TRA LORO.NONOSTANTE QUESTO ELENA NON SI SCORAGGIA E DIMOSTRA UNA GRANDE FORZA INTERIORE ,QUANDO FINALMENTE INCONTRA UN INGENIERE GENIALE E SGORBUTICO ALLO STESSO TEMPO, COSTRUTTORE DI PROTESI ACUSTICHE(QUINDI SI PARLA DI UNA TECNOLOGIA INVASIVA DOVE IL CYBORG E' L'ESSENZA DELL INVASIONE:UN ESSERE MEZZO UOMO E MEZZO TECNOLOGIA,POSSIEDE CIOE' UN INNESTO UN IMPIANTO "NUOVO")ED OLTRE AD AIUTARE IL BAMBINO INSEGNA AD ELENA A "SENTIRE" DAVVERO.CON QUESTO MI RICOLLEGO ALLA TESTIMONIANZA PORTATA DALL'AVV.VASSALLO,MAI FERMARSI AI PRIMI OSTACOLI MA ANDARE OLTRE OCEANO E COMBATERE COMBATTERE COMBATTERE...SI PARLA TROPPO POCO DEGLI ACCOMPAGNATO DI QUESTE PERSONE SPECIALI IO LI CONSIDERO "ANGELI".




    QUESTA STORIA MI HA COLPITA MOLTO FORSE PERCHE RACCHIUDE UN PO L ESPERIENZA CHE HA FATTO MIA MAMMA CON MIO FRATELLO.LEI UNA DONNA MOLTO COMBATTIVA E NON SI E' MAI ARRESA PER UN SOLO MOMENTO FIN QUANDO NON E' RIUSCITA A TROVARE IL MODO GIUSTO PER DAREGLI UNA PROSPETTIVA DI VITA MIGLIORE...MENTRE MIO FRATELLO E IN QUESTO CASO ANCHE ALESSANDRO NON HANNO FATTO ALTRO CHE INSEGNARE LORO A SORRIDERE ALLE PICCOLE SORPRESE DELLA VITA E A COGLIERE IL LATO POSITIVO DELLE COSE.... OGNUNO DI NOI IN OGNI FASE DELLA VITA E' STATO EDUCATORE DI QUALCUN ALTRO PER CUI ABBIAMO AVUTO PIU PESO DI CIO'CHE MAGARI CI SAREMMO ASPETTATI....


    Ultima modifica di immacolata il Mar Apr 19, 2011 6:36 pm - modificato 2 volte.
    NicolinaBelluomo
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Empty 13°laboratorio.lezione virtuale-film

    Messaggio  NicolinaBelluomo Mar Apr 19, 2011 5:02 pm

    Senza pensarci due volte su il film che ho scelto per parlarne nel laboratorio virtuale è “Forrest Gump”.
    La storia inizia con Forrest Gump seduto su una panchina alla fermata di un bus-stop,dove ricorda la sua infanzia con problemi mentali e fisici.
    Forrest Gump (interpretato dall’attore Tom Hanks), è un uomo che rimarrà in parte bambino,ritardato e molto ingenuo,vivrà una vita ricca di sorprese e costellata dal successo.
    Da bambino a causa di una malformazione alla schiena è costretto per un certo periodo a portare dei tutori alle gambe,ma nonostante ciò ha una buona motricità globale e grazie agli incoraggiamenti di Jenny,l’unica bambina che quando Forrest entra nell’autobus della scuola non lo emargina,ma lo fa sedere accanto a lei.
    L’emarginazione è uno degli argomenti a cui possiamo far riferimento,siccome Forrest veniva escluso dagli altri bambini perché visto come diverso,(facendo riferimento al 1cap del nostro testo:nozioni introduttive di pedagogia della disabilità) sappiamo che il diverso non sceglie di esserlo ma viene etichettato dalla società suo malgrado perché non corrisponde a quanto rientra nella norma.
    Di solito tale atteggiamento comporta incomprensione,disadattamento,isolamento,ghettizzazione…
    soprattutto per questo Jenny diventerà la sua migliore e unica amica,perchè come Forrest conosce la solitudine e la sofferenza,(siccome vittima di maltrattamenti da parte del padre).
    Forrest a causa delle protesi alle gambe veniva deriso e maltrattato da un gruppetto di coetanei,ma proprio per fuggire a questi bulli,e grazie all’incitamento di Jenny,riesce a correre,man mano sempre più veloce,fino a liberare le gambe dalle protesi.
    Inizia così il suo successo,diventerà un grande atleta,un campione di football,si arruola poi nell’esercito dove conosce Booba e progettano insieme un’impresa di pesca di gamberi.
    Booba però verrà colpito durante la guerra in Vietnam,ma Forrest mantenne lo stesso la sua promessa e aprì un’impresa di pesca,in seguito poi anche con la collaborazione del tenente Dan,al quale Forrest gli salvò la vita durante la guerra in Vietnam.
    Forrest bambino vive con la madre,essa è l’unica che lo accetta per quello che è e gli fornisce continui stimoli positivi,dimostra di avere fiducia in lui e lo esorta a non sentirsi diverso dagli altri,siccome la diversità appartiene ad ognuno di noi.
    E’ proprio grazie alla determinazione della madre,Forrest riesce a frequentare una scuola “normale”,essa dovette scendere a compromessi siccome ancora non era in vigore una legge per persone con disabilità che gli garantisse il pieno rispetto della dignità umana,i diritti di libertà e di autonomia,la piena integrazione nella famiglia,nella scuola,nel lavoro e nella società…
    Facendo sempre riferimento al 1cap. del nostro testo,la disabilità non è solo decifit,mancanza,privazione a livello organico o psichico,ma è una condizione che va oltre la limitazione,che supera le barriere mentali ed architettoniche.
    Secondo la Classificazione Internazionale del Funzionamento della disabilità e della salute(ICF),la disabilità è una condizione di salute derivata da un contesto sfavorevole.
    Forrest è un punto di riferimento per molti,della propria ingenuità ne ha fatta la propria forza per andare avanti nella vita contro ogni augustia incontrata lungo il proprio cammino…
    (Ho fatto in parte riferimento alle fonti della docente)
    Condivido con voi questo pezzetto del film che ho preso da youtube,è una frase per Forrest molto importante che ripeteva spesso:
    mamma diceva sempre: La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!
    «Stupido è chi lo stupido fa!»
    https://youtu.be/SKDTbTr3Wyc
    Daniela Vellecchi
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Empty Re: 13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

    Messaggio  Daniela Vellecchi Mar Apr 19, 2011 5:41 pm

    Scrivo il commento a questa lezione appena dopo aver visto il film.
    Ho scelto "Le chiavi di casa" avendo già letto il libro "Nati due volte" (che mi ha fatto riflettere tantissimo) di Giuseppe Pontiggia, al quale il regista Gianni Amelio si è liberamente ispirato per dirigerlo.
    La storia di questo film narra di un padre che al momento della nascita del suo bambino non ha voluto vederlo a causa della troppa sofferenza nell'aver perso sua moglie dopo il parto.
    Passano cosi 15 anni e, grazie al parere favorevole dei dottori, trova il coraggio di incontrarlo e fare cosi parte della sua vita.
    Paolo, il piccolo protagonista affetto da handicap, deve seguire una serie di terapie in Germania e sarà proprio il padre ad accompagnarlo per la prima volta.
    Fin da subito il bambino dimostra nei suoi confronti un grande affetto e nessun odio verso quel padre che non è stato ingrado di assumersi le sue responsabilità di genitore; anzi sarà proprio Paolo ad insegnargli tante cose, da come si dovrà pendere cura di lui a come vivere giorno dopo giorno.
    Nel film si accostano due personaggi molto diversi tra loro, Gianni, il padre di Paolo, inesperto e pieno di sensi di colpa, e Nicole, madre di una ragazza affetta da handicap, la quale ha dedicato alla figlia, fin dalla sua nascita, ogni singolo momento della sua vita.
    Il primo tema che scaturisce da questo film e che si accosta alla nostra teoria è il concetto si RESILIENZA, cioè la capacità di un soggetto di dimostrarsi forte e saper uscire vincente da situazioni difficili.
    Se uno dei sinomini di resilienza è ADATTABILITA', allora il protagonista Paolo è un bellissimo esempio di questa attitudine.
    Nessuno meglio di lui ha saputo adattarsi alle varie circostanze dei suoi primi giorni con suo padre; e lo stesso incontro con lui, superato con grande accettazione e affetto, ne è un esempio.
    Dal concetto di resilienza scaturisce un altro tema molto importante e cioè quello del sostegno della famiglia.
    Da esempi fin'ora visti, quali quello della Atzori e di Pistorius, abbiamo potuto notare quanto l'appoggio della famiglia, o meglio la prima accettazione come persona normale, o comunque di persone care, sia di vitale importanza per superare meglio gli ostacoli quotidiani.
    Ma nel film accade il contrario, è il piccolo Paolo a sostenere suo padre, a dargli la forza di reagire e la voglia di vivere insieme quella vita che fin'ora non hanno avuto la possibilità di vivere; a dimostrazione che siamo noi che sosteniamo e insegnamo loro qualcosa, sono loro che ci danno tanto e ci insegnano tanto.
    E' importante, secondo me, sottolineare anche il messaggio implicito nel titolo "Le chiavi di casa"; in quelle chiavi c'è la dimostrazione dell'autonomia, la fiducia che i genitori danno all'adolescente per iniziare la sua vita indipendente da loro stessi; e Paolo quelle chiavi ce le ha, ha in mano la sua vita come tutti gli adolescenti che si affacciano alla vita ed è proprio questo il concetto fondamentale per la famiglia e per gli educatori, viaggiare di pari passo con loro, facendo si che conquistino la loro indipendenza.
    Lascio qui di seguito il link con il trailer del film:
    https://www.youtube.com/watch?v=A4Kfvfio75w

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    Messaggio  altieri carmela Mar Apr 19, 2011 5:55 pm

    Vorrei vedere in questi giorni qualche film nuovo sulla disabilità,spero di riucirci ,intanto sto visionando questo sito,spero sia giusto.

    http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=1&sqi=2&ved=0CBcQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.disabili.com%2Fviaggi%2Fspeciali-viaggi-a-tempo-libero%2Flibri-e-film%2F6555&ei=gsitTZjzDIqZOuXZhecL&usg=AFQjCNE07TawIMBseur0emPwub6LhS8JeA&sig2=JgYLSU0GMSnzTF1yf0qNRw
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    Messaggio  Marta Mascioli Mar Apr 19, 2011 6:01 pm

    Rosso come il cielo:
    Il film è ispirato alla storia vera di Mirco Mencacci, non vedente, montatore del suono. È ll 1971 in un piccolo paese della Toscana.
    Mirco è un ragazzino di 10 anni.
    Un giorno, mentre Mirco gioca con un vecchio fucile, inavvertitamente parte un colpo che lo colpisce in pieno. Il ragazzino sopravvive ma perde la vista.
    In quegli anni la legge italiana considerava i non vedenti come individui senza speranza e ancora non permetteva loro di frequentare la scuola pubblica.
    I genitori di Mirco sono quindi costretti a far rinchiudere il figlio in uno dei cosiddetti “istituti per ciechi”: il David Chiossone di Genova, devono quindi separarsi da lui per quello che veniva definito come il suo bene. << Il problema non è quello che a Mirco piace fare, ma quello che può fare>>
    Mirco ha molta difficoltà ad accettare la sua nuova condizione. Ma ha un carattere determinato.
    Trova un vecchio registratore a bobine e scopre che, tagliando e riattaccando il nastro, è in grado di registrare delle storie fatte solo di rumori.
    Questo suo Hobby è contrastato dal direttore dell’istituto, convinto che un cieco è un “handicappato” al quale è meglio non creare illusioni. Ma Mirco non si arrende e continua la sua lotta in tutti i modi e lentamente comincia a coinvolgere nelle sue favole sonore tutti gli altri bambini ciechi del collegio, facendo loro riscoprire per la prima volta i sogni e le potenzialità negategli fino ad allora.
    Una notte, con l’aiuto dell’unica bambina vedente, la figlia della portinaia, convince il piccolo gruppo di compagni ad uscire di nascosto dal collegio per andare al cinema che sta dall’altro lato della strada.
    Ma le conseguenze sono fatali: Mirco viene espulso dal collegio. Mentre Mirco combatte la sua guerra personale, fuori dal collegio è in corso una battaglia più grande per cambiare la società. Protesta fortemente voluta da Ettore, uno studente universitario non vedente con una forte coscienza politica e sensibilità sociale, che Mirco aveva conosciuto in una delle sue fughe dall’istituto.
    Venendo a conoscenza dell’espulsione del ragazzino, Ettore spinge alla mobilitazione l’intera città. Studenti e lavoratori si presentano davanti all’istituto per ciechi minacciando di spegnere l’altoforno della città se il bambino non sarà riammesso. Di fronte alla mobilitazione gli eventi precipitano. La gestione dell’istituto viene messa sotto inchiesta. Mirco viene riammesso ed ottiene addirittura il permesso di cambiare il tema della recita di fine anno. Invece delle solite poesie di ispirazione religiosa, i ragazzini metteranno in scena la loro “favola sonora” di fronte ad un pubblico di genitori bendati…

    Il mio collegamento tra cinema e studio:

    Resilienza è la capacità di un oggetto di resistere agli urti improvvisi senza rompersi o spezzarsi. O Meglio ancora è la capacità dell’individuo di reagire e far fronte a situazioni di forte disagio, mediante l’attivazione di competenze individuali e risorse interiori ( ricordiamo infatti,che le persone che fino a poco tempo fa ,venivano chiamati disabili oggi vengono chiamati DIVERSABILI,volendo sottolineare appunto le loro abilità nonostante il deficit fisico)
    Molto spesso l’atteggiamento istintivo nei confronti della diversità, anche se non di aperta intolleranza, è quello di imbarazzo o compatimento.
    Le lotte dei non vedenti (come quelle di tutti i diversabili) nell’ultimo secolo sono state tutte nella direzione opposta: il riconoscimento della propria “normalità”, senza pietismi o sensi di colpa.
    Dopo anni di lotte fu varata la legge 118/71 nel quale si stabiliva che L’istruzione dell’obbligo deve avvenire nelle classi normali della scuola pubblica, salvi i casi in cui i soggetti siano affetti da gravi deficienze intellettive o da menomazioni fisiche di tale gravità da impedire o rendere molto difficoltoso l’apprendimento o l’inserimento nelle predette classi normali. Sarà facilitata inoltre – conclude l’articolo – la frequenza degli invalidi e mutilati civili alle scuole medie superiori ed universitarie”.
    Fino a quell’anno, 1976, in cui furono abolite definitivamente le “scuole per ciechi” e i bambini inseriti nel “mondo reale”, gli educatori, davano per scontato che un ragazzo non vedente potesse essere destinato solo alla beneficenza o, se fortunato, a lavori non qualificati. Al contrario i bambini si sentivano come gli altri e con tenacia cercavano di imparare quanto più possibile, per conquistarsi il diritto alla normalità. La loro scommessa era poter fare, in modo diverso, tutte le cose che un bambino normodotato poteva fare: giocare a pallone, andare in bicicletta, correre. “
    Questo voglia di fare dei bambini è anche definita come adattamento passivo, ossia la possibilità di riuscire ad accettare le situazioni che non possono cambiare, senza continuare a valutarle negativamente bensì imparando da esso.

    in ambito scolastico l’integrazione non deve significare semplicemente l’accettazione del diverso, ma la capacità personale e sociale di adattarsi alle diversità e quindi di porsi in una prospettiva di relazionalità e di coinvolgimento. Integrazione non è un semplice inserimento o accoglienza passiva, ma è processo attivo che coinvolge tutti coloro che fanno parte del contesto. Secondo Canevaro l’integrazione è un impegno a produrre cultura, a cogliere capacità espressive che non erano previste (A. Canevaro - E. Cocever - A. Neri, Scuola elementare e ricerca sull’integrazione, Bologna, 1981, p. 12). )

    Un po'di storia:

    Già nel Medioevo gruppi di persone, spinti da sentimenti di pietismo religioso, incominciarono ad interessarsi dei soggetti minorati: istituti, associazioni, congregazioni si preoccuparono di come assisterli, senza però la consapevolezza e la volontà di un loro recupero e di una loro integrazione. Nei casi più gravi gli handicappati venivano internati in manicomio

    Sarà l’illuminismo però a porsi il problema del recupero di tali svantaggiati, sentito come dovere sociale.
    L’interesse per l’antropologia e lo sviluppo della medicina farà sorgere a Parigi il primo ospedale per alienati e deficienti mentali. Ne fu fondatore Philippe Pinel (1755-1826); a lui si deve la liberazione dalle catene dei malati di mente e un tentativo di loro recupero per mezzo del lavoro.
    In Italia, già con gli inizi dell’Ottocento si manifesta una maggiore attenzione al problema dei minorati, anche se le iniziative sono sporadiche.
    E’ del 1818 l’apertura a Napoli, ad opera di Ferdinando I, di una scuola per ciechi.
    Il R.D. 4 maggio 1925, n. 653 (siamo ormai in epoca fascista), all’art. 5 dà facoltà al capo istituto di “allontanare gli alunni o i candidati affetti da malattie contagiose o ripugnanti”. Non si fa riferimento – come si può notare – ai portatori di handicap. Tuttavia tale disposizione sarà impropriamente e scorrettamente utilizzata per allontanare dalla scuola anche gli handicappati fisici e sensoriali.

    Concludendo, proiettando sul grande schermo i ricordi di chi ha vissuto questa condizione di disagio in prima persona, il film racconta questa sfida eccezionale contro il deficit fisico e ci porta a scoprire le emozioni, gli stati d’animo di un mondo poco conosciuto dalla maggioranza di noi.
    Ma la lezione finale è più ampia e può valere per tutti: ognuno nasce con le proprie difficoltà e il destino di un diversabile non è poi così diverso da quello di tutti noi. L’unica cosa importante nella vita è vivere con intensità senza rinunciare mai ad affermare la propria identità.



    (Fonti: INTERNET E LIBRO NOZIONI INTRODUTTIVE DI PEDAGOGIA DELLA DISABILITà)


    Ultima modifica di Marta Mascioli il Mar Apr 19, 2011 6:04 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio  VivianaNobili Mar Apr 19, 2011 6:02 pm

    Il film che ho scelto di pubblicare è un film del 1988, "Rain Man" interpretato da Dustin Hoffman e Tom Cruise.
    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Rain-m11

    Narra la storia del signor Charlie Babbit (T.Cruise), un giovane commerciante di automobili di lusso, indebitato a causa di speculazioni sbagliate. Arriva il giorno della morte del padre e scopre che l'unico erede del patrimonio di famiglia è un istituto di rieducazione per persone con handicap, nel quale è ricoverato suo fratello Raymond (affetto da Autismo), che Charlie a stento ricordava, in quanto bene poche vlte aveva visto nella sua vita. L'unica immagine che aveva impressa era quella di un bambino che cantava filastrocche, che lui chiamava Rain Man, in quanto iniziava a cantare nel momento in cui cominciare a piovere.
    Charlie, alla notizia che a lui dall'eredità del padre non toccava nemmeno un soldo, perde la testa, va su tutte le furie e porta via Raymond dalla clinica, simulando un rapimento, con la speranza di diventare suo tutore ed avere quindi quei soldi tra le sue mani.
    Il viaggio che i due intrapresero fu lungo, ricco di mille avventure e, avventura dopo avventura, Charlie si affezionò sempre più a suo fratello, un individuo tutto gesti meccanici e frasi ripetitive, tanto da rinunciare a qualsiasi pretesa finanziaria, consentendo a Raymond di ritornare in clinica.

    Oltre all'immensa interpretazione di Dustin Hoffman, la cosa che più mi ha toccato e mi ha spinto a vedere questo film più volte è senza dubbio il VIAGGIO che i due fratelli (quasi sconosciuti) intraprendono insieme. Un viaggio oserei dire di formazione, dinanzi al tema della diversità.
    Charlie riesce a capire che quel suo amico da bambino è meno immaginario del previsto.
    E' Raymond ad aiutare Charlie più volte in situazioni difficoltose, grazie alle sue abilità eccezionali nel fare conti indecifrabili a mente. Ma questo non è l'unico aiuto che Raymond dà al fratello, in quanto ciò che riesce ad impartire a Charlie è il SENSO e il VALORE della vita, tanto da fargli quasi dimenticare improvvisamente quello che era lo scopo iniziale del rapimento simulato di Raymond, per dare spazio alla fratellanza che ormai li univa.
    E' un personaggio Raymond quasi commovente, è una specie di SAPIENTE AUTISTICO, che ha tutte le funzioni, sprazzi di genialità, qualche insufficienza nella percezione sensoriale ed, ovviamente, un equilibrio psichico molto fragile.

    Un film, come vi ho già detto, che ho visto parecchie volte e tante saranno le volte che sicuramente rivedrò, colta sempre da una nuova commozione nel vedere il viaggio intrapreso dai due fratelli ed il loro reciproco venirsi incontro, distruggendo tutte le barriere egoistiche e di convenienza, per dare spazio a loro e a quello che di meraviglioso è nato da quel cammino, che nasce nel momento in cui Raymond dice per la prima volta: "Charlie, Charlie Babbit MIO AMICO!"

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    Messaggio  Fabiola pinto Mar Apr 19, 2011 6:02 pm

    Il film di cui voglio parlare si chiama " The Others"
    Esistono diverse forme di disabilità ,durante le tante lezioni del corso abbiamo affrontato tante tematiche diverse ,le danzatrici senza arti ,il caso Pistorius, l'autismo ,le tecnologie estensive ,da queste abbiamo capito quanto sia vasto il termine disabilità.Esistono tante altre malattie che possono impedire il normale svolgimento della vita di una persona.La malattia del film è la Fotofobia .
    La fotofobia è un'eccessiva sensibilità alla luce, causata da patologie oculari - in particolare infiammazioni e infezioni - o da traumi oftalmici.
    Il soggetto fotofobico si sente a disagio o prova dolore agli occhi a causa dell'esposizione ai raggi solari (nonché al loro riflesso e al riverbero sulle superfici chiare) oppure a una luce artificiale intensa.
    Il film si svolge alla fine della seconda guerra mondiale la protagonista con i suoi due figli vivono in una villa vittoriana aspettando il ritorno del marito.I due bambini sono fotofobici ciò significa che la camera in cui si trova deve avere le tende chiuse ,ogni minimo spostamento sta sotto il controllo della madre che prima di far passare i figli chiude tutto ,dopo il loro passaggio ripete le stesse azioni al contrario cioè riaprendole .Non possono uscire non possono sentire il sole sulla pelle la loro vita si svolge nell'oscurità.Da li in poi la accadono eventi strani che ,però non sono inerenti con il tema centrale da svolgere .Questa può essere vista come disabilità ,io la vivrei in questo modo.
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    Messaggio  Diana Telese Mar Apr 19, 2011 6:07 pm

    Il film che ho scelto, tratto dal romanzo di Rodman Philbrick, si intitola "Basta guardare il cielo" e racconta dell'amicizia nata tra due ragazzi.Uno è Kevin Dillon, un ragazzo magro affetto da una patologia che lo costringe a portare i tutori alle gambe ma dall' intelligenza straordinaria.L'altro è Max, l'esatto opposto di Kevin, ha una corporatura grossa e a scuola non è un ragazzo brillante, anzi non riesce ad apprendere neanche semplici nozioni e per questo viene deriso dai suoi compagni che lo considerano un "ritardato". Entrambi sono sempre stati esclusi, ma l'incontro tra i due cambia le loro vite. I due si aiutano a vicenda tanto che Kevin ripete più volte a Max: "tu hai bisogno di un cervello e io di un paio di gambe,insieme formiamo una persona perfetta". Ed è proprio così perchè Kevin aiuta Max nello studio e Max aiuta Kevin portandolo sulle spalle. E' un'amicizia straordinaria che continuerà anche dopo la morte di Kevin.Sì, purtroppo il finale è un pò triste ma a Max basterà guardare il cielo per sentirsi vicino all'amico e per affrontare la vita con gli insegnamenti da lui ricevuti. Il film è molto toccante e si presta bene al collegamento con la teoria perchè ci troviamo di fronte a due "diversi" che vengono EMARGINATI. Uno è "diverso" perchè è un soggetto con deficit, mentre l'altro è "diverso" per le sue caratteristiche fisiche e intellettive. E noi abbiamo visto proprio come la diversità, essendo concepita come non-normalità, porti alla categorizzazione,all'emarginazione,all'etichettamento.
    Mentre la Murdaca ha affermato giustamente che "non si deve definire nessuno per sottrazione" perchè è il contesto sociale che determina la condizione di handicap, cioè di svantaggio: sono le barriere fisiche e mentali che portano all'emarginazione e all'esclusione. Anche secondo l' ICF l'handicap è determinato dal contesto esterno al soggetto e per questo vede la disabilità come condizione di salute che deriva da un contesto sfavorevole. Il film può anche essere collegato al concetto di "cura" inteso come processo volto all'emancipazione del soggetto e alla sua realizzazione perchè i due ragazzi si sono presi cura l'uno dell'altro, si sono resi conto della loro unicità e si sono accettati. Dunque possiamo anche vedere come tutti i rapporti umani siano educativi, non solo quelli tra docente e discente, ma anche quelli tra amici perchè portatori di valori.L'incontro infatti ha segnato entrambi i ragazzi per la vita! Very Happy
    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Basta_10
    Alda Falco
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Empty MILK "la sua vita ha cambiato la storia ,il suo coraggio ha cambiato molte vite ee":

    Messaggio  Alda Falco Mar Apr 19, 2011 6:56 pm

    Ho scelto il film MILK, tratto da una storia vera del 1978. HARVERY MILK, primo gay dichiarato ad essere eletto ad una carica politica negli stati uniti, famoso per le sue lotte per i diritti dei gay.
    Il film si apre con varie immagini che testimoniano le persecuzioni della polizia nei confronti degli omosessuali.
    In questo film lui è la voce narrante, lui è una persona che vuole cambiare la sua vita, diventa il paladino della comunità gay e chiede pari opportunità per tutti ed è proprio qui che evince uno dei tanti temi trattati in aula il " DIVERSO" in questo caso i" gay" , da quanto abbiamo studiato, il diverso intimorisce e spaventa, perchè
    appunto, diverso da noi, non è come noi.Ma allora che cos'è la normalità?
    La normalità è un concetto soggettivo e relativo, non vi è una definizione comune di ciò che è considerato normale. Si ritiene per tanto utile come canone adottato in questa sede la definizione della Braidotti, nel testo "Madri Mostri e Macchine", la quale afferma che per definire bellezza e mostruosità occorre immaginarle come due estremi opposti che si distanziano dal grado zero di mostruosità, che rappresenta quanto si intende soggettivamente per normalità.
    Oggi si parla spesso di " normalità" soprattutto a proposito di disabilità e diversità.
    La diversità porta alla categorizzazione, cioè alla collocazione di certe persone in determinate categorie.Quando pensiamo al diverso immaginiamo un soggetto non omologato, un individuo non simile alla maggior parte delle persone che vivono intorno a lui,non può essere una persona necessariamente affetta da menomazione fisica o psichica ma che si distingue dagli altri per le sue caratteristiche,orientamento sessuale,e in questo caso spesso si viene etichettati ed emarginati.Ho raccolto delle frasi dal film che evidenziano la discriminazione omosessuale:"La società non può esistere senza la famiglia";"Se gli omosessuali hanno i loro diritti civili allora anche le prostitute e i ladri possono averceli";"Se queste persone avranno una condotta omosessuale possono lasciare i loro posti di lavoro";"Non mi farò allontanare da San Francisco per devianti sociali o depravati".
    Ed ecco che proprio H. MILK vuole riscattare la condizione dei gay,facendosi promotore del cambiamento,si elegge come consigliere comunale e nonostante le sue iniziative di svolta non viene eletto,ma non si perde d'animo e con estrema forza e coraggio concorre altre volte per ottenere una carica nel governo,al suo quarto tentativo diventa il primo gay dichiarato ad assumere una carica istituzionale negli Stati Uniti.
    Ho deciso di trattare questo argomento perchè dopo tanti anni è ancora un tema molto attuale.MILK è la storia di un grande uomo:ha coraggio,forza di volontà ma soprattutto un gran cuore,è da ammirare;magari avessero tutti lo stesso spirito e cuore ma purtroppo persone così non nascono spesso,persone che lottano contro tutto e tutti facendoci capire che tutti siamo uguali senza nessuna distinzione.
    Concludo che grazie ad Harvery MILK io oggi vedo le cose sotto un'altro punto di vista poiché mi infonde voglia di combattere e lottare nella vita ,ripartendo proprio da una sua celebre frase:"Senza la speranza, la vita non vale la pena di essere vissuta. Devi dare alla gente la speranza... gli devi dare la speranza."


    [b]13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Milk_film13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 4 Harvey_milk_pride-harvey_20milk
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    Messaggio  immadalelio Mar Apr 19, 2011 7:07 pm

    Ho scelto di parlare del film:"Le chiavi di casa",di Gianni Amelio del 2004,liberamente tratto dal libro autobiografico "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia,perchè quando lo vidi rimasi molto colpita,non mi ero mai soffermata a pensare come potesse essere la vita di un bambino non solo disabile,ma anche abbandonato.La storia è questa Gianni è un giovane padre che ha abbandonato suo figlio Paolo alla nascita,per il grande shock della perdita della moglie avvenuta proprio durante il parto,e per non essere capace di prendersi cura di un bambino così problematico.Dopo quindici anni però l'uomo,che nel frattempo si è rifatto una famiglia ed è diventato nuovamente padre,vuole a tutti i costi conoscere suo figlio: l'occasione è data da un viaggio per portare il bambino in una clinica di Berlino a seguire alcune terapie.Durante questo viaggio i due conosceranno una donna con una grande forza,anche lei madre di una bambina affetta da un handicap gravissimo,che farà capire a Gianni quanto sia grande l'impegno che lo attende.La storia termina non senza interrogativi,ma con una grande forza di volontà da parte dei protagonisti,Gianni decide di tenere con se il bambino e di prendersene cura per sempre e Paolo riesce a recuperare in parte il rapporto con il padre,nonostante le enormi difficoltà che lo accompagnano.La forza di questo film sta proprio nel rapporto padre-figlio,non oso pensare quanto sia difficile per un genitore vedere il proprio figlio star male e non poter fare niente per aiutarlo,se non sperare nella ricerca e nella tecnologia.Ho ripensato anche molto alla lezione sull'autismo della dott.Magri e dell'avv.Vassallo,genitori che non si sono persi d'animo,che cercano in tutti i modi di trovare cure,studiare,documentarsi per dare un'altra possibilità di vita,di rinascita ai propri figli e alle persone meno fortunate di loro,di aprire le cure a tutti,come la protagonista femminile del film,che ha una figlia con problemi molto più gravi di quelli di Paolo,la bambina non parla,non mangia,emette solo piccoli gemiti,ma per quella mamma è una gioia indescrivibile.Questo film é veramente forte di contenuti,ma bello,fa capire il dolore di genitori spaesati che grazie ai figli e all'immensa dignità che hanno nel vivere la disabilità,che trovano la forza di sperare.Nel film è emblematica la parte iniziale in cui Gianni non sa proprio come approcciare ad una conoscenza con Paolo,perchè ignora completamente il concetto di disabilità e sarà proprio il bambino ad aiutare il padre,a fargli capire di cosa ha bisogno.Questo è il nodo fondamentale del discorso il fatto che ci sia troppa ignoranza sulle malattie che portano le persone alla disabilità,in tutte le facoltà ci dovrebbe essere un corso sulla disabilità,non dico specifico come nel nostro caso,ma almeno conferenze,sensibilizzazione del territorio,perchè è
    proprio nella quotidianità che manca l'amore per il prossimo prima di tutto e poi per le persone che non possono affrontare la vita in modo facile,come la viviamo noi;il fatto che un padre abbandoni il figlio perchè non si sente magari all'altezza della situazione non si può accettare,dovrebbero esserci più aiuti,supporti,informazioni sui centri riabilitativi,su iniziative volte alla socializzazione e all'integrazione dei disabili,che non hanno niente in meno a noi e meritano una città,una regione,una nazione e un mondo a loro misura.

    allego il link del trailer del film:
    http://cinetrailer.it/Le-chiavi-di-casa
    annamariaruopoli
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    Messaggio  annamariaruopoli Mar Apr 19, 2011 8:21 pm

    Un altro film che mi ha suscitato interesse e che si riallaccia alla diversità è stato "Edward mani di forbici" è un film di Tim Burton del 1990, con Johnny Deep.
    Tutto è iniziato grazie ad un inventore che viveva da solo nel castello in cima a una piccola montagna, un giorno ha l'intuizione di creare un essere umano vivo e vegeto, quest'uomo riesce nel proprio intento, ma una tragedia improvvisa incombe su entrambi il vecchio muore e prima di dare alla creazione un paio di mani, al posto delle quali ha un insieme di forbici molto taglienti. Edward è un vero artista sa usare le forbici molto bene sia come giardiniere che come parrucchiere, ma viene etichettato come mostro a causa della sua diversità. Quando pensiamo al diverso immaginiamo un individuo non simile alla maggior parte delle persone e viene etichettato dalla società perchè ha degli schemi mentali fisici e comportamentali difformi dalla normalità. Diverso può essere anche lo straniero, il genio, colui che non si adegua alle norme che ha abitudini diverse. Per il diverso si prova compassione, desiderio di essere solidali, imbarazzo, infatti spesso ci voltiamo per non guardare chi ha una menomazione fisica visibile, per menomazione si intende qualsiasi perdita o anormalità in una funzione psicologica, fisiologica o anatomica. La menomazione rappresenta l'esteriorizzazione di uno stato patologico, è un danno organico, una disfunzione che comporta una mancanza o un cattivo funzionamento di un arto, o di una parte del corpo.Il sentimento di diversità si accompagna solitamente alla sensazione spiacevole di essere altro, di non appartenere al proprio gruppo di riferimento, di scarso adeguamento al contesto sociale, ma è anche vero che è specifico nella sua unicità. Ogni individuo ha caratteristiche peculiari che lo distingue come unico e irripetibile.Questo è proprio il caso di Edward che inizialmente viene emarginato ma poi proprio la sua diversità lo rende affascinante e utile agli occhi di tutte quelle persone che lo sfruttano per le sue abilità.
    La caratteristica di Edward è di avere le forbici al posto delle mani, queste protesi fanno parte delle tecnologie integrative usate come completamento di un organo o di una parte del corpo mancante. Vi sono diversi casi in cui le protesi sono usate in un dato sport, si pensa al famoso caso caso dell'atleta Pistorius, egli è un atleta paralimpico che a causa di una grave malformazione degli arti inferiori i medici decisero di amputargli una parte delle gambe, sembrava che fosse destinato a non camminare figuriamoci a correre, ma grazie alla tecnologia avanzata è riuscito a diventare un grande atleta usufruendo delle protesi in fibra di carbonio. Vi sono anche le protesi chimiche che consistono nell'inserimento di dispositivi e strumento di controllo meccanici ed elettronici nel corpo destinate a riparare a crescere e migliorare il nostro fisico, invece la protesi estetiche vengono usate per migliorare il proprio corpo quando vi è un rifiuto di esso. Oltre a quelle integrative vi sono le tecnologie estensive e invasive. La prima intesa come ampliamento del corpo forniti dai mezzi di comunicazione come il telefono e l'automobile,la seconda intesa come intromissione nel corpo come gli impianti.
    Ritornando al film Edward nel momento in cui viene accettato dà il meglio di se stesso, ma quando viene allontanato si chiude nella sua solitudine. L'ICF sta per indicare Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute sottolinea l'importanza di valutare l'influenza dell'ambiente sulla vita degli individui sia positivamente che negativamente,se si viene accettati dalla società,il soggetto contribuisce a sviluppare le sue capacità.Edward non è diverso solo fisicamente, ma anche socialmente perchè non conosce le regole di comportamento del villaggio essendo vissuto per anni da solo, egli era buono e gentile perchè era stato tenuto nascosto e non conosceva la cattiveria degli uomini.Il suo handicap le mani di forbici indicano una condizione di svantaggio conseguentemente a una menomazione e a una disabilità che lo portano ad avere delle difficoltà nel confronto esistenziale con gli altri. Verso di lui vi è in atteggiamento di pregiudizio primo positivo poi negativo trasformandosi cosi in discriminazione, spesso la società non si rende conto che il diverso possiede le qualità che gli altri non hanno,quindi potremo imparare da lui perchè se fossimo tutti uguali saremo uomini piatti omologati l'uno nell'altro privi di originalità.
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    Messaggio  claudia cancro Mar Apr 19, 2011 8:22 pm

    Esistono vari tipi di disabilità,ma la cosa che li accomuna tutti è che il disabile è una persona che non è in grado di svolgere le normali attività quotidiane,a causa della mancanza di una o più abilità o del loro diverso funzionamento,un altra cosa in comune a tutti è che queste persone affette da disabilità ,vengono emarginate,a tal proposito voglio fare l'esempio del film "AT FIRST SIGHT"(a prima vista)che puo dare un messaggio positivo e far capire che non tutti i disabili vengono messi ai margini della società, e che l'amore per una persona indipendentemente che essa sia "normale o meno" va al di sopra di tutto.
    Questo film parla di:Amy che è un giovane architetto di New York,che stressata dal troppo lavoro decide di prendersi una vacanza in un hotel-beauty farm in montagna.
    Qui conosce e si fa conquistare da Virgil,un giovane massaggiatore, che ha un problema non da poco:infatti Virgil è cieco dalla nascita.Questo grave handicap non impedisce alla coppia di innamorarsi,e sotto la spinta di nuove scoperte mediche nel campo della chirurgia applicata alla vista,Amy convince Virgil a sottoporsi ad una operazione sperimentale che ottiene i risultati sperati.Ma contrariamente a ciò che si può pensare è proprio a questo punto che sorgono i maggiori problemi:in quanto Virgil deve imparare a vedere, scoprire che cosa è la luce, cosa sono i colori,come sono fatte le cose e le persone, e tutto ciò comporta enormi difficoltà di adattamento alla sua nuova vita,infatti si trova catapultato in un mondo di oggetti per lui senza senso.Amy cerca di inserire Virgil nella vita quotidiana della città,ma non e tutto così semplice,ed Amy deve accettare di vivere con un uomo che in realtà è un bambino.
    Ma Virgil con il tempo inizia ad avere momenti di perdita di vista,e dopo una visita,cli viene riscontrato che la retina è debole, e che lui tornerà cieco.Infatti così accadde,ma nonostante tutti i problemi la loro storia d'amore continua.
    Riflettendo su questo film ho notato che Virgil può essere un pò paragonato ad un avatar,in quanto dopo l'operazione che gli a dato la vista,si sentiva come se vivesse in un mondo virtuale mai conosciuto fin ora,che era tutto da scoprire.......
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    Messaggio  Sonia Mar Apr 19, 2011 9:16 pm


    Ho scelto il film "L'OLIO DI LORENZO" perchè è un film che ho visto e mi ha colpito molto. Il titolo originale è LORENZO'S OIL (1992). Il film è tratto dalla storia vera di Michaele e Augusto Odoner che lottano contro la malattia rara del piccolo Lorenzo,colpito dall'ALD (o sindrome di O'MALLEY) una malattia che colpisce le cellule cerebrali e i medici danno al bambino un massimo di due anni di vita. Senza conoscenze mediche i genitori si mettono alla ricerca di una cura, l'olio di Lorenzo appunto, che per un breve periodo renderà più sopportabile al loro figlio la brutta malattia. L'obiettivo di questo film è appunto la tenacia dei genitori di trovare a tutti i costi una cura che potesse in parte salvare il figlio e si evince anche il rapporto tra madre-padre-figlio che hanno la forza di reagire. Posso dire che in questo film c'è resilemza,di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive , in questo caso la cura che la vita può offrire. Sonia Di Marco
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    Messaggio  Carmen.Castellone Mar Apr 19, 2011 9:21 pm

    Il film che ho scelto di commentare è "Rosso come il cielo"
    film che racconta la storia di un bambino che un giorno spinto dalla curiosità inizia a giocare con un fucile di suo padre dal quale purtroppo parte un colpo che cambierà la sua vita rendendolo cieco.
    Avviene per lui un cambiamento radicale della sua vita, è costretto ad abbandonare la scuola per iscriversi ad un istituto per ciechi.
    Il bambino si ribella a questo nuovo mondo in cui si trova catapultato e trova un modo originale insieme agli altri bambini dell'istituto per dimostrare quanto loro valgono e quanto in realtà loro siano proprio come tutti gli altri bambini della loro età: trova un vecchio registratore tramite il quale riesce a inventare delle favole fatte solo di rumori e narrazione...
    Questo film che si trova nei materiali di spunto proposti dalla professoressa apre molte tematiche come quella dell'integrazione di cui parla la Murdaca: emerge infatti dal film la voglia di mirare ad una nuova cultura della disabilità come appunto intesa anche dalla Murdaca.
    Quindi emerge il tema dei "disabili come cittadini a pieno titolo" di cui tratta il nostro testo.
    Tutto deve avvenire in prospettiva di globalità, attenzione alla persona "ogni disabile ha la sua storia" e ancora come ritroviamo nel testo: "si deve guardare alla presenza del soggetto piuttosto che alla assenza delle funzioni" e quindi bisogna pensare ad una società in cui il disabile sia protagonista attivo e non un soggetto passivo di pietismo.
    Questa tematica mi fa tornare alla mente una poesia che lessi proprio ultimamente: è una poesia di Salvatore Di Giacomo, poeta Napoletano che ha scritto una poesia in dialetto napoletano, a mio parere bellissima, dedicata ai ragazzi di quello che un tempo era l'istituto per ciechi Santa Maria di Caravaggio di Napoli.
    La poesia narra il dialogo tra due non vedenti di cui uno è nato cieco e l’altro lo è divenuto successivamente.
    Si trovano nel giardino dell'istituto e quello che è cieco fin dalla nascita chiede all'altro, che invece un tempo ci vedeva, di descrivergli quel mondo a lui negato da sempre, l'altro acconsente descrivendo anche la sua amata "Serafina" e descrivendogli il sole...
    La poesia è questa:
    'E cecate 'e Caravaggio
    Dimme na cosa. T' allicuorde tu
    e quacche faccia ca p''o munno e' vista,
    mo ca pe' sempe nun ce vide cchiù?

    Sì, m' allicordo; e tu?-No, frato mio;
    io so' nato cecato. Accussì ncielo,
    pe mme murtificà, vulette Dio…

    Lassa sta' Dio!…Quant' io ll' aggio priato,
    frato, nun t''o puo' manco mmaggenà,
    e dio m' ha fatto addeventà cecato.

    E' overo ca fa luce pe la via
    'o sole?…E comm' è 'o sole?-'O sole è d' oro,
    comme 'e capille 'e Serrafina mia…


    Serrafina?…E chi è? Nun vene maie?
    Nun te vene a truvà?-Sì…quacche vota…
    E comm' è? Bella assaie?-Sì…bella assaie…

    Chillo ch' era cecato 'a che nascette
    Suspiraie. Suspiraie pure chill' ato,
    e 'a faccia mmiezz' 'e mmane annascunnette.

    Dicette 'o primmo, doppo a nu mumente:
    --Nun te lagnà, ca 'e mammema carnale
    io saccio 'a voce…'a voce sulamente…

    -- E se stettero zitte. E attuorno a lloro
    addurava 'o ciardino, e ncielo 'o sole
    luceva, 'o sole bello, 'o sole d' oro…

    Questa poesia è molto toccante: vi sono due persone che condividono la stessa disabilità e entrambi si consolano a vicenda...

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    Daniela Del Prete


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    Messaggio  Daniela Del Prete Mar Apr 19, 2011 9:53 pm

    L'idea di dover scegliere un film che mi particolarmente entusiasmato negli anni e un'altro stimolante momento di riflessione . Ho fatto ricorso alla memoria a lungo termine per risalire a dei vecchi film visti di cui conservo scene , che mi hanno fortemente emozionato , trattandosi di un tema che in ogni caso non lascia mai indifferenti "la diversità".
    Non amo la televisione e faccio un uso di internet limitato ma confesso di adorare il cinema .
    Sono tanti i film che ricordo ed è difficile parlare di uno piuttosto che di un'altro , senz'altro ho visto e rivisto "Forrest gump" e "Rain man" due film splendidi e commoventi ma il film di cui conservo un bel ricordo è "SCENT OF WOMAN" (profumo di donna) remake del 92 con la magistrale interpretazione di Al Pacino ,nei panni di un maggiore dell'esercito in pensione non vedente ,con un caratterino sui generis .Ricordo la scena in cui Al Pacino balla un travolgente tango argentino con una giovane donna .Attraverso il profumo emanato dalla donna il protagonista giungerà ad una descrizione perfetta e minuziosa di quest'ultima . Film splendido .Ovvero sviluppa l'olfatto in maniera spiccata per vedere le cose e le persone o meglio per "sentirle"

    Amo particolarmente il cinema italiano ,quindi mi soffermerò in particolar modo su un film che qualche anno fa ho visto con mia figlia e che è molto piaciuto ad entrambe
    "ROSSO COME IL CIELO" tratto dalla storia vera di Mirco Mencacci.
    Nel 1971 Mirco ,un bambino toscano di dieci anni , in seguito ad un incidente perde la vista . I genitori sono costretti a fargli frequentare un istituto per non vedenti a Genova .Li il bambino non riuscendo ad usare il braille trova un vecchio registratore e riesce ad inventare delle favole fatte solo di rumori e narrazione .
    Nel frattempo conosce Francesca , figlia della portinaia della casa accanto e tra loro sboccia l'amore.
    Mirco coinvelgerà sempre di piu' tutti gli altri bambini ciechi facendo capire loro quanto valgono e quanto siano simili a tutti gli altri coetanei .

    Il film propone una serie di spunti di riflessione molto attuali , come
    L'importanza dell'integrazione del diversamente abile nella società ,in un momento in cui gli episodi di bullismo e di chiusura sono sempre piu' frequenti tra i giovani .
    Il ruolo del suono nel testo audiovisivo , oltre alle immagini , l'importanza del suono , le suggestioni dei rumori e la tecnica del montaggio .
    L'arte e il mondo accessibile a tutti . .
    Come puo' un sordo sentire la musica ? Come puo' un cieco vedere un film?
    Da qui nasce la scoperta verso quali strumenti un diversamente abile può conoscere il mondo circostante e come le nuove tecnologie possono offrirgli maggiore opportunità di autonomia .
    La storia narrata si caratterizza per l'importanza dei valori veicolati ,come la determinazione ,la volontà di auto-affermazione e la resilienza dove si afferma su tutte la capacità di lottare nonostante le difficoltà, per la realizzazione dei propri sogni
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    Messaggio  martina saiano Mar Apr 19, 2011 11:59 pm

    Il film di cui voglio parlarvi si intitola "A prima vista", del 1999 diretto da Irwin Winkler. Il film racconta la storia di un massaggiatore cieco e di un architetto che si innamorano. I due passano un periodo insieme e poi lei, Amy, invita Virgil a seguirla a New York per cercare nuove strade per ridargli la vista. Un intervento chirurgico sperimentale gli restituisce in effetti la vista e Virgil si trova catapultato in un mondo di oggetti per lui senza senso, di distanze difficili da misurare, di concetti che non è facile esprimere. La sua retina è però troppo debole e successivamente lui perde di nuovo la vista, ma la loro storia d'amore continua.
    Ho scelto di parlarvi di questo film in quanto mi ha ricordato le sensazioni che ho provato durante la simulazione di qualche lezioni fa in cui la professoressa ci ha fatto bendare e ci ha letto alcune poesie scritte da persone disabili. Quella simulazione è stata davvero emozionante in quanto per poco tempo ci ha permesso di indossare i panni di un "non vedente". Le mie sensazioni sono state di smarrimento, sia nel momento in cui mi son bendata, sia appena ho tolto la benda ed è la stessa senzazione che ottiene il protagonista del film appena acquista la vista.
    Ciò che mi ha colpito molto di questo film è il fatto che Virgil anche prima di operarsi cerca di condurre una vita "normale" per quanto gli è possibile, è ci riesce in pieno in quanto ha delle amicizie, un lavoro gratificante e trova successivamente anche l'amore. Per cui ritengo che quasto film può fungere da educatore per tutti coloro che credono che la disabilità sia una diversità da vedere solo negativamente e che coloro che hanno questo tipo di handicap debbano essere emarginati.
    Inoltre un'altra cosa che mi ha colpita del film è il fatto che il protagonista, prima dell'operazione, insegna a Amy a percepire i rumori, i colori, le immagini utilizzando gli altri 4 sensi(come ad esempio quando insieme ascoltano il rumore della pioggia e si emozionano).
    Voglio precisare che, nonostante questo sia un film che adoro, ce ne sono tanti altri validi e che trattano il tema della diversità sotto diverse forme, come "Forrest Gump", "A beautiful mind", "Il collezionista d'ossa" e "Lo scafandro e la farfalla" e consiglio vivamente a tutti di vederli.
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