Pedagogia della disabilità 2010-11

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Pedagogia della disabilità 2010-11

Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti a.a. 2010-11 periodo marzo-maggio 2011


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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Empty Re: 13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

    Messaggio  anna raffaella carannante Mer Apr 20, 2011 9:04 am

    Il film che ho scelto x questa lezione e AL DI Là DEL SILENZIO. E'un film del 1996 diretto da Caroline link e fu nominato all'oscar come miglior film straniero .La protagonista è Lara una ragazzina figlia di entrambi genitori sordomuti e vive in una cittadina al sud della germania . Lara è molto vicina al padre che mostra particolare interesse per il mondo degli utenti , cosi' spesso Lara spiega al padre i suoni e passano il tempo a giocare insieme . In occasione delle feste di natale Lara incontra sua zia Clarissa che è una donna molto vivace che suona il clarinetto , e la ragazzina è davvero entusiasta all 'idea che la zia le possa far scoprire un mondo musicale mai conosciuto, invitandola anche a suonare a sua volta . Martin il padre di Lara osserva molto attentamente la complicità tra zia e nipote , anche perchè da piccolo non aveva mai avuto un buon rapporto con la sorella, perchè riteneva che lo facesse sentire inferiore . Ormai però Lara aveva scoperto una nuova e appassionante forma di espressione e non accetta di essere allontanata dalla zia . Dieci anni piu tardi Lara è ormai diventata una donna , suona il clarinetto a un tale livello e il suo insegnante le consiglia di affrontare anche una specializzazione . Sua zia è entusiasta della nipote e la invita a vivere con lei a Berlino, per poter tentare l 'ammissione al conservatorio . Inizialmente la ragazza non comunica le proprie intenzioni ai genitori ma il giorno del compleanno di Clarissa la zia la prende in contropiede parlando davanti a tutti . La reazione del padre di Lara è davvero molto dura perchè si sente escluso ancora una volta dalla sorella . Successivamente Lara si trasferisce a Berlino dalla zia e dal marito Gregory , li ha l 'incontro con TOM un insegnante per sordomuti e le fa comprendere che la sua infanzia particolare non deve proiettare un 'ombra scura sulla vita, ma deve essere considerata un 'esperienza fuori dall 'ordinario. In seguito alla morte della madre Lara torna a casa per alcuni giorni avvertendo un forte senso di responsabilità nei confronti del genitore ma rendendosi conto anche che il suo mondo è altrove . In seguito ad una dura discussione Lara torna a berlino e si prepara per l 'ammissione al conservatorio, successivamente giunge anche il padre che vede per la prima volta la figlia suonare e i due comunicano a distanza e Lara spera di trovare un modo per conciliare le loro diverse visioni della vita . Quello che mi ha colpito di più di questo film è sicuramente il legame forte che il padre ha per la figlia con alle spalle una vita difficile per lui che lo ha visto figlio però in contrasto con i propri genitori .L'esigenza di un 'accettazione reciproca che prescinda dal possesso e la consapevolezza di una privazione importante come è quella della perdita dell 'udito, che non può diventare un alibi per imprigionare i figli . Tra i genitori e la figli vi è comunque una mancanza di comunicazione ma Lara è sin dalla prima infanzia le orecchie e la voce dei suoi genitori . Quello che conta di più è capire perchè si è cristallizzata una situazione per cui i genitori si appoggiano alla figli .Questa situazione è molto difficile per la ragazza in tutto e per tutto , principalmente a scuola perchè la madre la va a prendere e questo crea imbarazzo a Lara davanti ai suoi amici che spesso fanno battute e la prendono in giro . Lara fa molto per i suoi genitori , si impegna per far interpretare a loro i suoni, ma trova modi davvero specifici per interpretare le sensazioni che alcuni eventi possono suscitare .Non riuscirà a spiegargli il suono della neve e il padre rimarrà male di questa cosa . Questo film che io ho scelto è sicuramente significativo principalmente , perchè per lui non sentire i suoni è sicuramente una cosa che lo segna molto . Inoltre mi ha fatto capire l 'AMORE che un genitore prova per i propri figli e quanta speranza c'è di imparare a capire a percepire i suoni anche se non si ha la possibilità di sentirli , ma la cosa fondamentale che si recepisce da questo film è sicuramente l 'importanza che ha la musica nella vita delle persone , quanta passione esiste nelle cose che si fanno e che si amano fare . Ma da ciò ho capito che anche se si dispone di una disabilità si può vivere bene perchè si riuscirà a percepire comunque l 'essenza della vita che è sicuramente la cosa piu importante .
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Empty Re: 13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

    Messaggio  RaffaelaVolpe Mer Apr 20, 2011 9:45 am

    Rosso come il cielo è il film che ho scelto,perchè già lo conosco,e quando l'ho visto mi ha toccato nel profondo.Mi sono commossa più volte, ed è alquanto raro poichè soprattutto in pubblico,visto che ero al cinema, spesso cerco ,come penso anche voi,di trattenermi,poi l'ho comprato anche in dvd, per rivederlo a casa,e mi ha regalato le stesse emozioni. Mirco è il protagonista, un bambino di 10anni, siamo nel 1971,in toscana,il film è ispirato alla storia vera di Mirco è Mencacci ,un bambino , vivace,che ama il cinema. Mirco un giorno per pura curiosità ,prende il fucile del padre ,da cui accidentalmente parte un colpo ,che lo renderà cieco.La legge di quei anni imponeva che i bambini ciechi dovessero frequentare istituti specifici.L'atmosfera dell'istituto che Mirco frequenta è molto rigida. Mirco grazie alla sua illimitata fantasia ,trova un vecchio registratore ,dove narra delle favole fatte di suoni, come le quattro stagioni...questa scena mi ha molto emozionato perchè mette in risalto le potenzialità di questo bambino che riproduce i suoni dell'inverno ,come la pioggia con il rumore della doccia,e io devo ammettere da vedente che non avrei saputo immaginare una cosa cosi semplice e poterla associare alla pioggia. Un'altra scena che mi ha colpito particolarmente,è quando Mirco porta la bici senz'aver paura della strada ,della gente. Mirco poi in seguito ad un 'uscita al cinema di nascosto, dove cionvolge anche i suoi compagni e con l'aiuto,della figlia della portinaia ,l'unica vedente, viene espulso dall'istituto , ma poi reintegrato grazie all'aiuto di un giovane universitario non vedente, che mobilita l'intera città per Mirco. Inoltre Mirco per la recita di fine anno mettere in scena le sue favole sonore dove i genitori invitati assisteranno alla recita bendati,per assaporare al meglio i suoni ,perchè come dice anche il prete del film tutti i grandi pianisti chiudono gli occhi per sentire meglio il suono.Proprio come facemmo in aula con le poesie.La vista distrae, non ci fa sentire così profonde il significato di quelle parole o di quei suoni. Questo film ha messo in luce come purtroppo all'epoca la società ,ma anche le istituzioni emarginavano e mettevano in evidenza le disabilità di queste persone, senza mettere in conto le grandi potenzialità ,le capacità che noi esseri"normali" non sappiamo apprezzare perchè siamo superficiali. Consiglio a tutti voi di vederlo è un film bellissimo.
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    Messaggio  martina miccoli Mer Apr 20, 2011 9:52 am

    Il Film che ho scelto è "Mi Chiamo Sam"!!Lo vidi al cinema con la scuola media che ho frequentavo!è un film di Jessie Nelson del 2001 interpretato dalla bella attrice Michelle Pfeiffer e Sean Penn..!!Sam Dawson, un uomo sulla quarantina costretto a crescere sua figlia da solo poiché la mamma della bambina li ha abbandonati, soffre di un lieve ritardo mentale che non gli permette di essere alla pari con le altre persone. Le abilità del suo cervello sono quelle di un bambino di sette anni. Nonostante ciò la loro vita è normale, fatta di un affetto sincero e di un'intesa tra padre e figlia che è fuori dal comune. Sam è aiutato in questo dai suoi amici e colleghi finché una sera non viene portato in caserma per quello che viene scambiato come un tentativo di adescamento di una squillo. Successivamente, durante la festa a sorpresa per il settimo compleanno della bambina gli assistenti sociali la portano via, anche per effetto di un episodio di cattiveria di un bambino invitato alla festa. Così Sam è costretto a cominciare una battaglia legale per l'affidamento. Dopo numerose pressioni, riesce a convincere Rita Harrison a diventare il suo avvocato, e questa storia si trasforma. Sam cambia, e fa cambiare la spregiudicata professionista, tirando fuori la sua sensibilità e la sua dignità.
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    Messaggio  Marisa Gallo Cantone Mer Apr 20, 2011 9:54 am

    Il film che ho scelto è IO MI CHIAMO SAM....
    Sam è il padre di una bambina e la sua intelligenza è proprio quella di un bambino di sette anni. Significa che sua figlia, fra poco, sarà più matura di lui. La bimba gli viene tolta dagli assistenti sociali ed è affidata a una famiglia "normale". Ma Sam decide di non arrendersi e di combattere la dura battaglia col sistema per riavere la figlia. Lo aiuterà l'avvocatessa Michelle Pfeiffer, a sua volta madre... provata. Il film rappresentare la vicenda in chiave sociale ma soprattutto sentimentale.
    E' quanto ha suscitato in me questo film… Mi ha da subito colpito il modo di realizzare le inquadrature, la luce e la musica: e un bel mix che produce un bellissimo effetto visivo. Poi il film scorre…Un toccante Sean Penn. Una bella bambina che a tratti rischia di essere "troppo brava" per essere credibile. Una Michelle Pfeiffer nei panni dell'avvocato in carriera che scopre di avere un cuore, ma spesso la sceneggiatura gli mette in bocca delle battute scontate, che spingono il film verso la retorica. Per fortuna, gli amici di Sam (Sean Penn) danno un tocco di leggerezza e sincerità al film, con battute sempre divertenti. Dolce il finale, ma non scontato. Mi rimangono in mente alcune immagini molto belle, in tutti i sensi, come la bambina sull'altalena o Sam che metodicamente ordina le bustine del thè.
    Non concordo pienamente con la recensione, anche se sotto l'aspetto sociale nella vita reale casi come questi non verrebbero neanche considerati, perche muniti già di una semplice e scontata soluzione futura per il bene del soggetto in questione. ma il regista vuole mettere in risalto e far vedere al pubblico quello che si prova in quella determinata situazione, sentimento, emozioni, amore, la possibilità di vedere la propria figlia crescere nel modo migliore avvalendosi, non dell'intelligenza non della malizia dell'arroganza di sapere ciò che è bene e ciò che è male ma di trasmettere un amore paterno che da dell'incredibile se ci si pensa
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    Messaggio  Sorgente Simona Mer Apr 20, 2011 11:06 am

    IL film che ho scelto è :BASTA GUARDARE IL CIELO.Un film basato su sentimenti ed eventi forti:attiva come efficiente puntualità la lacrima e il sorriso.
    E' la storia di due ragazzi DIVERSI ,disadattati.La vita è dura per il piccolo Kevin,di intelligenza straordinaria ma minato nella colonna vertebrale del morbo di Morquio.Più che l'affetto della mamma e dei nonni,lo aiuta l'amico Maxwell,tredicenne gigantesco e tardo di cervello.In coppia diventono imbattibili e giocano ispirandosi sulle letture di re Artu e i suoi cavalieri.Sarà proprio l'amicizia tra di loro a sostenersi l'un l'altro, di superare ogni difficoltà,facendo al tempo stesso trionfare il bene e di sconfiggere il male.Sono loro kevin e Max,Kevin sulle spalle di Max,a comporre l'invincibile guerriero della Tavola Rotonda.Si lamenta Max,incapace di reagire,nonostante la sua corporatura,agli scherzi di una banda di teppistelli.Qualcosa del genere accade anche a Kevin.Per la gente del posto i due protagonisti sono due diversi e proprio questa condizione finirà per unire le loro esistenze,in una sorta di simbiosi fisico mentali.

    "TU HAI BISOGNO DI UN CERVELLO ED IO DI UN PAIO DI GAMBE,INSIEME FORMIAMO UNA PERSONA PERFETTA"
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Bastag13
    Il tema che si evidenzia è la diversità.La diversità porta alla categorizzazione cioè alla collocazione di certe persone in determinate categorie.La condizione di disabilità diventa il fattore identificante dell'intera persona. Una persona disabile viene edichettata della società perchè,come tale, ha degli schemi mentali,fisici e comportamentali diversi dalla normalità.Per diversità si deve intende una persona che si distingue dagli altri per le sue caratteristiche come:lo straniero,un genio, una persona diversa per lingua,cultura ecc.Il diverso viene spesso considerato un mostro,che incude timore.Il diverso non viene capito e spesso viene emarginato.Questi sono temi già trattati con la prof.in lezioni precedenti e come notiamo emergono anche attraverso un flm.
    RICORDA SEMPRE CHE SEI UNICO ESATTAMENTE COME TUTTI GLI ALTRI.
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Empty Figli di un dio minore

    Messaggio  Annapina Di Fraia Mer Apr 20, 2011 11:15 am

    Il film che ho scelto si intitola “ Figli di un dio minore” film bellissimo di Randa Haines del 1986,ambientato in New England, che rialaccia al tema della disabilità anche un intensa storia di amore. Il film racconta di un nuovo insegnante James Leeds che arriva in un istituto americano per audiolesi. James è un giovane insegnante con un curriculum eccezionale che usa dei metodi particolari per approcciarsi con i suoi alunni,metodi che inizialmente non piacciono al direttore dell’istituto. Ma Leeds ha una facile presa sugli assistiti e i primi risultati riabilitativi si vedono presto. Nell'istituto c'è anche Sarah Norman, sordomuta praticamente dalla nascita che, accolta durante l'infanzia, è poi rimasta e si occupa delle pulizie nell’istituto. È una donna intelligente e bella e Leeds se ne innamora subito. La madre di lei vive lontana e non ama molto la figlia infatti non si sentono da molto, poiché la sfortuna di quest'ultima ha determinato, quando era bambina, l'abbandono del marito. Il rapporto tra Sarah e James si fa intenso e lui la convince a Lasciare il suo lavoro ed andare a vivere con lui nella sua casa; ma Sarah ha un carattere non facile ed una personalità eccezionale: essa non cerca la pietà, vuole essere capita per quello che può valere, mentre teme sempre, nell'intimo, di non farcela in nulla. Ad un certo momento l'amore è contrastato dal rifiuto di Sarah ad accostarsi al mondo degli udenti e dal suo rifiuto di imparare a leggere dalle labbra e di esprimersi anche con la voce. La frase più suggestiva è: "Solo gli udenti stupidi pensano che i sordi siano stupidi" tant'è che lei fugge dalla madre che l'accoglie e conforta, ma il richiamo di Leeds che ha bisogno di lei è troppo forte. E Leeds stesso capirà che, anche con l'amore più grande, gli occorrono umiltà e pazienza e che dovrà rispettare quella persona straordinaria, alla quale in fondo basta il silenzio per amare e per proteggere una fierezza innata.

    Questo film offre l'opportunità per riflettere su alcuni luoghi diffusi comuni sulla sordità, infatti mi ha fatto comprendere che la disabilità è qualcosa che dovrebbe essere accettata dalla società e non calpestata o modificata a tutti i costi. Infatti è chiaro nel film che l’intento del protagonista James è stato quello di sforzare più volte Sarah a parlare nonostante lei davvero non riuscisse ad emettere una voce normale e pertanto si rifiutava di provarci perché per lei i suoni che emetteva erano spaventosi,inoltre la voleva convincere ad apprendere come leggere il linguaggio delle labbra,in modo da potersi approcciare meglio con la società dato che non tutti conoscono il linguaggio dei sordomuti, ma lei non voleva perché era stata scossa da come l’avevano trattata in passato tanto è vero che Lei infatti per farsi accettare diciamo dalla società,era finita più volte a fare l’amore con sconosciuti che neppure le parlavano, o le offrissero qualcosa, ma per lei fare l’amore era l’unica cosa che la facesse sentire normale come le altre donne,anche se sapeva in cuor suo che non era quella la strada giusta. Per tanto mi vorrei riallacciare con un tema che abbiamo trattato nelle lezioni, ovvero quello sulla COMPLESSITà DELLA PERSONA E DISABILITà trattato nel nostro testo dalla Murdaca, seconda la quale NON SI DOVREBBE DEFINIRE NESSUNO PER SOTTRAZIONE senza perdere l’umanità,perché i soggetti disabili sono persone che si caratterizzano per capacità non per quello che non sanno fare,o che non hanno, perché non è la carenza di alcunché che può contraddistinguere chiunque, ma la sua capacità di sentire, di fare, di agire e di pensare nell’unico modo specifico e personale.
    Per tanto l’obiettivo sarebbe la valorizzazione della persona umana con il rispetto delle differenze e delle identità . L’integrazione infatti è un processo continuo non un punto di arrivo, una continua ricerca di soluzioni, di strategie idonee a preservare i diritti dei disabili.
    Infatti come suggerisce la Murdaca è il contesto sociale a determinare la condizione di handicap, come quelle mentali o culturali, ma anche gli ostacoli e le barriere fisiche, e questo appunto favorisce il processo di esclusione oppure quello di emarginazione.
    Infatti riprendendo appunto un'altra parte del film dove James chiede a Sarah perché una ragazza cosi brillante come lei si accontenta di fare le pulizie invece di poter fare qualcosa di meglio,lei risponde che lo fa perché è l ‘unico lavoro dove può stare da sola senza dover parlare con gli altri,e per tanto lei si convince che per la sua disabilità la miglior cosa è emarginarsi dalla società.
    Ma l’ambiente esterno invece dovrebbe porsi nei confronti del soggetto con disabilità non con atteggiamenti svalutativi o riduttivi ma riconoscendo l’originalità di ogni persona e i punti di forza che ciascuno possiede , solo cosi sarebbe possibile favorire il processo resiliente di recupero,ed è quello appunto che emerge nel finale del film cioè quando Leeds stesso capirà che, anche con l'amore più grande, gli occorrono umiltà e pazienza e che dovrà rispettare quella persona straordinaria, alla quale in fondo basta il silenzio per amare e per proteggere una fierezza innata.Il messaggio dunque che ci vuole dare questo film è ACCETTARE IL DISABILE PER LE SUE CARATTERISTICHE PER LA PERSONA CHE è E NON PER QUELLO CHE NON HA.
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Empty Re: 13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

    Messaggio  lipartiti rosa Mer Apr 20, 2011 11:44 am

    guardando i titoli dei film sulla disabilità che la professorella ci ha dato come spunto ho scelto di commentare un film che ho visto qualche anno fa:"ROSSO COME IL CIELO".questo è un film che è ispirato alla storia vera di un bambino,Mirco Mencacci,che,in seguito ad un incidente "domestico", ha perso la vista.è un film molto commovente e soprattutto ci fa capire molte cose.inanzitutto mette in risalto il modo in cui venivano considerate le persone disabili allora e in modo particolare sottolinea la forza di volonta di queste persone, in questo caso di alcuni bambini.ma partiamo dalla trama.è il 1971. Mirco è un bambino toscano di 10 anni innamorato del cinema.a seguito di un incidente causato dallo sparo di un vecchio fucile di suo padre che egli ha trovato in casa, perde la vista e dal quel momento la sua vita cambia completamente.la legge dell'epoca non permetteva a bambini ciechi di frequentare la scuola pubblica e per questo i genitori sono costretti a chiuderlo in uno dei vecchi istituti per ciechi di genova.qui mirco si sente perso.ma un giorno trova un vecchio registratore a bobine e scopre che, tagliano e riattaccando il nastro,riesce a raccontare delle storie fatte di soli suoni e rumori.quando l'istituzione scopre questo suo hobby cerca in tutti i modi di impedirglielo perchè la loro idea era che questi bambini fossero senza speranza e in quanto tali nn andassero illusi.mirco,però, continua segretamente a coltivare questa sua passione ,coinvolgendo poco a poco tutti suoi compagni e facendo riscoprire loro tutti i loro sogni e la loro creatività. un giorno, grazie all'aiutio della figlia della portinaia, mirco e i suoi compagni scappano daal'istituto e riescono a raggiungere un cinema vicino. nel momento in cui vengono scoperti mirco viene espulso dall'istituto, ma grazie ad una manifestazione indetta da un ragazzo cieco, amico di mirco,quest'ultimo viene riammesso e gli viene data la possibilità di modificare la recita di fine anno. in questo modo mirco insieme ai suoi compagni allestisce una recita che racconta una storia fatta solo di suoni, colpendo positivamente tutti gli spettatori.come dicevo all'inizio è un film molto toccante, racconta della forza di un sogno,della passione di questo bambino per il cinema che porta avanti nonostante tutte le difficoltà e i divieti e della sua capacità di liberarsi.liberarsi dalle istituzioni e dalle leggi dell'epoca,liberarsi dal pregiudizio di tutte quelle persone che consideravano i non vedenti come persone senza speranza,dimostrando che, anche senza la facoltà della vista, un bambino dotato di una forte creatività può fare moltissimo.il film,inoltre, propone una serie di spunti didattici molto attuali quali l'importanza dell'integrazione di un diversamente abile all'interno della società e il ruolo dell'arte come forma di comunicazione accessibile a tutti.una delle scene che mi ha particolarmente colpito del film è il momento in cui felice(un bambino dell'istituto) chiede a mirco come sono i colori.mirco cerca di descrivergli questi colori associandoli ad alcune sensazioni,sensazioni che maghari felice non ha mai provato, essendo cieco dalla nascita.
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Empty Laboratorio 18 aprile 2011

    Messaggio  Rosaria Polverino Mer Apr 20, 2011 1:13 pm

    Il film che ho deciso di trattare è : “Lo scafandro e la farfalla”
    Il film “Lo scafandro e la farfalla” racconta la vera storia di Jean-Dominique Bauby, caporedattore della rivista ‘Elle’ France, il quale accusa un improvviso malore mentre è in auto con uno dei figli. Jean-Do, così viene chiamato dagli amici, si risveglia da un periodo di coma di circa 20 giorni e scopre un’atroce verità, il suo cervello non ha più alcun collegamento con il sistema nervoso centrale: si tratta della Lock-in syndrome. Il giornalista è totalmente paralizzato e ha perso l’uso della parola oltre a quello dell’occhio destro. Gli resta solo il sinistro per poter lentamente riprendere contatto con il mondo. Il film inizia proprio con il suo risveglio, la cinepresa è il suo occhio che pian piano riesce a definire forme e colori. Jean-Do è cosciente e lucido, sente e comprende perfettamente tutto quello che gli viene riferito, però non può esprimersi e si ritrova completamente inerme; riesce a comunicare battendo le ciglia dell’occhio sinistro: un battito significa sì, due no. Lentamente Jean-Do riprende il contatto con il mondo esterno mediante l’aiuto dell’ortottista della clinica presso la quale è ricoverato.
    La professionista, e successivamente i suoi famigliari, gli detta di volta in volta le lettere dell’alfabeto maggiormente usate nella lingua parlata e lui batte le ciglia ogni volta che viene pronunciata la lettera interessata, così dalle lettere si formano le parole e dalle parole le frasi e quindi il pensiero che lui vuole esplicitare. All’inizio il giornalista manifesta il desiderio di morire, perché non vuole accettare la sua situazione fisica e si vergogna di com’è ridotto. Grazie al supporto e all’amore dei suoi famigliari e degli amici più stretti, e soprattutto alla sua forza di volontà, supera la crisi iniziale e si ripromette di non compiangersi mai più ma di rivelare al mondo intero quello che sente dentro di sé. E’ così che inizia a scrivere un libro grazie all’aiuto di una copista, la quale legge le lettere dell’alfabeto, lui batte le ciglia e lei traduce il suo pensiero nelle pagine fino a dare alla luce un libro. Jean-Do è completamente paralizzato e nessuno può sentire la sua voce perché non riesce ad esprimersi, ma ci sono tre cose che gli rimangono vive: il suo occhio sinistro, la mente lucida e l’immaginazione, ossia viaggiare con la propria mente in luoghi lontani o in situazioni piacevoli che gli permettono di provare piacere e di desiderare. Il battito del suo occhio, che assomiglia al battito d’ali di una farfalla, gli dà la possibilità di tirare fuori quello che grida dentro il suo corpo. La farfalla contenuta all’interno dello scafandro, ossia il corpo inerte ed immobile, esce fuori ad abbracciare la natura e le persone amate dal giornalista. Nel film viene citata questa bellissima e significativa frase: “lo scafandro del corpo non impedì alla farfalla dell’anima di uscire e comunicare”. La farfalla verrà colta soprattutto dai tre figli di Jean-Do, che amano il padre nonostante tutto e lo vanno spesso a trovare nella clinica. Lui si rammarica di non poterli abbracciare e si vergogna quando il figlio maggiore lo asciuga dalla bava che gli cola dalla bocca, ma lui è felice di stare con loro perché li vede vivere e sa che sono felici e si sente amato da loro. Jean-Do muore nel 1997, dopo due anni di malattia e dieci giorni dopo l’uscita del suo libro.
    La resilienza può essere favorita e fortificata in tutti quei contesti esperienziali e relazionali che favoriscono lo sviluppo di un sentimento di efficacia personale e di valorizzazione di sé.
    L’insegnamento fondamentale che bisogna trarre da questo film è che “ l’ ambiente esterno dovrebbe porsi nei confronti del soggetto con handicap non con atteggiamenti svalutativi o riduttivi ma riconoscendo l’originalità di ogni persona e i punti di vista che ciascuno possiede,solo così sarebbe possibile favorire il processo resiliente di recupero”e infatti questo atteggiamento è stato assunto dalla ragazza che lo ha aiutato ha scrivere il suo libro.
    La principale prospettiva della resilienza si pone come tentativo di identificazione nei confronti della disabilità,di fattori protettivi che possano consentire alla persona di modificare in positivo la percezione del proprio limite e la riorganizzazione della propria vita.
    Ciò a cui deve puntare la persona in questione , è quello di trasformare il suo ruolo sociale, “da vittima a soggetto attivo”,con idee,azioni e progetti suoi propri.
    E’ un film che tutti dovremmo vedere per capire la vita.
    Il film è un'esperienza toccante dal primo minuto, un esperienza che come spettatore vivi dal corpo del protagonista, seguendo il suo percorso di solitudine e dolore, un percorso intenso e toccante che ti porta a capire che la nostra esistenza non sono le cose che ci circondano ma che la vita siamo noi stessi con i nostri sentimenti e con i nostri ricordi.
    Il film che ho deciso di trattare è : “Lo scafandro e la farfalla”
    Il film “Lo scafandro e la farfalla” racconta la vera storia di Jean-Dominique Bauby, caporedattore della rivista ‘Elle’ France, il quale accusa un improvviso malore mentre è in auto con uno dei figli. Jean-Do, così viene chiamato dagli amici, si risveglia da un periodo di coma di circa 20 giorni e scopre un’atroce verità, il suo cervello non ha più alcun collegamento con il sistema nervoso centrale: si tratta della Lock-in syndrome. Il giornalista è totalmente paralizzato e ha perso l’uso della parola oltre a quello dell’occhio destro. Gli resta solo il sinistro per poter lentamente riprendere contatto con il mondo. Il film inizia proprio con il suo risveglio, la cinepresa è il suo occhio che pian piano riesce a definire forme e colori. Jean-Do è cosciente e lucido, sente e comprende perfettamente tutto quello che gli viene riferito, però non può esprimersi e si ritrova completamente inerme; riesce a comunicare battendo le ciglia dell’occhio sinistro: un battito significa sì, due no. Lentamente Jean-Do riprende il contatto con il mondo esterno mediante l’aiuto dell’ortottista della clinica presso la quale è ricoverato.
    La professionista, e successivamente i suoi famigliari, gli detta di volta in volta le lettere dell’alfabeto maggiormente usate nella lingua parlata e lui batte le ciglia ogni volta che viene pronunciata la lettera interessata, così dalle lettere si formano le parole e dalle parole le frasi e quindi il pensiero che lui vuole esplicitare. All’inizio il giornalista manifesta il desiderio di morire, perché non vuole accettare la sua situazione fisica e si vergogna di com’è ridotto. Grazie al supporto e all’amore dei suoi famigliari e degli amici più stretti, e soprattutto alla sua forza di volontà, supera la crisi iniziale e si ripromette di non compiangersi mai più ma di rivelare al mondo intero quello che sente dentro di sé. E’ così che inizia a scrivere un libro grazie all’aiuto di una copista, la quale legge le lettere dell’alfabeto, lui batte le ciglia e lei traduce il suo pensiero nelle pagine fino a dare alla luce un libro. Jean-Do è completamente paralizzato e nessuno può sentire la sua voce perché non riesce ad esprimersi, ma ci sono tre cose che gli rimangono vive: il suo occhio sinistro, la mente lucida e l’immaginazione, ossia viaggiare con la propria mente in luoghi lontani o in situazioni piacevoli che gli permettono di provare piacere e di desiderare. Il battito del suo occhio, che assomiglia al battito d’ali di una farfalla, gli dà la possibilità di tirare fuori quello che grida dentro il suo corpo. La farfalla contenuta all’interno dello scafandro, ossia il corpo inerte ed immobile, esce fuori ad abbracciare la natura e le persone amate dal giornalista. Nel film viene citata questa bellissima e significativa frase: “lo scafandro del corpo non impedì alla farfalla dell’anima di uscire e comunicare”. La farfalla verrà colta soprattutto dai tre figli di Jean-Do, che amano il padre nonostante tutto e lo vanno spesso a trovare nella clinica. Lui si rammarica di non poterli abbracciare e si vergogna quando il figlio maggiore lo asciuga dalla bava che gli cola dalla bocca, ma lui è felice di stare con loro perché li vede vivere e sa che sono felici e si sente amato da loro. Jean-Do muore nel 1997, dopo due anni di malattia e dieci giorni dopo l’uscita del suo libro.
    La resilienza può essere favorita e fortificata in tutti quei contesti esperienziali e relazionali che favoriscono lo sviluppo di un sentimento di efficacia personale e di valorizzazione di sé.
    L’insegnamento fondamentale che bisogna trarre da questo film è che “ l’ ambiente esterno dovrebbe porsi nei confronti del soggetto con handicap non con atteggiamenti svalutativi o riduttivi ma riconoscendo l’originalità di ogni persona e i punti di vista che ciascuno possiede,solo così sarebbe possibile favorire il processo resiliente di recupero”e infatti questo atteggiamento è stato assunto dalla ragazza che lo ha aiutato ha scrivere il suo libro.
    La principale prospettiva della resilienza si pone come tentativo di identificazione nei confronti della disabilità,di fattori protettivi che possano consentire alla persona di modificare in positivo la percezione del proprio limite e la riorganizzazione della propria vita.
    Ciò a cui deve puntare la persona in questione , è quello di trasformare il suo ruolo sociale, “da vittima a soggetto attivo”,con idee,azioni e progetti suoi propri.
    E’ un film che tutti dovremmo vedere per capire la vita.
    Il film è un'esperienza toccante dal primo minuto, un esperienza che come spettatore vivi dal corpo del protagonista, seguendo il suo percorso di solitudine e dolore, un percorso intenso e toccante che ti porta a capire che la nostra esistenza non sono le cose che ci circondano ma che la vita siamo noi stessi con i nostri sentimenti e con i nostri ricordi.
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    Messaggio  MariaPetrone Mer Apr 20, 2011 1:45 pm



    Il film che ho deciso di trattare è "BASTA GUARDARE IL CIELO" di Peter Chelsom del 1998, una storia abbastanza nota presente anche in molte antologie delle scuole medie.
    E' una storia che racconta come grazie all'amicizia due bambini considerati "diversi" e quindi automaticamente "esclusi" da tutto il mondo che li circonda, riescano a conquistare fiducia l'uno nell'altro e ad unirsi come in un'unica persona, come a completrasi e far sì di NON RESTARE AI MARGINI!! Uno dei temi,infatti, di questa storia è proprio l'EMARGINAZIONE sia di Kevin che di Max, i quali vengono esclusi l'uno perchè troppo basso(Kevin infatti è affetto dal Morbo di Morquio pertanto presenta delle deformazioni del corpo), l'altro perchè troppo grosso e impacciato!!
    E' presente quindi anche il tema della DISABILITA' in quanto Kevin è incapace di svolgere determinate funzioni e di assolvere determinati compiti per mezzo delle proporzioni disarmoniche del proprio corpo!!
    Un altro dei temi che emerge da questa storia è quello della RESILIENZA in quanto Kevin e Max riescono a reagire di fronte a situazioni difficili e a superare situazioni di disagio esisteziale. La RESILIENZA la si evince anche dal fatto che i due ragazzini pur consapevoli di essere "diversi" riescono ad accettarsi per come sono, valorizzando il proprio sè grazie soprattutto alla loro unione... uniscono infatti le loro "armi vincenti", la forza fisica di Max e l'intelligenza di Kevin, divenendo ai propri occhi 'INVINCIBILI'!!

    Anche il finale se pur molto triste, dà molti spunti di riflessione... Kevin pur avendo tanta forza di vivere non riesce a sopravvivere alla malattia.. La stessa forza però, la trasmetterà all'amico Max, il quale troverà il coraggio di vivere e andare avanti dopo la perdita del caro amico, proprio grazie agli insegnamenti di quest'ultimo.. Riuscirà a trovare la forza e la voglia di vivere semplicemente GUARDANDO IL CIELO..!!

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    Messaggio  faustapiscopo Mer Apr 20, 2011 1:57 pm

    Il film "Mi chiamo Sam" parla della commovente storia di Sam Dawson, un padre mentalmente ritardato che cresce la propria figlia Lucy con lo straordinario gruppo di amici. I problemi iniziano quando Lucy compie sette anni e sviluppa capacità intellettive superiori a quelle del padre: il loro legame viene minacciato da un'assistente sociale che vorrebbe dare Lucy in affidamento a una famiglia più adeguata. Di fronte ad una causa persa in partenza, Sam decide di iniziare una lotta contro il sistema e contro quella che considera un'incomprensibile ingiustizia. Sua improbabile alleata sarà Rita Harrison, un abile e super efficiente avvocato assillato da manie di perfezionismo che, inizialmente, accetta il caso come sfida nei confronti dei colleghi. A prima vista, Sam e Rita non potrebbero essere più diversi, ma in realtà tra i due c'è una sottile somiglianza. La natura compulsiva di Sam rispecchia la natura ossessiva, anche se più tollerabile, di Rita. Il suo bisogno maniacale di perfezione e successo ha deteriorato il rapporto con il figlio e ha lentamente distrutto la sua sensibilità.

    E’ un film che affronta il delicato mondo dell’autismo e dei diversamente abili ripercorrendo la vita travagliata di un uomo e della sua piccola bambina. Questo film ci insegna quanto queste persone siano capaci di donare amore anche molto più di noi.Ritornando a Sam non è un bambino è una persona adulta anche se la sua mente è come quella di un bimbo di sette anni, ma nonostante ciò ama sua figlia e cerca di dargli nel suo piccolo tutte le attenzioni che un genitore dovrebbe dare al proprio figlio, quindi non trovo giusto che i bambini con i genitori autistici devo essere portati via per essere affidati ad un'altra famiglia che non riuscirà mai a mio parere ad amare quel bambino come avrebbe fatto la propria madre o padre come nel nostro caso.
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Empty Re: 13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

    Messaggio  veronica romano Mer Apr 20, 2011 2:12 pm

    Il film che ho scelto si chiama:ANNA DEI MIRACOLI,narra la storia di Hellen Keller è una bambina che a seguito di un'oscura malattia infantile, erroneamente diagnosticata come congestione, diventa sorda e cieca. Cresce in condizioni familiari dominate da un'eccessiva tolleranza e perbenismo. La famiglia dopo alcuni anni si rassegna all'invalidità della figlia e non si preoccupa più di migliorare il suo stato psicologico. I genitori cercano soltanto qualcuno che si assuma il peso di gestire il povero vivere quotidiano di Helen. Un vivere basato principalmente sulla soddisfazione di bisogni primari.
    Il problema più grave è quello comunicativo. La bambina non ha ancora avuto la possibilità di accedere ad un linguaggio che attivi il pensiero. Qualcosa che ponga i segni racchiusi nella parola tattile in un vero rapporto con le cose. Helen ha bisogno di intensificare la percezione dei sensi e di conseguenza le azioni che ne derivano.
    Il compito della nuova istruttrice Annie Sullivan appare subito disperato. Le sue intenzioni sono in contrasto con quello che vogliono i genitori. La famiglia pretende da lei solo un lavoro di sostegno psichico finalizzato a rendere la bambina più docile. Le necessità quotidiane della famiglia borghese, in cui Helen vive, esigono un vivere tranquillo e scorrevole. Esse sembrano prevalere sui reali bisogni terapeutici di Helen.

    L'istruttrice Annie Sullivan, che proviene da esperienze dirette di terapia sulla cecità e la comunicazione, riesce subito a capire ciò che occorre tentare con la bambina. Mette in pratica un metodo di lavoro basato su un estremo rigore terapeutico. Qualcosa che ruota intorno alla costituzione di un nuovo rapporto figlia madre utilizzando forme aggressive di insegnamento. Il fine è l'apprendimento di un linguaggio comunicativo. Usando la forza e il premio. E' un linguaggio che non passa per le vie percettive note. Mancando la vista e l'udito Annie è costretta a usare i segni che si possono comporre con le mani. La difficoltà sta nel riuscire a mettere i segni in stretto rapporto con la maggior parte delle cose esterne che Helen ignora. Per far ciò Annie deve prima disabituare i vecchi modi di rapportarsi di Helen con la famiglia.
    L'istruttrice si accorge subito della debolezza del comportamento dei genitori di Helen. Debolezza costituita da reiterati cedimenti della famiglia agli istinti compensativi della figlia che tende a soddisfare i suoi bisogni primari senza alcuna preoccupazione delle formalità civili. Questi cedimenti non consentono un'educazione della bambina alla parola e all'azione cosciente. Mancano gli stimoli tesi alla responsabilizzazione del comportamento di Helen.
    Annie chiede ed ottiene di stare sola con la bambina per un po' di tempo. Possibilmente in un casolare intravisto nelle vicinanze. L'istruttrice spera con l'assenza provvisoria dei genitori di poter rafforzare il rapporto di transfert con Helen.

    Durante la permanenza nel casolare i risultati terapeutici compiono dei timidi progressi. Essi avvengono prevalentemente con l'utilizzo del piano tattile delle mani di Helen. Annie vuole insegnare a Helen sia la compitazione dell'alfabeto per cechi che l'acquisizione tattile delle cose legate alle parole-segno.
    Per raggiungere l'obiettivo Annie è costretta a ingaggiare una vera e propria lotta fisica con la bambina. Lotta in cui l'istruttrice riesce alla fine a prevalere e a proseguire con una diversa fatica il suo insegnamento.
    In Helen l'apprendimento dell'alfabeto dei ciechi e sordi tramite il piano tattile delle mani, inventato da frati spagnoli, avviene in modo molto conflittuale e con lunghe pause. Annie per facilitarlo attiva con molta decisione una conversazione a tre. Con l'ausilio sempre della forza fisica e una più forte determinazione psichica avvia un'educazione violenta tesa a superare abitudini sbagliate.
    Le cose che Helen desidera vengono concesse, a differenza di come avveniva prima in famiglia, dopo che essa ha svolto per un tempo prefissato un lavoro su alcune lettere dell'alfabeto. Il lavoro riguarda il rapporto tra segni appresi e le cose ad essi corrispondenti. La dedizione di Annie Sullivan alla cura del caso è assoluta. Il suo amore professionale è elevatissimo e sul piano economico Annie appare disinteressata.
    Attraverso un gioco di conversazioni aggressive a tre che coinvolgono anche un ragazzo della fattoria, gioco teso a creare una gelosia utilizzabile a fini terapeutici, Helen inizia a identificare la realtà esterna. In Helen cominciano a formarsi dei pensieri, delle intenzioni, delle conoscenze emotive nuove. Ma la famiglia rimane dubbiosa. Interviene duramente su Annie mettendosi in mezzo al suo insegnamento quando Helen, festeggiata a tavola in modo troppo permissivo, suscita l'irritazione dell'istruttrice.
    La cosa rischia di vanificare tutto il lavoro fin lì svolto da Annie. Annie si oppone violentemente a questa regressione educativa. Questo atteggiamento dei genitori tende erroneamente a ricostituire, in nome delle tradizioni di famiglia, l'abitudine a vecchi e diseducativi slanci d'amore rivolti a Helen. Slanci chiusi che potrebbero portare alla dimenticanza dell'alfabeto che Helen ha fin lì appreso. Ma, grazie alla grande forza e costanza di Annie, Helen acquisisce alla fine, con l'aiuto dell'alfabeto, l'agognata capacità di associare i segni appresi da Annie alle cose che sente con le mani. E' un trionfo per Annie e la sua famiglia. Questa sorta di miracolo avviene quando Helen riempe, dopo una furiosa lite tra Annie e i genitori, una brocca d'acqua utilizzando l'antica pompa a mano situata in cortile. Helen associa il nome acqua alla brocca, al bere, alla necessità di un'azione per prelevarla. E' un trionfo per tutti.

    E' come se Helen avesse acquisito un modo inedito ma efficace di vedere e sentire il mondo esterno.
    Helen entra quindi in un mondo di affetti molto più ricco di segni. Ciò comporta la possibilità di sviluppare e comunicare pensieri che le consentono esperienze nuove. L'aiuto che riceve dalle persone non è più di tipo compassionevole ma diventa grazie all'esperienza della scrittura tattile un vero e proprio dialogo.
    Il sorriso sul suo viso comincia a farsi più frequente. Un mondo nuovo inizia a dischiudersi. Il magico contatto delle parole-segno con le preziose mani, avide quest'ultime di cose e di un fare più umano, promette l'acquisizione di un sapere anche per lei.dopo aver accenato la trama del film posso dire che è stato un film davvero stupendo,tra l'altro ho anche letto il testo teatrale che è ancora più dettagliato e convolgente.gli elementi che ho riscontrato e che posso collegarmi a qulache argomento trattato in aula nel corso delle nostre lezioni sono:LA CECITA' E L'AUTISMO.la cecità posso fare riferimento all'esperimento che abbiamo fatto in aula con il foular(davvero coivolgente).L'utismo invece fu la lezione tenuta da nunzia dove ci spiegò delle tecniche per impararae a rapportarci con bambini autistici.dunque ho detto la cecità perche helen era cieca e non riusciva a rapportarsi con il mondo esterno,autismo perchè helen viveva in una condizione di autismo.ma ad aggravare la condizione di helen era l'atteggiamento troppo permissivo dei genitori,la facevano vivere come voleva senza regole,senza punizioni perchè come diceva sua zia Eva "POVERINA LASCIATELA STARE".Un altro elemento fondamentale che emerge in questo film è la figura di annie(l'educatrice).beh l'atteggiamento di annie dovrebbe essere il ruolo di ogni educatore cioè non assecondare il bambino,fargli capire che si devono avere degli attegiameti consoni all'ambinte in cui viviamo e soprattutto abbandonare i nostri pregiudizi,pregiudizi che annie non aveva perchè lei stessa da bambina era cieca ma aveva un altra forma di limite ed era quellla dell'insicurezza un po un limite che abbiamo tutti noi giovani educatori che per la prima volta ci approcciamo a questo lavoro.parlo di insicurezza perchè quando ad annie le fu detto di andare a fare qusto lavoro, lei non voleva andare ma il medico che la aveva guarita e bambini che vivevano nella casa famiglia dove lei offriva serzio di educatrice la spinsero ad andare perchè questa poteva essere la sua prima eperienza di lavoro e sopratrtutto dire che c'è la aveva fatta perchè non dimentichiamoci che lei prima anche lei era una persona con handicap.io auguro a tutte le persone disabili di farcela propio come annie perchè loro hanno una interiorita fuori dalla norma,loro si affidano a gesù perchè io penso ke gesù ci da delle croci che riusciamo a sopportatre


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    Messaggio  veronica romano Mer Apr 20, 2011 2:13 pm

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    Messaggio  claudia ardito Mer Apr 20, 2011 5:05 pm

    io ho scelto : Mi chiamo Sam
    [img]13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Mikiamosam[/img]
    E' un film di Jessie Nelson del 2001 interpretato da Sean Penn e Michelle Pfeiffer.
    Sam Dawson è un uomo autistico e lo si denota già dall'inizio del film che ritrae la scena in cui il protagonista,che lavora in uno Starbucks Coffee,mette con tanta cura in ordine delle bustine di zucchero e delle tazze da caffè ricordando a memoria ogni ordinazione e dicendo ripetutamente:é un ottima scelta!.Dawson ha degli amici anche loro con particolari disturbi psichici con i quali tiene degli appuntamenti settimanali a cui non puo rinunciare data la sua abitudinarietà.Purtroppo viene lasciato dalla moglie,infelice della propria vita con lui,subito dopo la nascita di Lucy da lui denominata Lucy in the sky,il titolo della canzone dei beatols gruppo preferito di Dawson.Egli nonostante il suo disturbo psichico cresce al meglio la propria figlia dandole tutto l'amore che un padre "normale" può dargli.Una frase che mi ha colpito della bambina,durante la sua crescita è stata:Papà perchè sei diverso daglia ltri papà? e Dawson risp:Scusami,piangendo e lei subito ribatte:sei diverso perchè nessun papà porta al parco sua figlia, e dawson si rasserena.Questa immagine mi è rimasta impressa,come la parola DIVERSO sia stata intesa come SPECIALE da parte di una bambina che con occhi ingenui e veri ha saputo cogliere grazie all'amore che prova per il suo papà.Un altro particolare che mette in risalto il disturbo di Sam è il voler leggere sempre lo stesso libro di fiabe la sera per diverse volte : le uova verdi col prosciutto del Dott.Sus! oppure l'abitudinario pranzo da I Hope:2 uova all'occhio di bue ben cotte con frittelle alla francese con frutta a parte che contestava quando dovette cambiare ristorante su richiesta della figlia,ancora,durante le feste di carnevale Dawson si travestiva e giocava insieme agli altri bambini e veniva deriso in quanto dimostrava,con diversi atteggiamenti,di avere 7 anni.purtroppo una sera,intimidito da una prostituta viene portato per sbaglio in caserma e da li nascono diverse problematiche.durante la festa a sorpresa di lucy viene sorpreso a rivolgersi in malo modo ad un bambino e denunciato anche per questo,la bambina viene presa dagli assistenti sociali e sam deve portare avanti una battaglia legale.Decide di farsi aiutare da Rita Harrison un avvocato troppo preso dal suo lavoro che trascura la propria famiglia,anche qui sono stata colpita da una frase dell'avvocato che dice a Sam:Lei è un ritardato mentale,un disabile o come devo chiamarla? e Sam risponde:mi chiami Sam!...qui mi è ritornata in mente la poesia che ascoltai ad occhi chiusi durante la simulazione in classe:
    Chiamatemi per nome

    Non voglio più essere conosciuta

    per ciò che non ho

    ma per quello che sono:

    una persona come tante altre.

    Chiamatemi per nome.

    Anch’io ho un volto, un sorriso, un pianto,

    una gioia da condividere.

    Anch’io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.

    Chiamatemi per nome.

    Non più:

    portatrice di handicap, disabile,

    non vedente, non udente, cerebrolesa, tetraplegica.

    Forse usate chiamare gli altri:

    “portatore di occhi castani” oppure “inabile a cantare”?

    o ancora: “miope” oppure “presbite”?

    Per favore abbiate il coraggio della novità.

    Abbiate occhi nuovi per scoprire che,

    prima di tutto,

    io “sono”.

    Chiamatemi per nome.

    Gianni Scopelliti.
    Sam mi ha trasmesso tanto,quanto me ne ha trasmesso Gianni Scopellitti entrambi desiderosi di essere chiamati per nome e non per etichetta:Disabile,diverso,ritardato.Noi quando parliamo e ci riferiamo a qualcuno non diciamo:te lo ricordi Tizio il portatore di occhi catsani?...No diciamo semplicemente Tizio! non è giusto etichettare una persona che soffre di qualche disturbo psico-fisico o malformazione fisica e quant'altro,siamo tutti uguali e tutti dobbiamo essere riconosciuti per quello che siamo,per quello che possiamo dare,per l'amore che siamo in grado di donare! scrollarci di dosso di queste etichette è davvero difficile sono un peso incontenibile sulle nostre spalle e non ci fanno piu vivere.Non dobbiamo far sentire diversi gli altri,siamo noi che costruiamo la diversità,definiamo tale chi è diverso da noi! ma dobbiamo imparare che non tutti hanno le stesse caratteristiche e che non tutti siamo nati uguali...siamo tutti diversi ed ognuno con una propria particolarità da accogliere! Ritornando al film,durante le procedure per l'affidamento della bambina vengo colpita da un altra frase detta dall'avvocato Rita,quando alle parole dell'avversario che stava etichettando:autistico e ritardato il suo cliente,lei dice:La facoltà intellettuale di un individuo non pregiudica la sua capacità di amare!....ed è vero! siamo sommersi dai pregiudizi per queste persone che noi definiamo DIVERSE,guardiamo sempre i loro limiti,le loro incapacità,le loro incapacità ma non ci soffermiamo mai a vedere nel loro cuore,nel loro amore,nella forza di volontà che dimostrano di avere nonostante gli impedimenti fisici e psichici,il loro voler migliorare e vivere da NORMALI la loro vita.Così Sam dimostra la volontà di rivolere sua figlia perchè sa che è capace di crescerla e di poter migliorare con lei anche quando quest'ultima avrà 8-13-18 anni e si dimostrerà piu grande psicologicamente del padre.Sam non molla,vuole lottare e fa di tutto per riavere la sua piccola Lucy in the sky perchè la ama!...dopo tante peripezie Sam si riprende sua figlia proprio grazie alla sua volontà e per di piu aiuta il suo avvocato a vivere una vita migliore,da lei dei consigli per non trascurare il suo bambino e per non soffrire piu con suo marito che non le portava rispetto.Il loro rapporto è stato di interscambio ma chi ha saputo dare di più non è stata Rita la persona NORMALE bensì Sam un padre con poche capacità intellettive e molto AMORE.
    L'autismo è uno dei temi che piu mi ha affascinata durante il percorso di questo corso,sono rimasta affascinata dal racconto di Nunzia,un educatrice impegnata nell'inclusione scolastica dei bambini autistici,dalle sue parole esprimeva tanta passione e amore nel raccontare i progressi del bambino da lei seguito e ha generato in me la voglia di aiutare questi bambini con la sindrome di Asperger.Essa è una forma dello spettro autistico,i bambini colpiti da questa sindrome dimostrano un incapacità di interazione con gli altri bambini,hanno difficoltà a stringere amicizie e si dedicano solo ad alcuni interessi escludendo gli altri.Dimostrano lo sguardo verso il vuoto,gesti abitudianari,indifferenza verso gli altri,rituali ossessivi inusuali,grandi capacità intellettive per un interesse in particolare come la matematica ad esempio.Da sempre si è data la colpa ad una madre Frigorifero,ma oggi invece si è trovato il modo per prevenire e curare questo tipo di disturbo ed io ne sono molto felice.Il denver model è un modello che vuole stimolare l'iniziativa,la motivazione e la partecipazione del Bambino autistico inserendolo in relazioni sociali,per sviluppare la comunicazione,l'imitazione e appunto l'esperienza sociale;utilizzando l'insegnamento per colmare i deficit di apprendimento da svolgersi in classi miste senza isolamento col banchetto faccia al muro,esercizio erroneamente praticato in alcune scuole.In questo modello rientra anche l'intervento della famiglia che è molto importante.
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    Messaggio  martina esposito Mer Apr 20, 2011 5:58 pm

    ho scelto 2 films le quali anche se trattano tematiche diverse,ma non lontane,hanno significati profondi che colpiscono l anima di ognuno di noi.Certo queste piccole scene non sono niente a confronto del film visto per intero,ma con ciò ci spingeranno a vederli e a farci capire molte cose....
    voglio iniziare con "Mare dento":
    Il 23 Agosto 1968, Ramón Sampedro si tuffa in acqua dagli scogli e batte violentemente la testa contro la sabbia del fondo basso. Si rompe l'osso del collo e rimane a galleggiare a faccia in giù per diversi secondi prima che qualcuno non gli salvi la vita tirandolo fuori dall'acqua. Ramón rimane però paralizzato dal collo in giù. Dopo due anni confinato a letto, accudito dai suoi familiari, si rivolge ad un'associazione di assistenza chiedendo di poter 'morire con dignità'. Ventisei anni più tardi, si rivolge ad un avvocato per avere il permesso legale di commettere eutanasia. "Gli altri tetraplegici non si offendano per la mia decisione, ma io non giudico chi vuole vivere e vorrei che loro non giudicassero me". Non ci sono parole per commentare un film come "Mare dentro", ma ne servirebbero tantissime per dare un'idea dello spettacolo a cui si assiste. La storia - ispirata ad un fatto realmente accaduto - di questo tetraplegico che scrive poesie e cita Shakespeare, ci viene raccontata con impressionante lucidità da un regista che ha sempre trattato il tema della morte e del rapporto che gli esseri umani hanno con essa. Il protagonista del suo film è infatti un uomo che non ama pensare al passato, alla vita che ha avuto quando poteva muoversi, ma che preferisce pensare al futuro. E sa che il suo futuro è la morte, perché "una libertà che elimina una vita non è una libertà, ma una vita che elimina la libertà non è vita Amenábar ha voluto evitare le possibili polemiche di chi, nella stessa situazione del suo protagonista, ha scelto di vivere, con la frase citata in apertura e ricordando spesso nel corso della proiezione che non è dei tetraplegici in generale che il film parla, ma di Ramón Sampedro. Non è la storia della lotta dell'uomo contro la morte, ma della lotta di un uomo contro la vita. Una vita che secondo lui è priva di dignità. Facendolo, Amenábar non ci risparmia nulla: critica chi critica gli altri anche se dovrebbe confortarli.
    e voglio chiudere con questo film con un grande finale

    poi c è anche il film proposto dalla prof.sa Briganti "Rosso come il cielo" il quale si avvicina molto di più alle tematiche trattate in aula.
    Brevemente il film parla di bambini non vedenti,in particolar modo di Mirco,un bambino che ha perso la vista non dalla nascita ma da un grave incidente.Una delle scene salienti di questo film è il discorso tra Mirco e Felice in cui quest’ ultimo chiede a Mirco: - I colori come sono? - sono belli - e il tuo preferito? - il blu! - com’ è? - è come quando vai in bicicletta e il vento ti spiaccica in faccia oppure come il mare. Il marrone come la corteccia di questo albero. - e il rosso? _ e il rosso come il fuoco, come il cielo al tramonto. Mirco usa le sue metafore elementari ma assolutamente poetiche per descrivere quello che lui, al contrario dell’ amico Felice, ha conosciuto almeno per poco.
    poi c è un altra scena che mi ha colpita molto perchè mi ha fatto "rivivere" l esperimento fatto in aula (la lezione con il foulard)il quale ti fa pensare a cosa possa arrivare l immaginazione nonostante non si è più o non si è mai stati padroni della propria vista
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    RosariaLaprovitola


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    Messaggio  RosariaLaprovitola Mer Apr 20, 2011 6:27 pm

    E' difficile scegliere un solo film in quanto ognuno trasmette diverse emozioni,ma alla fine ho deciso di parlare del film "Come prima" del regista Locatelli.Questo film parla di un adolescente di nome Andrea che in seguito ad un incidente col motorino rimane paralizzato.Naturalmente tutto ciò sconvolge la sua vita:tutto cambia infatti da un momento all'altro si trova a vivere sulla sedia a rotelle.
    E' inevitabile a questo punto non collegarsi con alcuni temi svolti in aula come il concetto di disabilià e quello di cura.La disabilità è la condizione personale di chi in seguito a una o piu' menomazioni,ha una ridotta capacità d'interazione con l'ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma,pertanto è meno autonomo onello svolgere attività quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel presentare alla vita sociale.La memomazione di Andrea è accidentale perchè è avvenuta dopo un incidente.
    Un altro concetto da sottolineare è quello della cura,infatti durante l'adolescenza è difficile accettarsi per quello che si è,ma la storia di Andrea è a mio avviso un esempio di grande forza in quanto riesce ad accettarsi cosi com è accettando anche le cose negative che la vita gli ha riservato.
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    Messaggio  orsola maria ferraro Mer Apr 20, 2011 6:51 pm

    Il film che ho scelto si chiama "HORSE BOY"la storia vera ed emozionante di un padre che non ha mai perso la speranza e, al tempo stesso, è il resoconto di un viaggio avventuroso in luoghi di struggente bellezza, dove la vita e la morte, la malattia e la normalità assumono nuovi, e più profondi, significati.Lo straordinario caso di Rowan, un bambino autistico “guarito” da un viaggio in Mongolia.Il viaggio di un padre per guarire suo figlio’ di Rupert Isaacson,
    quest'ultimo,autore del libro e padre del bambino, insieme alla moglie statunitense Kristin, cerca in tutti i modi di comunicare con il figlio che giunto all’età di sei anni sembra destinato a una vita di isolamento e disperazione.
    Quando tutti gli sforzi della famiglia sembravano perduti succede il miracolo, Rowan trova una nuova serenità dall’incontro con una docile cavalla di nome Betsy ed è il pretesto che spinge i genitori del bambino a trasferirlo in una realtà totalmente selvaggia e pura come quella della Mongolia, dove i cavalli vivono in piena libertà.
    Anche attraverso pratiche sciamaniche e il contatto con gli Uomini renna, l’esperimento funziona e Rowan comincia per la prima volta ad aprirsi al mondo circostante.
    INTEGRAZIONE:
    Il tema che emerge in questo film è il tema dell'AUTISMO.Quest'ultimo diventa ogni giorno sempre più importante e sentito,visto il considerevole aumento dei casi di bambini affetti di questa patologia,e visto soprattutto la maggiore informazione e consapevolezza che si ha nei confronti di questo problema.
    Mi ricollego a questa tematica all'incontro che abbiamo avuto in aula il
    24.03.2011 con la dottoressa Magri e l'avvocato Vassallo papà di un figlio autistico.Ricordo quella lezione come se fosse oggi,per me è stata davvero interessante soprattutto perchè sapevo ben poco sull'autismo,il loro intervento è stato veramente esaustivo perchè mi hanno permesso di conoscere in maniera approfondita l'autismo.Se ci poniamo domande per quanto riguarda questo disturbo,ci vengono fuori mille risposte.Oggi vediamo l'autismo come un disturbo neurologico,ma esistono dei problemi genetici,legati non solo ad un solo gene ,ma in concomitanza di altri geni,su quest'ultimi influenza l'ambiente.Questi geni vanno a giocare sullo sviluppo del cervello che portano ad un sintomo che oggi si chiama appunto AUTISMO.Normalmente i sintomi sono rilevabili entro il secondo/terzo anno di età e si manifestano con gravi alterazioni nelle aree della comunicazione verbale e non verbale,dall'interazione sociale e dell'immaginazione o repertorio di interessi.I sintomi appunto riguardano le tre aree della personalità.Spesoo l'autistico tende ad isolarsi ha difficoltà ad instaurare un contatto visivo esempio:guardare negli occhi le persone,ad iniziare una conversazione o a rispettarne i turni,difficoltà a rispondere alle domande e a partecipare alla vita o ai giochi di gruppo.Non è infrequente che bambini affetti di autismo siano inizialmente diagnosticati come sordi,perchè non mostrano alcuna reazione come se non avessero udito appunto,quando sono chiamati per nome.
    Non c è un vaccino per l'autismo,quest'ultimo è genetico non esistono cure,non si possono cambiare queste differenze che sono nel cervello di questo bambino ma qui gioca un ruolo fondamentale l'intervento dell'educatore in quanto un forte intervento incide sulla qualitàdi vita di questo bambino appunto non solo possiamo dare al bambino delle abilità,ma il nostro intervento gli cambia quelle zone del cervello.Non c'è un'età specifica per iniziare ad intervenire tanto più presto si inizia,tanto sarà maggiore.Bisogna organizzare la giornata,essere in grado di sganciarlo dagli stereotipi.Da ricordare, e qui cito le parole della dott.ssa Magri "deve essere un intervento sugli obiettivi,deve esssere un intervento multidisciplinare,la priorità è raggiungere gli obiettivi sociali"Da ricordare sempre che il ruolo educativo è molto più pesante di un riabilitatore.
    I genitori sono i primi a rendersene conto,e hanno il diritto di essere ascoltati hanno bisogno di suggerimenti,essendo loro il perno principale bisogna dare loro spiegazioni di come essere genitori con questi bambini,la terapia da sola non può fare nulla se non c'è tutto questo complesso.
    Ricollegandomi al film,si nota la grande voglia di un padre che non ha mai perso le speranze nei riguardi di suo figlio oramai diagnosticato autistico.

    https://youtu.be/X816PJlI8kE

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    Messaggio  nadia ritaccio Mer Apr 20, 2011 8:33 pm

    IL FILM DA ME SCELTO è ROSSO COME IL CIELO. HO AVUTO MODO DI RIVEDERLO TUTTO PERCHè IN QUALCHE MODO MI ATTRAEVA ED HO QUINDI SENTITO DI VEDERLO PER COGLIERNE TUTTI GLI ASPETTI ED INOLTRE CREDO CHE COME LE SIMULAZIONI ANCHE I FILM TI CALANO NELLA SCENA FACENDOTI SENTIRE E VIVERE PERFETTAMENTE CIò CHE IL REGISTA VUOL COMUNICARE. ROSSO COME IL CIELO PERCHè IL PROTAGONISTA CHIAMATO MIRKO, UN BAMBINO CHE A CAUSA DI UN INCIDENTE PERDE LA VISTA MA NON TOTALMENTE IN QUANTO RIESCE A VEDERE LE OMBRE,SI RITROVA A PARLARE DEI COLORI CON UN NON VEDENTE DI NOME FELICE ( ED IO CREDO CHE NON SIA CASUALE LA SCELTA DEL NOME) NELL ISTITUTO PER BAMBINI DISABILI. COSI SEDUTI SUL RAMO DI UN ALBERO AFFRONTANO QUESTO DISCORSO E FELICE CHIEDE A MIRKO QUALE FOSSE IL SUO COLORE PREFERITO E MIRKO PARAGONA IL ROSSO AL COLORE DEL CIELO. MI VIENE SUBITO DA PENSARE AL ROSSO DEL SANGUE CHE HA AVUTO SUGLI OCCHI NEL GIORNO DELL INCIDENTE E CHE MAGARI QUEL COLORE CHE ADESSO IL PICCOLO MIRKO NON SCORDERà PIU' LO VEDRA' ANCHE QUANDO ALZERà GLI OCCHI AL CIELO...IO NON POSSO CREDERE COME LA VITA DI UNA PERSONA POSSA CAMBIARE, STRAVOLGERSI,IN UN ATTIMO SOLO. QUESTO FILM CI INSEGNA CHE IL POTERE DEL SENTIRE AVVIENE ATTRAVERSO I CINQUE SENSI E NON SOLO ATTRAVERSO UNO COME PUO ESSERE LA VISTA ALLORA IL NON VEDENTE SENTIRà IL RPOFUMO DI UN FIORE ATTRAVERSO IL SUO OLFATTO E LA NEVE CHE SI SCIOGLIE TRA LE MANI CON IL SUO TATTO E IL FRUSCIO DELLE FOGLIE ATTRAVERSO IL SUO UDITO ALLO STESSO MODO DI UN MUSICISTA CHE QUANDO SUONA CHIUDE GLI OCCHI PER SENTIRE L IMMENSITà CHE PRODUCE IL SUONO NELLA SUA MENTE E CHE RIMBOMBA NEL SUO CUORE.LA CERTEZZA DI AVERE CINQUE SENSI NON INCLUDE IL FATTO DI SAPERLI USARE TUTTI; MENTRE NON AVERNE UNO INCLUDE LA CONSAPEVOLEZZA DI SENTIRE IL MONDO E LA REALTà ATTRAVERSO TUTTI GLI ALTRI SENSI.MIRKO CONOSCE UNA BAMBINA NEL COLLEGIO E CON LEI SCAPPA RITROVANDOSI IN UNA MANIFESTAZIONE COMUNISTA ( ROSSO), LI CONOSCONO UN MANIFESTANTE NON VEDENTE, ETTORE CHE LI CONDUCE VERSO LA VIA DELL'ISTITUTO.ETTORE CHE CON IL COLORE DELLA SUA BANDIERA( ROSSO) MANIFESTA CONTRO LA SCELTA DEL DIRETTORE DEL COLLEGIO DI ESPELLERE MIRKO SOLO PERCHè CON L'ARTE DEL SENTIRE SMUOVE LE COSCIENZE DEI SUOI PICCOLI COMPAGNI. IN TAL SENSO I RAGAZZINI ORGANIZZANO UNA RECITA DI FINE ANNO ATTRAVERSO IL RACCONTO E I SUONI,BENDANO I GENITORI COSI DA FAR SENTIRE LORO ANZI DA INSEGNARGLI IL VALORE DEI SENSI E APRENDO IL DISCORSO SULL'EDUCAZIONE DEL SENTIRE.SORPRENDENTE COME MIRKO RISCOPRE I SUOI ALTRI SENSI: APRE LA DOCCIA E BAGNA LA SUA MANO NELL'ACQUA, SCUOTE LE PENTOLE PER SENTIRE IL RUMORE,PRENDE UNA BOTTIGLIA CI SOFFIA DENTRO PER PROVOCARE IL RUMORE DEL VENTO. REGISTRA TUTTI QUESTI SUONI PRODOTTI DA LUI E QUANDO LI RIASCOLTA IMMAGINA CON GLI OCCHI DELLA MENTE LA PIOGGIA CHE CADE SU UN CAMPO (DOCCIA), I TUONI (PENTOLE), GLI ALBERI CHE VENGONO SCOSSI DAL VENTO( BOTTIGLIA). SONO SUE CREAZIONI, DEL CORPO E POI DELLA MENTE...IL SUO MAESTRO è UN FORMATORE ECCEZIONALE IN QUANTO LO AIUTA A SVILUPPARE LE DOTI, IL TALENTO CHE è IN LUI CREDO CHE è CIO CHE OGNI EDUCATORE DOVREBBE FARE OVVERO VALORIZZARE CIO ESISTE E NON EVIDENZIARE CIO CHE NON è. VORREI CONCLUDERE CON UNA CITAZIONE DI MIRKO : " AL CINEMA CI POSSONO ANDARE TUTTI ANCHE SE NON CI VEDI IL FILM LO CAPISCI LO STESSO PERCHè CI SONO I SUONI E LE PAROLE...".
    MIRKO ADESSO è UNO DEI PIU RICONOSCIUTI MONTATORI DEL SUONO DEL CINEMA ITALIANO.
    RINGRAZIO LA PROF. BRIGANTI PER AVERMI AVVICINATA A QUESTA REALTà E LE EMOZIONI CHE QUESTO FILM MI HA DONATA...
    NADIA
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Empty Film Italiano - "Si può fare"

    Messaggio  Daniela Caiazzo Mer Apr 20, 2011 9:29 pm

    Milano, primi anni '80. Nello è un sindacalista dalle idee troppo avanzate per il suo tempo. Ritenuto scomodo all'interno del sindacato viene allontanato e "retrocesso" al ruolo di direttore della Cooperativa 180, un'associazione di malati di mente liberati dalla legge Basaglia e impegnati in (inutili) attività assistenziali. Trovandosi a stretto contatto con i suoi nuovi dipendenti e scovate in ognuno di loro delle potenzialità, decide di umanizzarli coinvolgendoli in un lavoro di squadra. Andando contro lo scetticismo del medico psichiatra che li ha in cura, Nello integra nel mercato i soci della Cooperativa con un'attività innovativa e produttiva. "La follia è una condizione umana" dichiarava Basaglia, psichiatra. "In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla". Prima dell'introduzione in Italia della "legge 180/78", detta anche legge Basaglia, i manicomi erano spazi di contenimento fisico dove venivano utilizzati metodi sperimentali di ogni tipo, dall'elettroshock alla malarioterapia. Il film di Giulio Manfredonia si colloca proprio negli anni in cui venivano chiusi i primi ospedali psichiatrici e s'incarica di raccontare un mondo che il cinema frequenta raramente, non tanto quello trito e ritrito della follia, quanto quello dei confini allargati in una società impreparata ad accoglierne gli adepti. Attenzione però. Il regista evita accuratamente qualunque tipo di enfasi, sfiorando appena la drammaticità senza spettacolarizzarla, in favore di un impianto arioso, ridente, talvolta comico, letiziando lo spettatore con una commedia (umana) che diverte e allo stesso tempo fa riflettere.
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    antonia trinchillo


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    Messaggio  antonia trinchillo Mer Apr 20, 2011 10:31 pm

    Il film che ho scelto è "Gaby Una Storia Vera" del regista Luis Mandoki.
    Le tematiche che vengono affrontate sono:La Disabilità fisica e motoria, Amore, sessualità e rapporto di coppia, Rapporto con la società, Le vittorie sulla disabilità. Il film racconta la storia di Gaby nata, in Messico, da una coppia di ricchi ebrei, Michel e Sari Brimmer, Gaby è venuta al mondo con un terribile handicap, causato da paralisi cerebrale non può parlare, né camminare, né muovere le mani; l'unico arto funzionante è il piede sinistro. I genitori, che pure l'amano teneramente, non riescono ad aiutarla veramente, e così pure l'infermiera, che l'assiste. Ma quando la bimba ha circa 3 anni, una modesta popolana, Florencia venuta a lavorare in casa con umili mansioni, riesce a farle comprendere come può comunicare con gli altri, muovendo il piede sinistro per rispondere sì o no alle domande, che le vengono poste. La bambina è molto intelligente e capisce subito ciò che le viene suggerito; da quel momento comincia per lei una vita diversa, perché non è più completamente isolata. I genitori, trovato un così insperato aiuto, accettano subito Florencia come infermiera della piccola, e da quel momento le due creature saranno sempre unite. E la donna, infatti, che nutre, lava e veste Gaby, poi inizia a studiare insieme a lei; guida la sua carrozzella; l'accompagna e l'aiuta, durante le lezioni che la bambina frequenta nell'istituto per handicappati. Gaby usa una macchina da scrivere elettrica e batte i tasti con le dita del piede. In classe, finalmente, trova un amico, Fernando, anch'egli handicappato per paralisi cerebrale, ma colpito meno gravemente di lei. Oltre che un'amicizia, quando i due crescono, nasce fra loro un tenero e timido amore, alle cui espansioni impacciate Florencia assiste commossa e discreta. Terminato il ciclo di studi inferiori nella scuola che frequentano, i due giovani non hanno più niente da imparare, perciò aspirano ad affrontare un esame di ammissione alla scuola pubblica superiore. La madre di Fernando, possessiva e autoritaria, non approva questo programma, e riesce a scoraggiare il figlio, che all'ultimo momento non si presenta alla prova. Gaby, invece, incoraggiata dalla mamma e da Florencia, sostiene coraggiosamente l'esame e viene promossa. Ma il legame con Fernando è finito, e la ragazza è terribilmente sola, anche se riesce a proseguire gli studi, e oramai frequenta l'università; il fatto di avere un fratello non le giova molto, perché costui è perfettamente sano e conduce una vita molto diversa dalla sua. Durante una lezione, Gaby conosce un giovanotto simpatico e intelligcnte, Luis, col quale fa amicizia e che l'aiuta a far pubblicare qualche suo scritto, finché la ragazza gli offre il suo amore, e lui, molto onestamente, rifiuta un legame, che non si sente di accettare. Amaramente delusa, Gaby ha una crisi di profondo sconforto, durante la quale spacca col piede una vetrata e si ferisce, fortunatamente, però, non in modo irreparabile. Superato l'abbattimento, Gaby chiede a Dio la forza di accettare se stessa con tutte le sue limitazioni fisiche e comprende che, come le ha detto un giorno suo padre, il suo spirito e la sua intelligenza sono liberi e le possono aprire davanti un mondo. Frattanto Michel Brimmer muore di un attacco cardiaco e sua moglie, distrutta dal dolore e seriamente ammalata, si trasferisce negli Stati Uniti per farsi curare. Ritornata a casa dopo un certa tempo, muore per un cancro. Gaby è diventata una celebre e ammirata scrittrice e nel suo lavoro ha trovato conforto. Rimasta ormai definitivamente sola con Florencia, perché suo fratello si è stabilito in Israele, Gaby, insieme alla sua amica e infermiera, adotta una bambina, e così con queste due creature riesce a armare una famiglia e a riempire la sua vita d'amore. Ho scelto questo film perchè vorrei che le persone non pensino ai disabili come “poverini”, sfortunati, deboli; certo un handicap fisico può essere limitante, ma il valore di una persona, o il “grado di felicità” non si misura su quei limiti che spesso anzi sono dovuti a carenze indipendenti dai disabili stessi (le barriere architettoniche ad esempio). Una persona, qualunque sia la propria condizione fisica, ha un valore unico, per i suoi sentimenti, le sua passioni, i suoi difetti. Questo film mi ha commosso tremendamente ma soprattutto ho capito che tante persone come Gaby pur essendo fisicamente inabili possono con l'aiuto e soprattutto con la volontà diventare persone "Normali".
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    Messaggio  gaetanatartaglione Gio Apr 21, 2011 10:05 am

    Il film che ho scelto è "Temple Gradin, una donna straordinaria", basato su una storia vera. E' una professoressa associata dell’Università Statale del Colorado ed una delle personalità più famose nel mondo affette da autismo. La Grandin è molto nota anche per la sua attività di progettista di attrezzature per il bestiame. Grandin nasce in un periodo in cui la sindrome autistica era relativamente poco conosciuta. Essendole stato diagnosticato un danno cerebrale all’età di due anni, fu ospitata in una scuola materna strutturata dove a suo modo di dire è stata seguita da buoni insegnanti. Parecchi anni più tardi le è stata accertata come autistica (formalmente la diagnosi fu di Sindrome di Asperger ovvero la versione meno grave dello spettro autistico). Lei considera se stessa fortunata di aver goduto di un buon supporto sia al tempo in cui frequentava la scuola primaria che successivamente.


    L’ autismo e` una malattia grave e incomprensibile per molte persone: pare che chi ne e` affetto sia impossibilitato a comunicare con le altre persone, evitando anche qualunque contatto fisico.
    Quasi sempre i soggetti autistici non parlano: lei invece comincia a 4 anni, in un modo pero` piuttosto particolare che provoca la derisione da parte dei cosiddetti studenti ”normali”. Ma, sostenuta dalla madre e da un insegnante molto piu` illuminato della media, Temple riesce ad arrivare al college. Ovviamente, non le manca qualche stranezza: ad esempio, forse proprio a causa del suo istintivo rifiuto per il contatto umano, progetta e costruisce una specie di “gabbia” di legno che puo` richiudersi dolcemente su una persona come un abbraccio “meccanico”. Incredibilmente, l’ispirazione per questa macchina, che l’aiuta a rilassarsi nei momenti piu` critici, scaturisce dall’osservazione di una gabbia usata alla fattoria dello zio per calmare le mucche (prima di.. macellarle!). Proprio dalla vacanza alla farm degli zii probabilmente nasce il suo amore per la zoologia e l’allevamento, che sfocia in esperienze di apprendimento un po’ faticose (sempre a causa dello scetticismo che la sua “diversita`” le provoca attorno), ma che lei affronta con inarrestabile determinazione riuscendo infine ad imporre le sue proposte innovative.
    Una storia vera, stupefacente e incoraggiante, raccontata con semplicita`.


    Ho scelto questo sul film perchè si basa su un argomento particolarmente bello per me, L'AUTISMO. Sono stata molto affascinata durante il corso da questo tema. Questa è una malattia che impedisce il normale sviluppo del cervello ed è la patologia dell'infanzia più frequeste. I bambini con autismo hanno difficoltà a relazionarsi con il mondo esterno, a camminare e ad interagire con gli altri e in base a degli studi sono affetti di più i maschi che le femmine. L'autismo è una malattia che non può essere curate del tutto ma grazie ad un intervento riabilitativo alcuni bambini sono entrati nelle scuole senza insegnanti di sostegno e possono fare molto di più, andare all'università, laurearsi proprio come è stato per la protagonista del film che ho citato.
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    Messaggio  gaetanatartaglione Gio Apr 21, 2011 10:05 am

    Il film che ho scelto è "Temple Gradin, una donna straordinaria", basato su una storia vera. E' una professoressa associata dell’Università Statale del Colorado ed una delle personalità più famose nel mondo affette da autismo. La Grandin è molto nota anche per la sua attività di progettista di attrezzature per il bestiame. Grandin nasce in un periodo in cui la sindrome autistica era relativamente poco conosciuta. Essendole stato diagnosticato un danno cerebrale all’età di due anni, fu ospitata in una scuola materna strutturata dove a suo modo di dire è stata seguita da buoni insegnanti. Parecchi anni più tardi le è stata accertata come autistica (formalmente la diagnosi fu di Sindrome di Asperger ovvero la versione meno grave dello spettro autistico). Lei considera se stessa fortunata di aver goduto di un buon supporto sia al tempo in cui frequentava la scuola primaria che successivamente.


    L’ autismo e` una malattia grave e incomprensibile per molte persone: pare che chi ne e` affetto sia impossibilitato a comunicare con le altre persone, evitando anche qualunque contatto fisico.
    Quasi sempre i soggetti autistici non parlano: lei invece comincia a 4 anni, in un modo pero` piuttosto particolare che provoca la derisione da parte dei cosiddetti studenti ”normali”. Ma, sostenuta dalla madre e da un insegnante molto piu` illuminato della media, Temple riesce ad arrivare al college. Ovviamente, non le manca qualche stranezza: ad esempio, forse proprio a causa del suo istintivo rifiuto per il contatto umano, progetta e costruisce una specie di “gabbia” di legno che puo` richiudersi dolcemente su una persona come un abbraccio “meccanico”. Incredibilmente, l’ispirazione per questa macchina, che l’aiuta a rilassarsi nei momenti piu` critici, scaturisce dall’osservazione di una gabbia usata alla fattoria dello zio per calmare le mucche (prima di.. macellarle!). Proprio dalla vacanza alla farm degli zii probabilmente nasce il suo amore per la zoologia e l’allevamento, che sfocia in esperienze di apprendimento un po’ faticose (sempre a causa dello scetticismo che la sua “diversita`” le provoca attorno), ma che lei affronta con inarrestabile determinazione riuscendo infine ad imporre le sue proposte innovative.
    Una storia vera, stupefacente e incoraggiante, raccontata con semplicita`.


    Ho scelto questo sul film perchè si basa su un argomento particolarmente bello per me, L'AUTISMO. Sono stata molto affascinata durante il corso da questo tema. Questa è una malattia che impedisce il normale sviluppo del cervello ed è la patologia dell'infanzia più frequeste. I bambini con autismo hanno difficoltà a relazionarsi con il mondo esterno, a camminare e ad interagire con gli altri e in base a degli studi sono affetti di più i maschi che le femmine. L'autismo è una malattia che non può essere curate del tutto ma grazie ad un intervento riabilitativo alcuni bambini sono entrati nelle scuole senza insegnanti di sostegno e possono fare molto di più, andare all'università, laurearsi proprio come è stato per la protagonista del film che ho citato.
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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Empty LE CHIAVI DI CASA

    Messaggio  mariabarbarino Gio Apr 21, 2011 10:36 am

    Il film di cui tra poco vorrò parlarvi si intitola ‘le chiavi di casa’; ho voluto prendere in considerazione questo film proprio per mettere in evidenza il tema della Disabilità e sottolineare che gli anormali sono coloro che non riescono ad accettare delle persone con abilità diverse .Ahimè ogni giorno nonostante associazioni e quant’altro, a favore dei diversabili compino il loro lavoro ci sono quelle che non definirei persone ma animali (e forse usando questa terminologia per essi andrò ad offendere il mondo animale poiché questi anche se si differenziano dall’uomo perché non possiedono il logos hanno un cuore),inveiscono contro i diversabili solo perché decidono che non devono appartenere al nostro mondo ,a chi non è mai capitato di vedere o ascoltare dai mass media episodi di violenza…… Il film permette di empatizzarci nella psicologia di un ragazzo che pur camminando con un bastone ama lo sport, tifa per la Lazio, deve andare a giocare a calcetto, deve tornare a casa perché deve "spicciare le faccende" afferma in una parte del film con un accento romanesco che accentua la veridicità e che suscita un'innata simpatia. Ma un film del genere non avrebbe potuto raggiungere i suoi intenti se non fosse stato supportato da una solida sceneggiatura caratterizzata da dialoghi sempre giusti, duri, che in alcuni momenti trafiggono il cuore come spade. Un tema difficile da portare sugli schermi, quello scelto da Gianni Amelio. L'handicap tocca sempre le corde del cuore, ma per camminare sul filo e non cadere nello scontato e nel patetico occorrono doti di grande equilibrismo. L’intento di Gianni Amelio era quello di illustrare questo passaggio trasferendolo su un ragazzo handicappato che aspira ad un grado minimo di autonomia dagli altri nella vita di tutti i giorni. Soprattutto se la storia riguarda un padre che dopo non aver nemmeno voluto vedere il ragazzo appena nato il quale si trova solo al mondo poiché la madre è morta durante il parto lo conosce solamente a 15 anni, quando lo deve accompagnare a Berlino per una visita medica. Amelio prende spunto dal romanzo "Nati due volte" ma non è una trasposizione del libro: alla stazione di Monaco di Baviera Gianni (Kim Rossi Stuart) prende in consegna Paolo (Andrea Rossi), il figlio quindicenne che non ha mai conosciuto. Gianni ha una nuova moglie e un altro figlio, e il suo imbarazzo nei confronti di Paolo è totale. Non sa cosa dire, come comportarsi, come agire e qui possiamo notare di come la realtà si rispecchia. E' proprio Paolo invece che, pur nella sua disabilità, gli viene incontro e gli spiega in che modo aiutarlo. Non mancano momenti difficili, Paolo a volte ha comportamenti incomprensibili, ma il rapporto riesce a svilupparsi e a crescere, anche se Gianni deve fare i conti con la propria ignoranza su tutto ciò che riguarda il ragazzo. Alla fine Gianni deciderà di prendere Paolo con sé, fra loro sarà raggiunto il traguardo della fiducia che consente a un papà di consegnare le chiavi di casa (qui ovviamente sono simboliche) al figlio adolescente. Gianni Amelio non ha esitazioni a mostrare l'handicap anche nei momenti più duri, come quando Paolo deve andare al bagno, e riesce a ribaltare bene i ruoli con il ragazzo a far la parte del forte nel rapporto mentre Gianni si trova lui ad aver bisogno di aiuto, in una situazione di disabilità emotiva e affettiva. Amelio per riuscire a quadrare il tutto è stato aiutato in maniera decisiva dalla prova degli attori. Non deve essere stato semplice per il regista dirigere Andrea Rossi (che è disabile non solo sulla scena), ma il ragazzo mostra una spontaneità eccezionale, oltre a una carica di simpatia trascinante grazie anche al suo accento romanesco. Kim Rossi Stuart è bravissimo a calarsi nei panni del padre ricco di sensi di colpa, e trasmette uno smarrimento interno senza eccessi esteriori. A completare il terzetto Charlotte Rampling, nei panni della madre di una bambina con un handicap più grave di quello di Paolo e ricoverata nello stesso ospedale, che sarà una sorta di guida dei sentimenti per il confuso e spaesato Gianni.
    Certo resta sempre l'ombra di un film che pur trattando un tema delicato rimane in qualche modo "facile", potendo giocare su emozioni scontate e in qualche modo obbligate. Per ragioni narrative, il rapporto tra padre e figlio evolve fra l'altro troppo in fretta, accentuando questa sensazione ovviamente è un film….nella realtà purtroppo per capire realmente cosa si può provare bisogna vivere le situazioni.La disabilità tema affrontato durante il corso è la condizione personale di chi, in seguito ad una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d'interazione con l'ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma, quindi è meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale. Attualmente, a livello internazionale, non c’è un unica definizione de termine anche se il concetto di disabilità è stato dibattuto in occasione della Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, redigendo un documento finale approvato dall'Assemblea generale il 25 agosto 2006. La classificazione ICIDH (International Classification of Impairments Disabilities and Handicaps) del 1980 dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) distingueva tra:
    • menomazione intesa come perdita a carico di funzioni fisiche o psichiche, e rappresenta l'estensione di uno stato patologico. Se tale disfunzione è congenita si parla di minorazione;
    • abilità, ovvero qualsiasi limitazione della capacità di agire, naturale conseguenza ad uno stato di minorazione/menomazione;
    • handicap, svantaggio vissuto da una persona a seguito di disabilità o minorazione/menomazione. Questo significa che mentre la disabilità viene intesa come lo svantaggio che la persona presenta a livello personale, l'handicap rappresenta lo svantaggio sociale della persona con disabilità. L'ICIDH prevede la sequenza: Menomazione--->Abilità --->Handicap, che, tuttavia, non è automatica, in quanto l'handicap può essere diretta conseguenza di una menomazione, senza la mediazione dello stato di abilità. Le origini della parola “handicap” risalgono a descrivere una condizione di svantaggio fisico; scomponendo questa parola, si denota un significato che molti non sanno, perché è sempre stato dato per scontato il concetto vero e proprio di: "handicap". La parola handicap racchiude 2 parole: "hand" e "cap". Dall'inglese "hand" significa mano e "cap" significa cappello. Traducendo la parola intera, si deduce la seguente descrizione: “mano nel cappello”. Si parla di handicap per descrivere uno svantaggio fisico, senza tenere in considerazione la condizione che si crea, quando viene detta questa parola, che può manifestare nel diversabile un senso di disagio e rabbia per la sua situazione. Per descrivere la situazione di una persona disabile molto spesso la tv usa il termine "handicap", senza contare a chi è disabile, la situazione di imbarazzo che si crea in lui.ho voluto riportare qui di seguito una scheda riassuntiva:
    Menomazione
    1. Intellettive
    2. Psicologiche
    3. Linguistiche
    4. Auricolari
    5. Oculari
    6. Viscerali
    7. Scheletriche
    8. Deturpanti
    9. Sensoriali e altro
    Abilità
    1. Disabilità comportamentale
    2. Comunicativa
    3. Nella cura personale
    4. Disabilità locomotoria
    5. Assetto corporeo
    6. Destrezza
    7. Circostanziale
    8. In attitudini particolari
    9. Altre limitazioni
    Handicap
    1. Orientamento
    2. Indipendenza fisica
    3. Mobilità
    4. Occupazionale
    5. Integrazione sociale
    6. Autosufficienza economica
    7. Altri tipi di handicap
    Tale classificazione negli anni ha mostrato una serie di limitazioni.Nell'ICIDH si considerano solo i fattori patologici, mentre un ruolo determinante nella limitazione o facilitazione dell'autonomia del soggetto è giocato da quelli ambientali.Negli anni 90, l'OMS ha commissionato a un gruppo di esperti di riformulare la classificazione tenendo conto di questi concetti. La nuova classificazione, detta ICF (International Classification of Functioning) o Classificazione dello stato di salute, definisce lo stato di salute delle persone piuttosto che le limitazioni, dichiarando che l'individuo "sano" si identifica come "individuo in stato di benessere psicofisico" ribaltando, di fatto la concezione di stato di salute. Introduce inoltre una classificazione dei fattori ambientali.Il concetto di disabilità cambia e secondo la nuova classificazione la quale identifica le difficoltà di funzionamento della persona ,sia a livello personale che nella partecipazione sociale. In questa classificazione i fattori biomedici e patologici non sono gli unici presi in considerazione, ma si considera anche l'interazione sociale: l'approccio, diventa multiprospettico: biologico, personale, sociale. La stessa terminologia usata è indice di questo cambiamento di prospettiva, in quanto ai termini di menomazione, disabilità ed handicap (che attestavano un approccio essenzialmente medicalista) si sostituiscono i termini di Strutture Corporee, Attività e Partecipazione. Di fatto lo standard diventa più complesso, in quanto si considerano anche i fattori sociali, e non più solo quelli organici.di seguito ho voluto riportare la nuova visione:
    Funzioni corporee
    1. Funzioni mentali
    2. Funzioni sensoriali e dolore
    3. Funzioni della voce e dell'eloquio
    4. Funzioni dei sistemi cardiovascolare, ematologico, immunologico, respiratorio
    5. Funzioni dell'apparato digerente e dei sistemi metabolico ed endocrino
    6. Funzioni riproduttive e genitourinarie
    7. Funzioni neuro - muscolo - scheletriche correlate al movimento
    8. Funzioni cutanee e delle strutture correlate
    Strutture corporee
    1. Sistema nervoso
    2. Visione e udito
    3. Comunicazione verbale
    4. Sistemi cardiovascolare e immunologico, apparato respiratorio
    5. Apparato digerente e sistemi metabolico ed endocrino
    6. Sistemi genitourinario e riproduttivo
    7. Movimento
    8. Cute e strutture correlate
    Fattori ambientali
    1. Prodotti e tecnologia
    2. Ambiente naturale e cambiamenti effettuati dall'uomo
    3. Relazione e sostegno sociale
    4. Atteggiamenti
    5. Sistemi, servizi e politici
    Attività e partecipazione
    1. Apprendimento ed applicazione delle conoscenze
    2. Compiti e richieste generali
    3. Comunicazione
    4. Mobilità
    5. Cura della propria persona
    6. Vita domestica
    7. Interazione e relazioni personali
    8. Aree di vita principali
    9. Vita sociale, civile e di comunità
    Il diversamente abile oggi è diventato il nuovo paradigma
    Qualche anno fa, alcune persone disabili hanno avuto l'acuta e orgogliosa intuizione di sottolineare come, anche in presenza di una menomazione importante, riescano a produrre, realizzare, essere competitivi con il resto del mondo. Il che talvolta è vero. Per definire questa condizione hanno coniato il neologismo "diversamente abili". Nella loro bocca, in quel contesto, in quel momento poteva forse avere un senso. Forse. Ciò perché alla fin fine si enfatizza il concetto di abilità a tutti i costi, la concorrenza, la rincorsa ad una omologata normalità con tutti i paradossi che questa porta con sé.Ma ci sono persone, più di quante si creda, la cui principale e vitale esigenza non è quella dì trovare un lavoro e un collocamento mirato, ma quella di assicurarsi un servizio di assistenza che renda meno gravosa l'insostenibile pesantezza del quotidiano per i loro familiari a cui è delegata in toto - da distretti, comuni e servizi sociali - la loro stessa sopravvivenza. Sono le persone con handicap gravissimo e se il termine urtasse le sensibilità più raffinate potremmo definirle "diversamente ospedalizzate". Persone che al turismo accessibile non possono interessarsi, come pure alla possibilità di guidare un veicolo o alle opportunità dei servizi telematici o alla partecipazione a battaglie civili di avanguardia. La loro preoccupazione è - banalmente - sopravvivere, qualche volta malgrado i servizi socio-assistenziali pubblici. E se quei servizi verranno ulteriormente tagliati non diranno nulla perché non hanno voce. Altro che diversamente qualcosa". Niente di male, lo ripetiamo, se una persona disabile si autodefinisce "diversamente abile". Qualcuno potrà sorridere a qualcun altro si inumidirà il ciglio..
    «L'espressione "diversamente abile" pone l'enfasi sulla differenza qualitativa nell'uso delle abilità. Esso viene utilizzato per specificare che attraverso modalità diverse si raggiungono gli stessi obiettivi. Vi sono delle situazioni di disabilità in cui questo uso può essere adeguato. Ad esempio allievi non vedenti o ipovedenti possono raggiungere lo stesso adeguati risultati scolastici e sociali utilizzando le risorse visive residue (potenziate con adeguati strumenti) o abilità compensative (ad esempio quelle verbali). Vi sono altre situazioni, come quelle riguardanti due terzi di tutti gli allievi certificati e cioè quelli con ritardo mentale, in cui l'uso della terminologia diversamente abile può risultare fuorviante. Consideriamo il caso di un tipico allievo con sindrome di Down. Dal punto di vista della qualità della vita forse si può anche dire che utilizzando le proprie capacità (o abilità) egli può comunque raggiungere obiettivi paragonabili a quelli di tutte le altre persone. In altre parole può raggiungere un benessere che non può essere considerato inferiore. Se questo è il riferimento, l'espressione "diversamente abile" potrebbe anche essere utilizzata. Se il riferimento diventa invece quello delle prestazioni scolastiche, sociali e di autonomia, l'espressione "diversamente abile" può risultare ingannevole, in quanto "nasconde" il fatto che tali prestazioni sono inferiori rispetto a quelle tipiche della normalità.» Fonte:Wikipedia


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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Empty LE VIE DEL SIGNORE SONO FINITE

    Messaggio  GiusyDell'Isola Gio Apr 21, 2011 11:40 am

    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Le%20vie%20del%20Signore%20sono%20finite
    LE VIE DEL SIGNORE SONO FINITELe vie del Signore sono finite è un film del 1987 scritto, diretto ed interpretato da Massimo Troisi e vincitore di un Nastro d'Argento per la miglior sceneggiatura.È interamente ambientato a Lucera
    TRAMA
    Camillo (Massimo Troisi), un barbiere di Acquasalubre durante il Fascismo, soffre di una malattia psicosomatica: ha infatti perso l'uso delle gambe senza avere tuttavia alcuna lesione organica, e il suo medico ne indica la causa nell'amore finito tra lui e Vittoria. Nel treno di ritorno da Lourdes, Camillo conosce Orlando, anche lui paralitico. I due chiacchierano, e Camillo gli parla del suo medico, che gli fa anche da psicanalista.
    Qualche giorno dopo, Camillo scopre che Vittoria (Jo Champa) si è fidanzata con un altro, un francese di nome Bernard, ma lei non ha interrotto i rapporti con Camillo, dato che si vedono ancora. Dopo il loro incontro, Bernard lo scopre e litiga con Vittoria, poiché non sopporta che lei lo veda dopo che si sono lasciati.
    Per la gioia di un loro possibile riavvicinamento, Camillo guarisce e ritorna a camminare, ma decide di tacere della sua guarigione per non rompere il rapporto tra lui e Orlando e rivela la verità solo a Vittoria e a suo fratello Leone (Marco Messeri).
    Per tentare di fare uscire Orlando dal suo profondo stato di solitudine, Camillo organizza una serata fintamente casuale in cui finge di non conoscere Vittoria, la quale si porta con sé un'amica, Anita, che, secondo Camillo, si avvicinerebbe ai gusti di Orlando. Anita si rivelerà essere una tesserata del partito, e abbandonerà disgustata la cena dopo una battuta di Camillo su Mussolini. Orlando, inoltre, invece che di Anita, si innamora di Vittoria e lo rivela all'amico. Qualche giorno dopo, vedendolo uscire dalla vasca da solo, Orlando scopre che Camillo gli sta mentendo.
    Il giorno dopo, Camillo si reca a Roma per presentare con scarsa fortuna due sue invenzioni; al suo ritorno verrà arrestato a causa della battuta rivolta ad Anita. Rimarrà in carcere due anni, dove si riammalerà di nuovo.
    Uscirà grazie a Orlando, nel frattempo diventato un importante membro del partito. Orlando gli assicura che tra lui e Vittoria non c'è mai stato nulla al di là dell'amicizia, e che inoltre si appresta a partire per un viaggio in Etiopia. Al suo ritorno, a casa troverà una lettera di Vittoria contenente una paglietta. Camillo crede che sia la stessa paglietta che aveva in precedenza regalato ad Orlando, e si convince che Orlando e Vittoria stiano ora insieme a Parigi.
    Una volta a Parigi scopre che non è così, e i due possono finalmente mettersi assieme.
    Personalmente credevo che per amore si soffre ma non si muore...eppure da quasto film ho capito quanto possa essere forte il dolore per la perdita di un amore tanto da negare l'uso delle gambe come il caso di Camillo(massimo troisi)che dopo una delusione soffre di una malattia psicosomatica.
    Ho scelto questo film perchè anch'io ho sofferto per amore e sono stata malissimo,ho avuto una sorta di bulimia..Ed anche se le mie esperienze passate mi hanno rafforzato..questa cosa mi fa un pò paura..

    Ioffredo Veronica
    Ioffredo Veronica


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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Empty Re: 13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

    Messaggio  Ioffredo Veronica Gio Apr 21, 2011 11:51 am

    Il primo film sulla disabilità che mi è saltato immediatamente nella mente è stato “My left foot” ovvero il mio piede sinistro. Film tratto da un romanzo autobiografico dell’irlandese Christy Brown, appena nato è vittima di una paralisi che gli impedisce di parlare e di muoversi: i medici al riguardo esternano pessimistiche previsioni sulla possibilità di sopravvivenza di Christy. Malgrado questa disabilità, viene ben accettato da tutta la numerosa ma povera famiglia, composta dal padre muratore, dalla madre casalinga e da dodici fratelli. Durante i primi anni di vita si credeva che Christy fosse ritardato, trattato come un oggetto, trascorreva gran parte delle sue giornate in un sottoscala. Celava invece grande intelligenza, risolse un problema di geometria scrivendo con il solo uso del piede sinistro,ma fu ignorato da tutta la famiglia. Ci si accorgerà del suo potenziale intellettivo quando scrisse, sempre col solo uso del piede la parola ‘mamma’.
    A diciassette anni gli viene offerta l'occasione di essere curato dalla dottoressa Eileen Cole, grazie all’intervento di questa specialista Christy compie consistenti progressi che gli consentono di ottenere un notevole successo come pittore. Dopo un folle tentativo di suicidio, provocato dal matrimonio del suo amico Peter con Eileen, della quale si era perdutamente innamorato, Christy scrive la sua autobiografia, che viene pubblicata, entusiasta di questo libro l'infermiera Mary Carr accetta di sposarlo.

    Ho scelto questo film perchè provo molta ammirazione per questa persona che nonostante la sua disabilità è riuscito a realizzarsi diventando un grande pittore e scrittore. Questo caso di Christy così come altri casi che abbiamo già visto durante il corso per esempio quello della Atzori, sono forti esempi di resilienza, la capacità dell’uomo di affrontare e superare le avversità della vita, l’uomo immerso in circostanze avverse riesce, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti, la capacità dell'uomo di affrontare e superare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente.

    Volevo proporvi un altro esempio di resilienza si tratta di un ragazzo di nome Nick Vujicic, nacque in Australia con un rara malattia genetica la tetramelia: è privo di arti, senza entrambe le braccia, e le gambe eccetto i suoi piccoli piedi, uno dei quali ha due dita.
    Di seguito vi ho linkato due video a riguardo, vi consiglio di visionarli perchè sono davvero significativi e toccanti:

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    stefania del villano


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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Empty Re: 13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

    Messaggio  stefania del villano Gio Apr 21, 2011 11:58 am

    IL film che ho scelto è intitolato: FIGLI DI UN DIO MINORE.
    In un istituto per audiolesi arriva un nuovo insegnante: JAMES LEEDS, un giovane i cui metodi non piacciono molto sulle prime al direttore. Ma Leeds ha una facile presa sugli assistiti e i primi risultati riabilitativi si vedono presto. Nell'istituto c'è anche SARAH NORMAN,sordomuta praticamente dalla nascita che accolta durante l'infanzia è poi rimasta e si occupa delle pulizie. Essa è una donna intelligente e bella e Leeds se ne innamora. La madre di lei vive lontano e non ama molto la figlia, poichè la sfortuna di quest'ultima ha determinato, quando era bambina,l'abbandono del marito. Il rapporto tra Sarah e James si fa intenso, e lei va a vivere nella casa di lui ma Sarah ha un carattere non facile ed una personalità accezionale:essa non cerca la pietà ma vuole essere capita per quello che può valere, mentre teme sempre, nell'intimo,per non farcela in nulla. Ad un certo momento essa fugge presso la madre che l'accoglie e conforta, ma il richiamo di Leeds che ha bisogno di lei è troppo forte. E Leeds stesso capirà che, anche con l'amore più grande, gli occorrono umiltà e pazienza e che dovrà rispettare quella persona straordinaria, alla quale in fondo basta il silenzio per amare e per proteggere una fierezza innata.

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    13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio) - Pagina 5 Empty Re: 13. LUNEDì LEZIONE VIRTUALE, 18 APRILE (chiude 13 maggio)

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