Corpo protesico, disabilità e tecnologie integrative.
Nel campo della disabilità la tecnologia si presenta sottoforma di protesi ed in particolare come integrazione di una menomazione, come completamento di un organo o di una parte del corpo mancante.
Ed è in tale sede che si è affrontato il discorso di particolari protesi utilizzate nello sport da atleti sprovvisti degli arti inferiori. Parliamo delle cosiddette “Flex Foot”, piede flessibile a forma di C in fibra di carbonio: protesi che hanno consentito ad Oscar Pistorius , atleta paraolimpico sudafricano, costretto all’amputazione di parte delle gambe a causa di una grave malformazione alla tenera età di undici mesi, di frantumare ogni record alle Paraolimpiadi di Atene 2004.
Ed è diventato subito un caso: noto ormai in tutto il mondo per essere il primo disabile nella storia dell’atletica con una serie di possibilità di poter correre in un’Olimpiade con velocisti normodotati; i suoi tempi su 100, 200 e 400 metri ed i suoi trionfi hanno sbalordito la Federazione Internazionale di Atletica .
Il corpo attraverso questo tipo di protesi sembra” potenziarsi”, sembra creare il massimo della prestanza fisica ed acquisisce velocità: e la richiesta di Pistorius di poter correre alle Olimpiadi di PECHINO 2008 fu respinta dalla commissione scientifica che stabilì che “un atleta con protesi ha un vantaggio meccanico dimostrabile (più del 30%)rispetto a coloro che non le possiedono”…. Sembra quasi una crudele beffa del destino …..
Insomma….ve lo immaginate, un amputato che batte alle Olimpiadi di Pechino una star del calibro di Jeremy Warner sui 400 metri?
Secondo la sentenza pubblicata dal Tas (Tribunale d’arbitrato sportivo) la decisione assunta dallo Iaaf è stata “revocata con effetto immediato”: non era state prodotte assolutamente prove sufficienti relative a “vantaggi metabolici” e ad “effetti biomeccanici” derivanti dall’uso delle protesi.
Oscar non ha però realizzato il tempo che gli consentisse di partecipare alla manifestazione: vincerà però la medaglia d'oro alle Paraolimpiadi di Pechino nei 100, 200 e 400 metri.
Che dire….dalle sue parole, dalla sua tenacia e dai suoi trionfi….Oscar è un atleta normale!
Riavvolgendo in un attimo il film della sua storia, abbiamo un ragazzo a cui all’età di undici mesi vengono amputati gli arti inferiori. La sua infanzia procede normalmente, anche grazie a una famiglia fortissima alle spalle. Studia e pratica sport impegnativi come il rugby e il polo. Poi, nel 2004, si rompe il ginocchio e decide di passare all’atletica. I primi cronometri sono catastrofici, ma con il passare dei mesi segna tempi sempre più interessanti...e chiederà di gareggiare con i normodotati….
Le sue protesi sono le sue gambe…questo e indubbio…..
Di fronte a noi abbiamo un ragazzo con una volontà di ferro, convinto di poter vivere fuori e dentro la pista come qualsiasi altro essere umano: e la sua carriera sportiva sarà tutta imperniata sul concetto di normalità se di essa si può parlare…..
Credo che Oscar sia diventato, con la sua storia un esempio di vita non solo per i disabili.
Ed è questo che più di ogni altra cosa da l’idea della normalità e della straordinarietà della sua impresa...."Che io possa vincere e se non riuscissi, che io possa provarci con tutte le mie forze.... DREAM RUNNER..."
Ultima modifica di StefaniaPerna il Gio Apr 21, 2011 4:38 pm - modificato 1 volta.