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Le immagini che ci hanno più colpito sono QUESTE:
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Per questo abbiamo deciso di fare un approfondimento storico sul razzismo:
Ogni qualvolta si discute di questioni razziali si sollevano temi e concetti di diversa natura: politico,sociale,psicologico, e biologico.Il credere che “una razza umana” sia superiore di un’altra è il concetto anzi la teoria che ha pervaso il mondo per molti anni.
Razzismo tra il 500 e 600Già a partire dal 1500-1600 ci sono teorie razzistiche e la loro diffusione è successiva al lungo dibattito innestato dalla scoperta dell’America(1492).Ci sembra opportuno riflettere su alcune nozioni storiche tratto dal: Il razzismo; genesi di un ideologia. Mazzoni.
La scoperta dell’America ed il contatto con i popoli per cultura e tradizioni, oltre che per aspetto fisico ,profondamente differenti dall’uomo europeo( quello che potremmo definire “l’altro,il selvaggio americano,il nero africano… etc.”) ,pone all’uomo europeo notevoli quesiti di ordine teorico prima ancora che pratico. Come spiegare la differenza (sia fisica ,sia morale ) fra l’uomo europeo e il cosiddetto ”selvaggio” alla luce della comune appartenenza alla specie umana?
La prima soluzione conforme con il testo biblico(Genesi) afferma la discendenza di ogni razza umana da un unico progenitore
:monogenismo. Il monogenismo spiega la differenza tra le varie razze umane unicamente sulla base dell’azione di fattori climatici e ambientali. Il clima ad esempio spiegherebbe la differenza del colore della pelle e anche la disposizione morale ed intellettuale delle diverse razze umane. Esempio:
Clima freddo :poco intelligenti ,rozzi ,insensibili .Clima caldo: molli ,passionali ,incostanti.Clima temperato: popolazione superiore in quanto presenterebbero mitigati gli eccessi degli altri due gruppi.Ma nel 500 si afferma una teoria antagonista al monogenismo detta:
poligenismo. Il poligenismo non sarebbe unico il progenitore per tutte le razze umane ,ma ogni razza avrebbe un proprio progenitore e con ciò viene affermata la differenza biologica tra le razze umane. Ne consegue che mentre il monogenismo guardava a fattori estrinseci (ambientali )e come tali modificabili, il poligenismo evidenzia una posizione non modificabile in quanto legata a fattori intrinseci, cioè biologici.Il poligenismo rende le differenze insanabili, in quanto imputate alla differente origine delle razze: così, chi è superiore è destinato a rimanere eternamente superiore e chi è inferiore è destinato a rimanere eternamente inferiore.
Razzismo tra 700 e 800Il termine "razza" ha diversi significati, tutt'oggi non del tutto distinti l'uno dall'altro, usato sin dal Rinascimento per denotare tratti caratteristici di gruppi sia umani che animali. "Razzismo" si riferisce ad una visione del mondo che riconduce il comportamento ed il carattere degli uomini alla "razza" cui si asserisce che l'individuo o il gruppo appartenga. L'influenza del razzismo nell'epoca moderna deriva dal fatto che esso è divenuto una specie di religione secolare, basata sulla scienza e sulla storia.
E' possibile tracciare l'evoluzione del razzismo attraverso ben definite fasi storiche. I fondamenti teorici furono gettati durante il Settecento e la prima metà dell'Ottocento. A partire dalla seconda metà dell''800 sino alla fine della prima guerra mondiale il razzismo andò crescendo d'intensità, assumendo un più netto e definito orientamento. I numerosi tentativi di classificare l'uomo in modo scientifico ebbero inizio con
Linneo (1707-78). Egli divise l'umanità in quattro razze:
bianca,
rossa ,
gialla e
nera aggiungendovi anche caratteristiche sociologiche e psicologiche.
Il risveglio romantico della storia, nel'700, fu d'importanza basilare per lo sviluppo dell'ideale razziale. Furono allora postulate le leggi dello sviluppo organico, poi trasferite all'antropologia e alla linguistica, le quali dovevano avere entrambe un ruolo determinante nello sviluppo del pensiero razzistico. Mentre per “Montesquieu e Buffon” lo sviluppo storico era condizionato da fattori ambientali come geografia e clima, le differenze tra i popoli (puramente casuali) e la concezione "organica" della storia scavavano un abisso profondo tra gli uomini e tra le nazioni, abisso che, si affermava, non era prodotto delle umane vicende, ma rivelava un piano divino.
Si consideri, ad esempio, la concezione elaborata da
Herder (1744-1803), che doveva avere vasta eco in tutta Europa. La natura e la storia sono le forze creative dell'Universo. La spontaneità naturale, istintiva, è alla radice delle caratteristiche di ciascun popolo nel suo cammino attraverso il tempo. Oltre che nella letteratura del passato, il popolo si esprime altrettanto schiettamente nella lingua nazionale e nella poesia popolare. L'individuo esiste solo come parte di un Volk (insieme indissolubile di popolo e nazione) così concepito. Nella concezione herderiana la nazionalità veniva dunque ad assumere una dimensione estetica, storica e linguistica che ne faceva un'entità separata da qualsiasi forma transitoria di organizzazione politica. Il fatto che il "Volk organico" avesse la prevalenza sullo stato si dimostrò decisivo per tutto il successivo pensiero razzistico. Herder, non credeva, tuttavia, nella supremazia nazionale, poiché, come illuminista, l'amore per il proprio Volk non gli impediva di rispettare tutti gli altri.
L'insistenza di Herder sul linguaggio come espressione di un passato comune accomunò un'intera generazione di filologi a cavallo tra '700 e '800, i quali respingevano però in massima parte gli interessi umanistici di Herder per concentrarsi invece sulla ricerca scientifica delle affinità genetiche tra le lingue. L’ esame comparato delle lingue, sia antiche che moderne, condusse a postulare una protolingua comune (arioeuropeo), importata in Europa dall'Asia all'epoca delle migrazioni dei popoli "ariani" il termine "ariano". Sennonché la ricerca scientifica delle parentele linguistiche indusse assai presto alla formulazione di giudizi di valore, venendo così a saldarsi con la visione organica della storia tanto popolare tra i romantici. Poiché la lingua esprimeva l'esperienza di un popolo, si pensava che il passato degli ariani, i quali avevano dato all'Europa le sue lingue, riflettesse la supposta superiorità dell'Europa contemporanea.
Attraverso la linguistica i romantici trovarono un legame con la preistoria ariana dei popoli germanici. I linguisti descrissero gli ariani come forti e virili contadini, dalla sana vita familiare. La scienza linguistica dava così origine ad in mito storico; la ricerca scientifica conduceva ad avanzare pretese di superiorità morale.
F. J. Gall fondò la frenologia sul principio che le predisposizioni morali e intellettuali degli uomini potevano essere determinate attraverso la configurazione dei loro crani.
Le misure del cranio divennero essenziali, per la c.d. "biologia razziale", allo scopo di determinare il "tipo ideale".
Durante il'700 rimasero in primo piano i fattori ambientali. Ma quei pensatori che si preoccupavano di esaltare lo sviluppo storico "organico" di un popolo, però, avevano già negato l'importanza dei fattori ambientali, Essi ricevendo un potente sostegno da Kant, che si servì del
“concetto antropologico” unicamente per staccarlo dall'influenza del clima o della geografia. La purezza di una razza era essenziale e doveva essere mantenuta nonostante le circostanze esterne. Per Kant, i Negri e i Bianchi costituivano razze separate dato che non era mai accaduto che si mescolassero nel corso della storia. Kant, comunque, non postulò mai la superiorità di una razza su tutte le altre: come Herder, egli apparteneva all'illuminismo.
Una volta che l'importanza dei fattori ambientali era stata messa in dubbio in nome della purezza razziale, gli antropologi iniziarono ad occuparsi sempre più dell'origine delle razze. Alcuni credevano, seguendo il racconto della Genesi, ad un'origine comune di tutte le razze (monogenisti), mentre altri ritenevano che le differenze fisiche tra gli uomini fossero troppo grandi per essere ricompresse in un'unica specie (poligenismo). Questa concezione fu sostenuta dapprima nel'700 da coloro che volevano sbarazzarsi del pensiero religioso e biblico, per diventare poi, nell''800, un mezzo ulteriore cui ricorrere per distinguere una razza pura da tutte le altre. Gli antropologi, così come gli storici e i linguisti, ipotizzarono la presenza di un'essenza ereditaria, manifestatesi nelle peculiarità visibili che contrassegnano i membri di una razza.
Queste idee venivano diffuse attraverso una serie di società culturali, come la Société Ethnologique di Parigi (1839), la quale proclamava che le razze dovevano essere distinte per "organizzazione fisica, carattere morale e intellettuale, e tradizioni storiche". La supposta identità di razza e di cultura era anche sulla base del programma dell'Ethnological Society di Londra (1834). Antropologi e linguisti avevano già preparato la strada ad una corrente che considerava tutte le razze straniere come occupanti una qualche posizione intermedia tra gli uomini e le scimmie. Dalla metà dell''800 in poi molte società scientifiche, come l'Anthropological Society di Londra (1863), assunsero atteggiamenti nettamente razzistici verso i popoli che erano oggetto delle loro ricerche. Uomini come J. Hunt adottarono l'argomento poligenista secondo cui le suture craniche del Negro si chiudono prima di quelle dell'uomo bianco, limitando così il suo sviluppo mentale.
Il razzismo prendeva slancio fra i popoli europei radicandosi saldamente in una parte della popolazione colta e istruita.
[font=Arial Black]SVILUPPO DELL'IDEOLOGIA RAZZISTICA SINO ALLA GRANDE GUERRA.[/font]L'Essai sur l'inégalité des races humaines (1853-1855) del conte A. de Gobineau è basato sull'antropologia e la linguistica quali si erano venuti sviluppando verso la metà del secolo, alle quali egli aggiunse un'accentuazione politica e culturale: le sue teorie razziali miravano a spiegare gli sconvolgimenti sociali e politici del suo tempo. Nelle sue mani il razzismo divenne una spiegazione della decadenza dell'età moderna e, sotto quest'aspetto, egli preannunciò lo sfruttamento politico che del razzismo si sarebbe fatto in tempi successivi. A tal proposito Gobineau classificò le razze nere, gialle e bianche a seconda della struttura sociale e della società che avevano prodotto. Le razze gialle si erano mostrate abili nel commercio e nell'industria, ma incapaci di guardare al di là di siffatte conquiste materiali. Le razze nere erano incapaci di produrre società stabili ed erano sempre bisognose di controllo esterno. Soltanto la razza bianca rappresentava tutto ciò che egli riteneva nobile: una superiore spiritualità, l'amore per la libertà e un codice personale fondato sull'onore. Klemm divise l'umanità in razze attive e passive.
Questo tema venne divulgato più tardi in Geschlecht und Charakter di O. Weininger (1903), nel quale si dava ad intendere che gli Ebrei erano la razza femminile e passiva mentre l'ariano era mascolino e creativo.
Il libro di Weininger divenne un punto di riferimento della successiva letteratura razziale.Il tipo ariano ideale aveva una pelle chiara, mentre i capelli biondi e gli occhi azzurri riflettevano la forza vitale simboleggiata dal sole. Idee del genere si dirigevano contro le razze che non partecipavano al tipo ideale. Nella seconda metà dell''800 un razzismo di questa sorta venne applicato dai tedeschi nei confronti dei francesi e viceversa, ma fu soprattutto l'antisemitismo ad alimentare le idee razzistiche. La ragione di ciò era semplice:
gli Ebrei sembravano rappresentare una cultura straniera nel cuore dell'Europa. Finché gli Ebrei erano stati costretti a vivere nei ghetti, pochi autori avevano mostrato interesse per loro, ma, con l'emancipazione ebraica all'inizio dell''800, l'atteggiamento cambiò. L'emancipazione era stata concessa sulla base del presupposto che gli Ebrei si sarebbero liberati di quelle che l'illuminismo aveva considerato le loro qualità negative: la preferenza per le attività commerciali e le superstizioni della loro religione. Non appena gli Ebrei, però, ottennero il diritto di cittadinanza e cominciarono a competere con successo nelle attività economiche e nella vita sociale, i loro nemici, li accusarono di perseverare nelle loro abitudini "ebraiche" malgrado l'emancipazione.
Un tale sentimento antiebraico non doveva però condurre necessariamente al razzismo poiché c'erano coloro che continuavano a credere che il "buon ebreo" potesse liberarsi delle sue qualità "giudaiche". Coloro invece che credevano nelle differenze razziali cominciarono a patrocinare la guerra razziale. Nella seconda metà del secolo, il darwinismo dette un fondamento scientifico alle idee di guerra e di lotta e, una volta di più, gli atteggiamenti irrazionali maturati in precedenza si dimostrarono più importanti della teoria scientifica alla quale pretendevano di collegarsi. Il darwinismo sociale proclamò che la sopravvivenza dei più idonei, insieme col diritto della forza, costituiva il principio in base al quale governare la vita degli uomini e degli Stati. La razza doveva dimostrarsi abbastanza "idonea" da vincere la lotta. Soprattutto in Germania che una siffatta eugenetica (perfezionamento della specie umana attraverso selezioni artificiali operate tramite la promozione dei caratteri fisici e mentali ritenuti positivi e la rimozione di quelli negativi) razziale divenne popolare. Sistemi furono escogitati per permettere agli ariani di riprodursi in condizioni ideali. Il culmine di questo sviluppo si ebbe nella Germania nazista, con il tentativo delle SS di assicurare la purezza razziale attraverso l'accoppiamento controllato di autentici e selezionati partners ariani. Programmi del genere prevedevano anche l'eutanasia, che i nazisti dovevano praticare in seguito. Divenne un luogo comune dell'eugenetica razziale il principio che, nell'interesse della sopravvivenza razziale, il malato incurabile, il pazzo fisicamente deforme dovessero essere sterminati.
Bambino disabile tedesco destinato ai crematori di HitlerLe teorie politiche, sociali, psicologiche e biologiche citate fin ora hanno permeato e alimentato l'odio e l'intolleranza nei confronti dello "straniero", fino ad arrivare all'orrenda idea di sterminare uno stesso essere umano solo perchè considerato "diverso" attraverso l'olocausto della seconda guerra mondiale.. La domanda che ci dovremmo porre è: diverso da chi e da cosa? Avendo tutti delle braccia, delle gambe, degli occhi, dei capelli, un cuore, una testa ecc siamo di conseguenza tutti uguali, ma unici. E' assurdo pensare che tutt'oggi ci possano essere delle discriminazioni razziali nelle persone di colore. Dovremmo incominciare a guardare con gli del cuore e non più con gli occhi degli altri infangati dai pregiudizi. Forse se iniziamo a dare il buon esempio noi in primis partendo dai nostri figli, nipoti ecc. fra quattro o cinque generazioni probabilmente il razzismo rimarrà solo un brutto ricordo. Tutto ciò nella speranza che si possa avverare un'utopia.
[/colorlALTIERI CARMELA ,GALLO SARA ,ESPOSITO MARIA.