Lo scafandro e la farfalla
"Ha voglia di dire qualcosa alle persone che si muovono?"
"Continuate. Ma fate attenzione a non essere divorati dalla vostra agitazione. Anche l'immobilità è fonte di gioia."
In questa frase di Jean-Dominique Bauby sta forse l'essenza del suo libro. Un libro scritto con la passione e la determinazione di chi scrivere non può più e non può più fare nulla di ciò che la vita gli ha permesso di fare per quarantaquattro anni.
Redattore capo della prestigiosa rivista francese "Elle", Bauby è colpito improvvisamente da quella che i medici chiamano "locked-in syndrome" (un ictus che immobilizza il corpo lasciando lucida e perfettamente consapevole la mente): una sindrome rara ed estremamente grave che lo getta in un coma profondo da cui esce dopo molti giorni completamente paralizzato. Dopo l'impatto traumatico iniziale con questa nuova realtà, Bauby riprende con gran fatica le comunicazioni con il mondo esterno. L'unica parte del suo corpo ancora "dominabile" è una palpebra, quella dell'occhio sinistro. E con quella crea un sistema di comunicazione anche complesso, un codice alfabetico che gli permette di trasmettere i suoi pensieri a chi gli sta vicino. Con l'uso di questo codice Bauby detta il suo libro a una redattrice del suo editore, Claude Mendibil, che pazientemente annota, rilegge, riscrive insieme a lui.
Lo scafandro non ha impedito alla farfalla di uscire, di comunicare, di ricordare la vita vissuta (sempre più lontana e indistinta, quasi come un sogno) e immaginare un ipotetico futuro, di raccontare le sue sensazioni, le sue disperazioni ma anche le aspettative, le speranze e i rari momenti di felicità.
Ero cieco e sordo, o mi serviva necessariamente la luce di un'infermità, per vedere la mia vera natura?
Ecco che cos'è "Le scaphandre et le papillon", l'introspettivo viaggio di un uomo come tanti, che da un giorno all'altro si troverà a dover fare i conti con il dramma di un destino, che lo priverà di quella naturale libertà, della quale, ci si accorge solamente nel momento in cui viene a mancare.Il tema trattato è decisamente serio, e offre molti spunti di riflessione; oltretutto, una produzione un pò più "sobria", fa sì che il prodotto non risulti eccessivamente strumentalizzato.Bravo il regista a "metaforizzare" con cura le riflessioni del protagonista, prigioniero di una vita, che gli consente di "evadere" solamente, grazie ai propri affetti e ai propri ricordi .L'inquadratura che cade più volte sulla finestra aperta, il vento che muove le tende, la luce del sole che filtra dall'esterno, rappresentano molto bene, ciò che rimane, di una libertà ormai così lontana.
[youtube] https://www.youtube.com/watch?v=IDp0aqI--BM
Anche se mi guardate in modo diverso, perche non vi sembro normale ''Io esisto''.
Anche se non posso vedere io ti vedo
Anche se non posso camminare io ti seguo
Anche se non posso fare mille cose insieme a te, ricordati''Io esisto''
Io vivo, io ti sento col cuore,io vivo con te se tu mi consideri parte di te.
A volte, si ha troppa paura o è l' ignoranza, per i pregiudizi della gente, che ci comportiamo in modo errato.
Siamo troppo presi dal benessere, dalla voglia di avere sempre di più, che ci dimentichiamo delle cose semplici, allontaniamo dalla nostra vita, ciò che secondo noi è un' ostacolo.Diventiamo egoisti, non ci importa di chi ci circonda. Solo quando ci troviamo in difficolta capiamo mille cose. come dice il protagonista del film .Ero cieco e sordo, o mi serviva necessariamente la luce di un'infermità, per vedere la mia vera natura?
Noi diamo troppo per scontato cio che ci circonda, guardiamo solo le cose effimere che per un istante ci rendono felici.perche solo quando ci si trova in situazioni gravi si capiscono mille cose., si impara ad assaporare dalla vita tutto. Ogni persona a prescindere da com'è, da quale malattia abbia, esiste ed è viva., dentro se ha un mondo una storia, anche se non sa parlare , ascoltare, guardare. Noi diciamo esseri normali, dobbiamo saper ascoltare, i pensieri di chi sta male, seguendo il loro sguardo,dobbiamo ascoltare ogni singolo battito del loro cuore, perchè esso vive, batte per ogni emozione che ci trasmettiamo.,dobbiamo parlare affinche possa ascoltare,sentire intuire che non è solo. Niente è inutile, anche se solo per un soffio di vita.
Ultima modifica di cristiane iodice il Dom Apr 24, 2011 9:26 pm - modificato 1 volta.