Tecnologie Invasive (II Parte)
Andrea Granelli, nel suo testo Il sé digitale si pone una serie di questioni. La prima è: “La tecnologia sta modificando il corpo umano?”. La risposta è sicuramente positiva. Infatti oggi la tecnologia è presente in ogni aspetto della vita, e noi esseri umani non possiamo più farne a meno.
A questo punto Granelli introduce il secondo interrogativo: “La tecnologia potenzia o atrofizza le capacità dell’uomo?”.
Abbiamo visto con le Tecnologie Integrative, e soprattutto con Pistorius che è possibile completare con apposite protesi, una parte mancante del corpo umano. Nel caso specifico dei flex foot, il corpo dell’atleta si potenzia. Pistorius era in grado attraverso queste protesi di raggiungere il massimo livello della prestazione fisica a tal punto che nel 2008 la sua richiesta di gareggiare con i normodotati fu respinta.
Per Galimberti ad esempio tutto è tecnica, come anche l’abbigliamento. Tecniche che permettono di rimediare all’insufficienza biologica dell’uomo, e di conseguenza vivere meglio. La medicina è stata dunque una delle prime tecniche che l’uomo ha sviluppato per combattere la morte e le malattie. Ma talvolta la tecnologia viene utilizzata non per fini medici o teraupetici, ma per il semplice miglioramento del proprio corpo come le protesi estetiche.
Heinrich Popitz, sostiene invece che la tecnologia non completa l’uomo, ma amplia il suo potere di intervento. Popitz fa parte della corrente dei Post-Umanisti, i quali ritengono che le tecnologie modificano le capacità dell’uomo per poi diventare parte del suo patrimonio genetico.
A differenza di Popitz, Longo afferma che il primo e importante strumento dell’uomo è il corpo stesso. La sua fisicità si trasforma in tecnologia, ma nonostante ciò la mente e il corpo sono sempre attaccati. “Non c’è spirito, mente o intelligenza che non s’incarni in qualche struttura materiale più o meno organizzata”. Quindi la mente disincarnata non esiste.
Abram invece sostiene che la civiltà e il progresso hanno isolato l’uomo. Egli continua dicendo che è come se la mente fosse stata staccata dal corpo, il quale rimane solo come un involucro, un automa capace di interagire solo con altre macchine.
Dunque, conclude Granelli che se la tecnologia è mal impegnata, essa atrofizza i nostri sensi e riduce le capacità sensoriali su cui si costruiscono le relazioni umane.
In fine abbiamo Andy Clark. Egli sosteneva che le tecnologie modificano addirittura il nostro modo di pensare . Clark definisce le tecnologie “aggiornamenti mentali”, cioè delle vere e proprie informazioni che modificano la mente umana.