Pedagogia della disabilità 2010-11

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Pedagogia della disabilità 2010-11

Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti a.a. 2010-11 periodo marzo-maggio 2011


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    Messaggio  giovannarennella Lun Giu 27, 2011 9:27 am

    buongiorno professoressa,io devo sostenere l'esame il 29 giugno e porterò tecnologie e uomo iniziando a parlare delle tre tecnologie in generale poi mi soffermerò su ognuna di esse riportando anche i rispettivi laboratori,mi collegherò anche al tema dell'atrofizzazione e del potenziamento.a mercoledi
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    Messaggio  rosariaverde Lun Giu 27, 2011 9:31 am

    salve sono prenotata per il 29 giugno e porterò tecnologie e uomo collegandomi alla tematica dell'atrofizzazione ee potenziamento
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    Messaggio  anna raffaella carannante Lun Giu 27, 2011 9:42 am

    Buongiorno professoressa , io mi sono prenotata per l'appello del 29 con i medesimi argomenti : accenno alla pedagogia della disabilità , tecnologie integrative più laboratorio Pistorius , la resilienza e le tecnologie abilitanti piu adele , e poi mi piacerebbe esporre le protesi estetiche richiamando anche le deformazioni del corpo del libro di nozioni .Poi all esame presenterò anche la mappa con i vari collegamenti .
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    Messaggio  Della Corte Maria Lun Giu 27, 2011 10:14 am

    SONO PRENOTATA PER IL 29 GIUGNO...
    Il tema principale del mio percorso è la tecnologia come potenziamento e abilitazione...facendo riferimento a Nayef Yehia;poi mi collego al sè digitale di Granelli,in cui ricollega il tentativo di provvedere a superare i limiti dell'uomo con le nuove tecnologie viste come estensione delle potenzialità umane soffermandomi poi sull'esempio di Pistorius...definendo la tecnologia invasiva e integrativa...Affinchè il disabile riconosca le sue potenzialità e quindi reagisca,deve far si che il contesto sociale e l'ambiente valorizzi se stesso,poi parlerò di cura educativa per Anna Maria Murdaca...
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    Messaggio  giuseppa reccia Lun Giu 27, 2011 10:24 am

    L'argomento che porterò il 29 giugno:la resilienza + lab.Atzori e Adele + breve introduzione della persona disabile nella sua complessità cap 2 e cap 3 libro nozioni + introduzione teoria Murdaca,+ tecnologie e l'uomo secondo Granelle,Capucci e Braidotti libro corpo cap 3.
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    Messaggio  Claudia Matarazzo Lun Giu 27, 2011 10:39 am

    Prenotata per il preappello del 29/06

    L'argomento scelto è "Deformazioni: alimentazione e mass media"

    Inizio la relazione parlando del problema dell'anoressia prendendo come esempio il servizio fotografico di Oliviero Toscani su Isabelle Caro, faccio un confronto con l'ideale di femminilità nel passato ricollegandomi così anche a un laboratorio svolto durante il corso: "Arte e disabilità". Continuo parlando del problema dovuto ai mass media citando Rosi Braidotti e Karl Popper con il suo testo "Cattiva maestra tekevisione". Tutto ciò prendendo spunto dal capitolo 5 del testo "Nozioni".
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    Messaggio  Claudia Lo Zopone Lun Giu 27, 2011 1:25 pm

    Parti essenziali dell'argomento "l'uomo e le tecnologie" con sottoargomento "Granelli" da verbalizzare il giorno 29 giugno.

    Granelli è uno degli autori che si sono occupati dell’ampia tematica del rapporto tra uomo e tecnologie, privilegiando la riflessione sugli aspetti problematici .
    Prima di analizzare le sue riflessioni è opportuno considerare i principali aspetti di questo rapporto, che abbiamo avuto la possibilità di approfondire nel nostro corso.
    Il rapporto tra uomo e tecnologie è stato molto presente nella storia umana e nella nostra epoca sta assumendo delle caratteristiche così forti che hanno portato a parlare di IBRIDO TECNOLOGICO, ovvero di contaminazione tra naturale (il corpo) e artificiale (l’oggetto elettronico).
    Nel corso abbiamo anche visto che tale rapporto si può articolare soprattutto in funzione del tipo di tecnologie: INTEGRATIVE,INVASIVE,ESTENSIVE (Granelli si interroga soprattutto sul significato “espansivo” delle tecnologie e quindi metteremo in evidenza le sue considerazioni, dopo di aver parlato di tali tecnologie ).

    1)INTEGRATIVE: le tecnologie integrative sono integrazioni di una menomazione attraverso l’uso delle protesi. Esse possono servire a una vasta gamma di scopi, ad esempio vi sono quelle relative allo sport.
    Si può fare riferimento al caso dell’atleta paraolimpico PISTORIUS, che grazie all’uso della tecnologia avanzata è riuscito a diventare un grande atleta usufruendo del “flex foot"
    Il soggetto in questione ha quindi avuto la forza di organizzare la propria vita in maniera positiva: questa è la capacità della RESILIENZA.
    Citando le caratteristiche di questo fenomeno ,mi torna in mente un film visto in aula durante una delle tante lezioni: LO SCAFANDRO E LA FARFALLA. Il protagonista è riuscito nella stesura di un libro, nonostante la sua disabilità .J.D riesce a farsi forza e quindi in questo contesto si possono osservare tracce di "resilienza"
    Ovviamente la resilenza dipende dalla capacità delle persone che si pongono in relazione col disabile di volgere lo sguardo alle potenzialità, piuttosto che soffermarsi sui limiti .
    E’ opportuno il contesto sociale, come afferma la MURDACA, a determinare la condizione di handicap. Secondo lei bisognerebbe assumere un comportamento di integrazione e riconoscimento del disabile nella sua dimensione olistica.
    Anche l’ICF sottolinea l’importanza di valutare l’influenza dell’ambiente sulla vita degli individui. Secondo l’ICF, la disabilità è una condizione di salute derivata da un contesto sfavorevole.
    L’ICF classifica le condizioni di disabilità e salute e gli stati ad essi correlati.
    All’interno di questo contesto i termini…
    -MENOMAZIONE, qualsiasi perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica
    -DISABILITA’, limitazione, a seguito di una menomazione, nello svolgimento di attività considerate “normali” per un essere umano
    -HANDICAP, svantaggio sociale che una persona disabile incontra interagendo con l’ambiente
    …vengono sostituiti dai termini…:
    -funzioni
    -strutture corporee
    -attività e partecipazione
    …con l’intendo di indicare una maggiore attenzione alle capacità del soggetto e alle sue possibilità di coinvolgimento sociale.
    A questo proposito è possibile citare la testimonianza di ADELE, una donna disabile che ci ha fatto comprendere quanto sia importante considerare i disabili come “persone”, considerando le loro capacità, non i loro limiti.
    2)ESTENSIVE: le tecnologie estensive sono intese come ampliamento del corpo.
    Con l’avvento delle tecnologie estensive si è venuto a formare ciò che MCLUHAN definisce “villaggio globale. Inoltre con l’avvento di internet e del mondo virtuale si parla di AVATAR, un alter-ego ideato dall’uomo, composto da sola virtualità.
    Tra le tipologie di estensioni corpo/tecnologie una deriva rappresenta il fenomeno della NET ADDICTION, ossia la dipendenza dal net, per cui il corpo si sente diviso in avatar e reale.
    Secondo SANDY STONE tutto ciò “forma lo spirito e gli ideali della comunità”.
    CARONIA ritiene che è possibile avere un doppio corpo “on line”: uno fisico e uno virtuale, il quale finisce per essere disseminato, senza più centro che modifica il rapporto tra corpo e identità.
    GRANELLI si interroga sulla possibilità che l’estensione della tecnologia possa sconfinare in aspetti negativi (la tecnologia potenzia o atrofizza le capacità dell’uomo?):
    Egli appoggia il pensiero di GALIMBERTI il quale sostiene che la tecnica è “l’essenza dell’uomo”, affermando che “la tecnologia nasce per potenziare le capacità umane o per rendere meno problematici i suoi limiti”.
    Continuando nella sua analisi egli però arriva a considerare come il discorso di complichi quando le capacità che vengono potenziate non sono solo corporali, ma anche mentali: in questi casi l’espansione di una funzionalità può portare all’atrofizzazione di un’altra.
    Inoltre queste tecnologie portano allo sdoppiamento “digitale” con la nascita del “digital self”.

    3) TECNOLOGIE INVASIVE: le tecnologie invasive sono tecnologie che invadono il corpo. CAPUCCI ha parlato di "corpo tecnologico", delle "ineguatezze" che vengono compensate mediante la tecnologia, l'uomo si lascia invadere positivamente e piacevolmente da essa.
    Le tecnologie raccontano di questo nuovo individuo che è CYBORG, un essere mezzo uomo e mezzo tecnologia. “Cyborg” significa “organismo cibernetico”; la CIBERNETICA è una scienza che ha l’obiettivo di creare macchine artificiali che abbiano le stesse prestazioni del livello umano.
    CARONIA parla di computer come cyborg pensando ad un cyber-organo, quando cioè l’uomo diventa una sola cosa con l’impianto elettronico (Avatar).
    Esistono diverse creature artificiali:
    -ROBOT: qualsiasi macchina in grado di svolgere in maniera più o meno indipendente un lavoro al posto dell’uomo.
    -UMANOIDE: oggetto o essere vivente con una forma somigliante a quella dell’essere umano.
    -ANDROIDE: robot con sembianze umane nei movimenti e nella forma.

    D. HARAWAY nel 1985 proponeva una nuova soggettività femminista simboleggiata proprio dal cyborg. Quest’ ultimo, né uomo né donna,né essere umano né macchina, riproduceva la metafora per identificare un ibrido, ossia “il neutro”.



    Fonti: Rivista "NEXT" n.18, anno 2003 (da internet)
    Libri: "Nozioni" e "corpo e tecnologie (Floriana Briganti)
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    SusyCicale


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    Messaggio  SusyCicale Lun Giu 27, 2011 2:36 pm

    L'argomento che esporrò all'esame è "l'immagine del corpo perfetto:sfumature"..

    Il contesto culturale nel quale siamo inseriti è un elemento determinante per la formazione e le aspettative di noi giovani e adolescenti e purtroppo le fonti principali di informazione quali riviste,tv e radio sono sempre più incentrate sull'esteriorità e sull'apparenza che non sui contenuti e sui messaggi costruttivi..
    Numerosi sono gli studi che indicano che tali mezzi di comunicazione giocano un ruolo fondamentale nei problemi legati all'immagine corporea negativa,al modo non corretto di alimentarsi e alle pratiche non salutari per il controllo del peso corporeo..sempre più spesso ci appaiono sulle riviste e nelle pubblicità personaggi famosi e modelle che forniscono modelli estetici spesso irrealizzabili per la maggior parte della popolazione..un continuo bombardamento di immagini che non fanno altro che ricordarci quali sono i cibi perfetti da cucinare,cosa indossare per essere alla moda o quali siano i modelli estetici da seguire..mentre dall'altro lato c'è la voglia e l'interesse proprio dei media di ovviare alle cattive abitudini alimentari,in particolare all'obesità,all'anoressia e alla bulimia..c'è quindi un grande controsenso..
    Nonostante questo,non c'è,da parte dei media la lealtà di mostrare la differenza tra realtà e fantasia..in quanto non mostrano e non viene contemplato il lavoro che si cela dietro queste immagini all'insegna della magrezza e della perfezione,non viene citato l'esercizio fisico o le operazioni di trucco e di fotomontaggio che portano al risultato finale..
    I media illudono le persone che tutto questo sia possibile da raggiungere solo con un pò di volontà..che la forma fisica e la bellezza che si cerca con tanta ferocia sia possibile trovarla seguendo "le regole" che loro stessi,i media,e la società intera impone,per essere accetati come normali..ed è per questo che si ritiene che siano "costruttori della realtà sociale"..
    Purtroppo oggigiorno il concetto di bellezza solitamente viene associato a quello di 'magrezza'..l'essere magri e piacevoli fisicamente rappresenta un modello vincente e socialmente desiderabile,e a questo condizionamneto neomediatico viene esposta soprattutto la donna,il cui ruolo si alterna tra quello "tradizionale"(brava mamma e moglie)e quello "moderno" basato sui concetti di bellezza..
    Le donne in cerca di una direttiva cercano nei media una risposta seguendo l'idea che la bellezza è il principale obbiettivo nella vita di una donna,che la bellezza sia cruciale per raggiungere il benessere e che il grasso dimostra la loro personale responsabilità di essere deboli..
    La stragrande maggioranza delle persone è convinta che i mezzi di informazione siano al servizio del popolo e che i messaggi pubblicitari o gli enunciati degli “esperti” di turno siano a beneficio della gente..non c'è nulla di più sbagliato e di più ingannevole..
    Non c’è sondaggio che risponda a verità:se 90 persone hanno dettono e 10 si mostreranno solo quelle in sintonia con il canale.In realtà tutto o quasi tutto ciò che viene dai mezzi mediatici ha alle spalle un titolare che paga per vendere il suo prodotto.Ogni ricerca ha alle spalle qualcuno che la finanzia e che vuole avere conferma della bontà del suo prodotto e se irisultati sono al 70% negativi e al 30% positivi essi mostreranno solo i positivi..
    Questo per dire che bisogna capire che fidarsi dei mass media è la cosa più sbagliata da fare,in quanto ci fanno vedere e sentire solo quello che vogliono,nel modo in cui a loro conviene di più,manipolando la nostra percezione del mondo come meglio gli aggrada..
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    Messaggio  talyèdirmilli Lun Giu 27, 2011 3:56 pm

    SONO PRENOTATA PER IL 29 GIUGNO
    Inizio a parlare del" Corpo tecnologico di Capucci" e "Il sè digitale di Granelli".
    Introduco i tre tipi di tecnologie: integrative,estensive e invasive e mi soffermo in particolare sui laboratorio di Oscar Pistorius e Avatar.
    Infine in disabilità introduco "Cervello-mente-corpo" di Anna Maria Murdaca e "Pedagogia del corpo" di Gamelli.
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 14 Empty LE TECNOLOGIE..UN PASSO AVANTI!!

    Messaggio  ersilietta Lun Giu 27, 2011 4:08 pm

    Il percorso che porterò all'esame include:
    • Granelli, "il se digitale" collegato alle tecnologie estensive ed integrative.

    • Alle tecnologie integrative collego il caso di Pistorius.

    • Pistorius come esempio di resilienza.

    • Dalla resilienza di Pistorius mi collego al laboratorio num. 16 LO SCAFANDRO E LA FARFALLA.

    • Infine concludo con il concetto di Cyborg e con lo stadio transumano.

    Spero che vada bene! Ersilia Mattiello
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 14 Empty SINTESI ULTIMO ESERCIZIO esame 29 Giugno 2011

    Messaggio  Daniela Del Prete Lun Giu 27, 2011 5:59 pm

    Il percorso che scelto di intraprendere si sviluppa in una prima parte ,intorno alla figura di Flavio Fogarolo .

    L'importanza delle Nuove Tecnologie (N.T.) e gli "Ausili informati",volti a favorire e migliorare i processi di apprendimento e di integrazione didattica di alunni con disabilità .
    LA TECNOLOGIA CHE NASCE PER MIGLIORARE LA QUALITA' DELLA VITA DELL'UOMO, ARRIVA ALL'ESASPERAZIONE NEGLI ORIZZONTI TRANSUMANISTI.

    Le Tecnologie suddivise in :

    Tecnologie Estensive : "AVATAR "
    Tecnologie Integrative :"PISTORIUS"
    Tecnologie invasive :"CASO ORLAN"

    La seconda parte su cui ho scelto di soffermarmi è legata alle tecnologie e all'influenza di quest'ultima sul comportamento umano .
    Cito il famoso mass-mediologo "Marshall Mc Luhan". Il quale propose un'interpretazione visionaria degli effetti prodotti dalla comunicazione .
    In merito al concetto di "VILLAGGIO GLOBALE" , il quale vede il suo superamento nel lavoro di Derrich de Kerckhove in cui si trasforma in "INDIVIDUO GLOBALE" a causa di una globalizzazione soprattutto psicologica .

    Approdo in fine al legame fondamentale di educazione e disabilità , con A.M. Murdaca e "L'importanza delle parole per dire Disabilità" .
    L'importanza della figura dell'EDUCATORE nei diversi ambiti sociali : Il quale deve cercare di costruire un rapporto sano tra educando ed educatore ,fondato sul"RISPETTO RECIPROCO" , al fine di promuovere un' arricchimento di entrambi.


    Fonti : Libro"Nozioni introduttive di Pedagogia Della Disabilità"
    : Libro "Corpo Tecnologie e Disabilità
    : Ricerca in rete "Ausili informatici" F. Fogarolo.
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    Messaggio  teresamemoli Lun Giu 27, 2011 7:24 pm

    Il mio lavoro parte da una frase: "Tutti siamo diversi non tutti siamo disabili".
    Inizio a fare la differenza tra il concetto di diversità e disabilità e come quest'ultima può portare all'handicap.
    Ho creato i collegamenti con le relazioni educative, con l'influnza sociale e ambientale sul processo educativo, la nuova concezione proposta da Anna Maria Murdaca sulla cultura e educazione per il disabile. Infine ho concluso parlando delle tecnologie integrative, estensive e invasive.
    Dal materiale da voi proposto mi sono riallacciato ad alcune letture: Alexitimia (collegata alle relazioni educative e al ruoli delle emozioni) e la lettura dei docenti di sostegno nelle scuole.
    Infine ho collegato alcuni laboratori, uno tra questi Pistorius.
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    Messaggio  savio anna Lun Giu 27, 2011 11:24 pm

    Professoressa io sosterrò l'esame domani...ho scelto di trattare i seguenti argomenti..
    La Resilienza:ovvero la capacità di affrontare e superare delle difficoltà di disagio esistenziale,guardare alla disabilità in modo positivo traendo da essa dei spunti per ricostruire la nostra vita e cominciare il processe resiliente di recupero,valutare la persona con deficit non solo per i suoi limiti e le sue difficolta,ma in base alla sua originalità ed ai suoi punti di forza...
    Esempio di Resilienza sono Simona Atzori e Oscar Pistorius atleta paralimpico che grazie alle protesi in fibra di carbonio che sostituivano gli arti inferiori riusci a vincere delle gare in vari sport.
    Da Oscar Pistorius Parlerò del rapporto Tecnologia,corpo e disabilità e tratterò l'argomento delle tecnologie integrative.
    Dal corpo comincerò un percorso che tratterà le varie trasformazioni del corpo nel corso degli anni con maggiore attenzione alla donna e all immagine di essa da quanto è cambiata la figura della donna in questi anni anche nel campo dell'arte citando il laboratorio di Botero.
    Infine parlerò dell influenza che i mass media hanno sui giovani sulle loro convinzioni e sui loro ideali.e quanto essi promuovano modelli estetici assolutamente lontani da noi ed irrealizzabili come adesempio la convinzione che la bellezza sia sinonimo di magrezza e come ciò conduca a disturbi alimentari come anoressia e bulimia che possono sfociare alla distruzione...mi collegherò cosi all ultimo laoratorio quello su isabell caro....
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    Messaggio  savio anna Lun Giu 27, 2011 11:43 pm

    Salve Professoressa ,sosterrò l'esame domani 28 giugno e l'argomento che ho scelto di trattare è "L'immagine del corpo perfetto" quindi di quanto siano cambiati negli anni i canoni estetici da prendere come riferimento e di come i media influenzino il modo di pensare e di essere degli adolescenti trasmettendo spesso,degli ideali del tutto sbagliati e oltretutto irrealizzabili,come l'idea di perfezione come carta vincente per sfondare nella vita e soprattutto per sentirsi accettati e parte integrante della società.Parlerò delle ripercussioni che sempre più frequentemente hanno i media sulle adolescenti,sfociando addirittura in patologie molto gravi quali bulimia,anoressia.A proposito di tale patologia mi collegherò al laboratorio svolto in aula su Isabelle Caro,morta vittima dell'incessante ricerca della perfezione.Parlerò di quanto sia importante accettare se stessi cosi come si è con i propri limiti i propri difetti e a proposito di questo mi è sembrato opportuno introdurre il concetto di resilienza ,in questo caso come accettazione di se stessi ,ma più propriamenteper quanto riguarda la disabilità.Quindi resilienza come capacità di far fronte a una situazione di forte disagio,la capacità di rialzarsi ricostruendo se stessi e imparando dalle esperienze dolorose.Parlerò di2 grandi esempi di resilienza a mio avviso ovvero Simona Atzori e Oscar Pistorius introducendo anche il concetto di tecnologie integrative.Spero possa andar bene! A domani
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    Messaggio  Velardi Giusy Lun Giu 27, 2011 11:44 pm

    Salve Professoressa ,sosterrò l'esame domani 28 giugno e l'argomento che ho scelto di trattare è "L'immagine del corpo perfetto" quindi di quanto siano cambiati negli anni i canoni estetici da prendere come riferimento e di come i media influenzino il modo di pensare e di essere degli adolescenti trasmettendo spesso,degli ideali del tutto sbagliati e oltretutto irrealizzabili,come l'idea di perfezione come carta vincente per sfondare nella vita e soprattutto per sentirsi accettati e parte integrante della società.Parlerò delle ripercussioni che sempre più frequentemente hanno i media sulle adolescenti,sfociando addirittura in patologie molto gravi quali bulimia,anoressia.A proposito di tale patologia mi collegherò al laboratorio svolto in aula su Isabelle Caro,morta vittima dell'incessante ricerca della perfezione.Parlerò di quanto sia importante accettare se stessi cosi come si è con i propri limiti i propri difetti e a proposito di questo mi è sembrato opportuno introdurre il concetto di resilienza ,in questo caso come accettazione di se stessi ,ma più propriamenteper quanto riguarda la disabilità.Quindi resilienza come capacità di far fronte a una situazione di forte disagio,la capacità di rialzarsi ricostruendo se stessi e imparando dalle esperienze dolorose.Parlerò di2 grandi esempi di resilienza a mio avviso ovvero Simona Atzori e Oscar Pistorius introducendo anche il concetto di tecnologie integrative.Spero possa andar bene! A domani
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    Messaggio  federicaalcidi Mar Giu 28, 2011 7:06 am

    Mi sono prenotata per il 28 giugno e come argomento porto la "DOMOTICA", gli ausili tecnologici e le persone che ne fanno uso!!
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 14 Empty ARGOMENTO DELL ESAME

    Messaggio  federicanobile Mar Giu 28, 2011 9:17 am

    BUONGIORNO PROFESSORESSA IL GIORNO 29 GIUGNO HO SCELTO DI PORTARE L ARGOMENTO CHE SI INTITOLA "REMAURY E LIPOVETSKY,LA TRIADE BELLEZZA,SALUTE E GIOVINEZZA.
    PER PARLARE DI QUESTO ARGOMENTO MI SONO PERMESSA DI RIFARMI AL PARAGRAFO SEI DEL LIBRO "NOZIONI INTRODUTTIVE DI PEDAGOGIA DELLA DISABILITà",PARLANDO DI REMAURY CON LA SUA OPERA"IL GENTIL SESSO DEBOLE",DI FATEMA MERNISSI CON IL SUO "L HAREM E L OCCIDENTE" DOVE MI SONO DOCUMENTATA AMPLIANDO UN PO IL DISCORSO,POI HO TRATTATO LA MALATTIA DELLA MODELLA ISABELLE CARO E IN QUESTO CASO HO AMPLIATO IL DISCORSO INSERENDO UN' INTERVISTA CHE LEI HA MESSO A DISPOSIZIONE ALL INTERNO DEI MATERIALI DA POTER USARE,DI LIPOVETSKY,DELLA MODELLA KATE MOSS PARLANDO IN QUESTO CASO DI UNA MAGREZZA COME SIMBOLO DI BRUTTEZZA E IN FINE MI SONO COLLEGATA AL LABORATORIO "ARTE E DISABILITà" PARLANDO DELLA FAMOSA "VENERE DI WILLENDORF" METTENDO A CONFRONTO L IMMAGINE DELLA DONNA CONTEMPORANEA E LA DONNA NELL ANTICHITà E INOLTRE COME QUESTA STATUETTA SI SIA EVOLUTA DURANTE I SECOLI.
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    Messaggio  elvira diana Mar Giu 28, 2011 11:21 am

    L'argomento che ho scelto di trattare è: "CONSIDERAZIONI SU SALUTE E BENESSERE".
    Ho iniziato facendo una disamina generale sulle definizioni di "salute", "malattia" e "benessere".
    Poi, ho analizzato al riguardo le classificazioni ICD - ICIDH - ICF,elaborate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
    Ho ritenuto opportuno concentrare l'attenzione sul binomio salute e benessere, prediligendo al riguardo le brillanti intuizioni dell'autrice Murdaca. Da qui mi sono soffermata sull'importanza della relazione educativa e sul fondamentale ruolo rivestito dall'educatore per potenziare le capacità degli educandi ed il loro inserimento nel tessuto sociale.
    In contrapposizione alle prospettive teoriche e non solo, appena menzionate, ho anche indagato sull'incidenza nagativa e sul messaggio sfavorevole apportato dai mass-media sulla salute e sul benessere, soprattutto per una delle fasce più deboli e più influenzabili della popolazione, quale quella dei giovani.
    Inoltre, ho analizzato le tecnologie utilizzate oggi, non solo a livello curativo e medico, ma sopattutto a livello estetico, per il miglioramento del proprio corpo e della propria immagine, affinché questi siano sempre più rispondenti ai canoni imposti dalle mode e dai mass-media.
    Infine, ho soffermato la mia attenzione su una delle tecnologie, che ritengo più innovative e più positive, rivolte a migliorare la qualità della vita di persone disabili e non. Mi riferisco particolarmente alla domotica e al caso di Andrea Ferrari, visionato durante il corso.
    ELVIRA DIANA. Sosterrò l'esame domani 29 Giugno.
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    Messaggio  Sonia Cristillo Mar Giu 28, 2011 12:31 pm

    Ciao Nunzia scusami io ieri ho sostenuto l'esame ma non vedo ancora i risultati pubblicati, non sono stati ancora inseriti o sono io che non li vedo?te lo chiedo solo perchè ho avuto problemi ad accedere al forum più volte e non vorrei che non riesco a visulaizzarli per colpa della linea che va via e torna continuamente.
    Mi fa sapere?grazie mille=)
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    SINTESI ULTIMO ESERCIZIO  - Pagina 14 Empty relazione esame

    Messaggio  angelazara Mar Giu 28, 2011 3:26 pm

    Prof. Briganti Fiorella

    La relazione educativa

    Il discorso pedagogico è caratterizzato dall’intenzionalità, che condiziona una relazione educativa efficace tra due soggetti che sono presenti l’uno all’altro in termini di reciprocità ed asimmetria. La relazione educativa si definisce come reciproco dono di senso da parte di due coscienze in una relazione di co-resistenza verso il raggiungimento di un fine e in una prospettiva progettuale. Si possono considerare come tratti invarianti della relazione educativa: la reciprocità, l’asimmetria, il pregiudizio, il coinvolgimento educativo, la contestualizzazione.
    La reciprocità: scaturisce sempre da un imprescindibile rapporto tra almeno due protagonisti.
    La asimmetria: la relazione educativa è asimmetrica in quanto implica da parte dell’educatore: consapevolezza del carattere educativo e delle variabili che concorrono al gioco relazione, disponibilità e responsabilità sia della interazione tra i vari soggetti coinvolti nella relazione sia relativa al mandato ricevuto e al contesto in cui si colloca. Asimmetria non significa necessariamente disparità, possono verificarsi casi nei quali l’educando sia più sapiente o esperto dell’educatore anche se ciò non muta l’asimmetria riguardante la consapevolezza e la responsabilità della relazione educativa.
    Il pregiudizio: nel senso etimologico “pensare a priori”, inteso non come vincolo o limite, ma come consapevole coordinata cognitiva ed emozionale con cui predisponiamo all’incontro con l’altro, dal quale incontro costante ci modifichiamo, il pregiudizio comporta una costante autoriflessione.
    Il coinvolgimento emotivo: inteso come partecipazione emotiva e realizzazione di incontro umano. Bisognerà modulare la distanza opportuna, la giusta distanza emotiva può essere colta solo in una situazione non teorizzata e non indicata a priori, possono essere distanze diverse da operatore a operatore.

    La contestualizzazione: l’esperienza relazionale è sempre esperienza in situazione, ogni suo momento è sempre legato a momenti precedenti ed a quelli successivi.

    Tratto da un articolo del 1994 di Anthony Kaye sul CSCL
    Diversi fattori sono alla base dell’interesse per la tecnologia come supporto dell’apprendimento collaborativo, l’enfatizzazione dell’apprendimento come processo sociale, che prevede la costruzione attiva di nuove conoscenze attraverso l’interazione di gruppo e la discussione tra pari, può essere interpretata come una reazione alla visione comportamentista, dove l’apprendimento è visto come un’attività puramente individuale. I metodi dell’apprendimento collaborativo e dell’interazione tra pari sono adottati sia in contesti scolastici, sia in ambiti di educazione degli adulti e formazione ed aggiornamento professionale. Dede sostiene che l’efficacia degli approcci di apprendimento cooperativo dipende dai seguenti fattori: la costruzione attiva della conoscenza, l’insegnamento tra pari e l’opportunità di sviluppare abilità di esposizione orale, il feedback motivante proveniente dagli altri. E’ molto più facile dire che cosa può essere classificato come apprendimento collaborativo che non dare una definizione universalmente accettabile; l’apprendimento basato su un modello di educazione intesa come trasmissione del sapere, dove la principale attività di apprendimento è lo studio individuale e l’organizzazione dell’informazione dai libri, non è collaborativo. Perché ci sia un’efficace collaborazione o cooperazione, ci deve essere una reale interdipendenza tra i membri di un gruppo nella realizzazione di un compito, un senso di responsabilità per il gruppo e i suoi obiettivi e deve essere posta attenzione alle abilità sociali e interpersonali nello sviluppo dei processi di gruppo. È importante distinguere tra collaborare e comunicare; collaborare (co-labore) vuol dire lavorare insieme, il che implica una condivisione di compiti, e una esplicita intenzione di “aggiungere valore”; un’ampia definizione di apprendimento collaborativo potrebbe essere l’acquisizione da parte degli individui di conoscenze, abilità o atteggiamenti che sono il risultato di un’interazione di gruppo, o, detto più chiaramente, un apprendimento individuale come risultato di un processo di gruppo. I fattori identificati da Schrage che determinano il probabile successo di qualsiasi forma di collaborazione per le attività di apprendimento collaborativo, sono: la competenza tra i membri del gruppo, un obiettivo condiviso e compreso, mutuo rispetto e fiducia, la creazione e la manipolazione di spazi condivisi, molteplici forme di rappresentazione, ambienti formali ed informali. In un contesto educativo, il successo dell’apprendimento collaborativo dipende da un certo numero di fattori, non ultimo dei quali è la struttura dentro cui i processi di gruppo hanno luogo e il modo in cui questi vengono gestiti. Il ruolo del tutore come facilitatore e organizzatore è cruciale, nel formare gruppi, nello strutturare le attività e nel supportare il lavoro del gruppo attraverso l’osservazione e il feedback, la valutazione del successo o il fallimento dei processi di gruppo e dei contributi individuali a essi. Ci sono tre classi di tecnologie che, combinate, possono fornire ambienti software per supportare attività di gruppo adatti per l’apprendimento collaborativo: sistemi di comunicazione; sistemi per la condivisione di risorse; sistemi di supporto a processi di gruppo. Alcuni strumenti software, sviluppati per un uso di ufficio come parte di ambienti CSCW ( computer supported cooperative work) possono essere utilmente integrati in sistemi CSCL; i quali includono strumenti per la gestione di progetti, diari e calendari condivisi con possibilità di segreteria automatica, strumenti per generare e stabilire priorità tra le idee, browser per aiutare gli utenti a navigare all’interno di ambienti virtuali complessi. In contesti educativi e di formazione, in cui differenti membri di un gruppo assumono differenti ruoli in differenti momenti può giocare un ruolo importante nel supportare il processo di gruppo il software che da supporto ai ruoli specialistici, dando accesso differenziato a risorse, strumenti ed attività. La sfida più grande è nello sviluppo di ambienti per un’efficace comunicazione della “telepresenza”, per verificare la presenza e l’attività del gruppo, e per non perdere tutti quei suggerimenti non verbali che controllano la comunicazione in una situazione face to face. Infatti in tale situazione, il progredire della discussione dipende da un insieme di atti, gesti, e sottesi segnali di controllo emessi dai partecipanti, che sono separati dal contenuto attuale della conversazione. In un ambiente di comunicazione basato sui media, che dipende da un canale audio e video, in cui magari è rilegato in una finestra dello schermo, molti di questi segnali di controllo o di metacomunicazione sono persi o attenuati. Gli ambienti CSCL progettati per supportare conversazioni e discussioni dovranno fornire attivi indicatori di telepresenza per compensare tutti quei segnali che usiamo per regolare una conversazione face to face. Ci sono volute quasi due decadi per sviluppare linee guida e scenari di buona pratica nell’uso didattico di audio conferenze, videocoferenze e conferenze telematiche; gli educatori dovranno mettere in atto molta creatività nella definizione di scenari per un uso efficace del CSCL. Un aspetto ovvio riguarda la gestione del flusso di comunicazione tra i partecipanti dislocati in 5/6 postazioni diverse, magari anche un gruppo ‘co-presente’: una situazione in cui gruppi o luoghi diversi possono comunicare solo con il tutor è abbastanza diversa da quella in cui ci sono comunicazioni aperte e trasparenti tra tutti i partecipanti in tutti i luoghi tra loro collegati. Nel definire scenari educativi bisognerebbe sfruttare in pieno le caratteristiche specifiche del groupware; un esempio emblematico è la potenzialità di gestire processi paralleli, un altro esempio è l’uso creativo dei differenti strumenti per il supporto del gruppo impegnato in un compito di apprendimento collaborativo. Una terza sfida è l’assegnazione di ruoli appropriati e compiti collaborativi alle modalità di tempo reale e di tempo differito: la qualità del lento procedere di una conferenza telematica che somiglia a una discussione a fumetti, contrasta con il taglio rapido e focoso di una discussione in tempo reale, gli scenari pedagogici dovrebbero sfruttare in pieno i benefici di ciascuna modalità. Gli educatori dovrebbero acquisire abilità nuove per la gestione del controllo sociale: è più facile squagliarsela da una stanza virtuale che andarsene all’inglese da una classe face to face; dovrebbero essere possibili contributi anonimi, potrebbe essere necessario strutturare il dare la parola all’uno e all’altro o monitorare la presenza in modo più rigoroso che in una discussione face to face, bisogna coordinare efficacemente il mescolarsi dell’interazione del gruppo e l’attività individuale sulla stessa stazione di lavoro.
    SRL e CSCL
    La metacognizione è stata definita come la conseguenza e la regolazione dei propri e degli altrui processi cognitivi; diversi studi hanno arricchito ed ampliato tale costrutto indagando, da un lato, competenze specifiche, definite “metacognitive skills” e, dall’altro, atteggiamenti cognitivi generali di ordine superiore, volti a favorire un processo di riflessione critica, di controllo e di guida dei meccanismi cognitivi coinvolti in attività. La competenza metacognitiva individuale è stata studiata con riferimento ad un approccio autoregolato allo studio, dando avvio al filone di studi definito, SRL- Self Regulated Learning; che è un processo complesso e multicomponenziale, le cui componenti principali risultano essere quella cognitiva, metacognitiva, motivazionale e comportamentale/ambientale. L’efficacia dei processi autoregolativi rispetto all’attività di studio venne indagata da Zimmermann e Co. Nel 1988, dimostrando che la quantità e la qualità di strategie riferite dagli studenti si rivelavano altamente produttive del successo scolastico, tanto da consentire di prevedere il successo scolastico col il 93% di accuratezza. A partire da queste prime indagini, numerosi studi hanno confermato l’associazione positiva tra un buon livello di apprendimento ed un approccio autoregolato allo studio, ed hanno individuato nell’autoregolazione un fattore protettivo contro la dispersione scolastica. Ciò risulta particolarmente rilevante a livello universitario, dove la dispersione è spesso provocata da un’incapacità di affrontare uno studio qualitativamente differente da quello di livelli accademici inferiori. In università agli studenti è richiesta una sostanziale autogestione del lavoro a fronte della compresenza di compiti di apprendimento vari e diversificati che devono essere svolti nello stesso momento. Questo implica di fatto che lo sviluppo di significative competenze autoregolative sia sul piano metacognitivo che su quello motivazionale possono favorire lo studente universitario nella gestione dei compiti di studio che deve affrontare: lo studente deve non solo possedere un ampio repertorio strategico ma anche acquisire una specifica consapevolezza circa eventuali aspetti carenti del proprio metodo di studio. I primi interventi sul metodo di studio sono stati sviluppati sulla base di queste premesse teoriche: orientati a favorire la consapevolezza sul piano metacognitivo delle competenze specifiche e delle aree carenti del proprio metodo di studio prevedevano la somministrazione di questionari autovalutativi ed in seguito interventi specifici individuali o collettivi. Con il proliferare delle proposte di attività, si è cominciato a comprendere che le caratteristiche delle ICT- Information and Communications Technologies, potevano offrire lo spunto per supportare le competenze autoregolative e la riflessione metacognitiva. La relazione tra la partecipazione ad attività di apprendimento web-based ed autoregolazione nell’apprendimento risulta essere bidirezionale: se da un lato sono necessarie competenze autoregolative di base per trarre vantaggio dalla formazione webbased, dall’altro lavorare in contesti mediati dalle tecnologie supporta lo sviluppo di tali competenze. Tale contesto, presenta, infatti, caratteristiche che impongono un’organizzazione autonoma dello studente: comunicazione sia sincrona che asincrona, spazi e tempi comunicativi dilatati ed autogestiti dallo studente, contenuti multimediali, necessità di organizzare la comunicazione in forma scritta. L’offerta di ambienti CSCL è oggi ampia e permette ai progettisti e agli istructional deisgner di sviluppare offerte tecnologicamente articolate. Per comprendere meglio, è possibile partire da Knowledge Forum- K F, un ambinete di collaborazione online progettato e realizzato nell’ambito del modello Knowledge Building Communities, ossia un approccio direttamente connesso con la costruzione di conoscenza nell’ambito della community online. Analogamente agli altri ambienti CSCL, il KF consente agli utenti di inserire delle note, citare altre note, evidenziare delle parole chiave nel proprio testo, collegare cluster di note al proprio contributo e costruire vere interfacce in cui tali note assumono una propria organizzazione.
    Le tecnologie estensive: il computer come ausilio didattico
    Partendo dal concetto di tecnologia estensiva, intesa come ampliamento del corpo; traendo spunto dal libro di Vittorio Andreoli “ La vita digitale”, nel quale l’auto prima ed il telefono dopo, rappresentano le prime protesi tecnologiche, individuandone le potenzialità e le connesse sfumature teoriche.
    Fra le NT di particolare rilevanza è l’informatica, il cui impiego nell’educazione e nella riabilitazione dei disabili ha dato vita ad una nuova disciplina, tuttora in evoluzione, che prende il nome di Handimatica. Con questo termine si intende ogni applicazione della scienza informatica ai diversi aspetti ed alle diverse esigenze dell’handicap; esso indica tutti i concetti, i principi, i metodi e le esperienze concrete che si riferiscono all’uso del computer come aiuto a chi è stato colpito da un deficit. Gli ausili informatici, che consentono di prevenire o compensare una determinata disabilità, si distinguono in modifiche hardware (utili soprattutto a consentire l’interazione con il PC) e software (didattico o meno).

    La scelta dei dispositivi informatici dipende, in primo luogo, dal tipo di disabilità cui si vuole far fronte, poiché le esigenze sono molto differenti nei vari casi. Nei deficit motori o della vista, ad esempio, il problema prioritario è relativo all’accesso all’elaboratore (per cui occorre un’oculata selezione di periferiche ed elementi hardware); nel caso della sordità sono, invece, più importanti i software, come utili strumenti per superare le difficoltà nella strutturazione della frase o per favorire la comunicazione a doppio canale (vale a dire lingua parlata e lingua dei segni). Nei casi, ancora diversi, di deficit cognitivi o di specifiche difficoltà di apprendimento, la scelta del software deve essere compiuta nell’ottica di una strategia didattica altamente personalizzata.

    Un secondo criterio utile per la scelta del software adatto riguarda l’obiettivo che ci si propone di raggiungere. Se lo scopo è (ri-)abilitativo gli strumenti impiegati agiscono su una singola funzione od abilità, o su piccoli insiemi di esse. La prassi generalmente utilizzata si basa su una triade di lavoro: terapista, disabile, computer. Una finalità più ampia è, invece, perseguita dall’educazione, che gestisce in senso olistico l’evoluzione di tutte le abilità dell’individuo, inserendolo nel contesto del lavoro di gruppo. In ogni caso la scelta del software deve essere coerente con gli scopi prefissati e deve basarsi sulla conoscenza della persona effettuata secondo più parametri (educativo, clinico, riabilitativo, delle potenzialità del soggetto, ecc.).

    In virtù dell’approccio globale all’individuo, negli ultimi anni è venuta meno l’idea di software didattico "speciale" per i disabili e si è invece consolidata l’espressione software didattico "accessibile ed utilizzabile" anche dai disabili (Ott, 1997). In questo modo il già ampio panorama del software didattico si è ulteriormente allargato rendendo sempre più necessaria la definizione di criteri rigorosi per la valutazione e la selezione dei prodotti. Come suggeriscono Flake, McClintock e Turner (1990) il primo passo da compiere in un processo simile è la descrizione del programma che deve contenere sia le informazioni di fondo (nome, editore, ...) che quelle più specifiche (obiettivi educativi, prerequisiti, ...) in modo da presentare un quadro di riferimento. Soltanto dopo aver chiarito ciò di cui si parla se ne può fornire una valutazione relativa al contenuto educativo, al metodo didattico, alle caratteristiche tecniche, alla facilità d’uso e ad altri aspetti altrettanto importanti.

    Tenendo conto dei principi relativi al tipo di disabilità ed all’obiettivo preposto, di cui si è detto in precedenza, la descrizione e la valutazione dettagliate del programma favoriscono sicuramente la scelta del software più adatto (anche se non in assoluto) alla specifica situazione educativa che ci si trova ad affrontare.

    Per favorire la diffusione e la conoscenza dei sussidi informatici, a livello di Comunità Europea negli ultimi anni sono stati compiuti molti passi in avanti. Infatti basandosi sulla convinzione espressa da Mâle (1988) per cui "termini come handicappato e disabile implicano dipendenza ed impotenza, mentre attraverso il computer gli studenti possono diventare meno dipendenti e più abili", la CEE ha elaborato una rete informatica computerizzata, denominata "Handynet". Essa è un sistema di informazione e documentazione, rivolto a portatori di deficit ed operatori riabilitativi, con il quale si vogliono diffondere notizie utili riguardanti gli ausili tecnici, i loro fabbricanti e distributori in Europa e le procedure che si devono seguire per ottenerli. Il progetto "Handynet" mira ad una maggiore sensibilizzazione nei confronti dei disabili, sottolineando la necessità di scambiare le informazioni ed i programmi elaborati, tramite la creazione di banche dati ed ausilioteche a livello nazionale e territoriale.

    Bibliografia
    La relazione educativa, Briganti F. Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità: le potenzialità della resilienza
    Le tecnologie integrative, Briganti F. Corpo, tecnologie e disabilità. Le tecnologie integrative, invasive ed estensive
    www.bdp.it/polaris/albero/kaye.htlm
    Studio tratto da: Riflessione metacognitiva in ambienti online e autoregolazione nell’attività di studio- TD (tecnologie didattiche 2010)

    I laboratori collegati a questa relazione sono: il gruppo classe del forum 2011, il consorzio nettuno e le università online.
    [justify]
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    Messaggio  angelazara Mar Giu 28, 2011 8:04 pm

    [justify]Relazione di Pedagogia della disabilità
    Prof. Briganti Fiorella

    La relazione educativa

    Il discorso pedagogico è caratterizzato dall’intenzionalità, che condiziona una relazione educativa efficace tra due soggetti che sono presenti l’uno all’altro in termini di reciprocità ed asimmetria. La relazione educativa si definisce come reciproco dono di senso da parte di due coscienze in una relazione di co-resistenza verso il raggiungimento di un fine e in una prospettiva progettuale. Si possono considerare come tratti invarianti della relazione educativa: la reciprocità, l’asimmetria, il pregiudizio, il coinvolgimento educativo, la contestualizzazione.
    La reciprocità: scaturisce sempre da un imprescindibile rapporto tra almeno due protagonisti.
    La asimmetria: la relazione educativa è asimmetrica in quanto implica da parte dell’educatore: consapevolezza del carattere educativo e delle variabili che concorrono al gioco relazione, disponibilità e responsabilità sia della interazione tra i vari soggetti coinvolti nella relazione sia relativa al mandato ricevuto e al contesto in cui si colloca. Asimmetria non significa necessariamente disparità, possono verificarsi casi nei quali l’educando sia più sapiente o esperto dell’educatore anche se ciò non muta l’asimmetria riguardante la consapevolezza e la responsabilità della relazione educativa.
    Il pregiudizio: nel senso etimologico “pensare a priori”, inteso non come vincolo o limite, ma come consapevole coordinata cognitiva ed emozionale con cui predisponiamo all’incontro con l’altro, dal quale incontro costante ci modifichiamo, il pregiudizio comporta una costante autoriflessione.
    Il coinvolgimento emotivo: inteso come partecipazione emotiva e realizzazione di incontro umano. Bisognerà modulare la distanza opportuna, la giusta distanza emotiva può essere colta solo in una situazione non teorizzata e non indicata a priori, possono essere distanze diverse da operatore a operatore.

    La contestualizzazione: l’esperienza relazionale è sempre esperienza in situazione, ogni suo momento è sempre legato a momenti precedenti ed a quelli successivi.

    Tratto da un articolo del 1994 di Anthony Kaye sul CSCL
    Diversi fattori sono alla base dell’interesse per la tecnologia come supporto dell’apprendimento collaborativo, l’enfatizzazione dell’apprendimento come processo sociale, che prevede la costruzione attiva di nuove conoscenze attraverso l’interazione di gruppo e la discussione tra pari, può essere interpretata come una reazione alla visione comportamentista, dove l’apprendimento è visto come un’attività puramente individuale. I metodi dell’apprendimento collaborativo e dell’interazione tra pari sono adottati sia in contesti scolastici, sia in ambiti di educazione degli adulti e formazione ed aggiornamento professionale. Dede sostiene che l’efficacia degli approcci di apprendimento cooperativo dipende dai seguenti fattori: la costruzione attiva della conoscenza, l’insegnamento tra pari e l’opportunità di sviluppare abilità di esposizione orale, il feedback motivante proveniente dagli altri. E’ molto più facile dire che cosa può essere classificato come apprendimento collaborativo che non dare una definizione universalmente accettabile; l’apprendimento basato su un modello di educazione intesa come trasmissione del sapere, dove la principale attività di apprendimento è lo studio individuale e l’organizzazione dell’informazione dai libri, non è collaborativo. Perché ci sia un’efficace collaborazione o cooperazione, ci deve essere una reale interdipendenza tra i membri di un gruppo nella realizzazione di un compito, un senso di responsabilità per il gruppo e i suoi obiettivi e deve essere posta attenzione alle abilità sociali e interpersonali nello sviluppo dei processi di gruppo. È importante distinguere tra collaborare e comunicare; collaborare (co-labore) vuol dire lavorare insieme, il che implica una condivisione di compiti, e una esplicita intenzione di “aggiungere valore”; un’ampia definizione di apprendimento collaborativo potrebbe essere l’acquisizione da parte degli individui di conoscenze, abilità o atteggiamenti che sono il risultato di un’interazione di gruppo, o, detto più chiaramente, un apprendimento individuale come risultato di un processo di gruppo. I fattori identificati da Schrage che determinano il probabile successo di qualsiasi forma di collaborazione per le attività di apprendimento collaborativo, sono: la competenza tra i membri del gruppo, un obiettivo condiviso e compreso, mutuo rispetto e fiducia, la creazione e la manipolazione di spazi condivisi, molteplici forme di rappresentazione, ambienti formali ed informali. In un contesto educativo, il successo dell’apprendimento collaborativo dipende da un certo numero di fattori, non ultimo dei quali è la struttura dentro cui i processi di gruppo hanno luogo e il modo in cui questi vengono gestiti. Il ruolo del tutore come facilitatore e organizzatore è cruciale, nel formare gruppi, nello strutturare le attività e nel supportare il lavoro del gruppo attraverso l’osservazione e il feedback, la valutazione del successo o il fallimento dei processi di gruppo e dei contributi individuali a essi. Ci sono tre classi di tecnologie che, combinate, possono fornire ambienti software per supportare attività di gruppo adatti per l’apprendimento collaborativo: sistemi di comunicazione; sistemi per la condivisione di risorse; sistemi di supporto a processi di gruppo. Alcuni strumenti software, sviluppati per un uso di ufficio come parte di ambienti CSCW ( computer supported cooperative work) possono essere utilmente integrati in sistemi CSCL; i quali includono strumenti per la gestione di progetti, diari e calendari condivisi con possibilità di segreteria automatica, strumenti per generare e stabilire priorità tra le idee, browser per aiutare gli utenti a navigare all’interno di ambienti virtuali complessi. In contesti educativi e di formazione, in cui differenti membri di un gruppo assumono differenti ruoli in differenti momenti può giocare un ruolo importante nel supportare il processo di gruppo il software che da supporto ai ruoli specialistici, dando accesso differenziato a risorse, strumenti ed attività. La sfida più grande è nello sviluppo di ambienti per un’efficace comunicazione della “telepresenza”, per verificare la presenza e l’attività del gruppo, e per non perdere tutti quei suggerimenti non verbali che controllano la comunicazione in una situazione face to face. Infatti in tale situazione, il progredire della discussione dipende da un insieme di atti, gesti, e sottesi segnali di controllo emessi dai partecipanti, che sono separati dal contenuto attuale della conversazione. In un ambiente di comunicazione basato sui media, che dipende da un canale audio e video, in cui magari è rilegato in una finestra dello schermo, molti di questi segnali di controllo o di metacomunicazione sono persi o attenuati. Gli ambienti CSCL progettati per supportare conversazioni e discussioni dovranno fornire attivi indicatori di telepresenza per compensare tutti quei segnali che usiamo per regolare una conversazione face to face. Ci sono volute quasi due decadi per sviluppare linee guida e scenari di buona pratica nell’uso didattico di audio conferenze, videocoferenze e conferenze telematiche; gli educatori dovranno mettere in atto molta creatività nella definizione di scenari per un uso efficace del CSCL. Un aspetto ovvio riguarda la gestione del flusso di comunicazione tra i partecipanti dislocati in 5/6 postazioni diverse, magari anche un gruppo ‘co-presente’: una situazione in cui gruppi o luoghi diversi possono comunicare solo con il tutor è abbastanza diversa da quella in cui ci sono comunicazioni aperte e trasparenti tra tutti i partecipanti in tutti i luoghi tra loro collegati. Nel definire scenari educativi bisognerebbe sfruttare in pieno le caratteristiche specifiche del groupware; un esempio emblematico è la potenzialità di gestire processi paralleli, un altro esempio è l’uso creativo dei differenti strumenti per il supporto del gruppo impegnato in un compito di apprendimento collaborativo. Una terza sfida è l’assegnazione di ruoli appropriati e compiti collaborativi alle modalità di tempo reale e di tempo differito: la qualità del lento procedere di una conferenza telematica che somiglia a una discussione a fumetti, contrasta con il taglio rapido e focoso di una discussione in tempo reale, gli scenari pedagogici dovrebbero sfruttare in pieno i benefici di ciascuna modalità. Gli educatori dovrebbero acquisire abilità nuove per la gestione del controllo sociale: è più facile squagliarsela da una stanza virtuale che andarsene all’inglese da una classe face to face; dovrebbero essere possibili contributi anonimi, potrebbe essere necessario strutturare il dare la parola all’uno e all’altro o monitorare la presenza in modo più rigoroso che in una discussione face to face, bisogna coordinare efficacemente il mescolarsi dell’interazione del gruppo e l’attività individuale sulla stessa stazione di lavoro.
    SRL e CSCL
    La metacognizione è stata definita come la conseguenza e la regolazione dei propri e degli altrui processi cognitivi; diversi studi hanno arricchito ed ampliato tale costrutto indagando, da un lato, competenze specifiche, definite “metacognitive skills” e, dall’altro, atteggiamenti cognitivi generali di ordine superiore, volti a favorire un processo di riflessione critica, di controllo e di guida dei meccanismi cognitivi coinvolti in attività. La competenza metacognitiva individuale è stata studiata con riferimento ad un approccio autoregolato allo studio, dando avvio al filone di studi definito, SRL- Self Regulated Learning; che è un processo complesso e multicomponenziale, le cui componenti principali risultano essere quella cognitiva, metacognitiva, motivazionale e comportamentale/ambientale. L’efficacia dei processi autoregolativi rispetto all’attività di studio venne indagata da Zimmermann e Co. Nel 1988, dimostrando che la quantità e la qualità di strategie riferite dagli studenti si rivelavano altamente produttive del successo scolastico, tanto da consentire di prevedere il successo scolastico col il 93% di accuratezza. A partire da queste prime indagini, numerosi studi hanno confermato l’associazione positiva tra un buon livello di apprendimento ed un approccio autoregolato allo studio, ed hanno individuato nell’autoregolazione un fattore protettivo contro la dispersione scolastica. Ciò risulta particolarmente rilevante a livello universitario, dove la dispersione è spesso provocata da un’incapacità di affrontare uno studio qualitativamente differente da quello di livelli accademici inferiori. In università agli studenti è richiesta una sostanziale autogestione del lavoro a fronte della compresenza di compiti di apprendimento vari e diversificati che devono essere svolti nello stesso momento. Questo implica di fatto che lo sviluppo di significative competenze autoregolative sia sul piano metacognitivo che su quello motivazionale possono favorire lo studente universitario nella gestione dei compiti di studio che deve affrontare: lo studente deve non solo possedere un ampio repertorio strategico ma anche acquisire una specifica consapevolezza circa eventuali aspetti carenti del proprio metodo di studio. I primi interventi sul metodo di studio sono stati sviluppati sulla base di queste premesse teoriche: orientati a favorire la consapevolezza sul piano metacognitivo delle competenze specifiche e delle aree carenti del proprio metodo di studio prevedevano la somministrazione di questionari autovalutativi ed in seguito interventi specifici individuali o collettivi. Con il proliferare delle proposte di attività, si è cominciato a comprendere che le caratteristiche delle ICT- Information and Communications Technologies, potevano offrire lo spunto per supportare le competenze autoregolative e la riflessione metacognitiva. La relazione tra la partecipazione ad attività di apprendimento web-based ed autoregolazione nell’apprendimento risulta essere bidirezionale: se da un lato sono necessarie competenze autoregolative di base per trarre vantaggio dalla formazione webbased, dall’altro lavorare in contesti mediati dalle tecnologie supporta lo sviluppo di tali competenze. Tale contesto, presenta, infatti, caratteristiche che impongono un’organizzazione autonoma dello studente: comunicazione sia sincrona che asincrona, spazi e tempi comunicativi dilatati ed autogestiti dallo studente, contenuti multimediali, necessità di organizzare la comunicazione in forma scritta. L’offerta di ambienti CSCL è oggi ampia e permette ai progettisti e agli istructional deisgner di sviluppare offerte tecnologicamente articolate. Per comprendere meglio, è possibile partire da Knowledge Forum- K F, un ambinete di collaborazione online progettato e realizzato nell’ambito del modello Knowledge Building Communities, ossia un approccio direttamente connesso con la costruzione di conoscenza nell’ambito della community online. Analogamente agli altri ambienti CSCL, il KF consente agli utenti di inserire delle note, citare altre note, evidenziare delle parole chiave nel proprio testo, collegare cluster di note al proprio contributo e costruire vere interfacce in cui tali note assumono una propria organizzazione.
    Le tecnologie estensive: il computer come ausilio didattico
    Partendo dal concetto di tecnologia estensiva, intesa come ampliamento del corpo; traendo spunto dal libro di Vittorio Andreoli “ La vita digitale”, nel quale l’auto prima ed il telefono dopo, rappresentano le prime protesi tecnologiche, individuandone le potenzialità e le connesse sfumature teoriche.
    Fra le NT di particolare rilevanza è l’informatica, il cui impiego nell’educazione e nella riabilitazione dei disabili ha dato vita ad una nuova disciplina, tuttora in evoluzione, che prende il nome di Handimatica. Con questo termine si intende ogni applicazione della scienza informatica ai diversi aspetti ed alle diverse esigenze dell’handicap; esso indica tutti i concetti, i principi, i metodi e le esperienze concrete che si riferiscono all’uso del computer come aiuto a chi è stato colpito da un deficit. Gli ausili informatici, che consentono di prevenire o compensare una determinata disabilità, si distinguono in modifiche hardware (utili soprattutto a consentire l’interazione con il PC) e software (didattico o meno).

    La scelta dei dispositivi informatici dipende, in primo luogo, dal tipo di disabilità cui si vuole far fronte, poiché le esigenze sono molto differenti nei vari casi. Nei deficit motori o della vista, ad esempio, il problema prioritario è relativo all’accesso all’elaboratore (per cui occorre un’oculata selezione di periferiche ed elementi hardware); nel caso della sordità sono, invece, più importanti i software, come utili strumenti per superare le difficoltà nella strutturazione della frase o per favorire la comunicazione a doppio canale (vale a dire lingua parlata e lingua dei segni). Nei casi, ancora diversi, di deficit cognitivi o di specifiche difficoltà di apprendimento, la scelta del software deve essere compiuta nell’ottica di una strategia didattica altamente personalizzata.

    Un secondo criterio utile per la scelta del software adatto riguarda l’obiettivo che ci si propone di raggiungere. Se lo scopo è (ri-)abilitativo gli strumenti impiegati agiscono su una singola funzione od abilità, o su piccoli insiemi di esse. La prassi generalmente utilizzata si basa su una triade di lavoro: terapista, disabile, computer. Una finalità più ampia è, invece, perseguita dall’educazione, che gestisce in senso olistico l’evoluzione di tutte le abilità dell’individuo, inserendolo nel contesto del lavoro di gruppo. In ogni caso la scelta del software deve essere coerente con gli scopi prefissati e deve basarsi sulla conoscenza della persona effettuata secondo più parametri (educativo, clinico, riabilitativo, delle potenzialità del soggetto, ecc.).

    In virtù dell’approccio globale all’individuo, negli ultimi anni è venuta meno l’idea di software didattico "speciale" per i disabili e si è invece consolidata l’espressione software didattico "accessibile ed utilizzabile" anche dai disabili (Ott, 1997). In questo modo il già ampio panorama del software didattico si è ulteriormente allargato rendendo sempre più necessaria la definizione di criteri rigorosi per la valutazione e la selezione dei prodotti. Come suggeriscono Flake, McClintock e Turner (1990) il primo passo da compiere in un processo simile è la descrizione del programma che deve contenere sia le informazioni di fondo (nome, editore, ...) che quelle più specifiche (obiettivi educativi, prerequisiti, ...) in modo da presentare un quadro di riferimento. Soltanto dopo aver chiarito ciò di cui si parla se ne può fornire una valutazione relativa al contenuto educativo, al metodo didattico, alle caratteristiche tecniche, alla facilità d’uso e ad altri aspetti altrettanto importanti.

    Tenendo conto dei principi relativi al tipo di disabilità ed all’obiettivo preposto, di cui si è detto in precedenza, la descrizione e la valutazione dettagliate del programma favoriscono sicuramente la scelta del software più adatto (anche se non in assoluto) alla specifica situazione educativa che ci si trova ad affrontare.

    Per favorire la diffusione e la conoscenza dei sussidi informatici, a livello di Comunità Europea negli ultimi anni sono stati compiuti molti passi in avanti. Infatti basandosi sulla convinzione espressa da Mâle (1988) per cui "termini come handicappato e disabile implicano dipendenza ed impotenza, mentre attraverso il computer gli studenti possono diventare meno dipendenti e più abili", la CEE ha elaborato una rete informatica computerizzata, denominata "Handynet". Essa è un sistema di informazione e documentazione, rivolto a portatori di deficit ed operatori riabilitativi, con il quale si vogliono diffondere notizie utili riguardanti gli ausili tecnici, i loro fabbricanti e distributori in Europa e le procedure che si devono seguire per ottenerli. Il progetto "Handynet" mira ad una maggiore sensibilizzazione nei confronti dei disabili, sottolineando la necessità di scambiare le informazioni ed i programmi elaborati, tramite la creazione di banche dati ed ausilioteche a livello nazionale e territoriale.

    Bibliografia
    La relazione educativa, Briganti F. Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità: le potenzialità della resilienza
    Le tecnologie integrative, Briganti F. Corpo, tecnologie e disabilità. Le tecnologie integrative, invasive ed estensive
    www.bdp.it/polaris/albero/kaye.htlm
    Studio tratto da: Riflessione metacognitiva in ambienti online e autoregolazione nell’attività di studio- TD (tecnologie didattiche 2010)

    I laboratori collegati a questa relazione sono: il gruppo classe del forum 2011, il consorzio nettuno e le università online.

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