Gruppo composto da:
Amelia Orlando
Daiana Marotta
Sonia Cristillo
Nel laboratorio svolto in classe ci sono state presentate diverse immagini riguardanti temi come la diversità, l’emarginazione, il razzismo e l’anoressia.
Durante le nostre ricerche abbiamo trovato molte immagini artstiche trattanti questi temi, noi, però, siamo state colpite particolarmente dalle immagini sottostanti.
Osservandole abbiamo notato come quest’ ultime abbiano un significato simbolico molto forte e toccante.
La prima immagine, che raffigura l’unione, la solidarietà di diverse etnie e dimostra la pacifica unione di tre mondi completamente distanti tra loro per usi, costumi e tradizioni, mette in risalto la capacità di andare oltre i pregiudizi razziali e al di là del principio base dell’etnocentrismo, ossia la convinzione che la “mia sia la razza migliore!”. Per esempio, ne è una prova palese la distinzione, assurda, che viene ormai da secoli imposta tra il Nord Ed il Sud Italia, che vede divergenze continue tra persone appartenenti ad uno stesso popolo e Paese. Osservando la foto casualmete e in coincidenza a Caserta su un grande cartellone pubblicitario, è balzato a tutte e tre in mente, subito, la grande e infinita problematica del razzismo, una piaga che incombe sulla maggior parte dei territori da molti anni e in maniera brusca e pericolosa. Trovandoci, ancora una volta, a riflettere sul tema del razzismo sono nate in noi molte considerazioni concordanti fra loro. Ci rendiamo conto di quanto i pregiudizi e l’ignoranza comune possa condizionare la vita privata e sociale di altre persone. Un esempio calzante può essere l’episodio accaduto durante il ritorno dall’università: ci trovavamo nel pulman nel quale viaggiavano molte persone, tra le quali una persona di colore. Accanto a quest’ultima c’era un posto, dei pochi, disponibile per sedersi, non solo nessuno l’ha voluto occupare, preferendo addirittura di occupare un sedile rotto o restare in piedi, ma inoltre abbiamo ascoltato molti commenti poco gradevoli, del tipo: “Io non mi siedo vicino all’abbronzato!”.
La seconda immagine scelta è: L’URLO DI MUNCH.
Abbiamo scelto questo quadro perchè ci sembrava appropriato per poter spiegare un altro tema ricorrente: l’EMARGINAZIONE.
Possiamo osservare nel volto del soggetto rappresentato la disperazione e la sofferenza di trovarsi ai margini della società, di considerarsi e/o essere considerato diverso, solo, escluso.
La solitudine nel quadro non è visibile solo nel volto ma anche dal fatto che alle sue spalle non c’è altro che una strada vuota.La nostra riflessione verte tutta sulle conseguenze che una mentalità emarginativa può causare.L’uomo nasce tra gli uomini e non può fare a meno di vivere una vita sociale,per questo,emarginare una persona significherebbe lasciarla nel suo “mondo”,escluderla da ciò che la circonda.Le conseguenze di questo processo sulla vita del singolo sarebbero devastanti:l’uomo,solo,si troverebbe in un forte stato di ansia e depressione,privo della sua autostima e dignità,rischiando di inoltrarsi in strade pericolose delle quali,spesso,non si vede l’uscita.
Il terzo ed ultimo tema che abbiamo deciso di trattare riguarda la famosa TRIADE BELEZZA,SALUTE E GIOVINEZZA. Per poter spiegare questo concetto abbiamo preso in considerazione l’immagine della campagna pubblicitarian contro l’anoressia.
Questo fenomeno nasce da un’impostazione sociale secondo la quale l’idea della bellezza è rappresentata dalla figura femminile che ha il DOVERE di coltivarla.La donna ha il compito di migliorare il suo aspetto fisico ed estetico,inteso come soddisfacimento dei bisogni dettati dalla stessa società.
Oggi giorno la bellezza e la presunta perfezione estetica sono tutto,infatti,vengono attribuite virtù interiori come: gentilezza, bontà,intelligenza, onestà a persone che hanno solo un “bell’aspetto”,ma alle quali nessuna di queste virtù corrisponde.
Tutte queste impostazione e pretese sociali causano,in particolar modo nelle donne,il fenomeno dell’anoressia.Fatema Mernissi,ad esempio, nei suoi studi osserva che l’Occidente è vittima “della taglia 42”, quella definita perfetta per eccellenza.Coloro che non rientrano o non si adeguano a tali standard finiscono col sentirsi umiliati.
Come prima accennato,la società conteporanea è tutta rivolta alla cosidetta triade bellezza-salute-giovinezza che meglio affronta Remaury nel “Il gentil sesso debole”,il quale sostiene che siamo tutti orientati e diretti verso una corsa alla perfezione.Egli,inoltre,nello studio dell’estetica fisica distingue:
1)IL CORPO TRASFIGURATO che è legato all’immagine della perfezione corporea
2)IL CORPO ESATTO che compie progressi verso la perfezione grazie alla scienza ed altre discipline,ed è il modello dominante.
3)IL CORPO LIBERATO lo è dalla malattia,dal peso e dal tempo,obbligatoriamente perfetto.
La scelta che si compie tra uno di questi tre modelli di corpo da la possibilità alla donna di raggiungere il “corpo realizzato”,ossia la conquista di un corpo perfetto in quanto prodotto del lavoro su se stessa.
Il concetto di un’estetica perfetta può sembrare nato nella nostra epoca,ma in realtà ha origini ben lontane che risalgono all’Ottocento quanto si inizia ad affermare l’idea che l’attività fisica dovesse essere diretta al miglioramento del corpo per raggiungere la perfezione.
Vorremmo ora riprendere l’immagine dalla quale siamo partite per poter dimostrare come l’idea di un corpo perfetto, spiegato precedentemente,abbia causato gravi danni alla qualità di vita,in particolare del mondo femminile. La magrezza, che si inserisce tra anoressia e bulimia, si impone come modello estetico,come oggetto di desiderio per il maschile e di imitazione per il genere femminile.
Noi, però,vorremmo concludere sostenendo la tesi di chi afferma che la magrezza non è bellezza,ma è deformità, dal momento che le modelle anoressiche rappresentano un prototipo di bello che diventa mostruoso.
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